domenica 13 luglio 2025

Sorpresa: per l'Europa dazi al 30%

Lo ammettiamo! Voglia di parlare ancora dei dazi, proposti dalla premiata ditta Trump & Co, non molta ma ci tocca. Ci limiteremo all’essenziale: tanto quello che scriviamo oggi, domani sarà già superato, vista la volatilità del "Donald-pensiero". L'8 di luglio doveva essere il D day di tutti i dazi ma ancor prima di arrivarci la data è stata spostata al primo di agosto.  Sia ben chiaro che questa volta la "scadenza sarà assoluta". Ma permetteteci di dubitarne: così come non si riesce a far fare la pace tra russi e ucraini in un solo giorno, un dossier tanto complesso come quello delle gabelle commerciali non lo si risolve in 90 giorni e aggiungerne altri 23 potrebbe comunque non bastare.  Comunque sia, con il bisogno di soldi che l'amministrazione americana ha, può essere plausibile che il primo di agosto sia effettivamente il termine ultimo per risolvere la questione. Vedremo!


 Nel frattempo i dazi al 10% per tutti iniziano a farsi sentire e non siamo molto lontani dalla completa applicazione. Una cosa va detta: se guardiamo il livello dei dazi degli anni precedenti in effetti Trump potrebbe anche non avere tutti i torti. Facciamo un esempio: i dazi applicati sulle auto che dall'Europa entrano in America sono stati per anni qualche cosa attorno al 2.5%; i dazi applicati dagli Europei alle auto importate dall'America si aggirano attorno al 10%... Insomma, fino ad un 10% i dazi americani possiamo anche mandarli giù e digerirli. Se andranno oltre non sarà così facile. 

Sappiamo che per il Canada ed Messico i dazi, dal 4 di aprile, sono al 25%. Non roba da poco. Fa specie venire a sapere che al Canada, paese apparentemente amico, dal primo di agosto ci sarà un aggravio di un altro 10%: vera o no questa mossa ai mercati internazionali, sempre più infastiditi dalla dialettica ondivaga di Trump, non è piaciuta;  restare in questo limbo tariffario ancora per parecchio tempo inizia a pesare. Le ultime due giornate di borsa, come vedremo fra poco, non sono state bellissime.

 Non è neppure piaciuto il possibile aumento, fino al 200%, dei farmaci importati negli USA. Lo scopo è chiaro: incentivare le aziende a spostare le produzioni negli Stati Uniti ma dal momento che i principali produttori di principi attivi (anche per farmaci salvavita) sono i cinesi e gli indiani non sarà facile convincerli ad effettuare un tal spostamento: molto dipenderà dalla pressione politica esercitata dall'amministrazione Trump, dagli incentivi economici e dalle facilitazioni d'accesso al mercato (non necessariamente solo a quello americano). 

Anche Roche e Novartis potrebbero subire delle conseguenze poco gradite ma essendo consapevoli di questo pericolo si stanno già da tempo muovendo per incrementare la produzione su suolo statunitense. La correzione della quotazione delle due società, che sicuramente avrete notato, sono in effetti in parte dovute all'ansia dei dazi e per quanto riguarda Novartis, pesa l'aver perso una causa negli USA legata al farmaco generico Entresto che sarebbe stato prodotto in violazione del brevetto. Risultato: venerdì Novartis ha chiuso con un -3% la giornata borsistica. Roche, per simpatia, le è andata dietro. 



                                                               © ChatGPT  (inspiring artist: Jean-Michel Basquiat)

Bene, neppure il tempo di finire questa serie di Appunti che apprendiamo, nel tardo pomeriggio di sabato, della volontà di Trump di applicare all'Europa dazi al 30% a partire dal primo di agosto.   Guai a rispondere per le rime: i dazi americani potrebbero anche raddoppiare in quanto di mezzo "c'è la sicurezza nazionale americana".  Insomma, l'Europa è sotto attacco e siamo proprio curiosi di vedere come intenderà rispondere. Quello di Trump potrebbe essere solo un bluff per strappare qualche percentuale di dazio in più ma, lo stiamo ripetendo da parecchie settimane,  con il bisogno di denaro che ha potrebbe anche fare maledettamene sul serio. Comunque sia, non una bella notizia e lunedì ci sarà del movimento in borsa e sui cambi. 

(Quello che avete appena letto sono le nostre osservazioni  prima di venire a conoscenza delle intenzioni di Donald. Prendete quello che abbiamo scritto con le pinze ma non avrebbe senso riscrivere tutto senza sapere cosa succederà tra Europa e USA. Insomma, è pure una testimonianza di quanto sia complicato il nostro mestiere in questo momento...).

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Comunque sia, estrapolando dalle correzioni dei mercati azionari di giovedì e venerdì , il clima borsistico è ancora piuttosto sereno (ma, da lunedì potrebbe anche drasticamente cambiare)



fino a quando il VIX rimane confinato all'interno della banda verde, possiamo stare relativamente tranquilli... Potrebbe anche essere una forma di assuefazione allo stile di comunicazione trumpiano che, come sappiamo, non è molto lineare. Ma ci si abitua a tutto! Noi comunque restiamo con gli occhi aperti.

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E' con grandissimo piacere che torniamo a proporvi lo S&P500 Cycle Composite 2025 elaborato da Ned Davis. Come ci viene costantemente ricordato da Davis "Trend is More Important Than Level" . La caccia al trend è quello che stiamo cercando fare anche noi, settimana dopo settimana, con la nostra modesta analisi tecnica dei grafici.

L'unica cosa che l'algoritmo di Davis non ha saputo anticipare fino ad oggi è stata l'ampiezza della correzione tra marzo e metà aprile: pure l'intelligenza artificiale, quando entra in gioco un personaggio con la vivacità di Donald, ha i suoi limiti. Per il resto: chapeau! 

Ciò significa che molto probabilmente avremo davanti a noi un periodo di consolidamento laterale  che da oggi si protrarrà fino alla fine di ottobre, giusto il tempo di digerire quelli che saranno i nuovi dazi americani. Poi da novembre a fine dicembre potremmo addirittura sperare in un rally natalizio. Se così sarà, noi non ci lamentiamo, promesso!

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Peccato per gli ultimi due giorni di borsa che hanno un po' rovinato la festa allo S&P500 (+6.43% ytd) facendolo chiudere praticamente sullo stesso livello con il quale aveva esordito questa settimana. Nulla di tragico ma prestiamo attenzione al fatto che l'indice si è appoggiato sul supporto del canale ascendente. Uscirne è un attimo! 

Siamo nelle mani degli utili aziendali del secondo trimestre che partiranno con quelli delle banche martedì 15 luglio. Nel corso della stessa giornata verrà pure pubblicato l'indice dell'inflazione americana (CPI) che per errore, e ce ne scusiamo, avevamo detto che sarebbe stato reso noto questa settimana: è atteso al rialzo del 2.7% (precedente: 2.4%) e questo valore potrebbe giustificare la ritrosia della FED ad allentare i tassi. Siamo sempre a livelli molto vicini all'obiettivo del 2% ma fino ad oggi, bisogna ammetterlo, gli effetti dei dazi non si sono ancora visti. Siamo curiosi di sapere dai dati del secondo trimestre se qualche azienda si è accollato l'onere di non scaricare subito sulle spalle dei consumatori americani il peso di un dollaro molto debole e dei dazi di base al 10% per tutti.

Se durante la settimana l'indice dovesse forare il supporto non panichiamo. Vediamo se, come suggerito da Ned Davis, inizierà una fase di consolidamento laterale. Se così sarà, i danni potrebbero essere limitati. In caso contrario, vedremo di alleggerire se ovviamente è la cosa più intelligente da fare.

Ancora un'osservazione: non spaventiamoci troppo se gli utili di questo secondo trimestre sono in netto calo rispetto a quelli del primo: la cosa è già nelle aspettative e quindi non dovrebbero esserci reazioni isteriche fuori controllo. Anzi: considerate le basse aspettative (mediamente +5%) le sorprese positive potrebbero essere, nelle prossime settimane, parecchie.



Anche il Nasdaq (+6.60% ytd) questa settimana ha marciato sul posto, ma tecnicamente parlando la sua posizione ci sembra meno delicata di quella dello S&P500. Trainato dai titoli legati all'IA il suo potenziale non è completamente esaurito. I 21'000 punti sembrano alla sua portata. Sarà determinante vedere i numeri del secondo trimestre e, anche se vanno presi con le pinze, vogliamo sentire cosa i vari CEO e CFO avranno da dirci sullo sviluppo degli utili futuri. 



La correzione di giovedì e venerdì per l'Eurostoxx50 (+9.96% ytd) è evidente ma ciò nonostante l'indice europeo ha messo a segno questa settimana un rialzo di quasi due punti percentuali. Non male. I volumi non sono eccezionali ma a luglio e ad agosto la cosa non sorprende. Obiettivo della prossima settimana stare sopra i 5'300 punti. 

Non vogliamo per il momento illudere nessuno, innanzitutto noi stessi, ma se guardate bene il grafico potrebbe anche esserci la possibilità di essere in presenza di una figura rialzista (il classico spalla-testa-spalla rovesciato) che se dovesse essere confermato sarebbe una gran bella notizia: avremmo davanti a noi circa 1000 punti di rialzo potenziale. Per il momento NON lo segnaliamo ancora sul grafico ma se ci accorgiamo che l'osservazione è confermata ve lo faremo sapere. Per il momento fate finta che non vi abbiamo detto nulla. Siamo scaramantici? Ebbene sì!



Guardando cosa sta succedendo allo SMI (+2.90% ytd) anche se non è molto professionale - lo ammettiamo - ci vien da piangere. Non è colpa sua poverino: è composto da soli 30 titoli e molti potrebbero avere qualche problema con i dazi americani come ad esempio quello farmaceutico.  Come abbiamo già fatto osservare, questa settimana la performance di Novartis è stata piuttosto negativa ma è quello che succede quando si perdono le cause giudiziarie.  Per risollevare lo spirito ricordiamoci che Roche e Novartis staccano un dividendo rispettivamente del 3.73% e del 3.59% % che, con i tassi del franco praticamente a zero, non è da buttare. Magra consolazione ma meglio di niente.

Tecnicamente i volumi sono piuttosto bassi, l'RSI è neutro e per il momento la media mobile dei 50 giorni fa da resistenza. Spostamento delle ultime settimane: laterale. Diciamo che non si fanno danni ma si continua a marciare sul posto.  Temiamo che con questo mood prima o poi si possa anche andare a chiudere il gap rialzista di aprile segnalato dal cerchietto rosso: vuol dire che non è escluso che potremmo rivedere gli 11'600 punti.

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Il dollaro questa settimana ha finalmente deciso di smetterla di voler testare a tutti costi i minimi contro chf. Bene così ma a dir tutta la verità ci aspettavamo un rimbalzo più convinto: sta invece ancora consolidando all'interno del triangolo verde. Se rompe la resistenza, bene: lo 0.8060 / 0.8070 lo potremmo anche vedere. Una rottura del supporto, alla quale proprio non vogliamo pensare, ci riporterebbe vicino ai minimi. Martedì prossimo vedremo il CPI.  Cosa poi vorrà fare Powell lo sapremo il 30 luglio ma per noi, soprattutto se il CPI uscirà come da attese al rialzo, anche se è sempre più sotto attacco da parte di Trump tirerà dritto per la sua strada. 

Vi rubiamo ancora due minuti per mostrarvi il comportamento della curva dei tassi di interesse americana:

La linea blu rappresenta dove erano i rendimenti dei Treasury un anno fa, quella nera è la situazione attuale. E' abbastanza chiaro che si stanno vendendo buoni del tesoro in modo piuttosto corposo soprattutto per quel che riguarda le lunghe scadenze (diciamo dai 7/8 anni in su) provocandone un aumento dei rendimenti che è lì da vedere. Un simile comportamento indica che gli investitori sono  preoccupati per i rischi di un aumento dell'inflazione futura, visione compatibile con l'entrata in vigore dei dazi Trumpiani. Powell in questo caso può fare poco o nulla. 


Anche contro euro il dollaro americano si è rafforzato praticamente per tutta la settimana. Dopo aver visto l'1.18 (per un attimo ) ha capito che non poteva andare avanti ad indebolirsi così velocemente ed ha reagito di conseguenza. Ciò non toglie che è ancora all'interno di un canale che potrebbe vedere l'euro, dopo questa  pausa di riflessione, continuare a salire in direzione 1.19 essendo sostenuto anche dal golden cross della media mobile dei 100 giorni (linea verde) con quella dei 200 (linea blu).



Euro debole contro chf e la cosa non ci piace. Rimane sempre all'interno del canale di scorrimento laterale (vedi freccia blu) ma cosa ci fa in zona 0.9314 adagiato sul supporto proprio non lo capiamo. Fondamentale: la prossima settimana vogliamo assistere ad un rimbalzo! Altrimenti rivedremo presto lo 0.9230.



Chi ha in portafoglio bitcoins in questo momento starà sicuramente gongolando e a giusta ragione. In settimana, guarda caso proprio quando Trump ha dichiarato che la FED dovrebbe diminuire di 300 basis point i tassi di interesse (sarà un caso? vien da dubitare...) il bitcoin, con uno scatto di reni, è uscito dalla zona di consolidamento e si è issato fino a 118'000$. Il prossimo target a breve sono i 120k. 

Due i motivi che hanno favorito questo aumento:

  • Tecnicamente la rottura della resistenza a 111'000$ ha innescato uno "short squeeze": in parole povere chi aveva venduto il bitcoin allo scoperto (a quanto pare non erano in pochi) è stato costretto a liquidare in fretta e furia  le posizioni corte ricomprando bitcoins per un controvalore di circa un miliardo. Questa massa enorme di ordini di acquisto ha messo il turbo al bitcoin.
  • Considerevoli flussi di denaro stanno dirigendosi verso gli ETF spot che sono obbligati a comprare fisicamente il bitcoin offrendo  alla sua quotazione una solida spinta verso l'alto. Giovedì 10 luglio circa 1.2 miliardi di dollari sono confluiti verso questo tipo di ETF e da inizio anno i miliardi totali sono quasi 50. Non bruscolini!

Buona domenica!

PS: i prossimi appunti usciranno ai primi di agosto. Ci prendiamo un attimo di pausa per ricaricare le batterie! 


domenica 6 luglio 2025

BBB






In questi giorni — comprensibilmente — non si parla d'altro. Il Big Beautiful Bill (BBB) è, come afferma The Economist, “il grande e bellissimo disegno di legge che rivela la vacuità della Trumponomia (...)  che minaccerà l’economia americana per almeno un decennio”. Il disegno di legge BBB infatti ha ottenuto questa settimana il via libera dalla Camera e dal Senato: d'ora in poi s'iniza a ballare sul serio! 

Il giudizio dell'Economist è severo, lo ammettiamo, ma le premesse per vedere le finanze degli Stati Uniti d’America andare sotto pressione, almeno sulla carta, ci sono tutte. Tuttavia, prima di emettere pure noi un verdetto definitivo, vogliamo sospendere il giudizio e prenderci un po’ di tempo — non troppo in verità  — per capire meglio che cosa sia davvero il BBB (trovate un riassunto a margine del nostro intervento) e quali potrebbero essere le conseguenze anche se solo una parte di questo enorme coacervo di misure legislative dovesse andare storta. Siamo tutti consapevoli che il programma di Trump, strutturato sul medio-lungo termine, ha l'obbligo di fuzionare perché di uscite di sicurezza NON ve ne sono...



Partiamo da due numeri: abbiamo ridotto all’osso il grafico riprodotto qui sopra che abbiamo rubato dal The Economist  — con quello che costa l’abbonamento ci sentiamo autorizzati  —  e che ben sintetizza gli aspetti economici del BBB.

Se vi ricordate bene, anche se sembra passato un secolo, un certo Elon Musk era stato chiamato da Trump per guidare il DOGE, l’agenzia incaricata di snellire e modernizzare la burocrazia dell'apparato statale americano, con l’obiettivo dichiarato di ridurre sprechi e relativi costi. Il proposito di Musk era quello di risparmiare almeno un paio di trilioni di dollari ma l'hanno bloccato  - due galli nel pollaio non sopravvivono a lungo - e prima che ci lasciasse tutte le penne ha girato i tacchi e se n'è andato lasciando a qualcun altro il compito di capire come arrivare a risparmiare 1.3 trilioni di dollari nel corso di un decennio. Con cospicui tagli alla spesa sociale e massicce riduzioni dei sussidi ambientali, non dovrebbe essere una missione impossibile, ma le conseguenze — soprattutto sul piano sociale — potrebbero essere esplosive. Non dimentichiamolo.

Il BBB ha un costo: 5.4 trilioni di dollari. Sono un sacco di soldi e speriamo che da questa montagna di soldi nasca qualche cosa di positivo. Il grosso del BBB si basa soprattutto su consistenti tagli alle tasse e su di una riduzione importante della spesa sociale che dovrebbero rilanciare la domanda di beni e servizi. Ci può stare ma sappiamo benissimo che i risultati non saranno immediati. 

Servono quindi tanti soldi e subito. E' a questo punto che si inserisce il capitolo dei dazi: il 9 di luglio sapremo cosa intenderà fare Trump. Li rinvierà di altri 90 giorni e passeremo l'estate ancora con questa spada di Damocle sopra la testa, oppure il 9 sarà il vero Liberation Day dove sapremo di che morte andremo a morire? Ora che il BBB può essere messo in pratica, Donald ha un bisogno disperato di denaro e siamo propensi nel credere che non sarà molto disposto a concedere ulteriori rinvii. Se lo farà con alcune Nazioni è semplicemente perché è nel suo interesse. Quindi, prepariamoci! 

Le stime parlano che con i dazi Trump potrebbe introitare, anche se sarà difficilissimo,  tra i 2.2 e i 5 trilioni di dollari in dieci anni... Se non bastano a coprire il buco dovrà pensarci la crescita dell'economia a stelle e strisce ma non è come dirlo.  Come ultima ratio, ma sospettiamo che potrebbe anche essera la prima, si farà ricorso a nuove emissioni di Treasury  con tutte le conseguenze del caso. Quanto dovranno girare le rotative dello Stato speriamo di capirlo a dazi conclamati!

Per la cronaca, già che stiamo parlando di dazi, Powell questa settimana ha risposto a tono alle insistenze di Trump concernenti un taglio ai tassi: "Tagliare i tassi? Senza i dazi in arrivo l'avremmo già fatto!" Buono a sapersi.

Ovviamente il BBB è un disegno di legge concepito con ambizioni a lungo termine (soprattutto per rilanciare l'economia e ridefinire la spesa pubblica) e quindi dovremo armarci di santa pazienza per vederne i risultati. Ciò non toglie, ed è quello che a noi più interessa, che vi siano delle conseguenze sul breve termine che non possiamo ignorare. Qui di seguito una breve carrellata di quello che potrebbe succedere nei prossimi 12 mesi, e non è poco:

  • E' previsto già nei prossimi mesi un aumento del deficit federale dovuto a minori entrate fiscali. Si calcola che quest'ultimo potrebbe aumentare dell'1.25% del PIL ogni anno. Attualmente il rapporto PIL/deficit è del 120% in dieci anni salirebbe oltre il 130%..

  • I costi di finanziamento, malgrado le continue pressioni di Trump sulla FED, saranno costanti se non addirittura in crescita (previsti 1.2 miliardi di $ nel 2026). Come già sottolineato è' probabile che il Tesoro dovrà emettere più titoli a copertura delle nuove uscite. L'aumento dell'offerta di debito può portare a rendimenti più alti e costringere la FED a mantenere i tassi elevati più a lungo (altrimenti comprereste ancora TB americani? Se ci avete pensato per più di tre secondi, avete già risposto alla domanda). Le pressioni sul rating del debito pubblico americano potrebbero continuare...

  • Non sono escluse spinte inflazionistiche: ad un calo delle tasse corrisponde di norma, per lo meno secondo quelle che sono le abitudini degli Americani, un aumento dei consumi. Lo sapete anche voi cosa succede ai prezzi quando la domanda sale. Non va neppure scordato che con i dazi e l'indebolimento selvaggio del dollaro quello che viene importato in America costerà parecchio in più: a finanziare questi costi saranno chiamati alla cassa, ovviamente, i consumatori.

Delle osservazioni qui sopra ne facciamo tesoro e teniamo gli occhi ben aperti;  l'aria che tira non è buonissima e il mood di molti investitori nei confronti dei dazi e del BBB è ben rappresentato dall'andamento del dollaro che in questi giorni si trova in una fase di consolidamento dopo un folle scivolone che gli ha fatto perdere in 6 mesi quasi il 15% del suo valore nei confronti delle principali valute internazionali. Non bello.

A onor del vero va comunque sottolineata un'altra cosa: nel caos generale creatosi dopo l'insediamento di Trump, l'unico vero segnale che qualche cosa negli USA potrebbe anche non andare per il verso giusto è proprio la debolezza della valuta americana. Altri segnali di un evidente indebolimento dell'economia a stelle e strisce per il momento non se ne vedono. 

Se gettiamo un'occhiata a qualche dato importante pubblicato questa settimana possiamo rendercene conto:

  • Disoccupazione US giugno: 4.1% (atteso: 4.3%; precedente: 4.2%). Il mercato del lavoro sembra tenere;
  • Salari orari yoy: +3.7% (atteso: +3.9%; precedente: +3.8%). I salari sostanzialmente tendono ancora a salire anche se un pelino meno delle aspettative;
  • Il GDPNow della Federal Reserve di Atlanta:
     ...segnala una crescita del PIL in real time del 2.6% e di recessione per il momento non se ne parla;
  • ADP giugno : -33'000 (atteso: +100k; precedente: +29k). I posti di lavoro nel settore privato a giugno sono negativi! E' forse uno dei pochi segnali che potrebbero metterci sull'attenti. Sappiamo che gli ADP fotografano soprattutto i posti di lavoro nei servizi (un settore che fino ad oggi non ha avuto molti problemi) e magari è un campanello d'allarme. Li seguiremo con maggior attenzione anche se la FED non fa molto affidamento su questo indicatore.
***

Un altro fenomeno piuttosto sorprendente, considerato quanto sta accadendo in giro per il mondo, è la tenuta dei mercati quelli azionari in primis : i due americani tirano dritto come se nulla fosse mentre quelli europei diciamo che sono entrati in una fase di consolidamento che potrebbe protrarsi per tutta l'estate.




Piccola premessa: i mercati azionari americani sono stati chiusi già giovedì pomeriggio a causa della festività del 4 maggio e la conferma del passaggio del disegno di legge BBB alla Camera dei Rappresentanti non era ancora cosa fatta. Come reagiranno lunedì? Bella domanda: se seguono le orme dei mercati europei non benissimo ma di mezzo c'è un week end e molta emotività potrebbe già essere stata elaborata. Lasciamoci sorprendere. 
Comunque sia giovedì lo S&P500 (+6.76% ytd) ha rischiato di chiudere segnando un altro record storico; non ce l'ha fatta ma ci è andato molto vicino. L'evoluzione, fin troppo verticale,  è lì da vedere e per il momento godiamocela L'ascesa che è pure sostenuta dal golden cross della media mobile a 50 giorni con quella a 100 (cerchio verde). Due piccoli nei: siamo in netto ipercomprato (cerchio nero) e i volumi, guardateli bene, non sono un granché. Insomma non tutti si stanno buttando a capofitto a comprar azioni: probabilmente il 9 di luglio a molti fa paura...


I massimi storici del Nasdaq (+6.68% ytd) sono stati superati agevolmente ed ora i 21'000 punti sono ad un paio di punti percentuali di distanza... questo indice potrebbe anche realizzarli in un solo giorno. Anche per il Nasdaq attenzione all'ipercomprato. La prossima settimana sarà cruciale: il 9 sapremo dei dazi, lo stesso giorno esce il dato sull'inflazione made in USA e non da ultimo inizia la stagione degli utili che mai come in questo trimestre sono importanti. 


Per quanto concerne l'Europa è chiaro che non si sa tanto bene cosa fare. Il 9 in effetti un po' di paura la fa. A che punto sono le trattative lo abbiamo chiesto, come al solito, a chatGPT:

Ecco la situazione aggiornata al 5 luglio a riguardo dei dazi reciproci USA‑UE:

  1. Lettere tariffarie già firmate
    Trump ha firmato e inizierà a spedire, a partire da lunedì 7 luglio, delle lettere a circa 12 Paesi—tra cui l’UE—riguardanti i livelli tariffari che vanno dal 10 % fino a cifre potenzialmente tra il 50 % e il 70 % (es. 17 % sui prodotti agro‑alimentari).

  2. Negoziati in corso fino alla scadenza
    L’UE e gli USA stanno continuando i colloqui anche nel weekend per cercare un accordo “di principio” prima del 9 luglio.  Realisticamente non sono in grado di finalizzare un accordo dettagliato e in questo caso una proroga è probabile.

  3. Le posizioni contrapposte

    • USA: preferirebbero un modello semplice con tariffe standard per le nazioni che non concludono accordi, e hanno già definito un piano di tariffe chiare.

    • UE: propende per un accordo minimo che estenda la tariffa base del 10 % su larga parte dell’export europeo, ma resiste su clausole normative e su settori agricoli o automobilistici .

  4. Tempistica chiave

    • 9 luglio: scadenza della sospensione tariffaria.

    • 1 agosto: data possibile di entrata in vigore dei nuovi dazi, se non sarà raggiunto alcun accordo.

Torniamo a noi. Fino a martedì l'Eurostoxx50 (+8.02% ytd) non farà una piega: è da una decina di giorni che cincischia attorno ai 5'300 punti e solo un accordo con Trump che non sia troppo penalizzante per l'Europa lo schioderà da quella posizione. In caso contrario ci sarà una discreta presa di profitti... dita incrociate come al solito.


Anche la Svizzera rischia grosso con i dazi americani. Pure in questo caso cahtGPT viene in nostro aiuto:
  • Tariffa prevista del 31 %
    All’inizio di aprile, l’amministrazione Trump aveva annunciato dazi fino al 31 % sui prodotti svizzeri ma poi sospesi (freeze) per 90 giorni fino al 9 luglio 2025.

  • Negoziazioni “privilegiate”
    La Svizzera è stata inserita tra i 15 Paesi con cui Washington sta avviando trattative prioritarie per evitare i dazi.

  • Strategia negoziale e compromessi
    Ginevra sta valutando concessioni – come una maggiore apertura ai prodotti agricoli statunitensi – senza compromettere intese con l'UE. Il governo ha approvato misure per accelerare i negoziati con gli USA entro luglio .

  • Esito probabile al 9 luglio
    Un tariffa generica del 10 % sarà probabilmente mantenuta come baseline, ma il temuto 31 % sembra evitabile, a condizione che si raggiunga un’intesa tecnica prima della scadenza.

  • Costi potenziali
    Il centro KOF dell’ETH avverte che, in caso di tariffa piena, l’impatto negativo sull’economia elvetica potrebbe arrivare fino a CHF 17.5 mld nel 2026.

    Vogliamo pensare che la tariffa applicata alla Svizzera non sia quella piena. Il 31% è una botta dalla quale, malgrado la proverbiale flessibilità della nostra economia, non ci si riprende tanto velocemente. La fase di consolidamento dello SMI (+3.2% ytd) è più che giustificata: stiamo rischiando più dell'Europa! Ci asteniamo da ulteriori commenti tecnici; fino al 9 servono a poco.


    ***


    Dollaro/franco è forse la rappresentazione più evidente della debolezza della valuta americana. Fortuna vuole che da quasi una settimana sta consolidando a dei livelli sotto lo 0.80.   A nostro giudizio potrebbe anche essere arrivato il momento di un rebound del dollaro. E' in netto ipervenduto e alla notizia che la Camera dei Rappresentanti ha approvato il BBB si è pure rafforzato. Lunedì vedremo, a mercati americani aperti, cosa ne penseranno gli investitori. Per il momento sospendiamo il giudizio.



    Anche contro euro il dollaro ha fatto una figura barbina. Pensavamo che potesse arrivare fino a 1.18 ma non così velocemente! E' comunque evidente che una salita del genere non può continuare a lungo, troppo ripida, e presto o tardi anche per quel che concerne questa parità potremmo assistere ad un rafforzamento momentaneo del dollaro che lo allontanerebbe dall'ipercomprato. Siamo nelle mani del 9 di luglio.



    Euro/franco vince il premio per la parità più noiosa del momento. E' in piena fase di consolidamento: non si va sotto lo 0.93 e non si sale sopra lo 0.94. Per quanto continuerà questo spostamento laterale non lo possiamo dire. E' comunque già qualche cosa il fatto che l'euro abbia smesso di continuare a perdere valore contro chf. Di questo ne siamo contenti.

    Buona domenica!


    Ancora una volta abbiamo chiesto a chatGPT un colpo di mano: a catturare notizie e fare riassunti è molto più bravo di noi... se lo utilizzate sarete d'accordo con noi! Gli abbiamo chiesto un riassunto schematico dei principali provvedimenti contenuti del BBB:

    🇺🇸 "One Big Beautiful Bill Act" (BBB) – Cosa prevede


    🔻 1. Tagli fiscali (estesi e nuovi)

    • Proroga dei tagli fiscali del 2017 (TCJA):
      • Aliquota massima per le persone fisiche mantenuta al 37% (invece di 39,6%).
      • Detrazioni standard elevate e credito figli mantenuti.
      • Sconto sulle imposte statali/locali (SALT) aumentato ⇒ vantaggio per redditi medio-alti.
      • Meno imposta di successione per patrimoni alti.
    • Nuovi tagli mirati:
      • Esenzione fiscale su mance e straordinari.
      • Detrazioni sui prestiti auto.
      • Detrazione standard aumentata per anziani.
      • “Conto Trump” da 1.000 $ per ogni neonato (una tantum, temporaneo).


    💸 2. Tagli alla spesa sociale

    • Tagli a Medicaid (assistenza sanitaria per poveri):
      • Circa 12 milioni di persone rischiano di perdere la copertura.
      • Introduzione di requisiti di lavoro e burocrazia più severi.
    • Tagli ai buoni alimentari (food stamp):
      • Requisiti di lavoro più rigidi.
      • Riduzione del numero di beneficiari di circa 1,3 milioni.
    • Tagli a Obamacare:
      • Restringimento dei sussidi ⇒ meno copertura sanitaria.


    🌍 3. Revoca sussidi ambientali

    • Smantellamento parziale dell’Inflation Reduction Act di Biden:
      • Taglio dei crediti d’imposta per:
        • Energie rinnovabili (eolico, solare),
        • Veicoli elettrici,
        • Efficienza energetica.
    • Impatto previsto: +500 milioni di tonnellate di CO₂ entro il 2030.


    🛡️ 4. Aumento della spesa per difesa e immigrazione

    • Difesa:
      • +300 miliardi di $ per:
        • Marina,
        • Modernizzazione nucleare,
        • “Cupola dorata” anti-missili (175 mld $). Ma non bastano.
    • Immigrazione:
      • +130 miliardi di $ per:
        • Costruzione del muro al confine con il Messico (50 mld $),
        • Nuove strutture di detenzione e più agenti.


    📉 5. Impatto sul deficit e debito

    • Costo stimato: +4,5 trilioni di dollari al debito pubblico in 10 anni.
    • Il deficit annuo medio salirebbe a circa 7% del PIL.
    • Tetto del debito aumentato di 5.000 miliardi.



    ⚙️ 6. Altre disposizioni

    • Complessità fiscale aumentata, non semplificata.
    • Validità temporanea per molte misure (scadenza nel 2029, fine mandato Trump).