domenica 13 luglio 2025

Sorpresa: per l'Europa dazi al 30%

Lo ammettiamo! Voglia di parlare ancora dei dazi, proposti dalla premiata ditta Trump & Co, non molta ma ci tocca. Ci limiteremo all’essenziale: tanto quello che scriviamo oggi, domani sarà già superato, vista la volatilità del "Donald-pensiero". L'8 di luglio doveva essere il D day di tutti i dazi ma ancor prima di arrivarci la data è stata spostata al primo di agosto.  Sia ben chiaro che questa volta la "scadenza sarà assoluta". Ma permetteteci di dubitarne: così come non si riesce a far fare la pace tra russi e ucraini in un solo giorno, un dossier tanto complesso come quello delle gabelle commerciali non lo si risolve in 90 giorni e aggiungerne altri 23 potrebbe comunque non bastare.  Comunque sia, con il bisogno di soldi che l'amministrazione americana ha, può essere plausibile che il primo di agosto sia effettivamente il termine ultimo per risolvere la questione. Vedremo!


 Nel frattempo i dazi al 10% per tutti iniziano a farsi sentire e non siamo molto lontani dalla completa applicazione. Una cosa va detta: se guardiamo il livello dei dazi degli anni precedenti in effetti Trump potrebbe anche non avere tutti i torti. Facciamo un esempio: i dazi applicati sulle auto che dall'Europa entrano in America sono stati per anni qualche cosa attorno al 2.5%; i dazi applicati dagli Europei alle auto importate dall'America si aggirano attorno al 10%... Insomma, fino ad un 10% i dazi americani possiamo anche mandarli giù e digerirli. Se andranno oltre non sarà così facile. 

Sappiamo che per il Canada ed Messico i dazi, dal 4 di aprile, sono al 25%. Non roba da poco. Fa specie venire a sapere che al Canada, paese apparentemente amico, dal primo di agosto ci sarà un aggravio di un altro 10%: vera o no questa mossa ai mercati internazionali, sempre più infastiditi dalla dialettica ondivaga di Trump, non è piaciuta;  restare in questo limbo tariffario ancora per parecchio tempo inizia a pesare. Le ultime due giornate di borsa, come vedremo fra poco, non sono state bellissime.

 Non è neppure piaciuto il possibile aumento, fino al 200%, dei farmaci importati negli USA. Lo scopo è chiaro: incentivare le aziende a spostare le produzioni negli Stati Uniti ma dal momento che i principali produttori di principi attivi (anche per farmaci salvavita) sono i cinesi e gli indiani non sarà facile convincerli ad effettuare un tal spostamento: molto dipenderà dalla pressione politica esercitata dall'amministrazione Trump, dagli incentivi economici e dalle facilitazioni d'accesso al mercato (non necessariamente solo a quello americano). 

Anche Roche e Novartis potrebbero subire delle conseguenze poco gradite ma essendo consapevoli di questo pericolo si stanno già da tempo muovendo per incrementare la produzione su suolo statunitense. La correzione della quotazione delle due società, che sicuramente avrete notato, sono in effetti in parte dovute all'ansia dei dazi e per quanto riguarda Novartis, pesa l'aver perso una causa negli USA legata al farmaco generico Entresto che sarebbe stato prodotto in violazione del brevetto. Risultato: venerdì Novartis ha chiuso con un -3% la giornata borsistica. Roche, per simpatia, le è andata dietro. 



                                                               © ChatGPT  (inspiring artist: Jean-Michel Basquiat)

Bene, neppure il tempo di finire questa serie di Appunti che apprendiamo, nel tardo pomeriggio di sabato, della volontà di Trump di applicare all'Europa dazi al 30% a partire dal primo di agosto.   Guai a rispondere per le rime: i dazi americani potrebbero anche raddoppiare in quanto di mezzo "c'è la sicurezza nazionale americana".  Insomma, l'Europa è sotto attacco e siamo proprio curiosi di vedere come intenderà rispondere. Quello di Trump potrebbe essere solo un bluff per strappare qualche percentuale di dazio in più ma, lo stiamo ripetendo da parecchie settimane,  con il bisogno di denaro che ha potrebbe anche fare maledettamene sul serio. Comunque sia, non una bella notizia e lunedì ci sarà del movimento in borsa e sui cambi. 

(Quello che avete appena letto sono le nostre osservazioni  prima di venire a conoscenza delle intenzioni di Donald. Prendete quello che abbiamo scritto con le pinze ma non avrebbe senso riscrivere tutto senza sapere cosa succederà tra Europa e USA. Insomma, è pure una testimonianza di quanto sia complicato il nostro mestiere in questo momento...).

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Comunque sia, estrapolando dalle correzioni dei mercati azionari di giovedì e venerdì , il clima borsistico è ancora piuttosto sereno (ma, da lunedì potrebbe anche drasticamente cambiare)



fino a quando il VIX rimane confinato all'interno della banda verde, possiamo stare relativamente tranquilli... Potrebbe anche essere una forma di assuefazione allo stile di comunicazione trumpiano che, come sappiamo, non è molto lineare. Ma ci si abitua a tutto! Noi comunque restiamo con gli occhi aperti.

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E' con grandissimo piacere che torniamo a proporvi lo S&P500 Cycle Composite 2025 elaborato da Ned Davis. Come ci viene costantemente ricordato da Davis "Trend is More Important Than Level" . La caccia al trend è quello che stiamo cercando fare anche noi, settimana dopo settimana, con la nostra modesta analisi tecnica dei grafici.

L'unica cosa che l'algoritmo di Davis non ha saputo anticipare fino ad oggi è stata l'ampiezza della correzione tra marzo e metà aprile: pure l'intelligenza artificiale, quando entra in gioco un personaggio con la vivacità di Donald, ha i suoi limiti. Per il resto: chapeau! 

Ciò significa che molto probabilmente avremo davanti a noi un periodo di consolidamento laterale  che da oggi si protrarrà fino alla fine di ottobre, giusto il tempo di digerire quelli che saranno i nuovi dazi americani. Poi da novembre a fine dicembre potremmo addirittura sperare in un rally natalizio. Se così sarà, noi non ci lamentiamo, promesso!

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Peccato per gli ultimi due giorni di borsa che hanno un po' rovinato la festa allo S&P500 (+6.43% ytd) facendolo chiudere praticamente sullo stesso livello con il quale aveva esordito questa settimana. Nulla di tragico ma prestiamo attenzione al fatto che l'indice si è appoggiato sul supporto del canale ascendente. Uscirne è un attimo! 

Siamo nelle mani degli utili aziendali del secondo trimestre che partiranno con quelli delle banche martedì 15 luglio. Nel corso della stessa giornata verrà pure pubblicato l'indice dell'inflazione americana (CPI) che per errore, e ce ne scusiamo, avevamo detto che sarebbe stato reso noto questa settimana: è atteso al rialzo del 2.7% (precedente: 2.4%) e questo valore potrebbe giustificare la ritrosia della FED ad allentare i tassi. Siamo sempre a livelli molto vicini all'obiettivo del 2% ma fino ad oggi, bisogna ammetterlo, gli effetti dei dazi non si sono ancora visti. Siamo curiosi di sapere dai dati del secondo trimestre se qualche azienda si è accollato l'onere di non scaricare subito sulle spalle dei consumatori americani il peso di un dollaro molto debole e dei dazi di base al 10% per tutti.

Se durante la settimana l'indice dovesse forare il supporto non panichiamo. Vediamo se, come suggerito da Ned Davis, inizierà una fase di consolidamento laterale. Se così sarà, i danni potrebbero essere limitati. In caso contrario, vedremo di alleggerire se ovviamente è la cosa più intelligente da fare.

Ancora un'osservazione: non spaventiamoci troppo se gli utili di questo secondo trimestre sono in netto calo rispetto a quelli del primo: la cosa è già nelle aspettative e quindi non dovrebbero esserci reazioni isteriche fuori controllo. Anzi: considerate le basse aspettative (mediamente +5%) le sorprese positive potrebbero essere, nelle prossime settimane, parecchie.



Anche il Nasdaq (+6.60% ytd) questa settimana ha marciato sul posto, ma tecnicamente parlando la sua posizione ci sembra meno delicata di quella dello S&P500. Trainato dai titoli legati all'IA il suo potenziale non è completamente esaurito. I 21'000 punti sembrano alla sua portata. Sarà determinante vedere i numeri del secondo trimestre e, anche se vanno presi con le pinze, vogliamo sentire cosa i vari CEO e CFO avranno da dirci sullo sviluppo degli utili futuri. 



La correzione di giovedì e venerdì per l'Eurostoxx50 (+9.96% ytd) è evidente ma ciò nonostante l'indice europeo ha messo a segno questa settimana un rialzo di quasi due punti percentuali. Non male. I volumi non sono eccezionali ma a luglio e ad agosto la cosa non sorprende. Obiettivo della prossima settimana stare sopra i 5'300 punti. 

Non vogliamo per il momento illudere nessuno, innanzitutto noi stessi, ma se guardate bene il grafico potrebbe anche esserci la possibilità di essere in presenza di una figura rialzista (il classico spalla-testa-spalla rovesciato) che se dovesse essere confermato sarebbe una gran bella notizia: avremmo davanti a noi circa 1000 punti di rialzo potenziale. Per il momento NON lo segnaliamo ancora sul grafico ma se ci accorgiamo che l'osservazione è confermata ve lo faremo sapere. Per il momento fate finta che non vi abbiamo detto nulla. Siamo scaramantici? Ebbene sì!



Guardando cosa sta succedendo allo SMI (+2.90% ytd) anche se non è molto professionale - lo ammettiamo - ci vien da piangere. Non è colpa sua poverino: è composto da soli 30 titoli e molti potrebbero avere qualche problema con i dazi americani come ad esempio quello farmaceutico.  Come abbiamo già fatto osservare, questa settimana la performance di Novartis è stata piuttosto negativa ma è quello che succede quando si perdono le cause giudiziarie.  Per risollevare lo spirito ricordiamoci che Roche e Novartis staccano un dividendo rispettivamente del 3.73% e del 3.59% % che, con i tassi del franco praticamente a zero, non è da buttare. Magra consolazione ma meglio di niente.

Tecnicamente i volumi sono piuttosto bassi, l'RSI è neutro e per il momento la media mobile dei 50 giorni fa da resistenza. Spostamento delle ultime settimane: laterale. Diciamo che non si fanno danni ma si continua a marciare sul posto.  Temiamo che con questo mood prima o poi si possa anche andare a chiudere il gap rialzista di aprile segnalato dal cerchietto rosso: vuol dire che non è escluso che potremmo rivedere gli 11'600 punti.

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Il dollaro questa settimana ha finalmente deciso di smetterla di voler testare a tutti costi i minimi contro chf. Bene così ma a dir tutta la verità ci aspettavamo un rimbalzo più convinto: sta invece ancora consolidando all'interno del triangolo verde. Se rompe la resistenza, bene: lo 0.8060 / 0.8070 lo potremmo anche vedere. Una rottura del supporto, alla quale proprio non vogliamo pensare, ci riporterebbe vicino ai minimi. Martedì prossimo vedremo il CPI.  Cosa poi vorrà fare Powell lo sapremo il 30 luglio ma per noi, soprattutto se il CPI uscirà come da attese al rialzo, anche se è sempre più sotto attacco da parte di Trump tirerà dritto per la sua strada. 

Vi rubiamo ancora due minuti per mostrarvi il comportamento della curva dei tassi di interesse americana:

La linea blu rappresenta dove erano i rendimenti dei Treasury un anno fa, quella nera è la situazione attuale. E' abbastanza chiaro che si stanno vendendo buoni del tesoro in modo piuttosto corposo soprattutto per quel che riguarda le lunghe scadenze (diciamo dai 7/8 anni in su) provocandone un aumento dei rendimenti che è lì da vedere. Un simile comportamento indica che gli investitori sono  preoccupati per i rischi di un aumento dell'inflazione futura, visione compatibile con l'entrata in vigore dei dazi Trumpiani. Powell in questo caso può fare poco o nulla. 


Anche contro euro il dollaro americano si è rafforzato praticamente per tutta la settimana. Dopo aver visto l'1.18 (per un attimo ) ha capito che non poteva andare avanti ad indebolirsi così velocemente ed ha reagito di conseguenza. Ciò non toglie che è ancora all'interno di un canale che potrebbe vedere l'euro, dopo questa  pausa di riflessione, continuare a salire in direzione 1.19 essendo sostenuto anche dal golden cross della media mobile dei 100 giorni (linea verde) con quella dei 200 (linea blu).



Euro debole contro chf e la cosa non ci piace. Rimane sempre all'interno del canale di scorrimento laterale (vedi freccia blu) ma cosa ci fa in zona 0.9314 adagiato sul supporto proprio non lo capiamo. Fondamentale: la prossima settimana vogliamo assistere ad un rimbalzo! Altrimenti rivedremo presto lo 0.9230.



Chi ha in portafoglio bitcoins in questo momento starà sicuramente gongolando e a giusta ragione. In settimana, guarda caso proprio quando Trump ha dichiarato che la FED dovrebbe diminuire di 300 basis point i tassi di interesse (sarà un caso? vien da dubitare...) il bitcoin, con uno scatto di reni, è uscito dalla zona di consolidamento e si è issato fino a 118'000$. Il prossimo target a breve sono i 120k. 

Due i motivi che hanno favorito questo aumento:

  • Tecnicamente la rottura della resistenza a 111'000$ ha innescato uno "short squeeze": in parole povere chi aveva venduto il bitcoin allo scoperto (a quanto pare non erano in pochi) è stato costretto a liquidare in fretta e furia  le posizioni corte ricomprando bitcoins per un controvalore di circa un miliardo. Questa massa enorme di ordini di acquisto ha messo il turbo al bitcoin.
  • Considerevoli flussi di denaro stanno dirigendosi verso gli ETF spot che sono obbligati a comprare fisicamente il bitcoin offrendo  alla sua quotazione una solida spinta verso l'alto. Giovedì 10 luglio circa 1.2 miliardi di dollari sono confluiti verso questo tipo di ETF e da inizio anno i miliardi totali sono quasi 50. Non bruscolini!

Buona domenica!

PS: i prossimi appunti usciranno ai primi di agosto. Ci prendiamo un attimo di pausa per ricaricare le batterie! 


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