Poteva essere tutto sommato una settimana più che decente ma, come vedremo dopo, venerdì la Cina e Trump ci hanno messo lo zampino e i nervi dei mercati sono saltati.
Ma procediamo con un minimo di ordine. A dominare gli ultimi cinque giorni di borsa sono state soprattutto le notizie di natura geopolitica, che hanno avuto ripercussioni significative in particolare sul mercato dei cambi, dove si sono registrati movimenti di una certa ampiezza. Vediamo perché.
- La Francia sta vivendo, politicamente parlando, uno dei suoi peggiori momenti dal dopoguerra in poi: 5 governi si sono alternati da gennaio 2024 ad oggi e l'Economist, poco carinamente, non ha esitato a definire la Francia "l'Italia d'Europa" ma forse non ha tutti i torti. Macron, oramai senza idee, venerdì ha riproposto a Lecornu di tentare di ricomporre un nuovo governo. Il poveretto, per senso del dovere, ha accettato ma pare senza troppa convinzione. In un'Europa, che di problemi ne ha già a quintali, ritrovarsi con la seconda potenza economica a metà servizio non è una bella cosa e l'euro, che tutto sommato fino ad oggi si era comportato dignitosamente, ha iniziato ad indebolirsi sia contro dollaro che contro franco svizzero.
- In Giappone, probabilmente il 15 di ottobre, si nominerà il nuovo primo ministro e la leader del Partito Liberal Democratico, Sanae Takaichi, diventerà la prima donna giapponese a ricoprire questa carica. Nota per le sue posizioni favorevoli ad una spesa pubblica espansiva, desta preoccupazione che un ulteriore aumento dell’enorme debito pubblico giapponese possa raggiungere la soglia dell'insostenibilità. Ergo: lo yen, già indebolito da tempo, ha visto accentuarsi questa tendenza nel corso della settimana. Con uno yen in costante indebolimento, l’inflazione potrebbe superare l’attuale soglia del 3–3,5%. Dopo anni di prezzi stagnanti, un po’ di inflazione non guasta; ma se il rincaro dovesse sfuggire di mano, la Banca del Giappone potrebbe essere costretta a correre ai ripari con un rialzo dei tassi. L’esperienza della scorsa estate (2024) ha già mostrato come un rialzo del costo del denaro possa innescare la chiusura forzata del carry trade sullo yen, con effetti destabilizzanti su tutti i mercati e non solo su quello giapponese. Soprattutto ora, con delle borse tutte in zona di ipercomprato, repetita non iuvant!
- L’annuncio di un accordo di cessate il fuoco fra Israele e Hamas è avvenuto giovedì 9 ottobre 2025 e da venerdì 10 è entrato in azione la prima fase di un piano di pace che prevede, oltre al cessate il fuoco, lo scambio di ostaggi, il ritiro delle truppe israeliane e l'ingresso degli aiuti umanitari. Speriamo che questa sia la fine permanente del conflitto ma molto dipenderà dall'osservanza degli accordi e su quest'ultimo punto siamo ancora piuttosto guardinghi: abbiamo la consapevolezza che basta un nonnulla per buttare tutto all'aria e riprendere le ostilità. Quello che ci ha maggiormente colpito, da un punto di vista finanziario, è l’assoluta mancanza di reazione dei mercati all’annuncio: si tratta di quello che, in ambito finanziario, viene definito un non event ovverosia un fatto o un annuncio che, seppur atteso, non produce alcun impatto rilevante sui mercati. Questo ci induce a pensare che, di questo conflitto, agli investitori oramai non importi più nulla.
- La mazzata i mercati l'hanno ricevuta venerdì nel tardo pomeriggio quando la Cina ha annunciato un irrigidimento dei controlli all’esportazione di terre rare e tecnologie correlate poco gradito da parte di Trump che ha subito minacciato di aumentare gli attuali dazi cinesi del 100% e ha annullato l'incontro con Xi programmato per la prossima settimana. In sostanza, la nuova norma made in China, imporrebbe una licenza per esportare magneti che includano anche minime quantità di terre rare o che siano stati fabbricati con tecnologie sviluppate in Cina. Inoltre è prevista una revisione, caso per caso, per gli usi di terre rare nei semiconduttori e nelle applicazioni militari. Trump è servito: se, in buona sostanza, può permettersi di dettare legge in Europa — come dimostra il veto imposto all’olandese ASML sull’esportazione di determinati macchinari per la produzione di microchip — con la Cina la musica è ben diversa.
Pechino detiene il monopolio delle terre rare e, coerentemente, si comporta da monopolista, dettando le proprie regole. Non possiamo certo esserne contenti, ma era solo questione di tempo: il problema prima o poi si sarebbe manifestato ed è uno di quelli che non vanno affatto sottovalutati. I mercati ne sono consapevoli e la loro reazione, come vedremo fra un attimo, non è tardata. Attenzione: Lunedì 13 ottobre 2025 negli USA è Columbus day. I mercati azionari USA sono aperti, ma ci si può aspettare un'attività ridotta per via della chiusura del mercato obbligazionario (in primis quello dei treasury) e delle banche. Per chi vuol alleggerire una parte della quota azionaria lo può fare (occhio ai volumi ridotti, quindi non si vende al meglio ma con dei limiti...)
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Bisogna ammettere che, negli ultimi giorni, ci eravamo quasi dimenticati dei dazi americani e dello shutdown dell’amministrazione USA, che sembra ancora lontano da una soluzione. Attualmente tra 800 e 900 mila dipendenti federali sono a casa dal lavoro e, una volta riaperta la macchina governativa, una parte di loro potrebbe anche non rientrare, alimentando così le code davanti agli uffici della disoccupazione.
Non va dimenticato che da un paio di settimane siamo anche senza dati economici ufficiali, una situazione che — soprattutto per gli Stati Uniti — è tutt’altro che irrilevante e contribuisce a destabilizzare i mercati. Probabilmente metterà in difficoltà anche la Federal Reserve, privata di una parte delle informazioni su cui basa le proprie decisioni.
Altra cosa da non scordare è che siamo in presenza di mercati, soprattutto quelli americani, che non sono proprio a buon mercato: con un P/E di 25 per lo S&P500 e quasi 36 per il Nasdaq ogni "incidente di percorso" può trasformarsi in corpose prese di beneficio. L'Europa da questo punto di vista va un pochino meglio.
A proposito: martedì 14 prenderà il via negli Stati Uniti la stagione delle trimestrali, con i risultati di alcune grandi banche. Potete scommettere che, in assenza di dati macroeconomici ufficiali, i conti delle società saranno analizzati al microscopio. Speriamo di non incappare in sgradite sorprese!
Continuate comunque a incrociare le dita! Anche perché ci siamo imbattuti in un’intervista a Jamie Dimon, il CEO di JPMorgan, notoriamente un bastian contrario ma, in questo caso, forse non del tutto fuori strada. Abbiamo chiesto a ChatGPT di riassumere per voi il “Dimon-pensiero”, che comunque la si pensi, merita di essere conosciuto.
Principali punti emersi nell’intervista
- Probabilità di correzione: ~30 % nei prossimi 6–24 mesi
Dimon ha affermato che reputa probabile una correzione importante nei mercati statunitensi nel giro di sei mesi fino a due anni, stimando la probabilità attorno al 30 %, assai più elevata di quella attualmente “prezzata” dai mercati (circa 10 %). - Fattori di rischio che alimentano l’incertezza
Ha indicato vari elementi che, combinati, possono innescare o aggravare una crisi di mercato: - Tensioni geopolitiche e il ritorno della “remilitarizzazione” globale: conflitti, rivalità tra grandi potenze, instabilità politica.
- Spesa fiscale elevata dei governi, con rischi su debito e pressione sui tassi di interesse.
- Valutazioni gonfiate, specie nei settori AI / tech: Dimon ha detto che l’investimento in AI “in totale” può portare valore, ma molti singoli investimenti in aziende specifiche potrebbero fallire e andare perduti.
- Inflazione e limiti della politica monetaria: ha mostrato una certa cautela sull’idea che la Fed taglierà aggressivamente i tassi; inoltre teme che l’inflazione residua possa essere più persistente del previsto.
- Incertezza strutturale: secondo Dimon, ci sono “molte cose là fuori” che non si sa come risolvere, e il livello di incertezza dovrebbe essere più alto nei pensieri degli investitori di quanto non sia normalmente.
- Critica all’ottimismo di mercato / sottostima dei rischi
Secondo Dimon, molti operatori stanno valutando i rischi in modo troppo ottimistico: “se il mercato prezza un 10 % di correzione, io direi che è più vicino al 30 %”.
Ha detto che il livello di incertezza “dovrebbe essere più alto nelle menti delle persone” rispetto a quello che considererebbe normale. - Suggerimenti impliciti alle strategie di vigilanza / prudenza
Anche se non ha dato ricette dettagliate, l’intervista lascia capire che gli investitori e le istituzioni dovrebbero: - Prepararsi a scenari avversi, non dare tutto per scontato
- Evitare di fare affidamento su previsioni “morbide” di discesa dei tassi o stabilità prolungata
- Disperdere i rischi, prestare attenzione soprattutto alle posizioni in tecnologiche/IA
- Non sottovalutare il contesto geopolitico e macroeconomico
Molte delle osservazioni di Dimon si richiamano al buon senso e, probabilmente, prima o poi alcune delle sue previsioni potrebbero anche avverarsi. Insomma, siamo stati avvisati.
Noi, nel frattempo, continuiamo a seguire il nostro metodo: individuare il trend, seguirlo e reagire solo in caso di un’inversione di tendenza confermata. Semplice ma, fino a prova contraria, efficace.
Quindi, è ora di dare un'occhiata ai grafici.
Peccato! La correzione dello S&P500 (+11.41% ytd) ha spinto l'indice a rompere il supporto del canale ascendente (freccia rossa) ed ora si è adagiato sulla media mobile dei 50 giorni che fa da probabile nuovo supporto. Se non viene confermato, il prossimo prossimo è a 6.500 punti: siamo disposti ad attendere questo livello e vedere se c'è un rimbalzo ma in sua assenza significa che saremo confrontati con un cambio di tendenza per lo meno sul corto termine e qualche cosa dovremo fare.
Tutto sommato la posizione del Nasdaq (+14,98% ytd) è meno compromessa di quella dello S&P500 avendo un trend che si sta sviluppando entro bande più larghe. E' probabile che anche in questo caso la media mobile dei 50 giorni (linea viola) possa fungere (se raggiunta) da supporto. Un vero e proprio cambiamento di trend (sotto la linea verde del canale ascendente) è ancora lontano. Forse, se la prossima settimana il sell-off non dovesse intensificarsi, potremmo anche accogliere con favore questa pausa di riflessione, che ci consentirebbe di entrare sul mercato a valutazioni più ragionevoli… terre rare permettendo, naturalmente, visto che per questo settore sono fondamentali!
Che peccato! L'Eurostox50 (+12.98% ytd) malgrado i problemi francesi, era lanciatissimo verso il nostro obiettivo posto a 5'870 punti. Ora è fondamentale che il supporto a 5'470 punti venga confermato e da lì trovi la forza di ripartire; altrimenti possiamo probabilmente dire addio al nostro target (almeno non per la fine di quest'anno). La freccia rossa indica un piccolo gap che è stato definitivamente chiuso e quindi possiamo ignorarlo.
Situazione simile per lo SMI (+7.59% ytd). Pure lui era ben lanciato verso i 13'000 punti del nostro target a breve-medio termine. Anche qui è fondamentale che i 12'400 punti - sono quelli della vecchia resistenza che una volta superata si trasformano nel nuovo supporto - vengano confermati.
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Venerdì la scena è stata occupata dalla correzione dei listini, ma nell’arco della settimana i movimenti più significativi si sono registrati sul fronte valutario:
Magari partiamo dallo yen / franco: la svalutazione degli ultimi 5 anni (quasi il 40%) è impressionante e la settimana che sta per finire è stata molto complessa per la moneta giapponese che contro la nostra ha perso in 5 giorni quasi l'8% (adesso avete compreso perché è una moneta così ambita da chi pratica il carry trade: tassi d'indebitamento bassi e trend valutario in forte ribasso).
In queste condizioni potete immaginare la pressione sui costi delle importazioni, che dal 2021 sono sempre meno compensate dalle esportazioni. Da quell’anno, dopo decenni di solidi avanzi commerciali, la bilancia giapponese è tornata in territorio negativo.
Energia — la cui dipendenza dall’estero è aumentata dopo la riduzione del nucleare seguita a Fukushima — cibo e materie prime costano sempre di più. Questi aggravi, combinati con una popolazione che invecchia rapidamente, erodono la capacità produttiva interna e spalancano la porta a un aumento dell’inflazione.
Con un debito pubblico che supera il 260% del PIL, un rialzo dei tassi sarebbe semplicemente deleterio.
Con i guai francesi — e di riflesso con un euro sotto pressione — il dollaro stava finalmente muovendosi, per i nostri gusti, nella giusta direzione: verso quota 81 centesimi contro franco, livello che avrebbe probabilmente messo fine a una svalutazione della valuta americana degna di un paese emergente! Come abbiamo visto, Trump e i Cinesi, hanno rotto le uova nel paniere ed ora speriamo che il dollaro non scenda troppo sotto lo 0.80. Lunedì lo capiremo meglio. Ciò non toglie che il franco stia tornando forte e la cosa, da un certo punto di vista, non ci entusiasma troppo. La nostra Banca Nazionale, sempre vigile, è nota per le sue mosse out of the blue: basta un attimo e ti ritrovi con i tassi negativi senza nemmeno accorgertene.
Siamo ancora convinti che euro/dollaro, per quanto quest'ultimo abbia recuperato valore in settimana, sia destinato a spostarsi lateralmente entro una fascia piuttosto ampia situata tra l'1.1430 e l'1.19.
Ci piaceva vedere euro/franco attorno allo 0.9350. Significava che da inizio anno le due valute erano in perfetto equilibrio. Ora dobbiamo vedere cosa succederà se il supporto a 0.9275 non verrà confermato. Probabilmente rivedremo i minimi dell'anno... accidenti!
Scordiamoci, almeno per ora, che il Bitcoin possa fungere da moneta rifugio: quando si tratta di assumere questo ruolo, solo il franco può davvero ambire a tale status.
Avevamo suggerito di non acquistarlo, se non in caso di una decisa rottura al rialzo sopra quota 124k. Ora la domanda si rovescia: come sfruttare l’ampia correzione in atto? Si potrà valutare un acquisto con una certa scioltezza solo se i prezzi dovessero scendere nell’area 100k–98,5k.
L'oro si stava giustamente prendendo una meritata pausa di riflessione sotto i 4000$ per oncia ma gli eventi di venerdì l'hanno costretto a risalire velocemente. Ci resterà fino a quanto questa storia delle terre rare cinesi non sarà chiarita.
Buona domenica!
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