domenica 28 gennaio 2024

La Lagarde si è ammorbidita

 



A quanto pare la situazione macro-economica europea è di una certa gravità e da giovedì ne abbiamo le prove: la Lagarde si è ammorbidita! Non diminuirà i tassi domani mattina ma oramai si tiene pronta a farlo poiché , con le carte che ha in mano, non può attendere troppo a lungo come potrebbe invece  permettersi di fare la sua cugina Federal Reserve. E' abbastanza probabile che prima dell'estate la situazione economica la obbligherà ad intervenire almeno con un paio di tagli dello 0.25% tanto per incominciare... I dati sull'inflazione in suo possesso indicano che il trend ribassista è in atto alimentato pure dal rallentamento dell'economia, rallentamento che non può più essere ignorato come traspare anche dalla mitigata retorica Lagardiana. Bene così. Come vedremo dopo a quanto pare il mercato ha apprezzato il suo intervento. 

Non vi nascondiamo che le preoccupazioni per la situazione nel Mar Rosso sono tutt'altro che affievolite ed in questo momento è forse l'evento che più di tutti potrebbe scompaginare le carte in tavola: urge una soluzione al problema o prima o poi l'inflazione potrebbe anche ripartire al rialzo...

Facciamo ora un salto dall'altra parte dell'Atlantico dove giovedì 25 è stato pubblicato il dato preliminare del Prodotto Interno Lordo (PIL) per l'ultimo trimestre del 2023. Nel terzo trimestre l'economia americana cresceva ancora di un robusto 4.9% ma considerato il soft landing in corso le attese per l'ultimo scorcio dell'anno si erano fatte più caute: le previsioni di crescita non andavano oltre il 2% (e pure meno...) ma sono state puntualmente smentite dal dato reale, quel 3.3%, che sta a significare che l'economia tutto sommato non se la sta passando poi così male soprattutto se pensiamo che circa 18 mesi fa avevamo previsto che sarebbe dovuta entrare in recessione durante il 2023. 

Come al solito il PIL americano è stato trainato dalla spesa degli americani,  che nel dicembre 2023 è salita dello 0.7% (atteso: 0.5%; precedente: 0.4%),  alimentata dall'ennesimo aumento dei salari (+0.3% a dicembre) e dall'impiego di quello che è rimasto dei risparmi che però ora si trovano ai minimi degli ultimi 12 mesi... Vien quindi da chiedersi per quanto tempo ancora potranno continuare a spendere,  ma questa sembra più una domanda da europei preoccupati per il futuro e siamo certi che non sono molti gli americani che, volendo godersi il presente, se la stanno ponendo:  ne consegue che ancora per un po' potremo contare sull'elevata propensione al consumo degli statunitensi e questo è il miglior supporto che esista per gli utili delle aziende americane.    

Già che stiamo parlando di utili,  la prossima settimana sarà una di quelle pesanti. Come promesso vi alleghiamo il calendario di quelli delle Magnifiche 7 dove si evince che, nei prossimi giorni,  5 di loro pubblicheranno i numeri del quarto trimestre 2023.  C'è da scommettere che un po' di movimento in borsa lo creeranno soprattutto se gli investitori dovessero accorgersi che gli ingenti investimenti di capitale necessari per sviluppare l'intelligenza artificiale non riusciranno a produrre l'aumento di produttività sperato. Se fosse il caso, il rischio di un declassamento delle M7 è reale ed una bolla potrebbe anche scoppiarci tra le mani...

Ma cominciamo a vedere la prossima settimana cosa hanno prodotto nell'ultimo trimestre del 2023 e poi faremo i nostri commenti il prossimo week end.


I dati di Tesla non sono stati esaltanti anzi, diciamolo pure, non sono proprio piaciuti ma, considerato quanto il settore delle auto elettriche sta attualmente soffrendo, non è stata proprio una sorpresa... quello che ha meravigliato gli investitori è stato sentire un Elon Musk, piuttosto sottotono e molto meno pimpante del solito, esprimersi sugli scenari futuri dei veicoli a batteria e metterci sull'attenti che se non facciamo qualche cosa prima o poi le auto elettriche cinesi ci seppelliranno... Questa volta non stava scherzando e quindi se qualcuno ha una buona idea nel cassetto è arrivata l'ora di tirarla fuori. Discorso simile vale anche per i pannelli solari made in China, ma questa è un'altra storia che magari vi racconteremo nei prossimi appunti...

L'erosione degli utili per azione (EPS) di Tesla preoccupa gli investitori e la loro reazione non è tardata ad arrivare:


Da inizio anno il titolo ha perso il 26.25% ed il suo trend é lì da vedere... Questa reazione tutto sommato è del tutto naturale: se deludi le aspettative il mercato ti punisce. Quello che ci preoccupa è il fatto che le società che hanno mostrato dei risultati migliori delle aspettative non sono state premiate dagli investitori,  mettendo in chiara evidenza quanto il mercato sia "tirato" in questo momento. Un esempio per tutti è la svizzera Logitech che questa settimana ha pubblicato numeri abbondantemente superiori alle aspettative...


...ma, contrariamente al suo solito, ha reagito violentemente (-10%) alle parole del suo CEO che a margine dei risultati ha accennato al fatto che quest'anno sarà difficile replicare un risulato simile a quello del 2023. 

Quindi le parole nelle prossime settimane avranno un peso specifico importantissimo, come sempre accade quando i mercati sono ipercomprati. Un po' di prudenza è d'obbligo ed anche se salutiamo con grande piacere i rialzi delle borse i nostri piedi sono sempre ben piantati per terra.

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A costo di essere noiosi e pedanti non possiamo esimerci dal tenere sotto controllo le aspettative del mercato a riguardo al taglio dei tassi di interesse.

Dopo la riunione della BCE di giovedì 25 abbiamo capito che la Lagarde inizia a considerare la possibilità di una riduzione del costo del denaro ma sicuramente NON a marzo e quindi si dovrà obbligatoriamente attendere l'11 aprile oppure il 6 di giugno. Comunque sia, se inizierà il 6 di giugno con un taglio dello 0.25%,  resteranno ancora 4 riunioni utili per tagliare il resto... In questo momento il mercato sta scontando che i tagli inizieranno ad aprile ed è in effetti, considerato lo stato dell'economia europea, uno scenario verosimile. Avremo dei problemi con i mercati solo se i tagli avverranno ad estate inoltrata o solo a partire dall'autunno.

Per quanto riguarda la FED la situazione potrebbe essere più complessa. Un passaggio di un articolo dell'Economist (27 gennaio, pag 63) sintetizza efficacemente il problema: "L'ipotesi che i tassi possano rimanere alti è plausibile" ed in riferimento all'anno elettorale sottolineano che "il pericolo di un allentamento troppo precoce della politica monetaria e di un ritorno dell'inflazione, come accaduto negli anni '70, incombe già sulla Fed. In una campagna presidenziale con Donald Trump, un taglio dei tassi troppo rapido potrebbe avere conseguenze ancora più gravi. Si alzerebbe inevitabilmente il grido che i funzionari (della Fed) hanno abbandonato il loro mandato nel tentativo di stimolare l'economia, compiacere agli elettori (soprattutto democratici) e tenere Trump fuori dalla corsa presidenziale." In effetti l'articolista potrebbe anche avere ragione e se ce l'ha, allora i quasi 6 tagli previsti sono troppi.

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Volete sapere una cosa? Noi siamo qui ogni settimana a chiederci quando le banche centrali taglieranno i tassi, quasi fosse una questione di vita e di morte,  ma abbiamo la sensazione che ai mercati questo interessi per il momento veramente poco e stanno andando per la loro strada... Lo S&P500 è in costante crescita e passa da un record storico all'altro con una nonchalance sorprendente. Il trend è chiaramente al rialzo e soprattutto dopo aver infranto l'ostacolo dei 4818 punti lo è ancor di più! Non fraintendeteci, noi siamo più che contenti: il trend rialzista lo salutiamo con grande calore ma la cosa ci suona strana... manco fossimo in pieno boom economico. Anche a chi non mangia pane e analisi tecnica tutti i giorni appare chiaro che un trend con questa ripidità non può durare in eterno... Ned Davis prevede una correzione per il mese di maggio ma se lo sviluppo dell'indice continua con questa esuberanza la correzione potrebbe arrivare decisamente prima... e se le regole tecniche sono ancora valide tenete d'occhio i 4500 punti...  Ci stiamo anche chiedendo se forse sottostimiamo l'impatto dell'Intelligenza Artificiale... chi lo sa? Comunque sia, la prossima settimana è garantito che i risultati dei Magnifici 7 eccome li guardiamo!


...Per il momento ci limitiamo ad osservare la loro performance da inizio anno: Tesla ed Apple a parte... encomiabile.


Per il Nasdaq possiamo fare un copia-incolla di quanto detto per lo S&P500 e la somiglianza dei due grafici è talmente evidente che non ci vuole molto a capire che i due sono trainati dal medesimo drappello di azioni con le Magnifiche 7 a fare da apripista...


Come vi avevamo preannunciato, la Lagarde giovedì è finalmente riuscita a galvanizzare un pochino le borse europee... non che questo sia un suo compito ma salutiamo con piacere la performance dell'Eurostoxx50 che venerdì si è issato oltre il suo record storico che resisteva da oltre 20 anni. A dir la verità, più che la Lagarde,  a trainarlo sono state le azioni del settore del lusso (LVMH (+ 12.81%); Hermes int. (+6.83%) e Kering (+6.59%)) ma comunque l'idea che anche in Europa un taglio ai tassi lo si potrà vedere aiuta. Ora abbbiamo un problema: difficile dire come questo indice potrà evolvere... se rientra sotto i 4600 punti è ipotizzabile che continui a spostarsi lateralmente in un range tra i 4'400 punti e 4'600. Ma la rottura di venerdì dei 4600 punti potrebbe ora spingerlo verso l'alto con un possibile obiettivo a 4'800... lo capiremo (forse)  la prossima settimana.


Anche l'indice SMI venerdì ha avuto il suo momento di gloria ed è riuscito a contrastare il trend laterate avviatosi nel mese di dicembre 2023 e si è portato sopra la linea di resistenza degli 11'250 punti... insomma per un paio di mesi si è fermato a prendere un bel respiro ed ora, speriamo, sta cercando di raggiungre gli 11'600 punti. Bene anche il golden cross delle medie mobili: la 50 giorni (linea viola) sta per forare al rialzo la media dei 200 giorni (linea blu) come indicato dalla freccia verde; è un buon segnale della forza rialzista del movimento in corso in quanto il golden cross suggerisce che i prezzi a breve termine (50 giorni) stanno crescendo più rapidamente della loro media sul lungo termine (200 giorni). Meno bene i volumi: sono un po' scarsini ma comunque quelli di venerdì erano in rialzo e danno significanza alla rottura della resistenza. Attenzione che presto saremo in ipercomprato...

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Come vi abbiamo preannunciato quest'anno vogliamo mettere l'accento sui trend. Detto, fatto: guardate quello di medio termine riguardante usd/chf... non ci sono dubbi che le due righe rosse stanno disegnando un percorso ribassista confermato pure dal death cross (l'opposto del golden...) delle medie mobili. Ci è piacituo il rimbalzo della valuta americana che dagli 84 centesimi ha riportato il dollaro a 0.8640 ma saremo tranquilli solo quando si riuscirà in un qualche modo a superare la resistenza dinamica (linea rossa superiore) a significare che forse dal trend ribassista si può anche uscire. Difficile a breve ma non impossibile... Chissà perché abbiamo sempre questa impressione che la nostra Banca Nazionale potrebbe decidere di punto in bianco di iniziare a tagliare i tassi sul franco, forse è solo un pio desiderio ma un aiutino Jordan potrebbe anche darcelo!



Anche nel caso di euro/ chf,  se non interviene una modifica della nostra politica monetaria, non vediamo come l'euro possa cambiare il suo trend... per farlo dovrebbe riuscire in un qualche modo ad issarsi sopra la linea rossa tratteggiata... a brevissimo sembra proprio una mission impossible...



Confermatissimo il trend laterale di euro/usd... per il momento teniamo il dollaro e come ribadito a più riprese saremo venditori (parziali) solo sopra 1.11.


Buona domenica e per gli appassionati di tennis... forza Sinner!



domenica 21 gennaio 2024

Le banche centrali non hanno fretta di tagliare



Chi si aspettava, in apertura di questo 2024,  una partenza al fulmicotone sarà rimasto deluso e ne ha ben donde! Stiamo ovviamente parlando dei mercati finanziari che, contrariamente al loro solito, si sono avviati in sordina. Se gettate una rapida occhiata alle performances delle borse mondiali aiuta a chiarire il concetto, concetto che possiamo tranquillamente estendere anche al comparto del reddito fisso. Si salva, per il rotto della cuffia, solo la borsa americana grazie all'exploit di venerdì trainata dai retail sales di giovedì e dal solito settore tecnologico.

Comunque spiegare un avvio così deludende è relativamente facile.

Se vi ricordate bene la scorsa settimana abbiamo cercato di evidenziare come una grossa fetta del successo o meno dell'anno finanziario 2024 ruota attorno alle aspettative dei futuri tagli ai tassi di interesse. Rammentiamo che le attese sono per 6 tagli in Europa e America (che a noi sembrano troppi...)  e di 3 tagli per la Svizzera (che ci sembrano corretti...).

Ebbene è bastato qualche dato macro ed una maggior attenzione agli eventi nel Mar Rosso per avviare in seno agli operatori del mercato un ridimensionamento delle aspettative...

Andiamo in America. Per la serie "le buone notizie sono cattive notizie" il 17.01.24 sono stati pubblicati i dati dei retail sales per i mese di dicembre: +0.6% (atteso: +0.4%; precedente: +0.3%). Insomma la voglia di consumi degli americani è dura da scalfire ed un simile dato è la dimostrazione che l'economia a stelle e strisce può ancora contare sulla loro naturale propesione alla spesa. Il 25 gennaio vedremo se il PIL USA sarà in effetti in forte rallentamento oppure saremo confrontati con un dato più alto delle aspettative (atteso: +1.7%; precedente: +4.9%). E' chiaro che un simile contesto non mette fretta alla FED... l'americano continua a consumare, l'economia non sta entrando in recessione... ergo: i tagli possono anche aspettare. Manco farlo apposta il giorno dopo, uno dei Governatori della FED (Bostic), se ne esce con un'affermazione che conferma quanto abbiamo appena detto: "sarei favorevole ad un taglio dei tassi durante il trimestre luglio-settembre" il che significa che se non tagliano a luglio si dovrà necessariamente andare a settembre... Ad agosto: tutti in vacanza! 

Per dovere di cronaca portiamo alla vostra attenzione anche uno studio di Bank of America che sta valutando, a causa della vischiosità dell'inflazione, uno scenario estremo in cui si prevede che nessuna banca centrale dei G10 taglierà i tassi quest'anno... scenario al quale ovviamente non vogliamo neppure pensare... ma qualcuno lo sta facendo al posto nostro!

Facciamo ora un salto in Europa dove la situazione per la BCE si fa più ingarbugliata: 


Il 15 gennaio abbiamo la conferma che per la Germania il 2023 è stato un anno di recessione: la crescita annua segna un -0.30%... E' abbastanza chiaro che alle nostre latitudini abbiamo bisogno di un alleggerimento del costo del denaro...


...ma il 17 gennaio prendiamo nota che l'inflazione europea (yoy) è salita al 2.9% (atteso: 2.9%; precedente: 2.4%). Dopo mesi di costanti ribassi non è un bel dato e come detto starà creando un bel po' di discussioni in seno ai membri della BCE che tra dare fiato all'economia tedesca e combattere l'inflazione temiamo che quest'ultima opzione abbia il sopravvento.

Ergo, le attese per i tagli ai tassi, sia in America che in Europa, sono passati dai 6 di inizio anno agli attuali 5. Per la Svizzera i tagli rimangono, per il momento, i 3 previsti.

Ci siamo comunque chiesti se questi rigurgiti d'inflazione possono rovinare effettivamente la festa. Abbiamo selezionato i grafici dei principali componenti che possono spingere nuovamente l'inflazione al rialzo e li vogliamo guardare insieme a voi,  tanto per capire se dobbiamo iniziare a preoccuparci nuovamente:


L'indice Bloomberg delle materie prime non sembra voler puntare al rialzo, anzi... Con il settore industriale americano non proprio in piena forma, con la locomotiva europea in recessione e con una Cina che lo scorso anno è cresciuta "solo" del 5.2% (il minimo sindacale per tenere a galla la sua economia) non vediamo per il momento grosse spinte al rialzo.


Anche all'indice dei costi energetici poteva, con tutte le tesioni geo-politiche in corso, andare peggio... E' vero che sembra aver avviato un mini trend rialzista (freccia rossa) ma tutto sommato il prezzo del greggio sono settimane che naviga tra i 71$ e i 74$ mentre è dal 2023 che il prezzo del gas si è stabilizzato e siamo abbondantemente sotto i prezzi raggiunti durante la prima fase dell'attacco russo all'Ucraina. Insomma, non vediamo per il momento un surriscaldamento eccessivo dei prezzi in questo settore.


Anche l'indice Baltic Dry, che monitora i costi di trasporto via mare, sembra più influenzato dalla dinamica del mercato delle materie prime (che abbiamo visto punta al ribasso...) piuttosto che esser dominato dai recenti eventi nel Mar Rosso... Comunque l'intervento armato degli USA di questi ultimi giorni dovrebbe farci riflettere... evidentemente qualche pericolo (di natura economica) devono averlo percepito.


A preoccupare è invece il costo dei containers: nel giro di qualche settimana è passato dai 1600/1700$ ai quasi 3800$... potrebbe iniziare a far del male.

Riassumendo: per il momento non sembrano esserci le condizioni  per un rilancio in grande stile dell'inflazione. E' più probabile che a preoccupare le banche centrali siano i comportamenti dei consumatori americani e la consapevolezza che portare l'inflazione dal 3% al 2% è quell'ultimo miglio che sembra a portata di mano ma che un allentamento dei tassi nel momento sbagliato potrebbe rendere vano. Anche il mercato sembra esserne cosciente ed infatti le aspettative ora non sono più per 6 tagli ma iniziano ad esserne prezzati solo 5;  sicuramente il primo taglio non sarà a marzo.  

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Ma come hanno reagito i mercati?



Le obbligazioni in euro faticano un po'... come detto in Europa un taglio ai tassi sarebbe il benvenuto ma per il momento in casa BCE si bada soprattutto all'inflazione...



... in America il decennale è tornato a rendere il 4.13% ed anche il 2 anni ce lo ritroviamo al 4.43%... siamo lontani dal 5% raggiunto ad ottobre ma comunque il rialzo dei rendimenti sta un po' disturbando il settore delle obbligazioni in dollari...

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Sul fronte azionario siamo andati a vedere che aria tira:


Il Vix, il famoso indice della paura, non sembra per il momento segnalare un aumento della temperatura... siamo abbondantemente sotto il 20...


...mentre il put/call ratio ci suggerisce che qualche soldino in più per comprarsi un'assicurazione il mercato l'ha speso... per la serie "sono tranquillo ma una piccola assicurazione la sottoscrivo..."



Anche se in America il taglio ai tassi non è per domani, l'indice S&P500 (+1.47% ytd) venerdì si è concesso il lusso di segnare il suo record storico... chi l'avrebbe mai detto che superare la resistenza dei 4'818 punti sarebbe stato così facile... Ovviamente il merito se lo prende il settore tecnologico che come lo scorso anno sta dettando i ritmi della crescita di questo indice...


...basta guardare i Magnifici 7 come si stanno comportando da inizio anno.


Come al solito l'amico Ned Davis ha catturato correttamente i movimenti dello S&P500 e se continuerà ad aver ragione l'indice non salirà ancora di molto prima di prendersi una pausa nel mese di maggio. Teniamolo presente prima di fare, presi dall'entusiasmo, nuove posizioni...


Ovviamente anche e soprattutto il Nasdaq (+2% ytd) avrebbe voglia di rivedere i massimi storici a 16'000 punti e venerdì ci ha dato una bella dimostrazione di forza riportando l'indice in zona ipercomprato con volumi in leggero rialzo... sarà interessante vedere se i risultati del 4 trimestre dei Magnifici 7 e relativi outlook daranno una ulteriore spinta... ma quando pubblicano? ...tabellina delle date nei prossimi Appunti.

Purtroppo l'Eurostoxx50 (-1.61% ytd) dopo aver raggiunto i 4'600 punti come da programma ha intrapreso un percorso in discesa che l'ha portato a testare il supporto dei 4'400 punti prima di rimbalzare leggermente... Per il momento è lo specchio della sua economia: il mood non è al massimo. Saremmo già contenti se si avviasse uno spostamento laterale, come pare essere il caso, con supporto a 4'400 punti e resistenza a 4'600.


Chi è in chiaro spostamento laterale è proprio lo SMI (+0.11% ytd): supporto a 11'000 punti e resistenza a 11'300 punti con la media mobile dei 200 giorni (linea in blu) anche lei a fare da supporto... per il momento non possiamo ambire a molto altro...

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Un'occhiata ai cambi dobbiamo darla. L'idea che l'inizio della riduzione dei tassi non è per il mese di marzo ha creato un po' di movimento rafforzando soprattutto il dollaro:


Come avevamo già annunicato noi saremo venditori di dollari solo quando la sua parità contro euro dovesse superare 1.11... ci siamo andati vicini ma ancora una volta la resistenza ha fatto il suo lavoro ed ora ci troviamo nella terra di nessuno. Comunque con l'interessante resa che il dollaro offre ci accontentiamo anche solo di un andamento laterale.



Non vi neghiamo che fino alla fine di dicembre dollaro/franco è stata una fonte inesauribile di fastidiosi mal di pancia e siamo solo che contenti di vedere una reazione al rialzo della valuta americana... In fondo rappresenta pur sempre una economia che sta crescendo e che offre dei tassi di interesse di tutto rispetto. E' vero che durante la pandemia gli americani si sono riempiti di debiti ma quale nazione non ha fatto la stessa cosa? Di norma questi ritracciamenti coprono il 50% dell'ultimo movimento effettuato e quindi non saremmo sorpresi se a breve rivedremo il dollaro a 0.88 contro franco.



Quante volte ci avete sentito dire che il chf è troppo forte? Innumerevoli! Purtroppo saremo costretti a ripeterlo fino a quando il trend sarà quello attuale. Salutiamo con piacere il rimbalzo della valuta europea avviatosi da inizio anno ma saremo veramente soddisfatti solo quando vedremo l'euro sfondare al rialzo la resistenza dinamica (linea rossa tratteggiata)... non siamo lontanissimi da questo obbiettivo ma ci vorrebbe un aiutino da parte della nostra Banca Nazionale Svizzera... Jordan, se ci sei batti un colpo!


Buona domenica a tutti!


domenica 14 gennaio 2024

2024: azzardiamo qualche previsione


                                 Anche i grandi sbagliano...

 Parlare di previsioni in ambito finanziario è come addentrarsi in un campo minato dove l’insidia si può trovare ovunque sotto la suola della tua scarpa. Siamo quindi costretti a muoverci con grande circospezione. Dobbiamo essere consapevoli che buttar lì qualche numero più o meno ragionato non ci mette al riparo dalle insidie dei mercati: questi dati vanno maneggiati con cura e ovviamente non devono mai essere presi per oro colato. Comunque sia dei dati macro e micro economici non ne possiamo proprio fare a meno e, se guardiamo con sospetto quelli a lungo termine che sono scarsamente efficienti, siamo invece più interessati a quelli che, con scadenza settimanale, mensile o trimestrale, ci aiutano a confermare o meno un trend. 

Di trend quest'anno parlermo molto. Uno dei punti forti dell'analisi tecnica, per capirci quella che ci aiuta ad estrarre informazioni operative dalla lettura dei grafici finanziari, è proprio la capacità di mostrarci quale tipo di trend, rialzista, ribassista o laterale, è in atto al momento della nostra analisi. Vale il principio fondamentale che un trend è in essere fino a quando non abbiamo l'evidenza che, per qualche evento particolare o per esaurimento naturale dello stesso, siamo in presenza di una sua inversione.  Inversione che di norma ci indica quando è arrivato il momento di comprare o vendere un determinato asset finanziario oppure dobbiamo intervenire nei portafogli con operazioni di protezione o potenziamento dello stesso.

Un giusto mix tra analisi tecnica e analisi fondamentale (quella che ci aiuta ad approfondire i dati che arrivano dall'economia e dalle società quotate) è alla base del nostro lavoro e, attraverso Appunti Finanziari, cerchiamo settimanalmente di far dialogare i due tipi di analisi verificando in tal modo la direzione dei principali trend e segnalarvi, speriamo in tempo utile, l'eventuale cambiamento di direzione degli stessi. Insomma, nulla di veramente nuovo ma l'accento che vorremmo mettere sulle tendenze del mercato sarà ancora più marcato.

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Come detto, dal momento che diffidiamo delle previsioni (anche se qualcuna ne faremo...) prima di addentrarci nelle nostre riflessioni vogliamo fare un po' di ordine nella nostra cassetta degli attrezzi e soprattutto vorremmo mettere in chiaro quali sono i temi che a nostro giudizio possono influenzare (notevolmente) i trend dei mercati durante il 2024.  Oggi parleremo di:

  • Rischi geo-politici 
  • Recessione versus soft landing
  • Inflazione 
  • Tassi di interesse 
  • Utili aziendali 

1) Rischi geo-politici

Sono sempre in agguato. Un giorno ti svelgi e scopri che la Russia ha invaso l'Ucraina oppure Hamas ha dato il via ad una guerra compiendo una strage impossibile da giustificare. Insomma, senza troppi preavvisi ci possiamo trovare confrontati con delle guerre, che magari erano anni che covavano sotto le ceneri, ma che ad un certo punto si sono palesate. 

Interessante analizzare in questi frangenti il comportamento del mercato dove viene a galla il suo vero Dna: se un qualsiasi evento non arreca fastidio al loro regolare funzionamento allora, dopo la breve sorpresa iniziale che si manifesta con un aumento temporaneo della volatilità, cinicamente scatta l'effetto assuefazione. La volatilità torna ad appiattirsi e si tira avanti come se nulla fosse...

Ma se l'evento, invece di perdersi nei meandri dei giornali che lo relegano sempre più nelle pagine interne, dovesse in un qualche modo diventare una minaccia per la quiete nel mondo e soprattutto per la sua economia, allora il balzo di volatilità lo vediamo eccome e l'onda sismica sarà registrata anche dalle nostre gestioni.

A tal propostio nei prossimi mesi dovremo tenere sotto particolare attenzione:

  • Il conflitto Russo-Ucraino: per Zelensky, un po' inaspettatamente, l'aiuto internazionale si sta affievolendo avvantaggiando Putin. Se non cambiano le cose non vediamo come si possa uscire da questo conflitto senza una serie di compromessi che per il momento nessuno dei due contendenti sembra disposto a fare.  Probabilità di arrivare ad un compromesso nel 2024: tra il 30-50%. 
  • Israele ha reagito alla brutale provocazione di Hamas. Il conflitto è circoscritto e per il momento non sembra coinvolgere i paesi confinanti. Gli americani stanno cercando di raffreddare gli animi ed un cessate il fuoco è probabile entro la prima metà del 2024. Se così non fosse aumenta la probabilità di un allargamento del conflitto.
  • Anche nel Mar Rosso è in atto una guerra dove di vittime per fortuna se ne vedono poche. E' poco dibattuta sui giornali ma è forse per il momento quella più impattante a livello macro economico: attraverso il canale di Suez passa il 30% del traffico mondiale dei containers, traffico che da mesi è sotto il tiro di gruppi di Houthi che attaccano, con missili e droni probabilmente forniti dall'Iran, i mercantili obbligando gli armatori ad optare per la circumnavigazione del continente africano. L'impatto importante sui costi di trasporto e l'aumento dei ritardi nella catena di approvigionamento è un triste dejà vu: Tesla, per esempio, ha dovuto sospendere la produzione di auto in Germania per mancanza di componentistica.  Se  non si trova una rapida soluzione al problema qualche ripercussione sull'inflazione non è da escludere. Manco finito di pensarlo ed ecco che durante la notte tra giovedì e venerdì, Americani ed Inglesi, hanno lanciato sulle postazioni lanciarazzi degli Houthi un centinaio ed oltre di missili nel tentativo di distruggere le loro basi operative... indirettamente è anche un messagio inviato all'Iran. Vedremo lunedì come i mercati reagiranno...

Dal punto di vista prettamente politico abbiamo nel 2024 una serie di appuntamenti elettorali che potrebbero in qualche modo avere un impatto importante sull'ordinamento politico mondiale e di riflesso anche su quello economico. Da tenere d'occhio:

  • Taiwan : elezioni presidenziali e legislative del 13.01.2024. La vittoria alle elezioni è toccata a W. Lai, un moderato che ha a cuore l'indipendenza di Taiwan ma allo stesso tempo crede che con la Cina bisogna dialogare. Ma non sarà facile: commentando il risultato delle elezioni, in una nota il portavoce del mistero degli Esteri di Pechino tiene a precisare che: "La questione di Taiwan è «un affare interno della Cina. Qualunque cambiamento avvenga a Taiwan, il fatto fondamentale è che esiste una 'Unica Cina´ nel mondo e Taiwan ne fa parte. La situazione non cambierà». Fine del dialogo... Non butta benissimo...
  • Russia: elezioni presideziali (scontatissime) 15-17. 03.2024.
  • India: tra aprile e maggio ( data da definire) elezioni generali.
  • Europa: elezioni per il nuovo parlamento europeo 6-9 giugno 2024.
  • USA: elezioni presidenziali del 5.11.24.  Trump non molla e se si votasse oggi probabilmente vincerebbe le elezioni.


2) Recessione versus Soft Landing

Anche quest‘anno, come durante quello appena trascorso, dovremo cercare di capire se le economie dei due grandi blocchi economici che seguiamo con maggior assiduità, ovverosia quello Europeo e quello Americano, saranno confrontati con un soft landing, caratterizzato da un rallentamento della crescita ma pur sempre di crescita stiamo parlando, oppure se una vera e propria recessione è incombente.

Le attese parlano di rallentamento economico per quanto riguarda gli USA mentre sembra che non ci sia via di scampo ad un breve periodo di recessione per noi europei. Verificare se questi due scenari sono verosimili sarà il primo lavoro da fare; le conseguenze per i mercati finanziari dei due scenari sono abbastanza intuitive e non ci dilunghiamo troppo.

Per quanto riguarda gli USA è appurato che l'80% del PIL è alimentato dai consumi degli americani:


I consumi sono rimasti forti grazie alla presenza del risparmio in eccesso accumulato durante la pandemia. Ora questo risparmio si va esaurendo...


...ma l’aumento dei salari reali, reso possibile dal coincidere di aumenti salariali e diminuzione dell’inflazione, ne attenua gli effetti negativi giustificando in tal modo uno scenario da soft landing. Così fosse, non c'è una grande fretta di diminuire i tassi e gli utili delle società potrebbero essere nutriti da una crescita, seppur modesta, ma pur di crescita stiamo parlando. 


A dar man forte allo scenario dell'atterragio morbido ci sono anche i dati che arrivano dal mercato del lavoro americano: la discoccupazione (in rosso) sembra essere quella strutturale e vi sono solo alcuni velati accenni di aumento; anche i sussidi di disoccupazione (in blu) sono stabili e ci forniscono l'immagine di un mercato del lavoro ancora in buona salute. Se proprio vogliamo trovare un dato in lento peggioramento dobbiamo rivolgere lo sguardo ai posti vacanti (in arancione) che piano piano si stanno riducendo. Insomma, il
 mercato del lavoro è rimasto relativamente forte e la cronica mancanza di lavoratori specializzati scoraggia le imprese dal ridurre i loro effettivi anche in presenza di un business, soprattutto a livello industriale,  in rallentamento. 

In Europa non disponiamo di statistiche così puntuali e aggiornate come quelle americane ma se gettiamo un'occhiata agli ultimi dati disponibili...

... osserviamo un tasso di disoccupazione a lungo termine al ribasso...


... ed una pressione sul rialzo dei salari che assomigliano molto a quelli americani.


Ma abbiamo una produzione industriale che non promette nulla di buono...


... e le vendite al dettaglio, anche se in leggero miglioramento verso la fine del 2023, segnalano che le famiglie non stanno di certo buttando i soldi dalla finestra... Ovviamente se non si spende l'economia fatica a crescere.


In queste condizioni non sorprende che la previsione di crescita per l'Eurozona (0.50%) è modesta e non tiene il passo di quella americana (+1.30%), cinese (+5.20%) e del mondo intero in generale (+2.90%).

In Europa la crescita sembra asfittica e si rischia effettivamente di andare in recessione: l'urgenza di un taglio al costo del denaro a noi sembra palese. Ci corregge comunque il capo economista della BCE che in una intervista recentissima ha affermato che "una revisione dei tassi troppo rapida può essere autolesionista"... e se lo dice lui chi siamo noi per contraddirlo? Teniamolo presente.

Negli USA, che nel terzo trimestre del 2023 crescevano ancora del 4.9% (i dati preliminari del quarto trimestre escono il 25 gennaio), è prevista una bella frenata (1.30%) ma non sembra che a breve ci sia l'esigenza di un taglio ai tassi a tutti i costi anche perché, sia che si parli di Europa o di America, i conti non possono essere fatti senza pensare all'inflazione...

3) Inflazione

Altro grande cantiere sempre aperto è quello che monitora l'inflazione e a quanto pare è in corso una diatriba tra gli economisti che vedevano l'inflazione come transitoria e coloro che la ritenevano persistente. Per i primi, la risoluzione dei colli di bottiglia negli approvigionamenti ha contribuito a far ridiscendere l'inflazione alla stessa velocità con la quale era salita ovverosia molto rapidamente. Per gli altri solo il draconiano intervento delle Banche Centrali, che hanno organizzato il più ampio programma di rialzo dei tassi della recente storia economica,  ha permesso al rincaro di ritornare a valori più accettabili. Il resto del lavoro, che guiderà l'inflazione verso il 2%, lo farà il soft landing americano e la probabile debole recessione europea.

In effetti le previsioni riguardanti la futura inflazione europea sembrano essere tutte più o meno convergenti: Bloomberg ha interrogato in merito una sessantina di providers ed ha sintetizzato nella tabella sottostante il risultato dell'inchiesta:


Se nel 2024 quel 2% anelato dalla BCE non è ancora raggiunto, pare che lo sarà nel 2025.

Anche negli USA la Federal Reserve punta a riportare il tasso di inflazione al 2% ma, come dimostrano i dati sul rincaro americano pubblicati mercoledì  scorso, l'obiettivo, pur essendo a portata di mano, non sarà facilissimo da raggiungere... Pensiamo agli ultimi chilometri di una maratona: chi l'ha fatta sa per esperienza che sono i più difficili da portare a termine.

Ma vediamoli questi dati...

  • CPI (YoY)         : 3.4% (atteso: 3.2%; precedente: 3.1%)
  • Core CPI (YoY): 3.9% (atteso: 3.8%; precedente: 4%)

...non buonissimi. L'inflazione generale è salita a dicembre al 3.4% ma la cosa non ci stupisce più di tanto essendo un mese dove si spende più degli altri. Rimane invece molto lontana dal 2% la core inflation che fa fatica a lasciarsi alle spalle con decisione quel 4% che non piace alla FED e che non induce di certo a ridurre in fretta e furia i tassi. 


4) Tassi di interesse

Da mesi ci stiamo tutti chiedendo quando le banche centrali inizieranno a tagliare i tassi e soprattutto di quanto vorranno farli scendere.  Sembra essere l'unica cosa che veramente interessa al mercato...


...mercato che per quest'anno si aspetta 6 tagli ai tassi americani (dal 5.38% al 3.86%), 6 tagli a quelli europei (dal 4% al 2.46%) e 3 tagli per quelli svizzeri (dal 1.75% al 1.04%). Il primo taglio in America e in Europa gli investitori se l'aspettano per marzo. Non ci sono vere e proprie aspettative per la Svizzera sapendo che la BNS agisce spesso quando le pare e piace.

Come al solito le  attese del mercato cocciano contro quelle che sono le intenzioni della FED (non più di 3 tagli) e le dichiarazioni della BCE (molto dipenderà dai dati, no ad operazioni autolesionistiche). Mentre ci piacerebbe assai entrare nella testa della BNS e vedere cosa ci troviamo: speriamo non il nulla. 

Se da un lato, come abbiamo visto, le condizioni economiche suggerirebbero una celere riduzione dei tassi dall'altro i dati sull'inflazione suggeriscono ancora po' di prudenza. A noi marzo sembra troppo presto per tagliare: diciamo che ci sembra più ragionevole procedere alle prime riduzioni verso maggio/giugno.  Inoltre i 6 tagli previsti dal mercato ci sembrano francamente troppi.

Se quest'anno intravvediamo un vero rischio per i mercati è proprio quello riguardo alle aspettative sui tagli: se in effetti il mercato, strada facendo,  si dovesse accorgere che i 6 tagli previsti non saranno realizzati nella loro totalità (soprattutto se l'inflazione non accenna a diminuire ulteriormente) allora dovremo attenderci qualche movimento non proprio simpaticissimo sia in ambito azionario quanto in quello obbligazionario; anzi sarà proprio quest'ultimo a soffrirne maggiormente. Qualche piccola avvisaglia già la possiamo vedere:


 Per le obbligazioni in dollari...


... e quelle in euro l'anno non è iniziato benissimo e se le attese per i tagli verranno parzialmente disilluse qualche non gradita ripercussione la vedremo.

A questo punto non ci rimane che rimanere vigili e soprattutto restare sintonizzati con l'attività delle Banche Centrali. Per farlo vi alleghiamo il calendario 2024 delle riunioni:


Per quanto concerne la Banca Nazionale Svizzera,  che si riunisce solo 4 volte all'anno, non eslcudiamo che in qualsiasi momento può sorpendere i mercati annunciando un taglio ai tassi: essendo la prima banca centrale che li ha aumentati non ci sorprenderebbe se fosse anche la prima che li fa scendere. Sappiamo tutti che la nostra vera inflazione non è al 1.4% (siamo attorno al 2.2%-2.4% se fosse correttamente calcolata) ma è pur vero che la forza del franco svizzero sta iniziando a stizzire non pochi imprenditori e purtroppo si iniziano a vedere i danni...


5) Utili aziendali

Visto che stiamo parlando di previsioni, non possiamo esimerci dal fare un accenno agli utili aziendali che sono uno dei più consistenti motori dei mercati azionari e sui quali gli analisti fanno perno per stimare il potenziale aumento delle borse per l'anno a venire.

La prima cosa che ci siamo chiesti, pensando di quanto potrebbero salire le borse nel 2024,  è se effettivamente i mercati che prendiamo in considerazione sono correttamente quotati oppure se sono scarsamente valutati o al contrario lo sono troppo.

Per fare questo semplice esercizio ci facciamo aiutare dal P/E (price/earnings)  che mette in relazione tra loro il prezzo (P) di un'azione o di un indice con gli utili (E) generati.

Dire che un'azione ha un P/E di 18 significa che in quel momento gli investitori sono disposti a pagare 18 volte gli utili per azione dell'azienda presa in considerazione. 18 volte è tanto? O forse è troppo poco? La risposta dipende a cosa vogliamo paragonare il nostro 18: alla media del suo P/E degli ultimi 10 anni? Oppure lo analiziamo in fuzione del P/E del settore nel quale opera la nostra società? Non da ultimo possiamo paragonarlo con il P/E dell'indice del mercato dove la società è quotata.

Facciamo un esempio: prendiamo un'azione che ha un P/E medio degli ultimi 10 anni di 15, se il suo P/E attuale è di 18 ci segnala che la nostra azione è quotata un 20% sopra la media dell'ultimo decennio e potrebbe essere considerata "costosa"; per chi la vuol comprare deve averne consapevolezza.  Avete afferrato il concetto? Bene, per il momento fermiamoci qui, poi durante l'anno avremo tempo di approfondire qualche nozione supplementare del P/E.

Adesso guardate il grafico sottostante:


rappresenta l'evoluzione del P/E dell'indice S&P500 degli ultimi 13 anni. Il P/E medio è situato a 18 volte gli utili (riga blu) ed alla fine del 2023 abbiamo il valore del P/E a 22 volte gli utili. La prima cosa che ci vien da dire è che ovviamente dopo la cavalcata dello scoro anno, dove l'indice è salito del 20%, oramai non possiamo più considerarlo proprio a "buon mercato". In sostanza chi entra ora nel mercato americano deve essere cosciente che "entrarci" costa. Con questo non vuol dire che dobbiamo tenere giù le mani da questa borsa ma per sostenere le quotazioni piuttosto elevate è necessario che soprattutto la parte degli utili (E) continui a crescere. 

Siamo quindi andati a vedere cosa prevede l'esercito degli analisti a proposito degli utili attesi nel 2024 per le 500 società dello S&P, ne abbiamo preso conoscenza, abbiamo fatto qualche calcolo ma prima di esporvi i nostri risultati vorremmo fare una considerazione preliminare. 

Parecchie società dello S&P500 hanno ridotto in modo piuttosto evidente le loro aspettative di utili per il 2024 coerentemente con lo scenario di un soft landing che sta per arrivare. Non si riesce quindi a spiegare il tasso di crescita del 12% atteso per gli utili dello S&P500 senza prendere in giusta considerazione i Magnifici Sette che, con i loro utili da primi della classe, riescono a mascherare le magagne delle altre società. Se le 7 non riusciranno a creare utili come da aspettative... avremo un problema e anche piuttosto grosso.

Ciò detto abbiamo iniziato ad elaborare qualche dato fornitoci da Bloomberg a proposito delle aspettative di utili per lo S&P500 e ne abbiamo tratto qualche informazione utile:

  • Gli utili previsti nel 2024 sono in aumento del +12.25%. Attenzione stiamo sempre parlando di stime e c'è solo da sperare che gli analisti abbiano fatto bene il loro lavoro... 
  • Il 6.34% di questa crescita proviene dai Magnifici 7 (+ del 50%!). E' chiaro che anche per quest'anno le aspettative per quel che concerne le meraviglie dell'Intelligenza Artificiale sono elevatissime...
  • Il restante 5.92% è il contributo delle altre 493 società. La cosa ci deve far riflettere...
  • Se utilizziamo la formula classica con la quale si calcola il potenziale di aumento della borsa con una crescita degli utili stimata del 12.25% si evince che lo S&P500 può crescere nel 2024 del 9.43%.
  •  Non prendiamo troppo sul serio questo dato in quanto è una proiezione che si limita a calcolare il potenziale aumento dello S&P500 solo considerando l'aumento degli utili societari. Sappiamo benissimo che i mercati azionari rispondono anche ad altre logiche (come quelle della politica monetaria) e sono soggetti a mutamenti repentini dovuti allo stato d'animo degli investitori e a mille altre variabili.
Comuque sia c'è qualcun altro che,  per strade diverse,  è arrivato a conclusioni abbastanza simili alle nostre...


...Ned Davis ha fatto lavorare i suoi algoritmi ed ha stabilito che il trend dello S&P500 per il 2024 è rialzista di circa un 10%.  Dovremo prestare attenzione alla solita presa di profitto agli inizi di maggio (sell in May and go away)  seguita da quella dei mesi di settembre e ottobre. Dopo le elezioni americane si risale.

Considerata l'importanza dei Magnifici 7, li stiamo tenendo sotto stretta sorveglianza:


La partenza in questo 2024 sembra, Tesla a parte, piuttosto promettente con la solita Nvidia a fare da capofila... questo gruppetto di azioni lo vedrete spesso in quanto dipende fondamentalmente da loro se le nostre previsioni e quelle di Ned Davis saranno centrate.



Nel frattempo lo S&P500 sta litigando con una resistenza di non poco conto costituita dalla barriera dei 4'818 punti (frecce viola) che guarda caso è anche il record storico di questa borsa. Superare un record storico non è facile. L'indice avrebbe bisogno di una pausa che lo allontani dello stato di ipercomprato  che gli permetterebbe di prendere lo slancio per superare il livello record... le medie mobili comunque confermanto il trend rialzista e se lo dicono vogliamo crederci.



Abbiamo fatto lo stesso esercizio per lo SMI nel tentativo di calcolare quanto sia il suo potenziale rispetto alle aspettative degli utili per il 2024. Il risultato è confortante: senza intoppi particolari il nostro indice ha possibilità di salire dell'8.15%. Considerata anche la misera performance dello scorso anno non facciamo fatica a crederci. 

Nel corto termine sta cercando di dare seguito al trend rialzista iniziato ad ottobre dello scorso anno. Anche le medie mobili segnalano un primo golden cross (freccia verde) con quella dei 50 giorni (viola) che sta forando verso l'alto quella dei 100 (verde) dando significanza al movimento rialzista. Un po' scarsini i volumi... ma non si può sempre avere tutto :-) . 



Per la cronaca quella svizzera è la miglior borsa tra quelle occidentali (+0.80%)... era un bel po' che non capitava! Come potete vedere l'anno borisistico è iniziato un po' in sordina. Venerdì è partita la stagione degli utili in america e come al solito le danze sono state aperte dalle banche. Risultati misti: JPMorgan festeggia un 2023 da record; Citigruoup invece licenzia 20'000 collaboratori dopo aver pubblicato il peggior trimestre da 15 anni a questa parte. Vedremo cosa pubblicheranno i Magnifici 7 e c'è solo da sperare che saranno buoni numeri...

Buon anno a tutti!