domenica 14 settembre 2025

BCE: pausa di riflessione

Ci sono i falchi e le colombe e da questa settimana, nello zoo della finanza internazionale,  ha fatto la sua apparizione anche la civetta. Per capire da dove arriva, dobbiamo iniziare le nostre consuete riflessioni partendo da quanto deciso giovedì dalla Banca Centrale Europea (BCE). In linea con le aspettative e dopo otto tagli consecutivi al costo del denaro, la BCE si è concessa una pausa. Christine Lagarde ha giustificato il momento di riflessione come segue:

  1. Inflazione vicina all’obiettivo di medio termine
     I dati attuali mostrano un’inflazione coerente con l’obiettivo del 2 %, confermando che la politica monetaria resta “in una buona posizione”. Infatti l'inflazione europea è vicina al 2% e si potrebbe dire che l'obiettivo è praticamente raggiunto. Ulteriori tagli richiederebbero dati economici significativamente più deboli.

  2. Approccio “meeting-by-meeting” basato sui dati
    La decisione è stata presa senza un percorso predefinito per i tassi futuri: ogni mossa verrà ponderata in base ai nuovi dati economici e alle prospettive di inflazione e crescita. Rivisitando le tradizionali etichette di “falco” o “colomba”, Lagarde si è definita una “civetta”: vigile su tutti i fronti e pronta a reagire esclusivamente ai dati osservati. Per info: la civetta può ruotare la testa fino a 270° al fine di ottimizzare il suo campo visivo
     e dispone pure di efficienti visori notturni. Insomma, nulla le sfugge!

  3. Resilienza dell’economia e riduzione dell’incertezza commerciale
    Nonostante i rischi esterni (come i dazi USA), l’economia dell’eurozona mostra segnali di tenuta. La riduzione delle incertezze commerciali è stata un elemento positivo. Su questo punto, forse la vera sorpresa, ci ritorniamo tra poco.

  4. Previsioni macro e proiezioni aggiornate
  5. La BCE ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita per il 2025 (attorno al +1,2 %), mantenendo moderatamente positive quelle sull’inflazione futura (circa 2,1 % nel 2025; in discesa nel biennio successivo).
In sostanza, non ha detto molto di più di quanto già sapessimo ma con i tempi che corrono fa piacere ed è piuttosto rassicurante constatare che l'economia europea mostra ancora segni di vitalità:


In effetti, come evidenziato dal grafico elaborato dall'Economist che prende in considerazione l'evoluzione dei PMI di una rappresentativa selezione di paesi europei, l'attività manifatturiera sembra essere entrata in una fase di espansione dopo anni di contrazione. Evidentemente otto tagli ai tassi son serviti! Hanno di certo alleggerito i costi di finanziamento a breve delle imprese , hanno migliorato le loro aspettative di liquidità e ridotto il rischio di "credit crunch". Il PMI misura soprattutto le aspettative delle imprese e la combinazione di tassi in calo, costi energetici più gestibili ed inflazione in discesa hanno dato una spinta psicologica significativa.

Ciò che invece non sta reagendo ai tagli, come sarebbe stato lecito aspettarsi, è il settore obbligazionario in euro che fatica assai: 



da inizio anno l'indice total return delle obbligazioni in euro elaborato da Bloomberg è praticamente una linea piatta e la cosa non ci fa piacere in quanto incide negativamente, anche se non in una maniera determinante, sulle performance dei nostri depositi.

Sul perché di questa manca reazione possiamo solo azzardare qualche ipotesi:
  • I mercati avevano già prezzato gran parte dei tagli a fine 2023 e durante la seconda parte del 2024.
  • Il premio a termine è salito: significa che gli investitori chiedono un rendimento extra per detenere obbligazioni a lunga scadenza (questo vale anche per gli USA).
  • Non è più previsto un lungo ciclo di tagli ai tassi oramai che gli obiettivi della BCE sono raggiunti o quasi.
  • Probabilmente anche le prospettive di indebitamento futuro dell'Europa e gli spread di alcuni paesi importanti che rimangono larghi (Francia in primis) non riescono a stimolare la domanda per questo genere di asset.

In poche parole: i tagli hanno migliorato il sentiment (PMI), ma non hanno ancora convinto gli investitori in obbligazioni che avremo davanti a noi una lunga fase di tassi bassi e un'inflazione domata definitivamente.

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Due parole due sulla Francia: come previsto il governo è saltato ed il malcapitato neo Primo Ministro Sébastien Lecornu, un fedelissimo di Macron,  ha l'ingrato compito di formare un governo che in un qualche modo riesca - se non a ridurre - per lo meno a contenere il debito pubblico francese. Ci sono evidentemente molti altri problemi da risolvere ma quello dell'indebitamento sembra proprio essere maledettamente urgente. Infatti lo spread con i titoli di stato tedeschi è allo stesso livello se non addirittura superiore a quello italico. Le conseguenze non si sono fatte attendere: Fitch, una delle 3 agenzie di rating più importanti, ha declassato quello della Francia da AA- a A+. Insomma, più il rating scende più salgono i costi di indebitamento ed anche in Francia i debiti sono eccessivamente abbondanti. 

Ringraziamo Giannelli e il Corriere della Sera per la geniale vignetta!

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Come ben sapete una delle Corti federali d'appello statunitense ha stabilito che i dazi imposti da Trump a mezzo mondo sono illegali. L'amministrazione Trump ha subito presentato  ricorso alla Corte Suprema che lo ha accettato sul finire della settimana. Ci sarà ora l'avvio dello studio del caso con l'ascolto delle parti. A novembre ci saranno le udienze e una decisione probabilmente verrà presa nella prima parte del 2026 (c'è chi dice entro gennaio ma molti propendono per il mese di giugno).Va da sé che fino al pronunciamento definitivo della Corte Suprema i dazi restano in vigore! In caso di cancellazione dei dazi, ma ne saremmo sorpresi, prepariamoci al caos!

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Due dati (non possiamo proprio farne a meno...) hanno attirato questa settimana la nostra attenzione:


  • Richieste iniziali di disoccupazione: 263k (atteso: 235k; precedente: 236k)
Giovedì abbiamo avuto un'altra conferma che il mercato del lavoro inizia a sfornare numeri che non sono proprio tranquillizzanti. Il numero di persone che hanno richiesto per la prima volta l'indennità di disoccupazione (263k) è il più alto degli ultimi 4 anni e non dobbiamo sottovalutarlo. Probabilmente con un dato simile è altamente probabile che la FED sia pronta a tagliare il costo del denaro di un quarto di punto. Mercoledì 17 settembre lo sapremo. Morgan Stanley è talmente convinta che taglieranno i tassi che si è già sbilanciata su quelli a seguire che avverranno, secondo la banca, a ottobre, dicembre e  gennaio. Probabile ma non lo diamo ancora per totalmente scontato.


Contrariamente a quello che è successo alle obbligazioni in euro, la prospettiva di una serie di tagli al costo del denaro ha stimolato i bonds in dollari: da inizio anno la performance è buona e il total return di Bloomberg segna un +8.04%. Per noi europei il problema rimane la debolezza del dollaro: sia contro franco che contro euro la valuta americana quest'anno ha perso quasi un 13%;  malgrado il guadagno dell'8% siamo ancora, accidenti, in negativo!

Altro dato importantissimo che è uscito mercoledì scorso è quello riguardante l'inflazione made in USA

  • CPI yoy         : 2.9% (atteso: 2.9%; precedente: 2.7%)
  • Core CPI yoy: 3.1% (atteso: 3.1%; precedente: 3.1%)
I dati sono usciti tutti come da aspettative e quindi non abbiamo assistito a reazioni di panico da parte delle borse. Rimane comunque il fatto che piano piano l'inflazione americana sembra voler risalire. Mercoledì prossimo è probabile che la FED taglierà i tassi di un quarto o addirittura di un mezzo punto. Non sarà così scontato che, nei mesi successivi, ve ne saranno subito degli altri. Noi restiamo prudenti.

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Oramai allo S&P500 (+11.95%ytd) manca una manciata di punti per raggiungere il target 2025 posto a  6'600 da molti analisti. Target che è stato raggiunto con un trimestre d'anticipo ed ora non sono pochi gli analisti che vedono i 7'000 punti come approdo finale per il 2025. Il trend, per il momento saldamente ascendente, lo consentirebbe; un P/E, oramai sopra il 25, un po' meno. Noi per il momento restiamo investiti. Della piccola correzione paventata da Ned Davis, attualmente non v'è traccia ma siamo comunque vigili.



Anche il Nasdaq (+14.66% ytd) continua la sua cavalcata all'interno del canale ascendente. Ha pure approfittato di un aumento di valore di Oracle (+30% in una sola seduta!) che ha spinto l'indice verso il suo record storico. Bello ma abbiamo comunque letto un articolo dell'Economist che ci ha messo sull'attenti. Ridotto all'osso il giornalista ci fa osservare che tutto questo movimento è generato da aspettative impressionanti a proposito dei presunti guadagni stellari dovuti all'impiego dell'Intelligenza Artificiale (IA). Sarà, ma per il momento ad essere stellari ed irrazionalmente esuberanti (vi ricorda qualcosa...?) sono solo gli investimenti che si contano a centinaia di miliardi e che hanno reso ricche una manciata di aziende, Nvidia su tutte. Grossi utili derivanti dalle società che utilizzano l'IA non si sono ancora visti e speriamo che si materializzeranno in fretta altrimenti saremo sicuramente confrontati con una bolla dalle dimensioni colossali. Abbiamo preso nota.
Comunque sia chi è rimasto fuori dal Nasdaq per il momento non ha fatto bene. 
Tecnicamente parlando non si intravvedono cambiamenti di trend, anzi, siamo quasi in accelerazione. Attenti all'ipercomprato segnalato dal RSI: qualche presa di beneficio è sempre in agguato.


Malgrado i problemi della Francia, i droni russi su suolo polacco, una prospettiva di taglio ai tassi che si fa sempre più improbabile, alla mancanza di aziende seriamente implicate nello sviluppo dell'intelligenza artificiale e via di questo passo, l'Eurostoxx50 (+10.10% ytd)  tiene! E' in chiaro spostamento laterale ma a noi non disturba più di quel tanto in quanto un sano consolidamento ci mette al riparo da correzioni eccessive. Non fraintendeteci, se c'è da correggere corregge pure lui ma probabilmente in maniera più ordinata. Volumi decenti e rsi neutro dovrebbero tenerci lontano da guai grossi. Saremo compratori solo sopra i 5'470 punti.


Non c'è pace per lo SMI (+5.11% ytd)! Venerdì 12 settembre Goldman Sachs ha declassato Novartis e da hold la messa su sell... non è un declassamento da poco per un titolo farmaceutico che da solo vale quasi il 16% dello SMI. Severe sono pure le motivazioni: la concorrenza con i farmaci generici si fa sentire, la crescita della società nel futuro sarà strutturalmente più bassa del solito, la valutazione è troppo alta (parla di sopravvalutazione) e, per finire, il calendario dei farmaci in arrivo è modesto. Ne teniamo conto e la prossima settimana vedremo se quanto affermato da GS può essere sottoscritto. Poi  decideremo cosa fare considerato il fatto che il titolo è presente in numerosi depositi.
Tecnicamente i 12'400 punti sono al momento insuperabili e c'è da sperare che il debole supporto dei 12'130 venga per lo meno mantenuto. Non siamo troppo preoccupati ma insomma... quest'anno (come lo scorso) il nostro mercato non brilla più di tanto e se pensiamo che, per chi ha franchi, non ci sono molte alternative alla borsa non siamo messi benissimo.

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Per quanto riguarda il dollaro siamo nelle mani di Powell: contro chf un taglio è sopportabile. La prospettiva di ulteriori 2-3 tagli probabilmente darebbe una mazzata alla quotazione che non facciamo fatica a prevedere andrà sotto i 79 centesimi senza grandi possibilità di recupero. Al contrario un taglio di un quarto e poi si vedrà, potrebbe anche far recuperare alla valuta americana un po' del terreno perso quest'anno che con un -13% si sta comportando come una valuta di un paese in via di sviluppo (...e forse lo è!). Il 17 alle 20:00 tutti davanti a Bloomberg o al provider di info finanziarie che volete voi per vedere se Powell taglia e di quanto! Poi non mancate il suo speech alle 20:30; sarà fondamentale.


E' chiaro che la decisoine della Lagarde di non procedere se non strettamente necessario ad ulteriori tagli ai tassi europei ha dato un po' di forza all'euro che comunque rimane sempre sotto 1.19 e ci pare ancora in una fase di consolidamento laterale. E' chiaro che se Powell dovesse dare il via ad una serie di tagli temiamo che non solo vedremo forare la resistenza a 1.19 ma andremo pure a testare un valore attorno al 1.20. Fino a mercoledì comunque non succederà nulla di eclatante. Poi la volatilità in una direzione o nell'altra si accentuerà.


L'euro si sta indebolendo leggermente contro franco dal mese di agosto ma rimane per il momento ancora all'interno del canale di scorrimento laterale (0.9275 e 0.94). E' probabile che non succederà un granché fino al 25 di settembre giorno dove si riunisce la Banca Nazionale Svizzera. A tal proposito ci sono sul tavolo alcune ipotesi di lavoro che ci hanno messo sull'attenti.  Non è escluso che il nostro istituto centrale è pronto a dei tagli che potrebbero variare tra lo 0.25 e il mezzo punto. Mezzo punto darebbe una mazzata al valore del franco e vedremmo l'euro (ma pure il dollaro) schizzare verso l'alto di alcune centinaia di basis points. Domanda: siamo così mal messi in Svizzera da dover inserire i tassi negativi? Non sembrerebbe ma noi non siamo la Banca  Nazionale e certi dati li ha solo lei. Vedremo.


E' da un paio di settimane che non parliamo più del bitcoin. Ha passato una quindicina di giorni a consolidare attorno ai 110k-111k poi la prospettiva di diversi tagli ai tassi gli ha fatto fare un salto che lo porterà verosimilmente a testare ancora i massimi attorno ai 120k. Abbiamo una piccola posizione che teniamo.

Buona domenica!


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