Sono un paio di settimane che non ci sentiamo ma per fortuna, in questo breve lasso di tempo, non è successo nulla di veramente eclatante. Vogliamo comunque soffermarci rapidamente su paio di cose, tanto per lasciare nei nostri appunti settimanali una traccia.
Ci sembra importante sottolineare che il 25 di settembre la nostra Banca Nazionale (BNS) si è confrontata con un bel dilemma: è praticamente certo che il protezionismo americano arrecherà un duplice danno. Molto probabilmente assisteremo, mondialmente parlando, sia ad un rallentamento della crescita (che lo si affronta con un taglio ai tassi) sia ad un incremento dell'inflazione (che va frenata grazie ad un aumento dei tassi); la BNS ha deciso, sulla scorta di un'inflazione momentaneamente vicina allo zero e malgrado un franco svizzero eccessivamente forte, di lasciare i tassi invariati allo 0% evitando accuratamente di portarli in territorio negativo. Quest'ultima mossa sarà comunque attuata unicamente se i dati a disposizione della BNS e le discussioni in seno al suo direttorio dovessero suggerire una soluzione tanto drastica. Diciamo che siamo stati avvisati, ma per il momento prevale lo status quo. Meglio così!
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Con i mercati azionari che continuano a correre come se non ci fosse un domani, una delle insidie che potrebbe innescare delle prese di profitto indesiderate è la pubblicazione dei dati trimestrali statunitensi. Ebbene sì, sembra ieri che commentavamo quelli del secondo trimestre e fra poco meno di una settimana ci troveremo di fronte ai numeri del terzo!
Vale quindi la pensa capire cosa si aspetta il mercato soprattutto per quanto riguarda i numeri delle società dello S&P500:
S&P 500 – Trimestrali Q3 2025: attese e possibili scenari (clicca sulla tabella se non riesci a leggere)
Riassumendo: il consenso degli utili dello S&P500 è attorno al + 6.92%; se la crescita si attesta ad un valore inferiore, diciamo tra il 3 e il 4%, attendiamoci delle correzioni. Lo stesso dicasi per gli Utili Per Azione: attesi 67.66$ se sono sotto di un 10% rispetto alle attese (61$ circa) il dato sarà recepito come fallimentare e una correzione non ce la toglie nessuno. Idem per i Magnifici 7 soprattutto se la crescita degli utili dovesse essere inferiore al +12%. In generale: SE le previsioni per il Q4 e/o il 2026 dovessero essere deboli farebbero scattare le prese di profitto.
Lo shutdown del governo americano è la chiusura parziale delle attività federali quando il Congresso non approva in tempo il bilancio o i provvedimenti di spesa.
In pratica:
Lo Stato non ha l’autorizzazione legale a spendere.
Molti uffici e servizi “non essenziali” vengono sospesi (musei, parchi nazionali, agenzie amministrative).
I dipendenti pubblici federali vengono messi in congedo forzato o lavorano senza stipendio fino a che il blocco non finisce.
Quindi non è un default, ma una paralisi temporanea della macchina statale dovuta allo scontro politico sul budget.
L'ultimo shutdown targato Trump (22.12.2018) è durato 35 giorni, il più lungo della storia americana, ed ha coinvolto 800.000 dipendenti pubblici. Anche quello che ha preso avvio mercoledì primo ottobre ha tutta l'aria di voler durare a lungo!
Nella maggior parte dei casi gli shutdown durano pochi giorni (media storica: 8 giorni ) e quindi l'impatto reale sull'economia, e di riflesso sui mercati finanziari, è di poco conto. Questa volta, però, qualcosa potrebbe anche non andare per il verso giusto: nello shutdown sono coinvolti circa 800.000–900.000 dipendenti pubblici e il rischio che parecchi di loro vengano letteralmente lasciati a casa è concreto. Pensando a quanto Trump desideri ardentemente i tagli ai tassi di interesse e a quanto la FED sia sensibile al tema occupazionale, un aumento importante dei senza lavoro tirerebbe l'acqua verso il mulino di Donald.
Una prima conseguenza di questo nuovo shutdown l'abbiamo già potuta toccare con mano: le agenzie che si occupano di redarre le statistiche governative, quali ad esempio l'importante Bureau of Labor Statistics (BLS) che produce i numeri sull'occupazione americana, non sono in grado di sfornare i loro numeri. Ben sapendo quanto, in questo periodo storico, quelli inerenti l'occupazione sono di vitale importanza per le decisioni della FED, restare qualche settimana senza dati non faciliterebbe la vita a Powell e compagni. Si potrebbe perfino arrivare ad ipotizzare che, senza dati aggiornati, i tagli previsti entro fine anno - che sono 2 - verranno rimandati. Non ci vuole troppa fantasia per immaginare quale sarebbe la reazione dei mercati...
In assenza di dati "freschi" alla FED non rimarrebbe che far capo a quelli già pubblicati nelle scorse settimane. In sostanza abbiamo gli ADP, pubblicati il primo di ottobre, che confermano quanto il mondo del lavoro americano abbia perso una parte del suo splendore:
- ADP settembre. : -32k (atteso: 52k; precedente: -3k)
Se chiediamo al mercato se vi sarà un taglio ai tassi, quest'ultimo oggi non ha dubbi! Al 97.8% il 29 ottobre la FED taglierà di un quarto di punto. Con una tale aspettativa avremo di certo dei problemi da risolvere se la FED opterà per lo status quo!
Insomma, ci sarà a breve una correzione oppure no? Per il momento godiamoci il fatto che quella temuta per il mese di settembre non si è fatta vedere!
Se Ned Davis ha ragione, siamo pure autorizzati a pensare che la festa non è ancora finita; ovviamente FED e dati trimestrali permettendo...
Nota di servizio: i grafici che seguono sono stati realizzati alle 12:15 circa di venerdì; non sono quindi le chiusure definitive della settimana. Ci scusiamo per l'inconveniente e dalla prossima settimana si ritornerà alla normalità.
Cosa possiamo dire dello S&P500 (+14.17% ytd) che oramai a fine settembre ha già raggiunto il target annuale dei 6'600 punti? A quanto pare sta già puntando, con decisione, verso i 7'000 punti che per molti analisti è un possibile traguardo per fine anno. Tutto bello, fin troppo! Per il momento l'indice si trova all'interno di un solido canale ascendente e, come abbiamo visto, solo i risultati societari deludenti (ma a dir la verità poco probabili) e la FED potrebbero rovinare la festa. Ciò non toglie che tutta questa positività qualche farfalla nello stomaco ce la fa venire... Piccola osservazione per chi pensa in chf: la performance dello S&P500 fino ad oggi è servita semplicemente a compensare la perdita che abbiamo subito sul dollaro... se la moneta americana smette di svalutarsi e la borsa americana continua la sua crescita forse si riesce a guadagnare qualche cosa per fine anno...
Anche l'ascesa del Nasdaq (+18.30% ytd) è apparentemente inarrestabile. Francamente è da fine maggio che questo mercato si trova in ipercomprato ma fino ad ora non abbiamo ancora visto una correzione degna di questo nome. Dove possa ora arrivare questo indice non la sappiamo, l'analisi tecnica non ce lo dice. Noi diventeremo negativi solo quando uscirà dal canale ascendente costituito dalle due righe verdi. Fino ad allora si tengono le posizioni.
Siamo invece positivamente sorpresi dall'andamento dell'Eurostoxx50 (+15.56% ytd) che, anche grazie al risveglio dei titoli legati alla farmaceutica e all'healthcare in generale, ha saputo finalmente superare la resistenza dei 5'470 per dirigersi, si spera, verso i 5'870 punti che tecnicamente risulta essere il prossimo obiettivo. Non preoccupiamoci troppo se dovesse fare una correzione che lo riporta verso i 5'470 punti; l'importante è che poi ci sia un rimbalzo che probabilmente lo trascinerà verso il nostro nuovo target. Se invece scivola sotto i 5'470 punti è decisamente un segnale che non vorremmo mai vedere e che probabilmente ci indurrà a fare qualche alleggerimento.
Anche la dormiente Svizzera questa settimana ha potuto beneficiare di un risveglio dello SMI (+7.85% ytd) sospinto dal settore farmaceutico. Abbiamo chiesto a chatGPT di riassumerci i motivi di questo revival:
Accordo tra Pfizer e l’amministrazione Trump su prezzi e tariffe
Una delle scintille che ha acceso il rally è la notizia di un’intesa tra Pfizer e la Casa Bianca per abbassare i prezzi dei farmaci in Medicaid in cambio di esenzioni o attenuazioni tariffarie. Questo riduce l’incertezza normativa che gravava sul settore farmaceutico, e gli investitori hanno reagito con sollievo.
In Europa, ciò è stato percepito come un segnale che il “rischio USA” sui farmaci potrebbe attenuarsi, spingendo titoli come Roche, AstraZeneca, Novartis, GSK a guadagnare terreno.Correzione di scommesse e ribilanciamenti d’asset
Fin qui il settore healthcare/farmaceutico è stato sottoperformante rispetto a settori “di moda” come tecnologia / AI. Alcuni portafogli erano scarsi di esposizione sul tema “difensivo”. Con segnali positivi regolatori, c’è stata rotazione settoriale verso healthcare.Speculazione sulla politica dei tassi / prospettive monetarie
Dati sul lavoro deboli e lo shutdown del governo stanno alimentando aspettative di tagli dei tassi da parte della Federal Reserve. In uno scenario di “rendimenti obbligazionari più bassi”, settori con flussi più stabili o con potenziale regolatorio favorevole (come l’healthcare) tendono a guadagnare appeal.Riduzione dell’incertezza normativa / regolatoria
Il tema dei farmaci e dei prezzi è da tempo un peso sul settore. La possibilità che alcune misure aggressive (tariffe, pricing imposti) vengano mitigate con accordi è vista come un “de-risking” – cioè un fattore che riduce il rischio percepito dagli investitori.Effetto “catalizzatore” del settore difensivo in contesti incerti
In momenti di tensione politica o macro (shutdown, dati del lavoro deludenti), alcune classi di investimenti tendono a rifugiarsi in settori considerati con domanda relativamente stabile — e l’healthcare / farmaceutico è uno di questi. Il rally può essere amplificato dal “flusso di capitale difensivo”.
Forse è un po' presto per dirlo, ma la rottura della resistenza dei 12'400 punti potrebbe spingere il nostro indice fino ai 13'000... Se nei prossimi giorni non si ritornerà sotto i 12'400, allora la probabilità che si possa vedere il nostro target sarà concreta. Dita incrociate!
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Per quanto riguarda il Forex sono stati dieci giorni piuttosto calmi e le valute che sono oggetto settimanale dei nostri commenti stanno tutte spostandosi, da una decina di giorni, lateralmente. Torneremo sulle valute la prossima settimana.
Vogliamo però, prima di terminare, dare un'occhiata all'oro e al bitcoin.
Superato di slancio il nostro target a 3'800 $ per oncia, l'oro non si è fermato e sta puntando decisamente verso i 4'000$. In questi giorni la spinta si è leggermente attenuata e probabilmente dovrà consolidare per un po' prima di tentare di raggiungere un traguardo tanto importante ma non impossibile. Non vi nascondiamo che vedere l'oro mettere a segno una tale performance e, contemporaneamente, osservare le borse salire come stanno facendo accentua lo sfarfallio nel nostro stomaco… strano, bellissimo ma al tempo stesso decisamente insolito!
Notevole pure la performance settimanale del bitcoin che si trova ad un soffio dal suo record storico (124'457 $). Tre sono i motivi principali che hanno favorito il movimento di questa crypto:
- Si sono notati afflussi particolarmente abbondanti verso gli etf spot e diversi investitori istituzionali hanno aumentato le loro posizioni legittimando ulteriormente il bitcoin fornendogli nel contempo un buon supporto strutturale.
- L'incertezza politica americana e lo shutdown governativo hanno sicuramente alimentato la domanda di crytpo in generale e di bitcoin in particolare.
- Non scordiamoci che il mercato considera scontato un altro taglio ai tassi che di norma favorisce gli asset più rischiosi tra i quali troviamo le crypto.
Tecnicamente parlando bisogna prestare attenzione ai 124'000$ che sono per il momento una resistenza importante: nuove posizioni si possono fare solo se si supera con decisione questo livello (allora il successivo target lo potremo verosimilmente indicare attorno ai 135k)
Buon week end !