Questa settimana non ci siamo certo annoiati. Ben quattro Banche Centrali si sono riunite quasi in contemporanea (Fed, BCE, BoC e BoJ) e un elevato numero di risultati societari ha contribuito a mantenere la nostra attenzione a livelli elevati. La Federal Reserve e la Banca Centrale del Canada hanno deciso per un taglio di 25 punti base, mentre la Banca Centrale Europea e la Bank of Japan hanno preferito mantenere i tassi invariati.
Tra gli appuntamenti, quello della Fed è stato senza dubbio il più rilevante, sia per le implicazioni macroeconomiche sia per gli effetti diretti sulle nostre strategie di gestione. Vediamo quindi più da vicino quanto emerso dalla penultima riunione annuale della banca centrale statunitense.
Il taglio di 25 punti base dei Fed Funds era ampiamente atteso dal mercato; meno scontato, invece, è stato il tono dell’intervento di Powell, particolarmente denso di indicazioni operative e non privo di elementi che hanno messo sotto pressione soprattutto i mercati obbligazionari.
Vediamo i punti principali emersi dalla conferenza stampa del 29 ottobre:
Inflazione in discesa, ma non è ancora “dove deve essere”.
Powell ha riconosciuto che l’inflazione ha continuato a rallentare rispetto ai picchi del 2022-2023, ma ha ribadito che la Fed vuole vedere progressi più costanti nel core, in particolare nei servizi non‐housing. Probabilmente è allarmata dal recente e persistente aumento della stessa.La Fed non si sente per il momento “obbligata” a tagliare rapidamente.
Il messaggio è stato: non abbiamo fretta.
Powell ha sottolineato che eventuali tagli futuri dipenderanno dai dati (che non arrivano...) e non da un calendario prestabilito.
Mercato del lavoro: segni di raffreddamento, ma senza cedimenti clamorosi.
Non c’è evidenza di un deterioramento rapido dell’occupazione → quindi nessuna pressione per tagliare per evitare una recessione. (a tal proposito noi abbiamo qualche reticenza...)
Condizioni finanziarie già più restrittive… da non sottovalutare!
Powell ha fatto notare che:i tassi di mercato sono ancora alti,
il credito bancario è meno espansivo,
le condizioni più severe nel private credit fungono già da “restrizione aggiuntiva” .
Due cose di ciò che ha detto hanno urtato la sensibilità di noi investitori: la prima riguarda le tempistiche di un ulteriore taglio ai tassi per il mese di dicembre che non sembra per nulla scontato: "Se guidi nella nebbia rallenti" ha affermato Powell facendo un chiaro riferimento allo shutdown dell'amministrazione USA che oramai da un mese non è in grado di fornire dati economici aggiornati; senza dati la FED non si muove o è restia a farlo.
Inoltre, lo abbiamo visto la scorsa settimana, l'inflazione sta lentamente ma inesorabilmente crescendo e la cosa non passa inosservata.
Non passa inosservato anche lo stato di salute dell'economia americana che, come dimostra il seguitissimo GDPNow della Fed di Atlanta, in effetti non sembra indicare che in questo momento la crescita economica stia rallentando, anzi:
La seconda considerazione riguarda il raffreddamento del mercato del lavoro che, secondo la Fed, non sta avvenendo in modo rapido e preoccupante. È possibile, ma durante la stagione degli utili non sono mancate le aziende che hanno annunciato tagli occupazionali anche rilevanti: la sommatoria dei posti soppressi annunciati durante la presentazione dei dati del terzo trimestre supera i 200k e siamo solo agli inizi.
L’Intelligenza Artificiale non è ancora la causa principale di questi licenziamenti, ma riteniamo che il suo crescente impatto porterà un numero sempre maggiore di imprese a riorganizzarsi per restare competitive. La rapidità con cui l’AI sta avanzando è impressionante. L’aumento dell’efficienza aziendale passerà, purtroppo, anche attraverso una riduzione strutturale di ruoli e carriere professionali che difficilmente verranno reintrodotti. È vero che emergeranno nuove professioni e nuove competenze, ma al momento questa transizione è ancora in gran parte teorica, mentre gli effetti sull’occupazione “tradizionale” iniziano ad essere visibili. Bisogna ammettere che, in questo contesto, anche un eventuale taglio dei tassi in futuro potrebbe avere un impatto limitato.
Sono invece già visibili le conseguenze di quanto affermato da Powell durante la conferenza stampa:
La scorsa settimana la probabilità di un taglio a dicembre era del 91.7%; oggi è scesa al 63%. Un simile cambio di prospettiva non lascia i mercati indifferenti.
Le rese dei Treasury (nell'immagine il 10 anni (nero) e 2 anni (rosso)) stanno risalendo. Quella del decennale non vuol saperne di scendere sotto il 4%...
...il total return sulle obbligazioni in dollari elaborato da Bloomberg ha perso questa settimana l'1% (e speriamo si fermi lì...)...
...mentre il dollaro, malgrado il taglio dello 0.25%, è tornato ad apprezzarsi contro le principali valute (nell'immagine l'US dollar index) e potrebbe continuare a farlo anche la prossima settimana.
Per fortuna, come vedremo dopo, le ripercussioni sul mercato azionario non si sono (ancora) viste.
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Due parole, a proposito della decisione della BCE di lasciare i tassi invariati, le dobbiamo dire.
In effetti l'inflazione in Europa sembra essere sotto controllo ed in molti casi è addirittura sotto il 2% programmato dalla BCE. L'Eurozona nel suo insieme fa segnare un'inflazione al 2.2% la qualcosa fa contenta la Lagarde che ha deciso che, per il momento, di ulteriori tagli ai tassi non se ne parla.
Vien comunque da chiedersi se l'inflazione sia effettivamente rientrata grazie alle misure di politica monetaria avviate qualche anno fa dalla BCE, oppure sia il risultato di una crescita economica asfittica che da parecchio tempo (fatto salvo qualche lodevole eccezione come quella spagnola) è da zero virgola; forse, vista così, un paio di tagli ai tassi non farebbero di certo male.
Ma a nostro giudizio sarà difficile tagliare i tassi ulteriormente al fine di preservare rendimenti reali positivi sui titoli di Stato, agevolando in tal modo la sottoscrizione della maggiore quantità possibile di debito che l’Europa dovrà emettere a breve. Se prendiamo l'inflazione europea 2.2% e sottraiamo il rendimento dei titoli pubblici tedeschi dai 4 anni in su otteniamo infatti un rendimento, anche se di poco, positivo. A dieci anni questo rendimento si situa allo 0.43%.
In altre parole la BCE sta evitando di tagliare il costo del denaro per facilitare il finanziamento dei Paesi europei. È comunque in buona compagnia: anche gli americani, checché ne dica Trump, sembrano dover fare lo stesso!
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Sull'incontro tra Trump e il suo omologo cinese Xi molto è stato scritto e sarete di certo già informati. Per chi non ha avuto tempo di leggere facciamo riassumere brevemente a ChatGPT cosa si sono detti e aggiungiamo una nostra considerazione finale:
✅ Cosa è stato concordato
Trump ha annunciato che l’America ridurrà i dazi sulle importazioni cinesi (da ~57 % a ~47 %) in cambio di impegni da Pechino:
la Cina riprenderà l’acquisto di soia americana.
la Cina differirà nuove restrizioni sulle esportazioni di terre rare per almeno un anno.
Cooperazione rafforzata sul traffico di fentanyl dalla Cina verso gli USA.
Xi ha parlato di volontà di lavorare insieme con gli USA “per il bene dei nostri paesi e del mondo intero”.
⚠️ Quali sono le conseguenze immediate (in corsivo i nostri commenti)
Mercati finanziari globali hanno reagito con sollievo: la prospettiva di un’escalation sino-americana si attenua. Vero.
Per il commercio: la riduzione di dazi e l’impegno cinese sulle importazioni agricole americane indicano un’accelerazione dell’attività bilaterale. Fin che dura.
Per le catene di fornitura: la sospensione delle nuove restrizioni sulle terre rare aiuta le imprese high-tech che dipendono da questi materiali. La Cina ha sempre il coltello dalla parte del manico.
Per la geopolitica regionale: rafforzamento della cooperazione USA-Cina sulla questione fentanyl Difficile da giudicare: la Cina è solo una parte di una catena molto più complessa legata alla lavorazione e al commercio del fentanyl.
Per l’alleanza USA-Cina: si potrebbe aprire una fase di «tregua» commerciale, anche se non è una soluzione definitiva alle tensioni sistemiche. Ci sono due galli in un pollaio con un ego smisurato, secondo voi potrà durare?
A proposito di ego smisurato, ecco cosa ha dichiarato Trump a margine dell’incontro: “On a scale of 1 to 10, I would rate my meeting with Xi a 12.” Insomma, non si smentisce mai. Ammettiamolo: a volte riesce persino a risultare simpatico.
Noi, pur riconoscendo che sia stato molto positivo che l’incontro abbia avuto luogo, ci manterremmo più sobri: sulla scala svizzera da 1 a 6 non andremmo oltre un 4,5, quindi appena sopra la sufficienza.
Resta comunque un primo passo nella giusta direzione. Speriamo che ne seguano altri.
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Prima di passare alla consueta analisi tecnica dei grafici permetteteci due appunti:
1) Gli utili delle ultime settimane, compresi i dati positivi delle grandi aziende tecnologiche, hanno ampiamente giustificato i guadagni in borsa a significare che, per quanto siano importanti i dati macroeconomici (assenti da un mese), chi tira il carro delle quotazioni azionarie sono in effetti gli utili societari. Circa l'83% delle aziende dello S&P 500 che hanno pubblicato i risultati in questo trimestre sono riuscite a superare le stime sugli utili. Il tasso di crescita degli utili combinato delle società dello S&P 500 nel terzo trimestre, che tiene conto sia dei dati effettivi che delle stime ancora da pubblicare, mostra attualmente un aumento dei profitti del 13,8%. Le attese erano per dei valori, se ricordiamo bene, attorno al +7%-8%.
2) E' noto che, per quanto riguarda gli investimenti azionari, statisticamente ci sono mesi più propizi di altri. Demonizziamo spesso e volentieri i mesi di settembre e, a torto, quello di ottobre ma non ci eravamo accorti che il mese di novembre fosse quello che procura maggiori soddisfazioni:
Non prendiamo per oro colato tutto ciò che ci viene restituito dalle statistiche: sappiamo bene quali siano i loro limiti. Come nel vecchio esempio dei due amici e del pollo: se uno dei due lo mangia intero, la statistica dirà che ne hanno mangiato mezzo ciascuno, ma è chiaro che solo uno dei due si alza da tavola sazio.
Detto ciò, novembre è appena iniziato e un po’ di ottimismo non guasta. Tuttavia, restiamo vigili: continuiamo a monitorare con attenzione i trend azionari e i segnali del mercato senza farci travolgere dall’entusiasmo.
La crescita del Nasdaq (+22.86% ytd) sembra non aver fine e ovviamente ci fa piacere. Il trend sembra solido e noi lo seguiamo. Attenzione al gap rialzista (cerchio rosso) che, come sappiamo, potrebbe anche venir coperto: l'RSI a 14 giorni è di nuovo in ipercomprato e una piccola correzione potrebbe manifestarsi a breve.
L'Eurostoxx50 (+15.65%) sta facendo il suo. Senza troppo clamore, con correzioni frequenti e con una rotazione tra i titoli non facile da prevedere, si sta spostando all'interno del suo canale ascendente con volumi leggermente crescenti. Lo lasciamo lavorare.
Lo SMI (+5.46% ytd) è la nostra croce! Ci eravamo illusi che il superamento dei 12'400 punti fosse definitivo ma così non è stato. Sappiamo che lo SMI fa fatica perché è difensivo, ha pochi titoli (30), non ha tecnologici e i suoi principali titoli sono in fase di bassa crescita. In un anno in cui salgono tecnologia e ciclici, lo SMI rimane indietro per definizione. Sika questa settimana ha poi fatto il resto...
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