venerdì 23 luglio 2021

Il trend continua…


La settimana borsistica che sta per terminare è iniziata col botto e lunedì sera lo S&P500 contava al suo passivo 3 punti percentuali di meno o giù di lì… Non succedeva da tempo e anche noi non eravamo più abituati a quel genere di somatizzazione che segue quando la correzione dei mercati é importante… Forse il commento più arguto che abbiamo letto è stato quello di un trader del CS che, ridotto all‘osso, afferma che „se durante la correzione di lunedì vi è venuto un bel mal di pancia (eufemismo…) significa che avete in portafoglio un po‘ troppo rischio.“ In effetti se così fosse, forse un alleggerimento potrebbe anche essere una cosa giusta.

Per fortuna un meno 3% non è stato sufficiente per sfondare la linea di supporto dinamico dello S&P (linea rossa) e nei giorni successivi abbiamo assistito ad un rimbalzo che ci sta riportando vicino ai massimi storici. 

I risultati del secondo trimestre comunque confermano in gran parte le enormi aspettative. Vengono sistematicamente punite le società,  che pur avendo lavorato bene,  non hanno saputo andare oltre. Oggi lavorare  bene non è più sufficiente per essere premiati in borsa: bisogna eccellere! … e qui, prima o poi, cascherà l’asino.

NDR continua a stupire per la precisione del suo modello: per il momento non ha sbagliato nulla. Se continua così avremo davanti a noi qualche settimana (3/4) di mercati a questi livelli, per poi iniziare una correzione piuttosto importante. Come sottolineato più volte, quello proposto da NDR non è oro colato e potrebbe anche avverarsi altro. Quello che noi facciamo è comunque seguire l‘indice anche da un punto di vista tecnico e come detto, per il momento,  di inversioni di tendenza non ne vediamo. Dobbiamo però segnalare che la seduta di ieri è stata la seconda con i volumi più bassi di tutto l‘anno. Non vuol ancora dire molto ma se l‘assenza di volume dovesse continuare è un segnale che non va sottovalutato…



Al mercato svizzero va comunque assegnato il premio di borsa più monotona (altro eufemismo…) del mondo: lo spostamento laterale in un range molto ristretto da l‘idea di quanto siano tirate le quotazioni, ma proprio mentre stiamo scrivendo, l‘indice si trova sulla sua resistenza a 12089 punti e forse è la volta buona che se ne esce… Se dovesse succedere (lo capiremo nel pomeriggio e soprattutto lunedì prossimo) forse assisteremo ad un mini-rally di piena estate: dopo più di un mese e mezzo che si sta arrotolando come un elastico su se stesso, il rilascio di tutta questa energia (leggi il superamento della resistenza) potrebbe regalarci ancora 2/3 punti percentuali che (confrontati con le rese a -0.75%) non sono pochi. Dita incrociate!


Dai, fermiamoci qui con questa edizione estiva di Appunti Finanziari. Buona lettura!

















domenica 18 luglio 2021

I dilemmi di Powell


 E‘ fuor di dubbio che il dato che tutti aspettavamo questa settimana era quello riguardante l‘inflazione americana. L‘ultima misurazione ci dava un‘inflazione al 5%, martedì era attesa al 4.9% ma in realtà siamo al 5.4%. Di questo non ci stupiamo, sarebbe stato più sorprendente un dato sotto il 5%, e per il momento il rincaro USA è qui per probabilmente restarci ancora per un po‘.

Powell ammette che l‘inflazione è molto al di sopra del livello di guardia e confessa di „non essere a proprio agio“ con un tale rincaro, ma sottolinea pure che non è sufficiente per convincerlo ad invertire la rotta. Ergo, per un po‘ ancora,  la politica monetaria americana resterà piuttosto espansiva.

Di cosa ha paura Powell?

1) Forse bisogna rispondere alla domanda chiedendosi di cosa NON ha paura: di certo è sicuro che l‘inflazione è transitoria (a mandarla alle stelle pare sia stato soprattutto il settore auto e auto d‘occasione coadiuvato dell‘aumento delle paghe orarie) e se non lo fosse ha i mezzi per contrastarla quando e come vuole. Ne è tanto convinto che persino i mercati finanziari gli vogliono credere, anzi di più (come sappiamo decidere di scendere dalla giostra non è facile…)

2) E‘ comunque più che consapevole che un aumento dei tassi provocherebbe un rallentamento della crescita economica,  soprattutto di quei settori (leggi tecnologia) che prosperano quando i tassi sono bassi permettendogli un approvvigionamento di abbondante liquidità a costi calmierati. Facile quindi immaginare cosa potrebbe succedere al mercato del lavoro che fa ancora fatica a ricostruire i posti di lavoro andati persi con il Covid. Di questo Powell ha paura.

3) Gli economisti che ci stanno mettendo sull’attenti che siamo vicini all‘apice della crescita dell‘attuale ciclo economico sono in molti: è probabile che Powell preferisca affrontare un periodo di inflazione anomala che percepisce come il male minore. Davanti a lui ha l‘esempio di cosa sta succedendo in Cina, che dopo esser cresciuta del 18.3% si è dovuta accontentare di un modesto 7.9% nell’ultimo trimestre. Una frenata simile potrebbe avverarsi anche negli Stati Uniti: nel primo trimestre il PIL è salito del 6.4%, si aspettano un +9.5% per il secondo e a seguire una lunga frenata che dovrebbe durare un semestre intero… vedremo i dati previsti per fine luglio.


Con una simile inflazione il rendimento dei Treasury non dovrebbe essere così basso,  ma non è affatto semplice spiegare come mai il dato sul rincaro ed il rendimento dei buoni del tesoro americano sono tra i più divergenti di sempre. Insomma , chi sta comprando Treasury a questi livelli si assicura una predita certa in termini reali. Forse l’unica spiegazione ragionevole è un acquisto massiccio di Treasury da parte degli Hedge Fund che scommettono speculativamente su di un ritorno importante del covid  che provocherebbe un ennesimo  stallo delle economie mondiali ed un ritorno dei rendimenti abbondantemente sotto l‘1%. E‘ comunque uno scenario che non possiamo completamente escludere.



Lo S&p500 ha chiuso la settimana con un insolito ribasso a 4327 punti. E‘ abbastanza probabile che oramai le notizie positive sono tutte scontate e anche le sorprese in un qualche modo lo sono. In effetti i risultati delle banche americane, i primi ad uscire, non hanno di certo deluso, anzi, ma non sono stati il carburante sufficiente per aiutare l‘indice a raggiungere i 4500 punti. Insomma siamo stati avvisati anche se Zaffignani, su Milano e Finanza del 17 di luglio,  afferma che „in questo momento (i mercati) sono noiosi ed appare difficile che con questa bassa volatilità prevalgano le vendite“. Lui è ovviamente libero di pensarla come vuole, ma un mercato in perdita di velocità (anche se i volumi per il momento sono ancora discreti) prima o poi verrà attratto dalla forza di gravità… e allora ci annoieremo molto meno. Garantito!



Anche la borsa svizzera continua con il suo „noioso“ spostamento laterale: bisogna ammettere che in effetti gradiremmo un po‘ più di brio: aiuterebbe senz‘altro le Performances dei nostri portafogli. Comunque per il momento grossi segnali d‘allarme non ne vediamo.

 

domenica 11 luglio 2021

Settimana importante in arrivo...


 Questa settimana abbiamo toccato con mano quanto sia diventato inquieto il mercato: il VIX (il famigerato indice della paura...), per quanto sia ancora a livelli molto bassi, ci propina degli strappi verso l'alto che possono essere equiparati a delle micro reazioni di panico determinate da notizie non sempre confortanti o difficili da interpretate; insomma sta diventando più instabile.

I motivi principali di questa instabilità li conosciamo:

  • Il cambio di atteggiamento della FED nei confronti del tapering e di un eventuale aumento dei tassi che è diventato molto meno talebano: fino a qualche mese fa, l'idea di un assorbimeno o di un rialzo, erano inconcepilbili prima del 2023. Oggi un po' meno.
  • La crescita dell'economia (soprattutto quella made in USA) è buona, ma si fa sempre più largo l'idea che il picco sia stato raggiunto.
  • Le varianti del covid 19 (soprattutto la Delta) preoccupano e i vaccinati sono ancora troppo pochi.
Un esempio della difficoltà di leggere correttamente la realtà economica ce lo dà ancora una volta il Treasury a 10 anni. Infatti  i rendimenti si stanno muovendo in maniera apparentemente  anomala: 



A quanto pare l'economia, dopo la crisi pandemica,  si sta riprendendo tanto velocemente  da esser riuscita a resuscitare persino l'inflazione (la grande assente degli ultimi 10 anni) ed  obbligando la FED ad aprire la discussione a riguardo di un tapering anticipato; idem per quel che concerne un aumehto dei tassi. Con queste premesse la logica ci dice che i rendimenti dovrebbero essere vicini al 2% (cerchio rosso)  o sù di lì. Ci stavano andando, ma dopo il picco di maggio a 1.75%,  son tornati a scendere accelerando addirittura il movimento negli ultimi giorni. Come mai, non è facile da spiegare,  ma sarebbe importante capire bene cosa sta succedendo. Il Treasury americano sta tentando di dirci qualche cosa? 

Per numerosi economisti, la rincorsa al Treasury,  è dovuta alla visione di una economia che difficilmente può svilupparsi oltre e che ritornerà sui suoi passi. Se così fosse, dovremo vedere nei prossimi mesi un PIL meno brillante, un'inflazione ritornare a livelli più sostenibili e registreremo utili societari meno corposi. Il classico scenario che potrebbe mettere fine al rialzo delle borse. Chi ha paura di una prospettiva simile è spinto all'acquisto di beni rifugio e il TB è uno di quelli. Una resa, anche solo dell'1.5%, è considerata accettabile.

Ma è uno scenario verosimile?



  Ammesso, ma non sempre concesso, che le borse sono lo specchio dello stato di salute di una nazione, abbiamo paragonato quella Americana (S&P500 normalizzato) con quella Cinese (CSI normalizzato)  ed è evidente che qualche cosa nel paese asiatico si è inceppato. In effetti qualche difficoltà devono averla,  tanto da convincere questa settimana la banca centrale Cinese a concedere una riduzione delle riserve obbligatorie delle banche nel tentativo di riattivare il credito a favore delle società. Speriamo che sia una mossa azzeccata anche perché, ma lo diciamo a denti stretti, senza una Cina che cresce è difficile che anche alle nostre latitudini si possa tenere il passo. 


Diamo ora un'occhiata alle borse.



Ci rendiamo conto che con i nostri commenti sembra che siamo parecchio negativi e ci aspettiamo chissà quali scrolloni in borsa. In effetti potrebbero anche esserci ma per il momento noi crediamo che il mercato possa avere ancora una chance per crescere. Lo pensiamo non perché lo dice il modello di Ned Devis,  ma semplicemente perché fino ad oggi NON abbiamo ancora l'evidenza di un cambio del trend che avremo quando il grafico scenderà sotto la linea rossa. 
E' indubbio che siamo in presenza di un mercato dominato più dagli speculatori, che dalla giostra per il momento non hanno voglia di scendere, che da investitori seri che guardano al lungo termine. Le reazioni alla buone e soprattutto alle cattive notizie saranno sempre importanti e la volatilità aumenterà di pari passo all'aumentare dell'indice. 
Per il momento i 4500 punti sono ancora possibili (venerdi lo S&P500 ha chiuso a 4369 punti) ma la settimana entrante sarà estremamente importante.

Martedi verranno rilasciati i numeri riguardanti l'inflazione sia in Europa che in America e capiremo meglio a che punto siamo. Mentre in settimana inizia il via alla pubblicazione degli utili societari americani con le grandi banche che verosimilmente usciranno con numeri incoraggianti.



La Bank of America ha pubblicato questo grafico piuttosto significativo: le attese per la crescita degli utili delle società sono importanti e per questo motivo i risultati dovranno essere stellari per giustificare l'attuale prezzo delle azioni. Incrociamo le dita. Immaginiamo che non vi sia sfuggita la previsione per gli utili dei trimestri a seguire...


Un'occhiata alla borsa Svizzera la diamo sempre: il trend è chiaramente laterale ma per il momento sembra tenere. Sotto gli 11'870 iniziamo a preoccuparci.

domenica 4 luglio 2021

3-2-1: via al secondo semestre


 

Ci siamo lasciati alle spalle un semestre piuttosto positivo. Non entriamo nei dettagli ma salutiamo volentieri la bella performance delle borse Europee che per una volta si sono distinte su quelle Americane. E' probabile che il cronico ritardo delle nostre borse in combinazione con una strategia della BCE,  obbligata a perseverare con gli aiuti, abbia convinto gli investitori che puntare qualche soldo sul nostro continente  sia cosa giusta.

Un po' meno bene, a sorpresa, le borse asiatiche: i ritmi di crescita delle loro economie dovrebbero rendere attraenti le loro azioni ma così non è stato. Sappiamo che ci sono problemi di indebitamento, in tanti casi eccessivo,  ai quali aggiungiamo, soprattuttto se parliamo della Cina, le ingerenze del governo preoccupato per l'eccessivo accumulo di potere di alcuni colossi ai quali stanno mettendo dei paletti non ben visti dagli investitori. E' comunque un mercato che ci interessa e ne riparleremo nelle prossime settimane.

Ma ora concentriamoci sul secondo semestre. Chissà cosa ci aspetta... Partiamo da una constatazione.

Ci stiamo chiedendo da qualche giorno che cosa potrebbe ancora sorprendere positivamente i mercati: la pandemia iniza ad essere sotto controllo; l'economia è in ripresa,  tanto da aver resuscitato miracolosamente anche l'inflazione; la crescita degli utili societari ci sembra abbastanza scontata;  la fine degli aiuti statali non è proprio per domani e quindi il carburante per la crescita nei prossimi trimestri è garantito... Cosa si può aggiungere di positivo che ancora non sappiamo? Non molto. 

E' più probabile che qualche cosa possa non andare per il verso giusto: la variante del virus Delta plus potrebbe essere più invadente del previsto con conseguenze facili da immaginare;  la crescita economica essere meno brillante di quanto i numeri vorrebbero farci credere; gli utili societari non è detto che possano salire all'infinito. E se un'inflazione sostenuta è qui per rimanerci, che ne saranno dei tassi? Potremmo continuare ma fermiamoci qui, siamo certi che avete capito.

Putroppo, per comprendere veramente a che punto siamo, l'unica cosa che possiamo fare è prestare maggior attenzione alla trafila di numeri e dati che verranno pubblicati settimanalmente incrementando lo sforzo interpretativo.

Vediamo quelli di venerdi scorso:

La creazione di nuovi posti di lavoro, esclusi quelli agricoli,  era uno dei dati più attesi: si aspettavano 720 mila nuovi posti e ne sono stati creati 850 mila, non male apparentemente.

Poi vivisezioni il numero e ti accorgi che un po' meno della metà di questi posti di lavoro sono stati creati nel settore ospitalità e tempo libero e di questi 200k li ha creati la ristorazione (bar e ristoranti) che sappiamo come vengono remunerati... Il commercio al dettaglio ne ha creati 67k ma incombe sulla loro testa l'incognita delle vendite online. Mentre il settore industriale, quello che dovrebbe sostenere una buona parte della crescita, di posti ne ha creati 20 mila che non ci pare una cifra consistente. Rincariamo la dose pensando che il settore auto ha perso 12'300 posti mentre quello delle costruzioni ha subito una flessione di 22'000 unità. Insomma la carenza di microprocessori ed il rincaro e la scarsità del legname stanno lasciando il segno.  In sostanza numero buono ma non buonissimo.


Anche il numero della disoccupazione non ci sembra consono a quello di una società in piena espansione economica: atteso un 5.6% uscito con un 5.9% (peggiore anche del precedente) il dato ha sorpreso, ma forse non più di tanto. Un sondaggio, svolto tra coloro che un impiego non ce l'hanno, ha cercato di stabilirne i motivi: al primo posto troviamo la paura di tornare al lavoro in quanto temono di buscarsi il covid. Di questo non dubitiamo ma probabilmente la paura svanirà appena gli aiuti statali verranno meno. Non è comunque un bel segnale...




Paghe orarie medie: in due anni e mezzo sono salite di un buon 10% (non male, pensate a quando aveve avuto l'ultimo aumento di stipendio...) Il dato è positivo e potrebbe stimolare la propensione al consumo che va di pari passo con l'inflazione. Ma se ha ragione la FED dovrebbe essere solo temporaneo... Vedremo.


Ma veniamo ai mercati


Venerdì lo S&P500 ha chiuso a 4'352 punti inanellando 7 sedute positive. Non sarà troppo?! Comunque per il momento tutto sta andando secondo le aspettative che come ben sapete per quello che ci riguarda  sono influenzate dall'algoritmo di NDR. All'obiettivo dei 4500 punti non manca molto, poi vedremo. NON diamo però per scontato che assisteremo ad una presa di profitto così consistente come prevede lo schema ma una correzione prima o poi è fisiologica.

Ma guardiamolo da vicino lo schema:


Come detto è da qualche anno che seguiamo le indicazione di NDR che punta più che altro a suggerirci quello che dovrebbe essere il TREND del mercato,  ma quest'anno lo schema soprende per la sua precisione. 

A giorni le società inizieranno la pubblicazione degli utili (come già detto dovrebbero essere abbastanza aderenti alle aspettative) e la nostra attenzione sarà comunque rivolta alle aspettative future che di solito si accompagnano ai numeri. 

Quello che francamente ci preoccupa è il fatto che meno del 50% delle società presenti nell'indice stia trattando sopra la media mobile dei 50 giorni. Di rimando significa che oltre il 50% dei titoli ha già iniziato a muoversi al ribasso e con una simile dinamica sarà sempre più difficile sostenere il trend dell'indice.



Il nostro indice è invece nuovamente entrato in una dinamica di spostamento laterale. Venerdi ha chiuso a 11'964 punti e per vedere nuovi rialzi dovremo attendere il superamento di quota 12'080. Pronti ad un nuovo alleggerimento sotto quota 11'870.