venerdì 31 dicembre 2021

Buon Anno!!


E‘ da un paio di settimane che ci siamo presi una pausa da Appunti Finanziari. A volte vale la pena fermarsi un attimo per cercare di vedere i mercati con un’ottica più distaccata e meno partecipativa: quando ci sei „dentro“ tutto il giorno e tutti giorni,  il rischio principale è quello di focalizzarsi sui dettagli perdendo di vista l‘insieme: sei talmente concentrato sui movimenti secondari che manco t‘accorgi che il trend principale del mercato è mutato. Questo è decisamente un rischio da evitare in quanto fatale!



Ma veniamo a noi.  Si pensava ad una fine d’anno piuttosto positiva, ma dai mercati azionari stanno arrivando soddisfazioni che francamente non avevamo messo in conto. Meglio così e godiamoci il momento.


La nostra attenzione, già da qualche settimana, è focalizzata sul 2022. Stiamo cercando di anticipare quali saranno i fattori che potrebbero portare ad un deciso cambiamento dei trend in corso e di carne sul fuoco ce n’è parecchia.


Per quanto riguarda i mercati azionari , sui quali punteremo ancora la nostra attenzione, dovremo monitorare da vicino la capacità delle aziende di continuare a crescere: per il momento gli analisti danno per scontato un aumento degli utili societari dell‘8% per le aziende americane e del 7% per quelle europee. Non sono di certo le crescite misurate dopo il crollo del marzo 2020, che si presentavano a due cifre,  ma è comunque una evoluzione attesa che ci potrebbe mettere al riparo da cambiamenti di trend drastici anche se non vi nascondiamo che le performances di quest‘anno saranno difficilmente replicabili e dovremo quindi alzare il livello di guardia.


Già dai primi giorni dell‘anno nuovo la nostra attenzione sarà focalizzata su quanto segue:


  1. Omicron sta spopolando: è abbastanza probabile che dopo le festività di fine anno assisteremo per qualche settimana ad una impennata dei contagi e se il fenomeno andrà fuori controllo ne dovremo tenere conto. Vedremo se le misure atte a combatterla avranno un effetto negativo sulla crescita.
  1. Da seguire con grande attenzione quanto farà la FED una volta che a marzo avrà portato a termine il tapering: 3 aumenti dei tassi sono dati per scontati a seguito delle persistenti pressioni inflazionistiche. Vedremo se basteranno.  Per il reddito fisso, che già nel 2021 non ha proprio brillato, non saranno tempi facilissimi e questo stato di cose avvantaggia per l‘ennesima volta l‘investimento azionario (se non altro per mancanza di alternative valide…). Non va comunque trascurato il fatto che siamo alla fine di un ciclo, quello della liquidità abbondante e a basso costo che ha messo le ali ai mercati azionari, e vedremo come le borse intenderanno fare i conti con questo cambiamento.
  1. A proposito di inflazione: cercheremo di capire meglio se il fenomeno è da considerarsi passeggero o meno. Il nostro giudizio è che l’inflazione è qui per restarci per una buona parte del 2022 ed anche oltre. Certi colli di bottiglia sono stati creati ad arte e fanno parte di una guerra commerciale che vede la Cina nel ruolo di attrice protagonista. Siamo propensi a credere che il Gigante Giallo non ha fretta di metter fine a questo conflitto e temiamo che stia seduto lungo la riva del fiume ad aspettare i cadaveri dei suoi nemici… 


         4. Altro capitolo da tenere bene sotto controllo è quello dei cambi. Almeno per i primi tre mesi dell‘anno non intravvediamo grossi             cambiamenti e probabilmente avremo un franco svizzero che resterà forte: è oramai abbastanza chiaro che la BNS ha smesso di gonfiare i suoi bilanci per cercare di evitare un eccessivo rafforzamento della nostra valuta.

Vedremo se il cambio di passo della FED, ed il conseguente irrigidimento della sua politica monetaria,  porterà ad un ulteriore rafforzamento del dollaro come logica vorrebbe. Consideriamo anche il non trascurabile fatto che la BCE è ancora lontana da un passo simile e se contro euro un rafforzamento del dollaro è probabile, confermando un trend che è in essere da quasi tutto il 2021, contro chf non diamo ancora per scontato che il 2022 sarà l’anno della valuta americana. Lo stesso dicasi per euro/chf che purtroppo si sta lentamente ed inesorabilmente portando vicino alla parità, proprio nell’anno del suo ventesimo compleanno quando contro chf debuttò a 1.60 o su da quelle parti.


Il 2022, ne siamo certi, sarà comunque un anno piuttosto movimentato. Godiamoci qualche giorno ancora di relativa calma e ai mercati finanziari ci penseremo seriamente a partire dalla prossima settimana.


Buon anno!


giovedì 16 dicembre 2021

FED Dot Plots

FED Dot Plot dicembre 2020


 

                                                                FED Dot Plot dicembre 2021


Quella di ieri sera è sicuramente stata una seduta della FED dal sapore storico. Nei due grafici sono raffigurati i dot plot della banca centrale americana, grafici che riassumono 12 mesi di politica monetaria: da zero aumenti dei tassi per il 2020 fino al 2022 (grafico 1), si è passati ai 3 aumenti per il 2022, ai 2 per il 2023 ed altri 2 per il 2024 (grafico 2) . Decisamente un bel cambiamento, non c'è che dire!

I fattori che hanno scombussolato negli ultimi dodici mesi i piani della FED sono oramai ben conosciuti e ne abbiamo parlato diffusamente anche nei nostri Appunti: il primo di questi fattori è indubbiamente la rediviva inflazione che da bella addormentata nel bosco (un sonno durato 30 anni...) si è improvvisamente ridestata pimpante più che mai. Sulle prime nessuno ci ha fatto caso, poi si è scommesso sul carattere temporaneo del rincaro fino ad intuire che probabilmente per ridurre l'impatto inflattivo, che inizia a far pesare la sua presenza soprattutto sul ceto medio americano, bisogna passare all'azione. Detto, fatto. 

Tanto per iniziare, ma fortunatamente come largamente atteso, si incomincia a portare a buon fine, accelerandolo,  il tapering che terminerà a marzo del 2022 . Poi la FED avrà mano libera sulla leva dei tassi e dai dot plot se ne deduce che i rialzi saranno almeno tre e finiremo il 2022 con il tasso implicito dei Fed Fund attorno agli 80 basis points; 80 bps che per fortuna non fanno ancora paura.



Infatti il rendimento del Treasury a 10 anni non ha fatto una piega, come è giusto che sia: infatti la parte lunga della curva dei rendimenti rimane pressoché invariata , mentre la politica della FED influisce sulla parte corta di questa curva contribuendo così al suo appiattimento. I problemi potrebbero nascere con l'inversione vera e propria della curva che sarebbe sinonimo di un'inflazione veramente fuori controllo.



La reazione dei mercati azionari questa mattina è stata quasi euforica. Strano: l'abc del consulente finanziario ti insegna che a tassi crescenti il mercato azionario soffre e tende a scendere. Invece oggi  sale! Che succede?

Con ogni probabilità il mercato aveva già scontato l'azione della FED, che in effetti se n'è uscita con un programma che non ha sorpreso quasi nessuno. In effetti i mercati subiscono dei picchi di volatilità (nel bene e nel male) quando le notizie ti sorprendono; l'efficienza dei mercati tende infatti a scontare in tempo reale qualsiasi notizia che potenzialmente può influire sulle quotazioni.

Però in questo caso bisognerebbe spezzare una lancia anche a favore di Powell che è stato abile nell'utilizzo della tattica del bastone e della carota: sulle prime ci ha batacchiato con la notizia dell'accelerazione del tapering e dei probabili aumenti dei tassi, ma subito dopo ha addolcito la pillola alzando le stime di crescita di uno 0.2% del PIL americano e l'ha ulteriormente indorata affermando che le misure adottate dalla FED riusciranno a riportare le pressioni inflazionistiche a dei livelli più accettabili. Un PIL in crescita ovviamente fa ben sperare per gli utili futuri delle società mentre un'inflazione calante non potrà che salvaguardare il potere d'acquisto del ceto medio americano e la sua propensione al consumo. 



Godiamoci quindi questo rally pre-natalizio dello SMI  che lo ha portato a segnare un nuovo record storico (oggi aiutato dai due big della farmaceutica con Novartis in testa che ha annunciato un share buy back da 14 mia) . Non preoccupiamoci più di tanto se domani potrebbe andare a chiudere il gap che si è creato all'apertura di stamani. Per il momento il trend rialzista non dovrebbe essere messo in pericolo.







venerdì 10 dicembre 2021

Prime previsioni per il 2022


 A quanto pare la variante Omicron può essere tenuta sotto controllo da tre dosi del vaccino targato Pfizer... Per il momento non siamo a conoscenza della posizione di Moderna, che sappiamo essere più prudente in merito all'efficacia del suo preparato, ma abbiamo preso nota della bella reazione dei mercati finanziari che son tornati a salire ed il nostro SMI si è pure concesso il lusso di segnare un record storico prima di retrocedere per andare a coprire un piccolo gap (freccia rossa) che si era formato 3 giorni fa. Il buon momento del nostro indice viene pure rafforzato dal gioco delle medie mobili, con quella a 50 giorni (viola) che è andata a forare dal basso verso l'alto quella dei 100,  irrobustendo in tal modo il movimento in atto. Ora c'è da sperare che il supporto dei 12'500 punti sarà confermato. Molto dipenderà dalla qualità dei dati che verranno pubblicati oggi alle 14:30 e che vi daremo conto appena disponibili.



Un assaggio di cosa potrebbe uscire oggi, l'abbiamo avuto ieri: le nuove richieste di disoccupazione sono crollate ai minimi degli ultimi 50 anni...(!) segno che l'economia americana sta tirando malgrado il recente taglio delle stime di crescita proposto da Goldamn Sachs che riduce il PIL 2021 dal 4.2% al 3.8% e lima la crescita per il 2022 da 3.3% a 2.9%.  Insomma è da mezzo secolo che questi numeri non sono così buoni e che possono quindi giustificare un'inflazione così alta come non si vedeva da trent'anni... questa è archeologia finanziaria!



Ma il dato che tutti aspettano per oggi è quello legato all'inflazione che è attesa al rialzo: dal 6.25 al 6.8%. Anche noi siamo curiosi: se ben vi ricordate la scorsa settimana avevamo messo in evidenza come i costi delle materie prime, quelli energetici e quelli per il trasporto erano scesi inducendoci a pensare che il rilevamento di oggi potrebbe anche essere meno del 6.8%. Vedremo fra un quarto d'ora...

Certo è che, se il valore supera il 6.8% atteso,  avremo una reazione non molto simpatica dei mercati. Infatti un'inflazione che tende a salire in modo così corposo indurrebbe la FED ad accelerare tapering per farlo finire a marzo e tenersi pronta, se necessario, ad agire sulla leva dei tassi ancor prima della fine del primo semestre ( come sta ora scontando il mercato) . L'impatto non sarà facile da calcolare, dipende dalla frequenza dei rialzi, ma quel che è certo è che non piacerà molto ai mercati azionari e del reddito fisso.

Mentre stiamo scrivendo sono stati pubblicati i numeri: CPI YoY al 6.8% come da aspettative. Bene così, l'inflazione è cresciuta ma non è andata oltre le attese. Dollaro stabile, Futures americani al rialzo e anche le borse europee stanno recuperando.

A questo punto sarà estremamente importante capire cosa la FED intenderà fare e la seduta di mercoledì prossimo sarà rivelatrice. Vedremo se i dati di oggi indurranno Powell ad accelerare i tempi del tapering.... affaire à suivre.



Stiamo andando di gran carriera verso la fine dell'anno e come da tradizione è pure ora di previsioni: a dir la verità non ne abbiamo ancora viste molte ma abbiamo intercettato, per quanto riguarda lo S&P500,  quelle del Credito Svizzero (+10%) , di City Group (+4.5%) e di Morgan Stanley (-6%).

Per questo indice sarà un'impresa ai limiti dell'impossible replicare la performance di quest'anno che si avvicina al 25%. Molto dipenderà dalla capacità delle aziende di continuare a crescere e a sfornare utili straordinari come mostrato durante l'anno in corso. Non facile. 

Se le aziende si limiteranno, ed è già tanta roba, a confermare gli utili del 21, dobbiamo pensare che una diminuzione delle valutazioni scatterà in automatico soprattutto se la FED sarà costretta ad aumentare prima del previsto i tassi.  Rendimenti più alti e utili aziendali costanti rendono i profitti futuri delle aziende meno preziosi. Da qui se ne deriva un riallineamento verso il basso delle borse come paventato da Morgan Stanley.

Sempre in tema di previsioni siamo andati, ed era un po' che non lo si faceva, a rispolverare il modello creato da NDR:


Il modello di NDR ha sovrastimato la correzione che avrebbe dovuto esserci tra settembre ed ottobre, correzione che in effetti c'è stata ma di dimensioni più ridotte, ma poi il modello ha catturato correttamente lo spostamento dei mesi successivi. Ricordiamoci sempre il monito di NDR: " Trend is more important than level",  monito che ricalca perfettamente anche la nostra filosofia.

Siamo riusciti a procurarci una sorta di versione Beta del modello per il 2022 che vi proponiamo con beneficio di inventario:


Anche NDR prevede un inizio anno piuttosto laterale, una correzione tra fine marzo e giugno di 4 punti (magari a causa di una FED che è stata costretta ad un aumento dei tassi...) per poi riprendersi e finire l'anno con un bilancio positivo quantificabile in 3 punti percentuali. Vedremo sa avranno ragione,  ma su una cosa sembra iniziare ad esserci un consenso: non aspettiamoci i fuochi d'artificio.

Buon week end!

venerdì 3 dicembre 2021

Inflazione meno minacciosa?

Pare che ci sia ancora un po' di confusione attorno al tema dell'efficacia o meno degli attuali vaccini nei confronti dell'ultima variante, la Omicron, che ha contribuito a tenere ben allegri i mercati di questa settimana. Infatti  un dirigente di Pfizer si sarebbe sbilanciato nell'affermare che la sua azienda si dice fiduciosa che il suo vaccino funzionerebbe (il condizionale è ancora d'obbligo...) anche nei confronti della temuta nuova variante, ma gli ha fatto da contrappunto il CEO di Moderna che ha dei dubbi sulla reale efficacia del suo vaccino. Ecco in parte spiegata la volatilità di questa settimana.

Dovremo attende ancora un po' prima di avere delle certezze e quindi anche noi sospendiamo qualsiasi giudizio in merito ed attendiamo di vedere cosa gli scienziati ci diranno, ma prima o poi dovremo tornare ad occuparci anche di dati fondamentali e di finanza. Anzi, facciamolo subito.

Mentre stiamo scrivendo stiamo aspettando con una certa curiosità i dati USA delle 14:30 (ve ne daremo conto qui sotto appena saranno pubblicati) ed i nuovi posti di lavoro e gli eventuali aumenti dei salari orari sono quelli che più ci interessano,  soprattutto in ottica "inflazione futura",  dove probabilmente si concentrerà il dibattito una volta chiarita l'efficacia dei vaccini.

Siamo andati a rinfrescare un po' i grafici che ci aiutano a capire meglio come si stanno comportando le varie componenti del processo inflattivo.


Come è noto, una delle componenti che maggiormente incide sull'aumento dei prezzi è il costo dell'energia...


L'indice Bloomberg Energy a livello mondiale è già da qualche tempo che è in fase di correzione: dal picco di settembre c'è stata una diminuzione del 9%...



...e lo stesso dicasi per l'indice Bloomberg Commodities che ha subito una contrazione simile. E' abbastanza significativo che al riacutizzarsi delle problematiche legate al Covid (e non stiamo parlando solo di Omicron) il processo di crescita economica tende a rallentare. La qualcosa ci pare normale.


 Se i costi energetici e i costi delle materie prime si sono presi una pausa di riflessione, il Baltic Dry, che misura l'attività del trasporto via nave,  sta invertendo la tendenza ed ha ripreso a salire: essendo questo indice di natura anticipatrice possiamo dedurre che, dopo lo stallo che ha messo una buona parte dell'industria in difficoltà, il traffico navale si sta riprendendo e questo è un buon segnale.

In sostanza ci aspettiamo che le prossime rilevazioni ci mostreranno un'inflazione in leggero calo... ma mancano due minuti alla pubblicazione degli NFP e delle paghe orarie: vediamo se ci suggeriranno un altro scenario...



Sorpresa! Si aspettavano 536 mila nuovi posti di lavoro ed invece ne hanno creati solo la metà... dopo la fine dei sostegni statali, gli analisti pensavano che la gente si sarebbe rimessa a lavorare ma non sembra il caso...



...ed anche le paghe orarie YoY sono salite meno del previsto! Quindi mediamente il lavoratore americano guadagna un pelino in meno rispetto al mese di ottobre.

Prime considerazioni: costi energetici al ribasso, quello delle materie prime idem ed ora possiamo aggiungere una creazione di posti di lavoro modesta conditi da salari orari in leggero ribasso se ne deduce che siamo legittimati ad attenderci una minore pressione inflazionistica e questo con ogni probabilità potrebbe anche indurre la FED ad assumere un atteggiamento meno rialzista nei confronti della sua politica monetaria. 

Lo sapremo con certezza alla metà di questo mese ma siamo certi che il dibattito partirà già da oggi e ci accompagnerà per tutta la prossima settimana.


...la reazione del dollaro...



....e quella dell'euro sono sintomatiche: il dollaro, che scontava già un restringimento della politica monetaria, si è subito indebolito, mentre l'euro, che vede lo spread contro la valuta americana ridursi, si sta apprezzando.


E' abbastanza probabile che questo scenario (non proprio attesissimo) potrà piacere alle borse. Lo SMI infatti sta cercando di superare la resistenza a 12'270 punti e comunque si mantiene ben lontana dall'importante supporto posto a 12'080 punti. Ce n'è abbastanza, Omicron permettendo, da farci sperare in un mini rally natalizio...


Buon fine settimana!