Cosa continua a passare per la testa di Putin non ci è ancora completamente chiaro, ma venerdì su Repubblica abbiamo intercettato questa mappa che forse ci può aiutare a meglio comprendere: in effetti una settimana fa ci accontentavamo di pensare che le mire putiniane si limitassero ad una annessione di fatto della Crimea e del Donbass, ma forse è più logico e sensato pensare che l'accesso al mare Putin lo vuole tutto per sé e quindi è pronto ad accaparrarsi quasi mezza Ucraina. Nel frattempo la sta radendo al suolo anche se ieri "Mad Vlad" ha affermato che "c'è qualche movimento positivo" facendo probabilmente riferimento alla volontà di Zelensky nel volere discutere di uno status più neutrale dell'Ucraina e che guarda caso corrisponde ad uno dei desiderata di Putin.
Il mercato sembrava crederci: ieri le borse europee sono partite piuttosto positive, l'oro è andato sotto i 2000$ per oncia (1966$) ed anche il franco svizzero, da un paio di giorni, sembra meno forte di una settimana fa quando era andato a vedere che aria tira sotto la parità contro l'euro.
Poi nel tardo pomeriggio sono bastate alcune sanzioni dettate da Biden che colpiscono l'export russo di alcolici, diamanti e caviale per rigettare tutti nello sconforto mercati americani compresi. Comprensibilmente a dettare l'umore delle borse sono le notizie che arrivano dal fronte Ucraino e quest'ultime per il momento hanno la prevalenza su qualsiasi altro dato economico o finanziario che sia.
Siamo certi che anche voi leggete con una cera preoccupazione i giornali: le cronache quotidiane sono zeppe di dettagli che arrivano dalla martoriata Ucraina e crediamo che siate sufficientemente informati. Quindi per oggi basta parlar di guerra e pensiamo a passare in rassegna qualche dato macroeconomico che abbiamo un po' trascurato nelle settimane passate.
Giovedì venuti a sapere che l'inflazione negli Stati Uniti ha quasi raggiunto l'8%: è nuovamente in salita, ma non avevamo dubbi, dall'ultima rilevazione che l'aveva misurata al 7.5%. E' abbastanza probabile che un simile dato stia mettendo addosso un bel po' di pressione alla FED. La banca centrale americana la prossima settimana dovrà decidere come affrontare il problema del rincaro: se è sensibile a quanto sta succedendo in Europa, potrebbe procedere con un primo modesto aumento di un quarto di punto ma l'idea che possa aumentare il costo del denaro di mezzo punto tutto d'un fiato non è completamente da escludere.
Il mercato dà per scontato che l'aumento per i prossimi 12 mesi sarà almeno di 180 basis points (0.25X7) che si contrappongono ai 66 basis points dell'eurozona. Ovviamente in questo momento storico la Lagarde non ha proprio le mani libere per agire come vorrebbe e la lotta all'inflazione (che anche in Europa supera il 5%) si sovrappone all'idea che la guerra in Ucraina possa gettare il nostro continente in una decisa recessione, scenario che ovviamente impone una certa prudenza e che sconsiglierebbe una troppo aggressiva azione di rialzo dei tassi.
Ma torniamo un attimo ancora negli USA: i rendimenti del Treasury a 2 anni stanno salendo con costanza ed in modo abbondante: ieri sera la resa era dell'1.75% ovverosia circa lo 0.25% in meno del Treasury a 10 anni. Questo deciso appiattimento della curva dei rendimenti potrebbe essere l'anticamera di un movimento che porterebbe il corto termine a rendere di più del lungo termine. E' quello che in gergo si chiama inversione della curva dei rendimenti e solitamente è foriera di una probabile recessione economica. Meglio detto: non è automatico che un'inversione della curva sfoci sempre in una recessione, ma la storia economica americana ci dimostra che nell'ultimo secolo non c'è mai stata una recessione che prima non sia stata preceduta da una inversione della curva dei rendimenti. Seguiremo con attenzione lo sviluppo dei rendimenti americani ed in effetti con lo sconquasso delle materie prime e rincari a raffica un po' in tutti i settori dobbiamo restare vigili. Per il momento teniamo ancora via le mani dal reddito fisso.
Diamo un'occhiata al dollaro:
Un tale scenario sta galvanizzando la valuta americana che sta puntando verso lo 0.9450 contro franco svizzero, come ci indica il triangolo tecnico che qualche giorno fa è stato forato al rialzo. Sarebbe comunque già bello se ci potessimo avvicinare alla resistenza posta a 0.9380. Per il momento teniamo la valuta americana, anzi la stiamo addirittura aumentando (con giudizio...).
Ovviamente anche contro euro la valuta americana ha ripreso il suo cammino e sta puntando nuovamente verso 1.07 aiutata giovedì dalla BCE che, malgrado un'inflazione che inizia veramente a preoccupare, ha lasciato i suoi tassi invariati.
Lagarde ci ha fatto sapere che la Banca Centrale Europea sta accelerando il ritmo del tapering per quanto riguarda l'Asset Purchase Programme (APP) ed intende farlo terminare entro giugno. Questa accelerazione ha un po' sorpreso il mercato in quanto si è subito pensato che il rialzo dei tassi in Europa è alle porte ma poi, proprio quando tutti si aspettavano una data certa, la Lagarde ha precisato che il primo aumento avverrà "qualche tempo dopo" aver concluso l'APP... Insomma, non si è sbilanciata più di tanto, ma come abbiamo visto almeno un paio di aumenti il mercato se li aspetta; quando con esattezza non lo sappiamo.
Borse:
Quelle Europee hanno tentato questa settimana un recupero che gli stava quasi riuscendo. Poi è arrivato Biden con le ulteriori sanzioni contro la Russia a scompaginare un po' le carte. Come detto la nostra attenzione è tutta rivolta alle cronache di guerra provenienti dall'Ucraina in quanto sono loro che anche la prossima settimana faranno muovere i mercati. Non ha senso in queste condizioni cercare di capire dove andranno le borse (che detto così non è molto rassicurante, ce ne rendiamo conto...)
Stamani abbiamo letto il parere settimanale del CIO di Credit Suisse che ha fatto degli azzeccati parallelismi tra questa crisi e quelle del 1973 e 79 che in effetti sono state innescate anche'esse da una crisi petrolifera. Poi prende in visione gli episodi di panico che hanno caratterizzato il comportamento degli investitori negli ultimi 40 anni di storia dei mercati finanziari, episodi che ovviamente si sono alternati a quelli di euforia che ben conosciamo. Ne esce un bel grafico che vi proponiamo qui sopra
e che serve anche quale momento di riflessione: quante volte in questi ultimi 40 anni, per mille motivi diversi, abbiamo dato per spacciato il mondo della finanza? Innumerevoli, ma poi ha sempre trovato la forza di riprendersi. Anche questa volta sospettiamo che non sarà molto diverso: c'è una guerra in corso e una gravissima crisi che ha come epicentro il mondo delle materie prime; sospettiamo che bisognerà armarsi di molta pazienza ma ne usciremo anche questa volta.
Adesso però bisogna prima dare un grande aiuto a chi sta fuggendo da una guerra...
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