Fare
il nostro mestiere in tempo di guerra è un po‘come essere sulle montagne russe
(!) ma molto meno divertente…
La volatilità s‘impenna e gli asset finanziari sono comprensibilmente preda dell'emotività a conferma del fatto che noi investitori non siamo degli algoritmi! In un simile contesto, il mercato non è più dominato dai
dati fondamentali ed anche l’asettica analisi tecnica sembra perdere molto della
sua efficacia. Insomma, ammettiamolo, si naviga (un po’) a vista...
Non ci rimane che aggrapparci alla nostra esperienza la quale ci suggerisce, tanto per iniziare, un esercizio di riordino delle idee:
quello che ci era chiaro, anche prima di questo pandemonio, è il
lento declino dell‘economia russa, soprattutto se la paragoniamo a quella di altri paesi dell'ex blocco sovietico. Quella russa si regge sul commercio delle materie prime e senza le esportazioni di gas e petrolio sarebbe già economicamente implosa da tempo, cosa che potrebbe accadere se il conflitto tra Russia ed Ucraina non si risolve nel breve termine.
Infatti un gruppo di economisti ha calcolato che in
Russia l‘inflazione in questi giorni sta salendo ad un ritmo del 70% annuo ed i tassi sono passati in un lampo dal 9.5% (che già la dice lunga di come erano messe male le cose) al 20%. Le stime del PIL 2022, che erano previste al rialzo di un modesto +2%, sono ora crollate ad un -7% . Le
carte di credito pare funzionano male o non funzionano del tutto ed anche il
contante (ricordate, in questi frangenti cash is King…) inizia a scarseggiare.
Le restrizioni imposte da mezzo mondo faranno il resto e Putin sarà
probabilmente costretto a guardarsi alle spalle anche in casa sua.
Ma intanto il russo va all‘attacco: giovedì si è sentito per una novantina di minuti con
Macron. Chissà che cosa si sono detti, curiosità più che legittima, ma quando qualcuno chiede al francese di esplicitare il succo del discorso putiniano se ne esce con un serafico: „mi ha detto che il peggio deve ancora
arrivare!“. Riassunto breve e coinciso, ma i mercati si spaventano. Nel tardo
pomeriggio iniziano a scendere di brutto, per poi recuperare un paio di ore
dopo, quando il presidente ucraino Zelensky sembra non perdersi d'animo. Vorrebbe infatti incontrare Putin per farlo ragionare e lo pungola con un „parliamoci, ma non a 30 metri di distanza!“. Sembra una battuta, ma in quei 30 metri ha metaforicamente condensato tutte le fobie dello zar facendolo passare per un malato di mente.
La notte tra giovedì e venerdì è stata travagliata: Si è infatti combattuto nei pressi della più grande centrale atomica europea e per fortuna son riusciti a spegnere i reattori giusto in tempo utile per evitare di indossare le maschere per proteggerci dalla radiazioni nucleari. Basta mascherine! Abbiamo già dato negli ultimi due anni, grazie! Purtroppo la minaccia nucleare spaventa e ci ritroviamo venerdì ad una mezz'ora dalla chiusura con delle pesantissime perdite che colpiscono, come è normale che sia , soprattutto i mercati europei.
Cosa fare? francamente non moltissimo: abbiamo già analizzato e rianalizzato i portafogli e la qualità di quello che abbiamo è buona. Spazzatura nei depositi non ce n'è. E' ovvio che con il senno di poi avremmo dovuto essere molto più incisivi nella nostra manovra di alleggerimento (qualche cosa nelle settimane precedenti il conflitto è stata fatta) ed ora non ci rimane che far passare un week end dove, pare, i due contendenti si vedranno e speriamo che partoriscano almeno un topolino. Sarebbe già qualche cosa...
Nel frattempo la Russia deve pensare ad evitare il collasso, per lo meno quello finanziario: il suo debito è stato pesantemente sanzionato dal mercato e, come si vede dal grafico, una semplice obbligazione dello stato Russo con una durata di 7 anni è quotata un terzo di quanto lo era prima del conflitto.
Tra i rischi che un investitore deve essere consapevole di correre quanto acquista un bond, dobbiamo annoverare anche quello del paese che emette il prestito. Purtroppo questo rischio, quando si manifesta, è decisamente pernicioso poiché la probabilità di perdere l'integralità dell'investimento è parecchio alta. Forse non sarà il caso della Russia, ma sicuramente siamo in molti a ricordarci dell'Argentina. Noi di bond russi e ucraini non ne abbiamo in quanto preferiamo di gran lunga il rischio azionario: è vero che se un'azienda fa fallimento possiamo dire addio ai nostri soldi ma nella stragrande maggioranza dei casi, anche in quelli peggiori, se la qualità dell'azione è buona ed il fallimento escluso, presto o tardi i soldi tornano a casa.
Ma parliamo un attimo del petrolio: due anni fa te lo regalavano, anzi ti davano dei soldi se lo portavi via! Oggi ci vogliono più di 100$ al barile... In un anno il suo prezzo è raddoppiato e questo per l'economia è un pessimo segnale: è già successo nel 1990 (guerra Kuwait) , nel 2000 (scoppio bolla dot.com) e nel 2008 (crisi finanziaria) e tutte e le volte l'economia americana è entrata in recessione trainando anche le altre per simpatia. Forse non entreremo in recessione, ma di sicuro la lotta all'inflazione si sta facendo complicata, soprattutto in Europa, dove la combinazione letale tra aumento dei prezzi e conflitto Russo-Ucraino probabilmente metterà la BCE sotto pressione: come detto più di una volta non vorremmo essere nei panni della Lagarde ed abbiamo il sospetto che dovremo per un po' di tempo convivere con una dinamica dei prezzi al rialzo. La benzina verde 98 ottani l'abbiamo già vista oltre i 2 chf al litro...
Anche se non ne abbiamo molta voglia, un'occhiata ai mercati azionari la dobbiamo dare:
L'America tutto sommato tiene e venerdi ha chiuso la settimana a 4'328 punti. La guerra è un problema prevalentemente europeo e i dati macro confermano una economia piuttosto vivace e ben messa:
Stanno creando posti di lavoro ben al di sopra delle aspettative (attesi 423k, effettivi 678k)...
...e la disoccupazione è a livelli che gli economisti sono soliti descrivere come strutturale: difficile andare meglio di così. Un'america che tira è comunque di buon auspicio e se il conflitto in corso non andrà alla deriva, magari con l'impiego di armi improprie..., forse siamo ancora in tempo per rimettere sui giusti binari anche l'economia del nostro continente che potrebbe essere aiutata da quella made in USA.
Nel frattempo però dobbiamo stringere i denti! Lo SMI venerdì ha chiuso a 11'300 punti spaccati andando ad adagiarsi sul supporto (linea arancione). Lunedì deve tenere assolutamente questo livello altrimenti ci sono almeno altri 250-300 punti di possibile ribasso in arrivo.
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