sabato 30 aprile 2022

Recessione in arrivo?

 


Quando vogliamo cercare di capire che aria tira sui mercati e soprattutto intuire qual’è il sentimento dominante che tormenta le notti degli investitori, gettiamo un’occhiata al VIX (l’indice della paura) che a volte, improvvisamente,  senza nessun segnale premonitore ma a giusta ragione,  s’impenna  mandando le quotazioni a farsi un giro nei bassi fondi dei grafici degli analisti tecnici (2001: Torri Gemelle, 2008: Lehmann, 2020: Pandemia , 2022:  Guerra in Ucraina).

Sinceramente in quei momenti vorremmo essere da un’altra parte ma non si può e a furia di gestire i mal di pancia che questi movimenti generano,  abbiamo osservato che spesso sono stati sorprendentemente  di breve durata. Date un‘occhiata al grafico degli ultimi venti anni ed il fenomeno sembrerà evidente anche a voi. Spiegazione (quasi scientifica) del fenomeno? I Governi e le banche centrali che li rappresentano, sono sempre intervenuti tempestivamente con iniezioni abbondanti di liquidità, tanto nel sistema economico quanto in quello finanziario, attutendo alla velocità della luce gli effetti potenzialmente distruttivi degli eventi poc'anzi tra parentesi menzionati. 

Ad essere obiettivi fino in fondo, c'è un evento che sembra discostarsi un poco dalla norma ed è proprio quello rappresentato dall'attuale conflitto ucraino: il picco c'è stato e tutto sommato abbiamo visto di peggio ma, e qui sta la differenza sostanziale, ha innalzato il supporto della volatilità ad un livello superiore. Per anni, anche dopo eventi eccezionali e potenzialmente distruttivi, abbiamo visto un ritorno della volatilità in un range tra il 10 e il 20; con questa guerra e con tutto quello che ne consegue (anche se gli strascichi del covid ci hanno messo lo zampino...) è abbastanza ragionevole che il nuovo livello di neutralità del VIX si posizioni tra il 20 e il 30 (ovale rosso). E' un po' come dire: se a livello 10 dormo sereno, con il VIX  tra il 20 e il 30 un occhio è sempre aperto...

Come lo spieghiamo? E' una probabile presa di coscienza da parte degli investitori che molto probabilmente, anzi è certo,  per parecchio tempo non potremo più fare grande affidamento sugli interventi tempestivi delle Banche Centrali che fino ad oggi ci hanno tolto le castagne dal fuoco: l'inflazione è salita a livelli preoccupanti e ciò rende, soprattutto in Europa, incompatibili le generose  politiche monetarie del passato. Un certo nervosismo è quindi giustificato. Il "buy the dips",  ovverosia il "compra (aggressivo) sui ribassi" va reinterpretato e modificato in un "compra sui ribassi ma non qualsiasi cosa che ti passa tra le mani". Insomma il mercato azionario rimane ancora il settore che preferiamo ma va fatta selezione e soprattutto bisogna allungare la visione temporale: i guadagni ci saranno ma non saranno sempre immediati come siamo stati abituati negli ultimi anni.

Sappiamo che il quadro della situazione non è proprio roseo ed ha il sapore amaro della "tempesta perfetta": abbiamo una guerra che non sappiamo dove può portarci, un'impennata dei costi delle materie prime e dell'energia, la catena delle forniture si sta nuovamente imballando e, notizia non propriamente rassicurante, un'America che anch'essa inizia a traballare:



Giovedì veniamo a sapere che il PIL a Stelle e Strisce é negativo... -1.4%. Scende da un +6.9% e se anche per il prossimo trimestre sarà negativo, l'America è tecnicamente entrata in recessione. Adesso capiamo meglio a cosa servono i 33 miliardi stanziati da Biden per l'Ucraina di cui 20 per le armi (ovviamente made in USA). Comunque sia,  se l'Amercia non se la passa benissimo, non vogliamo pensare come stanno gli altri Stati ma temiamo che la situazione sia ancora più complessa.


I risultati societari pubblicati fino ad oggi, un po' come ce l'aspettavamo, sono stati misti ma quello che ci ha maggiormente colpito sono quelli di aziende come Amazon, Netflix, Apple e tante altre che ci avevano sempre deliziati con numeri strepitosi, mentre questa volta si sono dovute accontentare di numeri più modesti (e anche qualche perdita) dimostrando di avere anche loro, come qualsiasi altro comune mortale,  qualche acciacco.




Cosa significa tutto questo per noi investitori è ben rappresentato dai due grafici seguenti:



Borse ben poco strepitose: era dal 1937 che non si vedevano i mercati finanziari faticare tanto ad inizio anno...




... e la chiusura di ieri sera ne è la conferma. (Lunedì mattina anche in Europa si ballerà parecchio...)








... lo stesso dicasi del settore obbligazionario, manco fosse il Nasdaq. D'altronde l'inflazione si è risvegliata in tutto il mondo


map of global inflation projections


e se la vogliamo combattere non vi sono molte altrenative ad un rialzo (deciso) dei tassi.



Cosa fare? Per quanto riguarda la borsa svizzera e considerando quanto è successo ieri sera in America è abbastanza probabile che andremo verso una chiusura del gap attorno agli 11'750 punti e fino a quel livello stiamo tranquilli (per modo di dire)  poi decideremo se comprare qualche cosa. Controlliamo quotidianamente che nei nostri depositi non ci siano titoli spazzatura ed in effetti è così: il fatto di avere solo azioni di qualità ovviamente ci tranquillizza.

Qualcuno l'altro giorno ci ha ricordato che stiamo per entrare nel quinto mese dell'anno e subito il vecchio adagio "sell in May and go away" scatta in automatico;  ma è ancora tutto da dimostrare che il mese di maggio sia effetivamente un mese da pecora nera. Diciamo che noi siamo più in sintonia con quell'analista del CS che ha affermato come "qualsiasi strategia di investimento che si possa riassumere in una rima è probabilmente una cattiva strategia!" e quindi non ci fasciamo la testa prima del previsto anche se come detto ci attendiamo un'ulteriore correzione (ma non è certo causata dal semplice fatto che il mese di maggio è alle porte...).


Il Nadaq ieri sera ha sfondato il supporto dei 12'588 punti ed il prossimo lo troviamo a 12'000. Ricordiamo che, in caso di ritracciamento, vale sempre la regola del 50%. Spesso infatti l'obiettivo di una correzione corrisponde al  50% dell'ultimo movimento rialzista. Nel caso del Nasdaq questo movimento è partito dai 7'000 punti (aprile 20209) ed è terminato a 16'000 (dicembre 2021): ci sono 9000 punti di rialzo e se la regola è corretta ne potremmo perdere 4500 prima di dichiarare esaurita la correzione. Ciò significa che vedere questo indice a 11'500 punti non è impossibile e fino ad allora consigliamo prudenza... C'è chi crede alle rime, noi crediamo nell'analisi tecnica.



Ci sarebbe piaciuto goderci il week end ma il nostro pensiero va già all'apertura di lunedì mattina dove anche lo Stoxx50,  così come tutte le altre borse, verrà shakerato per bene: la situazione era già abbastanza compromessa con l'indice che ha tentato più volte di risalire sopra la media mobile dei 50 giorni senza riuscirci. Temiamo che non avrà pace fino a quando non rivedremo i 3500 punti o giù di lì.



Il trend del dollaro sembra inarrestabile: contro euro, dopo aver visto quota 1.05 sembra volersi prendere una pausa di cosolidamento... dove poi vorrà andare non lo sappiamo ma fino a quando non vi saranno segnali di inversione di tendenza noi seguiamo il trend e quest'ultimo parla per un ulteriore rafforzamento.



Anche contro chf sembra ben impostato e con i rendimenti reali sul dollaro che iniziano ad essere positivi possiamo anche immaginare che possa raggiungere con una certa facilità quota 0.99 o addirittura la parità.



A proposito di rendimenti reali:  il concetto di tasso d'interesse reale è stato sviluppato dall'economista Irving Fisher più di un secolo fa e lo si calcola deducendo il rendimento reale dei titoli del Tesoro protetti dall'inflazione (TIPS)  dal rendimento della normale nota del Tesoro: facciamo il calcolo su quella a durata 10 anni che fa un po' da benchmark:  venerdi il tasso del Tips a 10 anni era del 2.72%  - 2.86% (TB10y) = -0.14%,  ancora leggermente negativo ma ce lo siamo già ritrovato positivo parecchie volte nei giorni scorsi e temiamo che lo sarà sempre di più costituendo una fonte di preoccupazione ulteriore per tutto il mercato azionario.


Chiudiamo con una nota di colore: ora che Musk si è pappato Twitter sono in molti a chiedersi politicamente da che parte sta. Guarda caso proprio il diretto interessato ci ha deliziato con una risposta che bisogna ammettere, almeno nella forma, piuttoso originale. Il contenuto giudicatelo da soli ma sembra che senza neppure accorgersene si è ritrovato piuttosto a destra per colpa della sinistra... 









domenica 24 aprile 2022

Il nervosismo si fa strada...

 Ci siamo lasciati un paio di settimane fa con una guerra in corso, un'inflazione mondiale galoppante e gli utili (al ribasso) del primo trimestre in arrivo: detta così nulla di buono all'orizzonte ed in effetti due settimane dopo poco è cambiato e quel poco in peggio.

La guerra diventa sempre più un rebus e la sua fine non sarà per domani: neppure la data del 9 maggio, un giorno simbolico durante il quale 77 anni fa i comandanti in capo della Wehrmacht tedesca firmarono la resa, sarà probabilmente l'ultimo giorno delle ostilità; sarebbe probabilmente piaciuto a Putin poter declamare il 9 la denazificazione dell'Ucraina ma dovrà farsene una ragione e pensiamo che questo conflitto durerà molto più a lungo con tutte le conseguenze del caso.

L'inflazione in effetti galoppa di gran carriera, alimentata anche dai venti di guerra,  e stiamo disperatamente cercando dei segnali di un suo rallentamento: putroppo non arrivano o se arrivano non sono sufficienti per far cambiare il trend:


Le materie prime hanno ripreso a salire: due settimane fa l'indice indicava un valore di 126.40 siamo oltre i 130...


...e pure l'energia non scherza, anzi, si è issata dai 46.75 di quindici giorni fa agli attuali 50.46 e non vi sarà sfuggito che ha raggiunto, qualche giorno fa,  pure un massimo di 55.

Insomma, per il momento è difficile pensare che senza un intervento deciso delle Banche Centrali il rincaro possa scendere di suo. Sarebbe bello,  ma è sperare troppo e con la speranza nel mondo della finanza non si va molto lontano...

Attendiamoci quindi agli inizi di maggio un aumento dei tassi americani di uno 0.5%, come confermato mercoledì da Powell. Sarebbe una sorpresona se l'aumento fosse tutto in una volta dello 0.75%,  ma tra i governatori della FED c'è chi è convinto che questa inflazione la si vince solo con una cura da cavallo... 

Anche in Europa l'inflazione è un problema che pesa 7,4 punti percentuali: a dire il vero il dato atteso di giovedì scorso era del 7.5% quindi leggermente più alto. Ci piacerebbe pensare che forse abbiamo raggiunto il picco ma non ce la sentiamo ancora di essere così ottimisti.

La BCE prima di intervenire dovrà comunque terminare il QE e quindi bisognerà attendere il terzo trimestre: per i tedeschi la situazione è indigesta e potrebbero anche forzare la mano per ottenere una fine anticipata degli aiuti e convincere la Lagarde ad intervenire con decisione sui tassi magari già durante l'estate...

A quanto pare qualcuno ci crede:



... l'euro da quando circola questa ipotesi ha virato al rialzo sia contro franco che contro dollaro.

E' chiaro che tutto questo parlar di rialzo dei tassi non piace troppo alle borse che stanno diventando nervose:


Lo S&P500 americano ha tentato di riportarsi sopra i 4530 punti, e sarebbe stato un bel segnale, ma le ultime due sedute sono state pesantemente negative ed il recupero è fallito. 


Il Nasdaq è dallo scorso dicembre che sta soffrendo il rialzo dei tassi che, come ben sappiamo, è veleno per le società tecnologiche. Oltre ai tassi, a dimostrazione di un nervosismo crescente, bastano risultati di poco sotto le aspettative ed un outlook non particolarmente accattivante per vedere reazioni di panico generalizzato: date un'occhiata, quale esempio significatico, a Netflix:


...se vi concentrate bene potete ancora sentire il rumore dello schianto... Ha perso 200'000 abbonati (ma con l'interruzione del servizio in Russia ha dato l'addio a 700'000 clienti ) ed anche le previsioni del secondo trimestre non sono rosee: altri 2 mio di clienti potrebbero migrare su altre piattaforme...

Insomma la concorrenza inizia a farsi sentire e sono parecchie le società del Nasdaq che potrebbero subire un trattamento simile. Una su tutte: pensiamo a Tesla, che ha ancora un vantaggio di qualche anno sulla concorrenza, ma presto o tardi gli altri la acchiapperanno... Ma per allora Musk sarà già su Marte.



Il 2022 dovrebbe essere l'anno delle azioni europee ma per il momento Putin ha rovinato la festa, soprattutto ai Tedeschi che non sanno più che pesci pigliare per sganciarsi dal gas russo... Sotto i 14'000 ci sono altri 600-700 punti di voragine.



La borsa svizzera tutto sommato sembra tenere meglio, ma non la possiamo immaginare completamente  scorrelata dal contesto internazionale: sta pericolosamente flirtando con la media mobile dei 200 giorni (linea blu) ma se non rimbalza la prossima settimana ci sono buone probabilità che il temuto gap indicato dalla freccia rossa sarà colmato portandosi appresso una perdita dell'indice del 3%. 

In tanti ci avete chiesto cosa sta succedendo al titolo della Roche:


Putroppo il titolo, un po soprendentemente considerati i rating degli altri analisti che vedono Roche tra i 380 e 420 chf, è stato messo su sell da UBS. Diciamo che per consigliare di vendere Roche ci vogliono solidi motivi e la principale banca svizzera ne elenca 3: a) Roche dipende troppo dal successo dei nuovi farmaci che sono ancora in fase di sperimentazione; b) la banca si aspetta che Roche non raggiunga le medie del settore per quanto riguarda gli utili per azione; c) molto dipende dal successo che avrà il farmaco che sta sviluppando contro l'Alzheimer ( e tutti noi sappiamo quanto sia perniciosa da combattere questa malattia...). Comunque sia, se la vediamo nuovamente a 340 un pensierino ce lo facciamo...


Insomma, per quanto riguarda il reddito fisso,  teniamo ancora giù le mani. Per le azioni ci sembra che a breve il potenziale ribassista sia maggiore di quello che le porterebbe al rialzo. Quindi, un po' di pulizia andrebbe fatta magari partendo dai titoli che in un contesto come questo non si riprenderanno molto facilmente e, perché no, daremmo anche una sforbiciata a quelli che hanno ancora accumulato una buona performance positiva. Protezione del portafoglio sempre consigliata... ;-)





sabato 16 aprile 2022

Buona Pasqua!

 Settimana corta quella appena trascorsa e la prossima pure. Non ci capita spesso di avere 4 giorni di mercati chiusi e ne approfittiamo per staccare un pochino la spina. A volte è necessario togliersi dalla mischia per avere una visione più corretta di quanto sta succedendo: è quello che stiamo facendo.

E' stata comunque una settimana carica di dati importanti: tanta inflazione (in USA siamo all'8.5%), in Europa i tassi sono fermi (anche se il rincaro suggerirebbe di intervenire)  ed è evidente che la Lagarde ha le mani legate (da una parte il QE non è ancora terminato e dall'altra un aumento dei tassi metterebbe in gravissima difficoltà una economia che non sta scoppiando di salute).

 Le prime trimestrali americane non sono strepitose (JP Morgan ci aveva abituato a ben altre cifre...) e sospettiamo che le brutte sorprese sono solo all'inizio.

 La guerra in Ucraina dura da oltre 50 giorni e la tensione non accenna a diminuire: anzi, con l'invio di armamenti da parte degli Stati Uniti si sta assistendo ad una escalation che potrebbe anche indurre Putin ad utilizzare armi non convenzionali con conseguenze difficili da immaginare.

Insomma, per fortuna i mercati sono chiusi, domani è un giorno di festa e cerchiamo di passarlo al meglio.


Buona Pasqua!


domenica 10 aprile 2022

E se la FED si sbaglia?


 

Se vi ricordate bene la scorsa settimana avevamo, anche se con una certa prudenza, espresso un parere non così negativo sul variegato universo azionario. Eppure di motivi per essere negativi non mancavano e a tutt'oggi ne abbiamo un campionario assai vasto: la guerra in Ucraina sta diventando un vero enigma (quando finirà? E chi lo sa...), l'inflazione gode di ottima salute, i tassi al rialzo pure e la prossima settimana iniziano le danze dei profitti trimestrali americani (ma non solo...) che potrebbero scompagginare un po' le carte considerato che sono attesi, come vedremo,  in forte ribasso rispetto ai precedenti trimestri. Insomma ce n'è abbastanza per consigliare un approccio piuttosto conservativo ed invece ad esser comprate con una certa insistenza sono proprio state le azioni della borsa che per antonomasia è la più conservativa di tutte: facciamo riferimento alla noiosa borsa svizzera, che sarà anche noiosetta,  ma se in un contesto come questo riesce a perdere solo il 2.86% da inizio anno, ci verrebbe voglia di esclamare "boring SMI forever!".  A dir la verità la nostra si trova in buona compagnia di altre borse come quella spagnola (-1.23%) ed inglese che si distingue con il suo +3.86%. La Germania soffre ma con tutti i problemi energetici che ha,  non poteva essere diversamente;  la stiamo guardando piuttosto da vicino e quando sarà il momento bisognerà comprarla con un po' più di convinzione. Per il momento la compriamo a spizzichi e bocconi...



Venerdi mattina abbiamo dato una sbirciatina, anche se come indicatore non è tra i più sofisticati,  ai P/E dei diversi mercati ed abbiamo avuto la conferma di quello che già sospettavamo: la borsa americana, in un paragone con quelle europee,  è ancora piuttosto cara e soprattutto il Nasdaq si conferma la borsa con il P/E più coriaceo malgrado il -12.36% da inizio anno e una serie impressionante di aumenti dei tassi americani davanti a noi. L'Europa per contro si è riportata a dei livelli di P/E che si avvicinano molto alla media degli ultimi 10 anni e quindi la si compera più volentieri.  


Utili aziende dello S&P 500:


Come detto da lunedi ci saranno dati societari a profusione ed ovviamente un po' di preoccupazione per l'attesa frenata degli utili aziendali è ben presente: dagli utili del 2021 a quelli attesi per il 2022 c'è un abisso, atteso, ma pure sempre di abisso si tratta. Ca va sans dire che vivisezioneremo le parole con le quali i vari CEO's e CFo's commenteranno i numeri e saranno soprattutto gli scenari futuri che più ci interesseranno. Putroppo le sorprese negative temiamo che non saranno poche.



Le rese (nel grafico quella del Treasury a 10 anni) sono in costante aumento: ovviamente la cosa non ci piace più di tanto ma l'esperienza ci suggerisce che fino ad un tasso del 3.5%-4% i mercati azionari lo assorbono con una relativa facilità. I veri problemi si avranno quande le rese inizieranno ad eccedere il 4% , ma questo livello non è atteso a breve e forse neppure in futuro lo vedremo... 

A proposito delle rese future,  ci è passata per la testa questa ipotesi di lavoro che vorremmo condividere con voi. Attenzione, come tutte le ipotesi deve, e ripetiamo, deve essere verificata e quindi non prendetela fin da ora per buona e nelle prossime settimane cercheremo elementi per confermarla o meno.

E' abbastanza probabile che la FED abbia fatto un grosso errore a considerare l'attuale tasso di inflazione come passeggero e con una certa coerenza si è posizionata per tanto (troppo?) tempo dietro la curva dei tassi: probabilmente avrebbe dovuto aumentare il costo del denaro molto prima ma sappiamo che, con il Covid e l'enorme debito pubblico accumulato,  prendere una decisione in tal senso non era facile. Ora però, trovatasi un po' in affanno, sta rischiando di compiere l'errore opposto,  ovverosia aumentare i tassi in modo piuttosto aggressivo e contemporaneamente assottigliare il suo bilancio di una trilionata di dollari. Le due operazioni, aumento dei tassi e riduzione del bilancio, se non erriamo non sono mai state portate avanti in contemporanea e questo la dice lunga sullo stato di apprensione nel quale la banca centrale americana si sta trovando. Quali sono le conseguenze di un tale modo di agire non sono chiare neppure agli analisti ma temiamo che qualche cosa possa andare non proprio come sperato.  Se pensiamo poi che i prossimi due aumenti saranno verosimilmente di mezzo punto l'uno al posto del tradizionale quarto di punto,  abbiamo un quadro completo dello stato d'animo di Powell e compagni.

Come sappiamo l'attuale inflazione è una concausa di fattori che noi cerchiamo di tenere sotto controllo:


Sicuramente il rincaro energetic, ben rappresentato dall'indice Blomberg Energy,  è una delle cause principali. A noi sembra che questo indice si stia prendendo una pausa di consolidamento e non è dato per scontato che continuerà a crescere. Vedremo se il triangolo verrà bucato al rialzo segno di una perpetuazione del trend... ma non è detto...



Il prezzo del petrolio si trova da qualche settimana sotto i 100$ al barile... tecnicamente il triangolo discendente ci annuncia un probabile ulteriore declino del suo prezzo. Ma prendiamolo molto con le pinze in quanto sappiamo che in questo momento l'analisi tecnica ha dei grossi limiti. La guerra può scompagginare le cose in ogni momento.



Anche le materie prime si stanno prendendo una pausa e non vi nascondiamo che siamo curiosi di ascoltare nelle prossime settimane quali saranno gli outloock delle aziende in merito alla produzione per i trimestri a venire. Non dimentichiamoci che sono molti gli analisti che prevedono una recessione per il 2023...


  
Anche i costi dei noli navali (nel grafico il Baltic Dry index) stanno ripiegando.

Potremmo continuare ma crediamo che il concetto è chiaro: i principali responsabili dell'aumento dell'inflazione sembrano essersi presi una pausa di riflessione ed hanno smesso di crescere: restano elevati ma non evolvono ulteriormente. Vedremo nelle prossime settimane se questo trend è confermato,  ma iniziamo a sospettare che forse la cura di cavallo che la FED intende applicare potrebbe, oltre che in netto ritardo, pure essere eccessiva. Ciò significherebbe che la FED in corso d'opera potrebbe anche rinunciare a portare a buon fine tutto il suo programma, pena l'entrata in recessione dell'economia. Ovviamente rinunciare al programma completo, se il buon senso lo suggerirà, porterà un particolare beneficio per le borse e, perché no, per il mondo delle obbligazioni che iniziamo a tenere sotto stretto controllo. Comprare bonds forse è ancora troppo presto ma stiamo iniziando a chiarirci le idee in merito al da farsi e alle sue tempistiche.




Come abbiamo sottolineato poc'anzi, per lo SMI è stata una settimana decisamente positiva: borsa difensiva per eccellenza, i suoi titoli sono stati quasi tutti comprati con una predilezione per la farmaceutica. Venerdì ha chiuso leggermente sopra i 12'500 punti che se verranno confermati anche la prossima setttimana potrebbero aiutare l'indice nel rivedere i suoi massimi storici (chi l'avrebbe mai detto!). Sullo sfondo rimane sempre in agguato il gap (freccia rossa) che non ci lascia completamente tranquilli. Eventuali coperture andrebbero mantenute...




Meno convincente, anche perché come visto più cara, è la borsa americana qui sopra ben reppresentata dallo S&P500 che fatica a mantenere i 4'530 punti... per rilanciare questa borsa ci vorranno solidi dati societari e settimana prossima inizia il ballo delle cifre trimestrali. Vedremo.

Buona domenica!





venerdì 1 aprile 2022

Inflation: what else?

 Per fortuna di Covid se ne parla sempre meno, della guerra tra Ucraini e Russi si riempiono le pagine dei giornali e quindi ve la risparmiamo  ma, a costo di diventare stucchevoli, non possiamo fare a meno d'ignorare quanto pubblicato in questi giorni a proposito della dinamica dei prezzi... 


Si parte mercoledì 30 marzo con il CPI tedesco. Il rincaro germanico era atteso, da un precedente 5.1%,  al 6.2%. La realtà dei fatti ci dice che l'inflazione si è attestata ben al di sopra del sette,7.3% per esser precisi. Ce n'è abbastanza per far ammattire la Bundesbank che a maggior ragione andrà dalla Lagarde a chiedere a gran voce proprio quello che tutti noi non vogliamo, ovverosia un aggressivo aumento dei tassi, aumento che forse ridurrebbe l'inflazione ma che di certo caccerebbe tutta l'Europa in recessione.


Poi la notizia di oggi: l'inflazione nell'Eurozona si avvicina a quella americana (che sta all'8%) e con un 7.5% segna il record degli ultimi 45 anni. Decisamente per la BCE non c'è un giorno di pace e possiamo solo immaginare quanto siano in difficoltà tra il scegliere la lotta al rincaro e, come detto, la recessione quasi certa in caso di aumento aggressivo dei tassi.

 Sarebbe certamente utilissimo che la guerra tra russi ed ucraini trovasse una rapida soluzione,  ma tra le richieste russe di essere pagati in rubli per le forniture di energia e gli attacchi ucraini ai depositi di carburante su territorio russo (notizia di oggi) temiamo che le tempistiche non saranno certo calcolate in giorni ma perlomeno in settimane se non addirittura in mesi. Dobbiamo tener conto che il rincaro dei costi energetici devasterà i portafogli degli europei meno abbienti probabilmente a partire dal prossimo inverno. E' imperativo arrestare il conflitto il prima possibile se vogliamo affievolire l'impatto nefasto che il caro carburante avrà sulla propensione al consumo di moltissimi europei.

Anche Biden dall'altra parte dell'oceano ci sta provando ad affievolire questo impatto e proprio ieri ha detto che rilascerà un milione di barili di petrolio al giorno prelevati dalle riserve strategiche. Se fosse vero si tratta del più grande rilascio della storia americana. L'effetto sul prezzo del WTI è stato immediato: un milione di barili sui circa 100 milioni che ogni giorno servono per tirare avanti l'economia mondiale è la classica goccia d'acqua in mezzo al mare,  ma comunque oggi ci ritroviamo con la quotazione del petrolio sotto i 100$... meglio di nulla ma forse non basterà...

Vediamo come ha reagito il mercato a questi dati e cosa si aspetta a livello di tassi per il prossimo anno:



Questa tabella oramai dovreste conoscerla bene: se ipotizziamo che ogni rialzo dei tassi comporta un adeguamento di 25 basis points (ma in casi gravi potrebbero anche essere 50 in un colpo solo...) se ne deduce che negli USA, che ha un'inflazione all'8%,  sono dati per scontati quasi 10 rialzi.

In Europa per il momento il mercato se ne aspetta non più di 4.5 (111:25) con un'inflazione che è solo leggermente inferiore a quella americana. I casi sono due: a) si è perfettamente consapevoli che alle nostre latitudini non possiamo permetterci 10 rialzi (forse neppure gli americani potrebbero permetterselo ma se lo aspettano); b) ci stiamo sbagliando per difetto nello stimare i rialzi che la BCE dovrebbe fare se si lasciasse convincere dai Tedeschi a combattere il rincaro. In questo caso, repetita iuvant, giù le mani dalle obbligazioni ancora per un po'. Poi più avanti di obbligazioni ne potremo comprare quante ne vogliamo.

In questi giorni si sente molto parlare di appiattimento delle curve dei rendimenti. In effetti può essere interessante dare una veloce occhiata a queste curve:


Ad esempio quella dei Treasury americani è piatta che più piatta non si può: il due anni rende praticamente come i 10 anni e in settimana, per un attimo, anche di più. Se in effetti ci trovassimo con una curva inversa per lungo tempo, come già sottolineato la volta scorsa, potremmo aspettarci anche negli USA una recessione dopo 12-15 mesi dall'inizio del periodo di inversione. Speriamo di sbagliarci.

Per maggior chiarezza: la linea ocra mostra dove stavano i rendimenti un anno fa...

Anche in Europa il fenomeno dell'appiattimento inizia a farsi vedere, ma non siamo ancora ai livelli americani ma ci arriveremo se l'inflazione non si deciderà a diminuire.



La curva Svizzera è quella che ci ha sorpreso maggiormente: un anno fa avevamo praticamente tutta la curva con una resa negativa; oggi in negativo abbiamo solo il cortissimo fino ai due anni, due anni e mezzo. Da qui si spiega anche la forza del franco svizzero:




Infatti il dollaro in questi giorni, malgrado le rese che stanno puntando verso il 2.5-3%,  non riesce a sovrastare il movimento del franco. Addirittura sta incrociando tutte le medie mobili (linee viola, verde e blu) al ribasso e potrebbe anche dare il via ad una fase di debolezza che non si vedeva da diverso tempo: speriamo che la media dei 200 (linea blu) sia un supporto piuttosto robusto da permettere un rimbalzo. Lo scopriremo la prossima settimana.



Anche euro-chf non  brilla: ci pare che si stia assistendo all'inizio di un movimento laterale che vedrà la valuta europea muoversi tra l'1.02 (aiutata a questo livello dalla banca centrale svizzera) e gli 1.0372. Per gli amanti del trading stretto c'è del lavoro da fare...



Con la giornata di ieri si è pure concluso (di già ?!) il primo trimestre. Per le borse non è stata una passeggiata di salute e per fortuna c'è stato il mese di marzo che ha contribuito a metterci una pezza.

Fra qualche giorno inizierà la stagione della pubblicazione degli utili e non vi nascondiamo che siamo curiosissimi di vedere come le società hanno saputo affrontare un periodo dove, in una sorta di tempesta perfetta, hanno dovuto affrontare di tutto: dal rincaro delle materie prime, all'aumento dei costi energetici (che fra parentesi hanno costretto molte aziende a sospendere la produzione...) , alla mancanza di componentistica e ancora peggio alla mancanza di manodopera e potremmo continuare... Dicevamo che siamo curiosi di vedere come tutto questo è stato assorbito dai bilanci delle società  e soprattutto ci piacerebbe sapere chi è riuscito a trasferire tutti questi costi sul consumatore finale, cioè noi!
Le aspettative comunque, per l'ennesima volta, non sono malvagie e di conseguenza continuiamo a vedere il mercato azionario di buon occhio. Con questo non vuol dire che siamo fully invested ma la borsa per il momento non ci spaventa,  anche se manteniamo altissima la guardia su tutto quello che succede in Ucraina.



Lo SMI questa settimana ci ha provato più volte a chiudere sopra i 12'270 punti senza riuscirci. Mentre stiamo scrivendo si trova a 12'203 e con un colpo di reni finale potrebbe magari anche riuscirci. I dati sul lavoro USA pubblicati un'oretta fa sono piuttosto buoni e potrebbero aiutare la borsa americana a fare bene e magari per simpatia spingere quelle europee ad iniziare nel migliore dei modi il secondo trimestre.
Sempre parlando di SMI: abbiamo una piccola preoccupazione che già vi abbiamo segnalato e che non ci lascia completamente rilassati: è il famoso gap prodottosi un mesetto fa (freccia rossa) che potrebbe anche essere colmato se vi sarà un po' di debolezza nei prossimi giorni: stiamo attenti e manteniamo un po' di liquidità...


Ok, anche per oggi basta. Godetevi il week end!