domenica 10 aprile 2022

E se la FED si sbaglia?


 

Se vi ricordate bene la scorsa settimana avevamo, anche se con una certa prudenza, espresso un parere non così negativo sul variegato universo azionario. Eppure di motivi per essere negativi non mancavano e a tutt'oggi ne abbiamo un campionario assai vasto: la guerra in Ucraina sta diventando un vero enigma (quando finirà? E chi lo sa...), l'inflazione gode di ottima salute, i tassi al rialzo pure e la prossima settimana iniziano le danze dei profitti trimestrali americani (ma non solo...) che potrebbero scompagginare un po' le carte considerato che sono attesi, come vedremo,  in forte ribasso rispetto ai precedenti trimestri. Insomma ce n'è abbastanza per consigliare un approccio piuttosto conservativo ed invece ad esser comprate con una certa insistenza sono proprio state le azioni della borsa che per antonomasia è la più conservativa di tutte: facciamo riferimento alla noiosa borsa svizzera, che sarà anche noiosetta,  ma se in un contesto come questo riesce a perdere solo il 2.86% da inizio anno, ci verrebbe voglia di esclamare "boring SMI forever!".  A dir la verità la nostra si trova in buona compagnia di altre borse come quella spagnola (-1.23%) ed inglese che si distingue con il suo +3.86%. La Germania soffre ma con tutti i problemi energetici che ha,  non poteva essere diversamente;  la stiamo guardando piuttosto da vicino e quando sarà il momento bisognerà comprarla con un po' più di convinzione. Per il momento la compriamo a spizzichi e bocconi...



Venerdi mattina abbiamo dato una sbirciatina, anche se come indicatore non è tra i più sofisticati,  ai P/E dei diversi mercati ed abbiamo avuto la conferma di quello che già sospettavamo: la borsa americana, in un paragone con quelle europee,  è ancora piuttosto cara e soprattutto il Nasdaq si conferma la borsa con il P/E più coriaceo malgrado il -12.36% da inizio anno e una serie impressionante di aumenti dei tassi americani davanti a noi. L'Europa per contro si è riportata a dei livelli di P/E che si avvicinano molto alla media degli ultimi 10 anni e quindi la si compera più volentieri.  


Utili aziende dello S&P 500:


Come detto da lunedi ci saranno dati societari a profusione ed ovviamente un po' di preoccupazione per l'attesa frenata degli utili aziendali è ben presente: dagli utili del 2021 a quelli attesi per il 2022 c'è un abisso, atteso, ma pure sempre di abisso si tratta. Ca va sans dire che vivisezioneremo le parole con le quali i vari CEO's e CFo's commenteranno i numeri e saranno soprattutto gli scenari futuri che più ci interesseranno. Putroppo le sorprese negative temiamo che non saranno poche.



Le rese (nel grafico quella del Treasury a 10 anni) sono in costante aumento: ovviamente la cosa non ci piace più di tanto ma l'esperienza ci suggerisce che fino ad un tasso del 3.5%-4% i mercati azionari lo assorbono con una relativa facilità. I veri problemi si avranno quande le rese inizieranno ad eccedere il 4% , ma questo livello non è atteso a breve e forse neppure in futuro lo vedremo... 

A proposito delle rese future,  ci è passata per la testa questa ipotesi di lavoro che vorremmo condividere con voi. Attenzione, come tutte le ipotesi deve, e ripetiamo, deve essere verificata e quindi non prendetela fin da ora per buona e nelle prossime settimane cercheremo elementi per confermarla o meno.

E' abbastanza probabile che la FED abbia fatto un grosso errore a considerare l'attuale tasso di inflazione come passeggero e con una certa coerenza si è posizionata per tanto (troppo?) tempo dietro la curva dei tassi: probabilmente avrebbe dovuto aumentare il costo del denaro molto prima ma sappiamo che, con il Covid e l'enorme debito pubblico accumulato,  prendere una decisione in tal senso non era facile. Ora però, trovatasi un po' in affanno, sta rischiando di compiere l'errore opposto,  ovverosia aumentare i tassi in modo piuttosto aggressivo e contemporaneamente assottigliare il suo bilancio di una trilionata di dollari. Le due operazioni, aumento dei tassi e riduzione del bilancio, se non erriamo non sono mai state portate avanti in contemporanea e questo la dice lunga sullo stato di apprensione nel quale la banca centrale americana si sta trovando. Quali sono le conseguenze di un tale modo di agire non sono chiare neppure agli analisti ma temiamo che qualche cosa possa andare non proprio come sperato.  Se pensiamo poi che i prossimi due aumenti saranno verosimilmente di mezzo punto l'uno al posto del tradizionale quarto di punto,  abbiamo un quadro completo dello stato d'animo di Powell e compagni.

Come sappiamo l'attuale inflazione è una concausa di fattori che noi cerchiamo di tenere sotto controllo:


Sicuramente il rincaro energetic, ben rappresentato dall'indice Blomberg Energy,  è una delle cause principali. A noi sembra che questo indice si stia prendendo una pausa di consolidamento e non è dato per scontato che continuerà a crescere. Vedremo se il triangolo verrà bucato al rialzo segno di una perpetuazione del trend... ma non è detto...



Il prezzo del petrolio si trova da qualche settimana sotto i 100$ al barile... tecnicamente il triangolo discendente ci annuncia un probabile ulteriore declino del suo prezzo. Ma prendiamolo molto con le pinze in quanto sappiamo che in questo momento l'analisi tecnica ha dei grossi limiti. La guerra può scompagginare le cose in ogni momento.



Anche le materie prime si stanno prendendo una pausa e non vi nascondiamo che siamo curiosi di ascoltare nelle prossime settimane quali saranno gli outloock delle aziende in merito alla produzione per i trimestri a venire. Non dimentichiamoci che sono molti gli analisti che prevedono una recessione per il 2023...


  
Anche i costi dei noli navali (nel grafico il Baltic Dry index) stanno ripiegando.

Potremmo continuare ma crediamo che il concetto è chiaro: i principali responsabili dell'aumento dell'inflazione sembrano essersi presi una pausa di riflessione ed hanno smesso di crescere: restano elevati ma non evolvono ulteriormente. Vedremo nelle prossime settimane se questo trend è confermato,  ma iniziamo a sospettare che forse la cura di cavallo che la FED intende applicare potrebbe, oltre che in netto ritardo, pure essere eccessiva. Ciò significherebbe che la FED in corso d'opera potrebbe anche rinunciare a portare a buon fine tutto il suo programma, pena l'entrata in recessione dell'economia. Ovviamente rinunciare al programma completo, se il buon senso lo suggerirà, porterà un particolare beneficio per le borse e, perché no, per il mondo delle obbligazioni che iniziamo a tenere sotto stretto controllo. Comprare bonds forse è ancora troppo presto ma stiamo iniziando a chiarirci le idee in merito al da farsi e alle sue tempistiche.




Come abbiamo sottolineato poc'anzi, per lo SMI è stata una settimana decisamente positiva: borsa difensiva per eccellenza, i suoi titoli sono stati quasi tutti comprati con una predilezione per la farmaceutica. Venerdì ha chiuso leggermente sopra i 12'500 punti che se verranno confermati anche la prossima setttimana potrebbero aiutare l'indice nel rivedere i suoi massimi storici (chi l'avrebbe mai detto!). Sullo sfondo rimane sempre in agguato il gap (freccia rossa) che non ci lascia completamente tranquilli. Eventuali coperture andrebbero mantenute...




Meno convincente, anche perché come visto più cara, è la borsa americana qui sopra ben reppresentata dallo S&P500 che fatica a mantenere i 4'530 punti... per rilanciare questa borsa ci vorranno solidi dati societari e settimana prossima inizia il ballo delle cifre trimestrali. Vedremo.

Buona domenica!





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