Ci siamo lasciati due settimane fa con la pubblicazione dell'inflazione americana al 9.1% e davamo per scontato che la FED sarebbe intervenuta con un secondo aumento dei tassi guida di 75 punti base lasciando persino aperta la porta ad un aumento secco di un punto percentuale. Di norma, quando le banche centrali si muovono, procedono con degli aggiustamenti reiterati di 25 punti base, in sù o in giù, tanto per non sconquassare eccessivamente i mercati: se pensiamo che la FED in due mosse ha alzato i tassi di 150 punti ci fornisce un'idea piuttosto precisa di quanto siano terrorizzati da questa inflazione.
Comunque tutto è andato come da programma e l'intervento, spoilerato da settimane, non ha generato reazioni di panico, anzi! Se guardiamo l'evoluzione dei mercati azionari del mese di luglio diremmo che tutto sommato non è andata poi così male: erano settimane che non si vedeva un bilancio settimanale in positivo ed anche per le prossime potrebbero esserci delle sorprese positive in arrivo.
Anche il nostro amico Ned Devis, nella sua asset allocation ideale, ha deciso di aumentare la quota azionaria supportato dignitosamente dall'algoritmo che continua francamente a stupire in quanto a precisione predittiva:
Se ha ragione, e fino ad ora ne ha avuta da vendere, ci possiamo aspettare un mese di agosto tutto al rialzo. Prendiamo una boccata d'ossigeno a settembre, dove ci fermiamo a consolidare i guadagni, per poi affrontare quello che ha tutta l'aria di essere un bel rally di fine anno. Vista così bisognerebbe avere il coraggio di entrare nei mercati azionari (in parte lo stiamo facendo...) ma stiamo anche ragionando in prospettiva futura (2023) quando, a quanto pare, entreremo in una bella recessione... Noi non pensiamo, putroppo, che il trend ribassista delle borse possa finire tanto facilmente e quindi stiamo semplicemente cercando di catturare un rimbalzo (piuttosto consistente altrimenti non ne varrebbe la pena) come ve ne sono tanti durante i periodi ribassisti. Di questo dobbiamo esserne coscienti.
Eccovi alcuni dei nostri spunti di riflessione:
1) Cosa farà la FED ora che ha sparato due prevedibilissime bordate da 75 punti cadauna? Continuerà su questa strada fino a quando non vedrà dei risultati tangibili (con il classico rischio di dover annunciare che l'operazione è perfettamente riuscita ma l'economia putroppo è morta...) oppure, rinunciando come ha fatto alla cosidetta "forward guidance", ci sta dicendo che d'ora in poi navigherà a vista e le decisioni di politica monetaria saranno adattate alla bisogna? Ne deduciamo quindi che il difficile sta arrivando ora: il fine tuning che intende portare avanti con l'idea di ridurre l'inflazione senza necessariamente condurre l'economia in recessione è roba da funabuli e si rischia ad ogni passo la caduta.... speriamo che sotto ci sia almeno una rete.
2) Cosa ne pensa il mercato? Diamo un'occhiata al Treasury a 10 anni:
Abbiamo sempre sottolineato che i rendimenti del Treasury a 10 anni non andranno molto oltre il 3%-3.5% e per il momento così è stato. Addirittura dal massimo di fine giugno le rese stanno scendendo, segno che sono in molti in questo momento che stanno acquistando a lungo termine convinti che probabilmentel'azione della FED, dopo la cura di cavallo, non potrà essere ancora così incisiva. Non sono pochi quelli che iniziano a pensare che ci sarà forse a settembre ancora un rialzo di 50 punti base ma poi, fatto salvo qualche rialzino qui e là, dovrebbe fermarsi se non addirittura iniziare a tagliare. Siamo quasi fuori dai guai quindi, direte voi. Dipende, diciamo noi.
Dipende se il taglio che molti si aspettano nel 2023 sarà la conseguenza di una riduzione effettiva dell'inflazione, decretando quindi un successo pieno della politica della FED. Oppure se il ribasso, come poc'anzi evocato, è dettato dal fatto che l'economia è entrata in una preoccupante recessione. E non stiamo parlando dell'attuale recessione tecnica (due diminuzioni del PIL consecutive) che sta vivendo l'America; facciamo riferimento ad una recessione profonda che coinvolge quasi tutti i settori di un' economia che è ancora alimentata da un alto tasso di indebitamento.
Anche il dollaro sembra già volersi portare avanti con i lavori e da qualche giorno ha smesso di rafforzarsi in sintonia con lo scenario che abbiamo appena descritto. Per il momento non abbiamo provveduto a nessun alleggerimento della valuta americana ma potremmo essere tentati di farlo...
3) Riuscirà la FED a ridurre l'inflazione ad un livello accettabile? Abbiamo sempre detto, e non cambiamo idea, che un'effettiva riduzione del rincaro ci sarà quando materie prime e soprattutto costi energetici vireranno decisamente al ribasso:
Le materie prime, dopo una correzione a giugno, stanno virando nuovamente al rialzo...
...mentre i costi energetici non sono molto lontani dai massimi di fine aprile. Purtroppo restiamo a livelli elevati e dovremo poi fare i conti con il naturale aumento della domanda di energia dei mesi invernali e con una guerra in Ucraina che non sembra voler finire tanto presto. Ammettiamolo: per quanto riguarda i costi energetici non c'è da esser troppo ottimisti...
Lo sono un po' di più gli economisti che prevedono per il prossimo anno una inflazione americana che si assesterà al 3.4%, quasi due terzi in meno di quella attuale... speriamolo! Comunque la nostra impressione è che in effetti l'inflazione ha raggiunto un po' in tutti i Paesi un livello oltre il quale è difficile andare. Il problema è che questo rincaro, ancora per un po', lì rimarrà e tenderà a scendere con una velocità decisamente inferiore a quella utilizzata per issarsi ai massimi degli ultimi 40 anni.
4) Qual'è l'attuale sentimento degli investitori?
...a quanto pare parecchio rilassato: l'indice della paura sta puntando decisamente al ribasso ed anche il put/call ratio è in situazione di neutralità. La riduzione dell'ansietà da correzione imminente probabilmente favorirà l'entrata nei mercati azionari: se vogliamo acchiapare il rimbalzo approfittiamone, non sappiamo quanto durerà (di norma almeno fino a settembre poi raddrizzeremo le antenne...).
Senza spendere troppe parole, prima di terminare, vi proponiamo qualche grafico:
S&P500 con la chiusura di venerdi a 4130 ha superato la resistenza e sta per incrociarsi con la media mobile dei 100 giorni (linea verde)... un buon segnale. E' leggermente in ipercomprato: potrebbe correggere ma non spaventiamoci troppo.
Il Nadaq è l'indice che più ha sofferto la correzione dei mercati di quest'anno: con la riduzione dei rendimenti e qualche risultato societario sopra alle aspettative sta rimbalzando con una certa convinzione... Rimane comunque una borsa non adatta ai deboli di cuore.
Lo SMI, malgrado non sia nel suo momento di massimo splendore a causa della sua natura difensiva, sta cercando in tutti i modi di andare a chiudere il piccolo gap (cerchio rosso) e non è detto che possa addirittura issarsi oltre quota 11'600. Non facile ma neppure impossibile.
Cosa dire di Euro/chf... oramai il franco chi lo tiene più a bada? la nostra Banca Nazionale no di sicuro e quindi quota 0.95 è il suo target. Tenere il franco...
Anche il super dollaro non riesce per il momento a contrastare la forza del franco... se non tiene questi livelli saremo costretti ad un alleggerimento...
Con la riduzione dei rendimenti e la debolezza del dollaro, l'oro potrebbe recuperare un po' del valore perso da inizio anno... ma non ci fa impazzire: se l'abbiamo, ce lo teniamo, ma siamo poco interessati ad un incremento.