domenica 31 luglio 2022

Approfittiamo del rimbalzo


 Ci siamo lasciati due settimane fa con la pubblicazione dell'inflazione americana al 9.1% e davamo per scontato che la FED sarebbe intervenuta con un secondo aumento dei tassi guida di 75 punti base lasciando persino aperta la porta ad un aumento secco di un punto percentuale. Di norma, quando le banche centrali si muovono, procedono con degli aggiustamenti reiterati di 25 punti base, in sù o in giù, tanto per non sconquassare eccessivamente i mercati: se pensiamo che la FED in due mosse ha alzato i tassi di 150 punti ci fornisce un'idea piuttosto precisa di quanto siano terrorizzati da questa inflazione.

Comunque tutto è andato come da programma e l'intervento, spoilerato da settimane, non ha generato reazioni di panico, anzi! Se guardiamo l'evoluzione dei mercati azionari del mese di luglio diremmo che tutto sommato non è andata poi così male: erano settimane che non si vedeva un bilancio settimanale in positivo ed anche per le prossime potrebbero esserci delle sorprese positive in arrivo.

Anche il nostro amico Ned Devis, nella sua asset allocation ideale, ha deciso di aumentare la quota azionaria supportato dignitosamente dall'algoritmo che continua francamente a stupire in quanto a precisione predittiva:


Se ha ragione, e fino ad ora ne ha avuta da vendere, ci possiamo aspettare un mese di agosto tutto al rialzo. Prendiamo una boccata d'ossigeno a settembre, dove ci fermiamo a consolidare i guadagni, per poi affrontare quello che ha tutta l'aria di essere un bel rally di fine anno. Vista così bisognerebbe avere il coraggio di entrare  nei mercati azionari (in parte lo stiamo facendo...) ma stiamo anche ragionando in prospettiva futura (2023) quando, a quanto pare, entreremo in una bella recessione... Noi non pensiamo, putroppo, che il trend ribassista delle borse possa finire tanto facilmente e quindi stiamo semplicemente cercando di catturare un rimbalzo (piuttosto consistente altrimenti non ne varrebbe la pena) come ve ne sono tanti durante i periodi ribassisti. Di questo dobbiamo esserne coscienti.

Eccovi alcuni dei nostri spunti di riflessione:

1) Cosa farà la FED ora che ha sparato due prevedibilissime bordate da 75 punti cadauna? Continuerà su questa strada fino a quando non vedrà dei risultati tangibili (con il classico rischio di dover annunciare che l'operazione è perfettamente riuscita ma l'economia putroppo è morta...) oppure, rinunciando come ha fatto alla cosidetta "forward guidance", ci sta dicendo che d'ora in poi navigherà a vista e le decisioni di politica monetaria saranno adattate alla bisogna? Ne deduciamo quindi che il difficile sta arrivando ora: il fine tuning che intende portare avanti con l'idea di ridurre l'inflazione senza necessariamente condurre l'economia in recessione è roba da funabuli e si rischia ad ogni passo la caduta.... speriamo che sotto ci sia almeno una rete.

2) Cosa ne pensa il mercato? Diamo un'occhiata al Treasury a 10 anni:


Abbiamo sempre sottolineato che i rendimenti del Treasury a 10 anni non andranno molto oltre il 3%-3.5% e per il momento così è stato. Addirittura dal massimo di fine giugno le rese stanno scendendo, segno che sono in molti in questo momento che stanno acquistando a lungo termine convinti che probabilmentel'azione della FED, dopo la cura di cavallo, non potrà essere ancora così incisiva. Non sono pochi quelli che iniziano a pensare che ci sarà forse a settembre ancora un rialzo di 50 punti base ma poi, fatto salvo qualche rialzino qui e là, dovrebbe fermarsi se non addirittura iniziare a tagliare. Siamo quasi fuori dai guai quindi, direte voi. Dipende, diciamo noi. 

Dipende se il taglio che molti si aspettano nel 2023 sarà la conseguenza di una riduzione effettiva dell'inflazione, decretando quindi un successo pieno della politica della FED. Oppure se il ribasso, come poc'anzi evocato, è dettato dal fatto che l'economia è entrata in una preoccupante recessione. E non stiamo parlando dell'attuale recessione tecnica (due diminuzioni del PIL consecutive)  che sta vivendo l'America; facciamo riferimento ad una recessione profonda che coinvolge quasi tutti i settori di un' economia che è ancora alimentata da un alto tasso di indebitamento.

Anche il dollaro sembra già volersi portare avanti con i lavori e da qualche giorno ha smesso di rafforzarsi in sintonia con lo scenario che abbiamo appena descritto. Per il momento non abbiamo provveduto a nessun alleggerimento della valuta americana ma potremmo essere tentati di farlo...


3) Riuscirà la FED a ridurre l'inflazione ad un livello accettabile? Abbiamo sempre detto, e non cambiamo idea,  che un'effettiva riduzione del rincaro ci sarà quando materie prime e soprattutto costi energetici vireranno decisamente al ribasso:



Le materie prime, dopo una correzione a giugno, stanno virando nuovamente al rialzo...


...mentre i costi energetici non sono molto lontani dai massimi di fine aprile. Purtroppo restiamo a livelli elevati e dovremo poi fare i conti con il naturale aumento della domanda di energia dei mesi invernali e con una guerra in Ucraina che non sembra voler finire tanto presto. Ammettiamolo: per quanto riguarda i costi energetici non c'è da esser troppo ottimisti...




Lo sono un po' di più gli economisti che prevedono per il prossimo anno una inflazione americana che si assesterà al 3.4%, quasi due terzi in meno di quella attuale... speriamolo! Comunque la nostra impressione è che in effetti l'inflazione ha raggiunto un po' in tutti i Paesi un livello oltre il quale è difficile andare. Il problema è che questo rincaro, ancora per un po',  lì rimarrà e tenderà a scendere con una velocità decisamente inferiore a quella utilizzata per issarsi ai massimi degli ultimi 40 anni.


4) Qual'è l'attuale sentimento degli investitori? 


...a quanto pare parecchio rilassato: l'indice della paura sta puntando decisamente al ribasso ed anche il put/call ratio è in situazione di neutralità. La riduzione dell'ansietà da correzione imminente probabilmente favorirà l'entrata nei mercati azionari: se vogliamo acchiapare il rimbalzo approfittiamone, non sappiamo quanto durerà (di norma almeno fino a settembre poi raddrizzeremo le antenne...).


Senza spendere troppe parole, prima di terminare, vi proponiamo qualche grafico:


S&P500 con la chiusura di venerdi a 4130 ha superato la resistenza e sta per incrociarsi con la media mobile dei 100 giorni (linea verde)... un buon segnale. E' leggermente in ipercomprato: potrebbe correggere ma non spaventiamoci troppo.



Il Nadaq è l'indice che più ha sofferto la correzione dei mercati di quest'anno: con la riduzione dei rendimenti e qualche risultato societario sopra alle aspettative sta rimbalzando con una certa convinzione... Rimane comunque una borsa non adatta ai deboli di cuore.



Lo SMI, malgrado non sia nel suo momento di massimo splendore a causa della sua natura difensiva, sta cercando in tutti i modi di andare a chiudere il piccolo gap (cerchio rosso) e non è detto che possa addirittura issarsi oltre quota 11'600. Non facile ma neppure impossibile.


Cosa dire di Euro/chf... oramai il franco chi lo tiene più a bada? la nostra Banca Nazionale no di sicuro e quindi quota 0.95 è il suo target. Tenere il franco...


Anche il super dollaro non riesce per il momento a contrastare la forza del franco... se non tiene questi livelli saremo costretti ad un alleggerimento...

Con la riduzione dei rendimenti e la debolezza del dollaro, l'oro potrebbe recuperare un po' del valore perso da inizio anno... ma non ci fa impazzire: se l'abbiamo, ce lo teniamo, ma siamo poco interessati ad un incremento.

Buona domenica!




mercoledì 13 luglio 2022

CPI: 9.1% !!


 

Il dato sull'inflazione americana era l'unico indicatore macro di questa settimana che veramente ci interessava. Non l'abbiamo ancora digerito e quindi prendete quello che scriviamo con beneficio d'inventario, ma comunque un breve commento va fatto.

Fino a pochissimo tempo fa un'inflazione al 9.1% (atteso 8.8%) era, con tutto il rispetto che si deve a chi è meno fortunato di noi, un numero considerato da terzo mondo che di norma passa quasi ignorato agli occhi degli economisti e al massimo finisce su qualche tabella per gli amanti delle statistiche.  Peccato che ora stiamo parlando di un 9.1% che colpisce al cuore l'economia degli Stati Uniti e non ci lascia indifferenti.




Come stiamo ripetendo da qualche settimana, costi energetici (primo grafico) e quelli delle materie prime (secondo grafico) sono i principali artefici di questo aumento. Considerato che hanno iniziato a scendere con una certa convinzione a partire, diciamo, da metà giugno ci aspettavamo che in un qualche modo questi ribassi avrebbero potuto contribuire a calmierare un po' il rincaro del mese scorso. Confidiamo che questi ribassi si facciano sentire sull'inflazione del mese di luglio.

Questa inflazione è, come pittorescamente descrivono il fenomeno alcuni economisti, piuttosto "appiccicosa" proprio perché, e a questo punto noi tutti l'abbiamo capito, i colpevoli del rincaro non sono solo le materie prime e i costi energetici ma entrano in gioco altri fattori (il cibo, i servizi e molte altre cose...) che rendono la battaglia più complessa. Sappiamo che l'aumento dei tassi non è la panacea per ogni male e quindi anche l'azione della FED ha dei limiti,  ma a questo punto è comunque decisamene costretta ad intervenire usando tutta la potenza di fuoco di cui dispone nella speranza di arrestare i rincari almeno di quelle componenti maggiormente sensibili al rialzo dei tassi.

Un seggerimento di quello che si potrebbe fare glielo ha dato oggi la Banca Centrale Canadese:



... 75 punti base di aumento sono già iperscontati. Stai a vedere che il 27 di luglio anche la FED interverrà con il bazooka e senza indugio aumenterà di 100 punti base i tassi... sembra che il 40% del mercato già se l'aspetta. Sarebbe una bella cura da cavallo!



Comunque ancora stamattina gli analisti confidano che l'inflazione americana sarà al 7.6% per fine anno e scenderà al 3.4% nel 2023. Non è ancora il 2% programmato dalla FED (chissà se questo è ancora il target che hanno in mente....?) ma noi ci accontenteremmo.




Comunque oggi , per chi fa del trading valutario, non c'è stato tempo per annoiarsi: dollaro/franco non sa bene che direzione prendere...





...mentre l'euro/dollaro è andato a fare una visitina alla parità.... sarà interessante a questo punto capire/vedere cosa architetterà la Lagarde in quanto, se lascia indebolire troppo l'euro, avrà un aggravio d'inflazione da combattere considerando che materie prime ed energia, solitamente quotate in dollari, saranno sempre più care.  




I mercati azionari ovviamente non l'hanno presa benissimo (anche se quelli europei in chiusura hanno recuperato qualcosa)...



Per quanto riguarda lo SMI, probabilmente possiamo dire addio alla rottura rialzista del triangolo ascendente con relativo sviluppo positivo almeno fino alla chiusura del gap...



...mentre il Nasdaq dovrà soffrire ancora per un po' soprattutto se la FED diventerà iper restrittiva.


Ergo, ancora per un po' l'unico posto dove conviene lasciare i propri risparmi è in conto corrente anche se per le banche è l'ultimo posto dove vorrebbero vedere i vostri risparmi. Lasciamo passare questo pandemonio e vedremo di  fare del nostro meglio per pianificare un rientro che abbia senso.


Finiamo qui  questo rapido commento che fa seguito al dato inflattivo americano. Un commento a caldo, buono ma non buonissimo; ci riproponiamo di essere maggiormente efficaci dopo un breve periodo di vacanza durante il quale, se non succede nulla di trascendentale, il blog non sarà aggiornato. 

A presto!

sabato 9 luglio 2022

Occhio alle stime...

 Siamo in piena estate ed anche i mercati finanziari si stanno adeguando al clima vacanziero dove di norma i ritmi si attenuano e apparentemente sembra che nulla accada. I ritmi sono sicuramente diminuiti come certifica l'analisi dei volumi borsistici perfettamente in linea con il mood estivo. Ciò non toglie che un buon numero di operatori ha le orecchie ben aperte e pronte a catturare uno dei tanti segnali che potrebbero dare il via a movimenti inattesi. Ne segnaliamo due che sono in arrivo sul prossimo binario:

1) Mercoledì prossimo assisteremo alla pubblicazione del CPI americano: l'ultimo rilevamento segnalava l'inflazione all'8.6% e quella attesa mercoledì è stata rivista al rialzo all'8.8%,  quel tanto che basta alla FED per giustificare un altro rialzo di 75 punti base il 27 luglio. 



Il rendimento del Treasury a 10 anni, che nell'ultimo mese è stato costantemente al ribasso, sta già scontando la decisione della FED e si sta riportando sopra il 3%;  lì dovrebbe restarci per un po'.

Già che stiamo parlando di rendimenti dei Treasuries vale la pena sottolineare come da qualche giorno la resa del TB a 2 anni (linea verde) è superiore a quella del TB decennale (linea rossa): quando questo fenomeno si produce (di norma il lungo rende di più del breve) scatta in automatico il timore per una caduta in recessione dell'economia: la statistica comunque ci conforta un pochettino in quanto preavvisa che non tutte le inversione della curva dei rendimenti sfocerà, di norma dopo 12/18 mesi, in una recessione. Comunque in un periodo come questo, dove anche uno starnuto fa paura, il semplice presagio di una recessione futura crea ansia e tutti noi sappiamo quanti danni possono provocare masse d'investitori angosciati...

A dire la verità, e questo ce lo suggerisce il Governatore della FED di Atlanta, il PIL americano del secondo semestre di prossima pubblicazione registrerà un ribasso, il secondo di fila, e quindi tecnicamente l'America potrebbe già trovarsi in recessione. Spiegherebbe come mai la resa del TB a 10 anni si è portata dal quasi 3.5% di metà giugno al 2.8% del 6 di luglio: erano in molti a credere che la recessione tecnica avrebbe convinto la FED ad essere meno aggressiva in tema di rialzo tassi ed in tanti si sono portati avanti con i lavori acquistando bonds del Tesoro americano a lungo termine .

Vedremo quindi mercoledì, sperando di capirci qualche cosa, se la Banca Centrale Americana sarà più focalizzata verso la lotta al rincaro oppure se ha già un occhio di riguardo per la possibile recessione che,  ancor più dell'inflazione,  è vista come fumo negli occhi. 

Sembra comunque che l'economia made in USA non sia così mal messa: la disoccupazione, pur leggermente al rialzo, rimane bassa. Continuano a creare nuovi posti di lavoro come attestato dai dati di venerdi: si aspettavano 265k nuovi posti ne hanno creati 372k. Non hanno guerre se non intrufolandosi in quelle degli altri e sono oramai da tempo energeticamente indipendenti. L'Europa è in ben altra situazione... Quindi a nostro giudizio, mercoledì sarà un aumento secco di 75 punti base.



...anche il dollaro sembra crederci: esaurita la spinta ribassista ad 1.0135, come segnalataci dalla foratura al ribasso del triangolo, non facciamo fatica a credere che presto si potrebbe anche andare sotto la parità. E' vero che siamo in un ipervenduto ed un rimbalzo è sempre possibile, ma qualcuno in questo preciso momento ci deve spiegare per quale motivo bisognerebbe comprare euro... soprattutto se la Lagarde procederà il 21 di luglio ad un rialzo di un misero quarto di punto che non soddisferebbe nessuno... ma in effetti, dobbiamo essere realisti, la povera Christine non può fare molto di più.




Ci sembra anche di una certa importanza segnalare l'aumento dell'inflazione in Svizzera che non è mai stata così alta da 30 anni a questa parte: 3.4%. La nostra Banca Nazionale ci ha già fornito un bel esempio della sua indipendenza e senza grossi proclami la il mese scorso ha aumentato di mezzo punto il costo del denaro; con una simile inflazione non saremmo sorpresi di vedere un altro aumento di almeno un quarto di punto a breve e senza preavviso... Lo vogliamo evidenziare in quanto le conseguenze almeno per eur/chf possono essere serie:



Da quando la BNS ha aumentato i tassi l'euro contro chf si è indebolito parecchio e lo vediamo navigare da qualche giorno sotto la parità... Diversi analisti stanno scommettendo su di un rapporto euro/chf a 0.95... ci pare effettivamente un po' troppo ma per il momento rinnoviamo il nostro invito: tenetevi ancora per un po' il franco.


2) La stagione della pubblicazione degli utili societari per il secondo trimestre si avvicina e non sono pochi gli analisti che ci cosigliano di fare attenzione alle stime degli utili per azione.



Nel grafico sono riportate le stime degli utili  dell'S&P500 che sorprendentemente anche durante il 2022 non hanno fatto altro che salire,  fatto salvo una breve e tracurabile pausa  durante il mese di giugno. La riflessione che vi invitiamo a fare è molto semplice: a fine 2020 questo indice aveva un rapporto tra prezzo delle azioni ed utili (P/E)  che raggiungeva le 28 volte. Ad inizio 2022 questo rapporto era a 22.7 e venerdì 8 luglio lo stesso valore era sceso a 16.90 portando il P/E di questo indice in prossimità della sua media decennale. Bene direte voi, un rischio in meno da tenere sotto controllo. In  realta qualche problema all'orizzonte potremmo averlo. Soprattutto quest'anno siamo passati dal 22.7 al 16.9 grazie unicamente alla diminuzione del prezzo (P) delle azioni (S&P -18% YTD) ma come potete vedere dal grafico l'aumento delle stime degli utili (E) hanno di sicuro attutito il colpo... Insomma poteva andare peggio! 

Sarà interessantissimo osservare se anche in questo trimeste le aziende, oramai senza più il supporto degli aiuti statali,  hanno trovato il modo di scricare i maggiori costi sui poveri consumatori: non si spiega diversamente questo continuo e inarrestabile aumento di redditività,  ma è un esercizio che ovviamente non potrà continuare all'infinito. Prima o poi anche gli utili delle società potrebbero iniziare a scendere ed improvvisamente ci ritroveremmo tra le mani un mercato che sarà ritornato ad essere costoso e quindi meno appetibile. 

La prossima settimana inizieremo a capirci qualche cosa in più, nel frattempo, anche se la tentazione di comprare a questi livelli è molta, attendiamo di avere qualche indicazione supplementare da parte delle aziende.



L'S&P500 comunque da qualche giorno si è riportato sopra i 3800 punti, un livello che contribuisce ad attutire un poco le nostre preoccupazioni...



Anche lo SMI, se trovasse la forza di forare il triangolo ascendente (forse un po' tirato per i capelli...),  potremmo sperare di vedere l'indice attorno agli 11'600 punti o per lo meno vedere chiuso il gap (cerchio rosso)... sarebbe già qualche cosa.


Chiudiamo con una curiosità:



Per tastare il polso dei consumatori e cercare di carpirne il morale, ogni tanto andiamo a vedere cosa sta succedendo in altri ambiti che non sia solo quello della finanza. Un buon esempio può essere il mercato degli orologi di seconda mano che a dipendenza dei modelli possono anche raggiungere quotazioni impressionanti. Prendiamo il caso del Nautilus acciaio sfondo blu della Patek Philippe per il quale si sono fatte pazzie (ha sfiorato i 200k $!): dopo anni di continua ed inarrestabile crescita, da qualche mese è in fase di correzione. Qualcuno sta vendendo i gioielli di famiglia e di norma non è un buon segnale...


Buon week end!!



venerdì 1 luglio 2022

Inflazione più perniciosa che mai!

 Dal forum della BCE a Sintra dello scorso week end torniamo (virtualmente) a casa con due perle di saggezza che vogliamo condividere con voi:

 

  1. "Abbiamo capito quanto poco sappiamo delle dinamiche dei prezzi" (Jerome Powell ) 

  2. " Dobbiamo dimenticarci gli scenari del passato caratterizzati da bassa  inflazione" (Christine Lagarde )

 

Detto dai due governatori delle più importanti Banche Centrali al mondo, la cosa non ci lascia proprio completamente tranquilli in quanto: 

 

  1. se la dinamica dei prezzi non la conoscono loro (quelli delle banche centrali per intenderci) ci sfugge chi a tal proposito dovrebbe avere le idee maggiormente in chiaro. Se qualcuno per caso fa parte di questo fortunato gruppo di illuminati (*), alla prima occasione utile chieda di Powell e gli spieghi bene le dinamiche legate al processo inflattivo…
    Noi siamo sempre convinti che questa  inflazione non è legata a doppia mandata ad un eccesso di domanda ma bisogna trovare il colpevole da un’altra parte:  indichiamo soprattutto il rincaro energetico quale principale imputato, rincaro che trae la sua forza dal conflitto armato che si sta svolgendo a pochi chilometri da qui.
    E’ abbastanza chiaro a tutti che questa guerra nessuno ha una gran fretta di farla finire in quanto sono in molti  che in questo momento si stanno beando di un prezzo del petrolio oltre i 100 dollari al barile ed in cima a questa lista ci mettiamo gli USA.  Per un ritorno alla normalità c’è sempre tempo e purtroppo anche l‘Ukraine Recovery Conference, prevista a Lugano la prossima settimana, si preannuncia come un buon esempio di "occasione persa" e dall'incontro non ci aspettiamo nulla di trascendentale.

    Comunque un po' di luce in fondo al tunnel del rincaro delle materie prime (altro componente fondamentale di questa inflazione) la stiamo vedendo Un bel -12.9% è un bel segnale:





  2. Per tutta una serie di motivi che magari spiegheremo in un altro post, la Lagarde ha ragione: la bassa inflazione per un po' sarà solo un ricordo e sta già mettendo le mani avanti. 
    Infatti è più che consapevole che l’esercizio che è chiamata a fare ha una elevata probabilità di non finire benissimo per alcuni e solo benino per altri, scontentando in tal modo tutti.
    Il compito più complesso ed insidioso è quello di abbattere uno dei grandi tabù dei banchieri centrali e che potrebbe anche mandare in corto circuito la politica della BCE: infatti non si riesce ancora  a capire  bene come farà a conciliare un aumento dei tassi, quindi con una mano drenare liquidità dal sistema, per poi con l’altra mano continuare ad acquistare obbligazioni dei paesi fortemente indebitati  evitando nel contempo  accuratamente che i cosiddetti Paesi Frugali  vadano in escandescenza. Vi sembra complicato? Lo è!

 

 


        Performance YTD delle principali borse mondiali al 30.06.22
 

 

Insomma, ce n’è abbastanza per capire come mai siamo confrontati con il peggior semestre che i mercati finanziari abbiano vissuto dal 1970! A questo punto non si può pretendere che la fiducia dei consumatori sia alle stelle e non escludiamo che una recessione sia quasi servita su di un piatto d‘argento. 

Prima di parlare di recessione (ricordate: due trimestri consecutivi di PIL al ribasso) c’è tempo: prepariamoci invece ad analizzare come si sono sviluppati gli utili aziendali nel secondo trimestre e se da una loro lettura si riuscirà a percepire se le borse andranno avanti a soffrire.  Dobbiamo pazientare ancora una decina di giorni e poi si inizierà a ballare.

 

Però, prima di gettare una rapida occhiata alle borse,  non possiamo fare a meno di guardare da vicino cosa sta succedendo al franco svizzero. A differenza delle altre Banche Nazionali, quella Svizzera non pare essere troppo espansiva e ciarliera. Anzi, proprio non parla se non costretta! Alle parole di norma si fa anticipare dai fatti ed il mezzo punto di aumento che ci ha regalato un paio di settimane fa ne è un concreto esempio. Infatti siamo stati tutti colti di sorpresa e l'aumento dei tassi è stato giustificato da Jordan adducendo ad un inasprimento importante dell‘inflazione in Svizzera (vero) che si accompagna dalla debolezza del franco (…diciamo che facciamo fatica a crederci). Fatto sta che: 

 


Il dollaro ha smesso di crescere e sembra essere inchiodato tra lo 0.9550 e lo 0.96...




...mentre l‘euro/chf è persino andato sotto la parità. 

 

Diciamo che per essere una moneta debole (Jordan dixit) a noi sembra un super franco e se per il momento la BNS non interviene, come ha fatto in passato per evitare un rafforzamento eccessivo della nostra valuta, è semplicemente dovuto al fatto che una moneta in questo stato di forma è un buon antidoto (forse l'unico valido) per combattere l‘inflazione importata. Per le esportazioni si farà come sempre affidamento sulla capacità della nostra industria di adattarsi rapidamente anche agli scenari più complessi, ma ovviamente di questo franco forte se ne sarebbe anche fatto a meno. Comunque, come già detto più di una volta, chi ha franchi per il momento se li tenga ben stretti.



Vediamo un paio di indici:



Lo S&P500 proprio non ce la fa a stare sopra i 3800 punti, sarebbe un segnale importante anche al fine di andare a chiudere il gap segnalato dal cerchio rosso. Per il momento abbiamo sempre quei 3'550 punti nel nostro mirino... comunque fino alla pubblicazione dei dati societari non ci aspettiamo più movimenti di rilievo essendo il mercato già entrato in un clima estivo.




Anche lo SMI non sembra avere le idee molto in chiaro su quale sia la migliore delle direzioni da prendere. Purtroppo possiamo solo constatare che restiamo all'interno del canale discendente che sta caratterizzando il movimento del nostro indice a partire da metà aprile. 10'530 devono essere assolutamente confermati e non superati al ribasso altrimenti non escludiamo che il prossimo stop è a 10'000 punti. Diciamo che procedere con prudenza è consigliato


Mentre stiamo scrivendo sono usciti i dati  sull'inflazione in Europa per il mese di giugno... non buonissime notizie:



dato precedente: 8.1, atteso 8.5, effettivo 8.6. Sembra non esserci una fine al rialzo del rincaro ma dobbiamo pensare che gli effetti della riduzione dei prezzi delle materie prime si faranno sentire un po' più avanti nell'anno, mentre i costi dell'energia faticano, come abbiamo visto, a scendere e quelli sì che fanno male!


Buon week end!


(*) Uno che sembra avere le idee in chiaro sull'inflazione ed il suo sviluppo nella storia recente è Fugnoli, che con il suo Il Rosso e il Nero è sempre un valido punto di riferimento per chi vuol cercare di capire cosa succede nel mondo della finanza. Per leggere l'articolo, consigliatissimo, clicca qui