mercoledì 13 luglio 2022

CPI: 9.1% !!


 

Il dato sull'inflazione americana era l'unico indicatore macro di questa settimana che veramente ci interessava. Non l'abbiamo ancora digerito e quindi prendete quello che scriviamo con beneficio d'inventario, ma comunque un breve commento va fatto.

Fino a pochissimo tempo fa un'inflazione al 9.1% (atteso 8.8%) era, con tutto il rispetto che si deve a chi è meno fortunato di noi, un numero considerato da terzo mondo che di norma passa quasi ignorato agli occhi degli economisti e al massimo finisce su qualche tabella per gli amanti delle statistiche.  Peccato che ora stiamo parlando di un 9.1% che colpisce al cuore l'economia degli Stati Uniti e non ci lascia indifferenti.




Come stiamo ripetendo da qualche settimana, costi energetici (primo grafico) e quelli delle materie prime (secondo grafico) sono i principali artefici di questo aumento. Considerato che hanno iniziato a scendere con una certa convinzione a partire, diciamo, da metà giugno ci aspettavamo che in un qualche modo questi ribassi avrebbero potuto contribuire a calmierare un po' il rincaro del mese scorso. Confidiamo che questi ribassi si facciano sentire sull'inflazione del mese di luglio.

Questa inflazione è, come pittorescamente descrivono il fenomeno alcuni economisti, piuttosto "appiccicosa" proprio perché, e a questo punto noi tutti l'abbiamo capito, i colpevoli del rincaro non sono solo le materie prime e i costi energetici ma entrano in gioco altri fattori (il cibo, i servizi e molte altre cose...) che rendono la battaglia più complessa. Sappiamo che l'aumento dei tassi non è la panacea per ogni male e quindi anche l'azione della FED ha dei limiti,  ma a questo punto è comunque decisamene costretta ad intervenire usando tutta la potenza di fuoco di cui dispone nella speranza di arrestare i rincari almeno di quelle componenti maggiormente sensibili al rialzo dei tassi.

Un seggerimento di quello che si potrebbe fare glielo ha dato oggi la Banca Centrale Canadese:



... 75 punti base di aumento sono già iperscontati. Stai a vedere che il 27 di luglio anche la FED interverrà con il bazooka e senza indugio aumenterà di 100 punti base i tassi... sembra che il 40% del mercato già se l'aspetta. Sarebbe una bella cura da cavallo!



Comunque ancora stamattina gli analisti confidano che l'inflazione americana sarà al 7.6% per fine anno e scenderà al 3.4% nel 2023. Non è ancora il 2% programmato dalla FED (chissà se questo è ancora il target che hanno in mente....?) ma noi ci accontenteremmo.




Comunque oggi , per chi fa del trading valutario, non c'è stato tempo per annoiarsi: dollaro/franco non sa bene che direzione prendere...





...mentre l'euro/dollaro è andato a fare una visitina alla parità.... sarà interessante a questo punto capire/vedere cosa architetterà la Lagarde in quanto, se lascia indebolire troppo l'euro, avrà un aggravio d'inflazione da combattere considerando che materie prime ed energia, solitamente quotate in dollari, saranno sempre più care.  




I mercati azionari ovviamente non l'hanno presa benissimo (anche se quelli europei in chiusura hanno recuperato qualcosa)...



Per quanto riguarda lo SMI, probabilmente possiamo dire addio alla rottura rialzista del triangolo ascendente con relativo sviluppo positivo almeno fino alla chiusura del gap...



...mentre il Nasdaq dovrà soffrire ancora per un po' soprattutto se la FED diventerà iper restrittiva.


Ergo, ancora per un po' l'unico posto dove conviene lasciare i propri risparmi è in conto corrente anche se per le banche è l'ultimo posto dove vorrebbero vedere i vostri risparmi. Lasciamo passare questo pandemonio e vedremo di  fare del nostro meglio per pianificare un rientro che abbia senso.


Finiamo qui  questo rapido commento che fa seguito al dato inflattivo americano. Un commento a caldo, buono ma non buonissimo; ci riproponiamo di essere maggiormente efficaci dopo un breve periodo di vacanza durante il quale, se non succede nulla di trascendentale, il blog non sarà aggiornato. 

A presto!

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