Siamo in piena estate ed anche i mercati finanziari si stanno adeguando al clima vacanziero dove di norma i ritmi si attenuano e apparentemente sembra che nulla accada. I ritmi sono sicuramente diminuiti come certifica l'analisi dei volumi borsistici perfettamente in linea con il mood estivo. Ciò non toglie che un buon numero di operatori ha le orecchie ben aperte e pronte a catturare uno dei tanti segnali che potrebbero dare il via a movimenti inattesi. Ne segnaliamo due che sono in arrivo sul prossimo binario:
1) Mercoledì prossimo assisteremo alla pubblicazione del CPI americano: l'ultimo rilevamento segnalava l'inflazione all'8.6% e quella attesa mercoledì è stata rivista al rialzo all'8.8%, quel tanto che basta alla FED per giustificare un altro rialzo di 75 punti base il 27 luglio.
Il rendimento del Treasury a 10 anni, che nell'ultimo mese è stato costantemente al ribasso, sta già scontando la decisione della FED e si sta riportando sopra il 3%; lì dovrebbe restarci per un po'.
Già che stiamo parlando di rendimenti dei Treasuries vale la pena sottolineare come da qualche giorno la resa del TB a 2 anni (linea verde) è superiore a quella del TB decennale (linea rossa): quando questo fenomeno si produce (di norma il lungo rende di più del breve) scatta in automatico il timore per una caduta in recessione dell'economia: la statistica comunque ci conforta un pochettino in quanto preavvisa che non tutte le inversione della curva dei rendimenti sfocerà, di norma dopo 12/18 mesi, in una recessione. Comunque in un periodo come questo, dove anche uno starnuto fa paura, il semplice presagio di una recessione futura crea ansia e tutti noi sappiamo quanti danni possono provocare masse d'investitori angosciati...
A dire la verità, e questo ce lo suggerisce il Governatore della FED di Atlanta, il PIL americano del secondo semestre di prossima pubblicazione registrerà un ribasso, il secondo di fila, e quindi tecnicamente l'America potrebbe già trovarsi in recessione. Spiegherebbe come mai la resa del TB a 10 anni si è portata dal quasi 3.5% di metà giugno al 2.8% del 6 di luglio: erano in molti a credere che la recessione tecnica avrebbe convinto la FED ad essere meno aggressiva in tema di rialzo tassi ed in tanti si sono portati avanti con i lavori acquistando bonds del Tesoro americano a lungo termine .
Vedremo quindi mercoledì, sperando di capirci qualche cosa, se la Banca Centrale Americana sarà più focalizzata verso la lotta al rincaro oppure se ha già un occhio di riguardo per la possibile recessione che, ancor più dell'inflazione, è vista come fumo negli occhi.
Sembra comunque che l'economia made in USA non sia così mal messa: la disoccupazione, pur leggermente al rialzo, rimane bassa. Continuano a creare nuovi posti di lavoro come attestato dai dati di venerdi: si aspettavano 265k nuovi posti ne hanno creati 372k. Non hanno guerre se non intrufolandosi in quelle degli altri e sono oramai da tempo energeticamente indipendenti. L'Europa è in ben altra situazione... Quindi a nostro giudizio, mercoledì sarà un aumento secco di 75 punti base.
...anche il dollaro sembra crederci: esaurita la spinta ribassista ad 1.0135, come segnalataci dalla foratura al ribasso del triangolo, non facciamo fatica a credere che presto si potrebbe anche andare sotto la parità. E' vero che siamo in un ipervenduto ed un rimbalzo è sempre possibile, ma qualcuno in questo preciso momento ci deve spiegare per quale motivo bisognerebbe comprare euro... soprattutto se la Lagarde procederà il 21 di luglio ad un rialzo di un misero quarto di punto che non soddisferebbe nessuno... ma in effetti, dobbiamo essere realisti, la povera Christine non può fare molto di più.
Nel grafico sono riportate le stime degli utili dell'S&P500 che sorprendentemente anche durante il 2022 non hanno fatto altro che salire, fatto salvo una breve e tracurabile pausa durante il mese di giugno. La riflessione che vi invitiamo a fare è molto semplice: a fine 2020 questo indice aveva un rapporto tra prezzo delle azioni ed utili (P/E) che raggiungeva le 28 volte. Ad inizio 2022 questo rapporto era a 22.7 e venerdì 8 luglio lo stesso valore era sceso a 16.90 portando il P/E di questo indice in prossimità della sua media decennale. Bene direte voi, un rischio in meno da tenere sotto controllo. In realta qualche problema all'orizzonte potremmo averlo. Soprattutto quest'anno siamo passati dal 22.7 al 16.9 grazie unicamente alla diminuzione del prezzo (P) delle azioni (S&P -18% YTD) ma come potete vedere dal grafico l'aumento delle stime degli utili (E) hanno di sicuro attutito il colpo... Insomma poteva andare peggio!
Sarà interessantissimo osservare se anche in questo trimeste le aziende, oramai senza più il supporto degli aiuti statali, hanno trovato il modo di scricare i maggiori costi sui poveri consumatori: non si spiega diversamente questo continuo e inarrestabile aumento di redditività, ma è un esercizio che ovviamente non potrà continuare all'infinito. Prima o poi anche gli utili delle società potrebbero iniziare a scendere ed improvvisamente ci ritroveremmo tra le mani un mercato che sarà ritornato ad essere costoso e quindi meno appetibile.
La prossima settimana inizieremo a capirci qualche cosa in più, nel frattempo, anche se la tentazione di comprare a questi livelli è molta, attendiamo di avere qualche indicazione supplementare da parte delle aziende.
L'S&P500 comunque da qualche giorno si è riportato sopra i 3800 punti, un livello che contribuisce ad attutire un poco le nostre preoccupazioni...
Anche lo SMI, se trovasse la forza di forare il triangolo ascendente (forse un po' tirato per i capelli...), potremmo sperare di vedere l'indice attorno agli 11'600 punti o per lo meno vedere chiuso il gap (cerchio rosso)... sarebbe già qualche cosa.
Chiudiamo con una curiosità:
Per tastare il polso dei consumatori e cercare di carpirne il morale, ogni tanto andiamo a vedere cosa sta succedendo in altri ambiti che non sia solo quello della finanza. Un buon esempio può essere il mercato degli orologi di seconda mano che a dipendenza dei modelli possono anche raggiungere quotazioni impressionanti. Prendiamo il caso del Nautilus acciaio sfondo blu della Patek Philippe per il quale si sono fatte pazzie (ha sfiorato i 200k $!): dopo anni di continua ed inarrestabile crescita, da qualche mese è in fase di correzione. Qualcuno sta vendendo i gioielli di famiglia e di norma non è un buon segnale...
Buon week end!!
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