venerdì 26 agosto 2022

Powell ha parlato...


 

Con un discorso breve, coinciso e senza troppi giri di parole, Powell ci ha fatto sapere, parlando della tribuna di Jakson Hole, cosa la FED intende fare per riportare i numeri dell'inflazione attorno a quel 2% che è sempre stato l'obiettivo dichiarato della Banca Centrale Americana e non si fermerà fino a quanto il lavoro non sarà portato a buon fine.

Non ha usato mezzi termini ed il succo del discorso è che la lotta all'inflazione causerà dolore alle famiglie ed alle imprese!

Dobbiamo ancora adeguatamente digerire quanto ha detto,  ma seguendo i nostri appunti un po in ordine sparso siamo in grado di ricostruire quanto ha affermato e vi aggiungiamo qualche breve commento a caldo:

. Come detto per le famiglie la lotta non sarà indolore: ciò significa che molto probabilmente la battaglia nei prossimi mesi potrebbe anche sfociare in licenziamenti o comunque in un raffreddamento del mercato del lavoro che fino ad oggi, come avevamo visto un paio di post fa, rimane sempre piuttosto pimpante. Anche solo evocare la possibilità di perdere il posto di lavoro e non esser certi di trovarne subito un altro potrebbe indurre gli americani ad andare cauti con i consumi. 

L'altro giorno Wallmart ha pubblicato i suoi numeri, che sono risultati leggermente superiori alle aspettative, ma la grossa sorpresa è arrivata dall'analisi dei dati riguardanti le vendite: un ruolo fondamentale per il raggiungimento del risulato trimestrale l'ha fornito una clientela inusuale,  ovverosia quella proveniente dalla fascia abbiente della popolazione segno che l'aumento dei prezzi inizia a farsi sentire anche in quegli strati della popolazione che di norma sono meno sensibili all'aumento dei costi e che frequentano i grandi magazzini Wallmart solo sporadicamente. Insomma, non si rinuncia a nulla, ma si inizia a risparmiare là dove ciò è possibile. Non un bel segnale per gli utili futuri delle società.


. La FED sta facendo di tutto per cercare di moderare la domanda e fare in modo che quest'ultima si allinei meglio all'offerta che è ancora sofferente a causa dei colli di bottiglia,  dall'aumento dei costi delle materie prime e soprattutto dei costi energetici...


 ...materie prime che hanno recuperato il 50% del movimento ribassista avviatosi agli inizi di giugno e speriamo che a questo livello si diano una calmata...



...mentre è ripartito di gran carriera l'indice generale dei costi energetici e non arretrerà tanto facilmente almeno fino a quando il costo del gas non inizierà a mostrare dei segnali di debolezza: la qual cosa temiamo che non sarà per domani soprattutto considerando il fatto che fra qualche giorno i Russi chiuderanno nuovamente i rubinetti e la guerra in Ucraina sta prendendo una piega non simpatica. Infatti sta circolando l'idea, sostenuta dall'Occidente e persino dalla Turchia, che la Crimea debba tornare sotto al bandiera giallo-blu, un'ipotesi questa che ha tutta l'aria di voler procrastinare il conflitto sine die...


. Di armi per combattere questa inflazione Powell non ne ha mille, anzi, al di là della leva dei tassi ai quali aggiungiamo il tightening non ce ne vengono in mente altre. Ergo, tanto per fare la voce più grossa possibile, tiene aperta la porta ad un terzo aumento dei tassi di 0.75 punti. Si affretta ad affermare che non si potrà andare avanti all'infinito con un simile ritmo... ma per il momento si continua così, diciamo noi,  e questo probabilmente non piacerà troppo ai mercati.



La nostra convinzione è che con una simile inflazione, anche se sembra dall'ultimo rilevamento essersi fermata, i tassi soprattutto quelli corti dovranno salire almeno al 4%. Poi a quel livello vedremo se veramente saranno sufficienti a fare arretrare il ricaro. Quindi facciamo ancora attenzione alle obbligazioni soprattutto se corte. Oggi il trentennale americano è sceso al 3.25 circa 20 bps sotto la resa del 2 anni... l'inversione della curva è totale e qualche inquietudine la crea...

. Se qualcuno pensa che un taglio ai tassi arriverà già il prossimo anno è, secondo Powell, un pochino fuori strada: ovviamente se ci dovesse essere un arretramento tale del rincaro da non più costituire un problema, significa che probabilmente saremo alle prese con una bella recessione di quelle profonde che si combatte appunto con un deciso taglio al costo del denaro. Ma questo non possiamo ancora prevederlo soprattutto,  Powell questo l'ha sottolineato, non sappiamo ancora come l'economia reagirà a questa ondata di rialzi... putroppo, ma questo lo sappiamo, gli effetti sono spessissimo a scoppio ritardato.

Quello che possiamo comunque subito osservare è l'effetto del discorso di Powell sui mercadi di oggi, venerdì 26, che sono in linea con quanto ci si può aspettare dopo un simile discorso: alle 17:31 abbiamo il Dow sotto dell'1.55%, lo S&P500 a -1.91% e il Nadaq a -2.42% (notoriamente l'indice più sensibile agli aumenti...)

In Europa il Dax lascia il 2.22%, il Cac è giù dell'1.73% mentre lo SMI si difende ma perde pur sempre l'1%.

Comunque, come ci ha appena confermato un carissimo amico,  il quadro della situazione non è roseo ma spesso la FED usa la tattica del bastone e della carota: oggi ci ha bastonato ma non è escluso che più avanti ci possa anche soprendere con una bella carota...

Non perdiamoci d'animo! buon week end!!







domenica 21 agosto 2022

Le minute della FED

 Una cosa è certa: finanziariamente parlando questo 2022 non lo dimenticheremo molto facilmente! I primi sei mesi sono stati a dir poco agghiaccianti con perdite di un'ampiezza tale che non se ne ha memoria di altre così consistenti. Poi, come se nulla fosse, assistiamo negli ultimi due mesi ad un recupero che, per lo meno negli Stati Uniti, ha riportato il Nasdaq in un bull market e poco ci manca che anche lo S&P500 segua a ruota. 

I motivi di un tale recupero li vogliamo velocemente elencare:

. Tecnicamente dopo delle cadute violente, trovata una base sufficientemente solida, si rimbalza e l'ampiezza di questo movimento può essere da un 20% fino ad un 50% del movimento ribassista precedente. E' quello che sta accadendo. Bello,  però dobbiamo stare attenti perché la forza di gravità potrebbe rientrare in gioco...

. In America stanno creando posti di lavoro come se piovesse, le aziende assumono a seguito di una domanda crescente e, cosa non da poco,  riescono a ribaltare i maggiori costi di produzione sui consumatori che per il momento continuano  a spendere (beati loro...) per la felicità di un buon numero di società che anche nel secondo trimestre hanno messo a segno guadagni sopra le aspettative. Fino a quanto si potrà andare avanti così non lo sappiamo ma per il momento nessuno sembra preoccuparsene.

. Il processo inflattivo pare essersi fermato e potrebbe anche essere pronto (materie prime e costi energetici permettendo) a fare retromarcia. Questo almeno è quello che c'è nella testa di molti investitori  e  in parte anche nella nostra...

Poi mercoledì sono state pubbicate le minute dell'ultima riunione della  FED che ci hanno riportato con i piedi per terra. Come al solito questo rapporto va letto tra le righe e se abbiamo fatto bene i compiti possiamo riassumere il  messaggio di Powell e compagni nel modo seguente: "è abbastanza probabile che gli investitori si stiano montando la testa (vedi i recenti consistenti rimbalzi) dando per scontato che la lotta all'inflazione inizia a dare i primi frutti. Noi però non ne siamo troppo convinti in quanto gli effetti della nostra politica monetaria li vedremo non fra qualche settimana ma fra parecchi mesi (6-9-12 mesi) e fino ad allora staremo in campana." Ergo: i tassi continueranno a crescere. Forse un po' meno del previsto ma li faremo salire ulteriormente e questo il mercato se lo stava quasi dimenticando.

Il ritorno alla realtà è stata una questione di un attimo ed ha comportato un riaggiustamento della percezione del livello dei tassi attesi dal mercato: 

Negli USA siamo attualmente al 2.38% e l'estate prossima il mercato stima che saremo 118 punti base più in alto... la reazione al rialzo dei rendimenti dei Bonds governativi, scesi ben al di sotto del 3%, si sta già concretizzando in questi giorni. 


Se aggiungiamo il fatto che la curva dei rendimenti americana è da parecchi mesi costantemente  inversa (il corto rende più del lungo ed è forriera di una probabile recessione) ecco spiegato il nervosismo dei mercati azionari di questi ultimi giorni. 



Vi avevamo promesso un aggiornamento dell'algoritmo di Ned Devis: ci stiamo avvicinando di gran carriera al mese di settembre dove il trend dello S&P500 potrebbe subire un rallentamento. Considerata la natura predittiva particolarmente efficace del modello di Devis diremmo di prestare un po' di attenzione e magari fare un po' di cassa in attesa della ripartenza di metà ottobre. Forse è arrivato il momento di fare un pochino di ordine all'interno dei portafogli, cosa che faremo la prossima settimana.

Ricordiamoci che il prossimo week end ci sarà il simposio dei banchieri centrali a Jakson Hole: di solito è una scampagnata per addetti ai lavori ma questa volta, considerta la quantità di inflazione in circolazione nel mondo, potrebbe assumere un interesse che di norma non gli è proprio. E' probabile che tutto quello che verrà discusso sarà a dir poco vivisezionato e se arrivano messaggi poco graditi saremo costretti a dar ragione una volta di più a Ned Devis.

Dai che diamo un'occhiata ai due indici prima di passare all'Europa:


E' chiaro a tutti che un discorso di rendimenti al rialzo non giova al Nasdaq che comunque non poterva continuare a salire con questi ritmi senza concedersi una pausa di riflessione. E' probabile che andremo ad appoggiarci sulla media mobile dei 200 giorni (linea verde) attorno ai 12'200 punti. E' troppo presto per dire se siamo di fronte ad una ripresa del movimento ribassista ma non possiamo escludere con certezza questa ipotesi. Quindi: un po' di prudenza non guasta. Magari se vi sono dei guadagni portateli a casa...


Peccato, mancava veramente poco al superamento della media mobile dei 200 giorni che avrebbe spinto l'S&P500 in un bull market. Potremmo rivedere i 4000 punti ma per fortuna i volumi sono ancora bassi...


Se l'America non se la passa così male, purtroppo non possiamo dire altrettando delle economie europee che stanno combattendo lo spettro di una profonda crisi energetica che sembra per il momento non aver fine o forse l'avrà solo quando si decideranno a far cessare una guerra che non riusciamo più a capire e per questo fa ancora più paura. 



L'altra guerra, quella contro l'inflazione, per il momento non la stiamo vincendo: nell'area dell'euro il rincaro si è attestato all'8.9% in rialzo rispetto a giugno (8.6%) ed in Inghilterra siamo addirittura in doppia cifra con un bel 10.1% tendendente al 13% per fine anno e con una sterlina che , malgrado gli aumenti dei tassi, sta sprofondando. Non se ne esce!

Con un simile scenario è facilmente comprensibile che non sia facile farsi prendere dagli entusiami e quindi abbiamo le borse europee che arrancano e anche quella svizzera non fa difetto:



Bisogna riconoscere alla nostra borsa una certa qual tenacia nel volersi spostare lateralmente: è come un elastico che si sta attorcigliando caricandosi di energia. Speriamo che quando si deciderà a rilasciarla la direzione che prenderà sia quella rialzista,  ma considerato che il mese di settembre potrebbe non essere dei migliori la cosa non ci lascia proprio completamente tranquilli. E se facessimo un po' di protezione?



Attenzione anche ad euro/chf: per noi il target rimane sempre 0.95. Per il momento chi ha franchi svizzeri, come stiamo dicendo da un po', se li tenga.



Euro/usd: temiamo che la prossima settimana rivedremo la parità fra le due monete e purtroppo  per il semplice gioco della differenza dei rendimenti tra le due valute non possiamo escludere che si possa anche andare sotto l'uno...


Godetevi la domenica!




 


domenica 14 agosto 2022

Inflazione: un primo stop

 Se avete voglia di vincere facile, potete sempre scommettere su quale sarà l'argomento principale esposto nel nostro breve intervento domenicale... Avremmo voluto parlare d'altro ma non ne possiamo fare a meno in quanto era il dato più atteso della settimana se non addirittura di tutto il mese!



Mercoledì potrebbe (il condizionale è d'obbligo) essere l'inizio di una inversione di tendenza: l'inflazione americana sembra essersi fermata e addirittura sta tentando di ritornare con i piedi per terra. Dal 9.1% della precedente rilevazione si aspettavano un 8.7%  ma che per fortuna non combacia con l'effettivo che è sceso all' 8.5%...


Ben sapendo che la FED ha uno sguardo di riguardo per la core inflation (senza cibo ed energia notoriamente più volatili) anche in questo caso possiamo tirare un respiro di sollievo anche se, come vedremo dopo, non vogliamo rilassarci più di tanto. Le insidie sono ancora molte...


Se spacchettiamo il dato, abbiamo una bella dimostrazione di quanto siano importanti i costi legati all'energia: l'inflazione americana è scesa (soprattutto) grazie alla marcata diminuzione della benzina e degli altri carburanti... speriamo che dur,  ma prima di far festa , vorremmo vedere cosa sta succedendo all'inflazione durante il mese di agosto...




...purtroppo i costi energetici in generale e le materie prime sono tornare a puntare verso l'alto. La cosa non ci lascia completamente tranquilli.

Comunque venerdì siamo stati gratificati da un altro dato che ha la sua importanza. Stiamo parlando del Consumer Sentiment per il mese di luglio e quello preliminare per agosto...



Questo indicatore l'avevamo già visto qualche settimana fa: è uno di quelli anticipatori che cercano di prevedere gli effetti sull'economia partendo dall'atteggiamento degli intervistati nei confronti di possibili acquisti che verranno fatti nei mesi successivi. Va da sé che un risultato crescente indica una maggior propensione al consumo futuro e quello del mese di agosto è decisamente un bel numero. In effetti il mercato l'ha premiato. 
Anche in questo caso comunque l'indicatore va meglio contestualizzato e vi invitiamo a seguirne l'evoluzione storica: non solo siamo abbondantemente sotto il livello pre-pandemico ma addirittura non abbiamo ancora recuperato neppure il livello del 2008... a partire dal 2008 si è parlato spesso di helicopter money (letteralmente soldi che cadono dal cielo...) a significare di quanto è stata generosa la politica monetaria (non solo) americana. Ora che questa politica sta diventando molto più restrittiva ci chiediamo qualche sarà la futura propensione al consumo degli americani. Ma forse una risposta a questa domanda già l'abbiamo data la scorsa settimana: torneranno ad accumulare debiti personali come non mai...


Piccola parentesi: non ci dobbiamo scordare che oltre all'aumento del costo del denaro, quasi tutte le banche centrali del mondo stanno in un qualche modo drenando liquidità dal sistema economico:



Abbiamo intercettato sul Sole 24 Ore un grafico che ci rammenta la correlazione diretta tra la liquidità in circolazione e l'andamento delle borse. Questa correlazione è sempre valida e quindi non ce la dobbiamo scordare... chiusa parentesi.


Ma torniamo a noi e al tormentone di questa estate,  ovverosia di quanti basis points sarà il prossimo aumento dei tassi della FED: eravamo (quasi) convinti che il prossimo aumento (settembre) fosse di 75 punti base ma con dei simili dati ed un'inflazione che finalmente sembra voler darsi una calmata forse solo 50 saranno sufficienti. Un indizio in tal senso potrebbe fornircelo la lettura delle minute dell'ultima riunione delle FED che verranno pubblicate mercoledì prossimo.

Ma forse, a ben pensarci, perché ci dobbiamo rompere la testa per una differenza di 25 punti base quando il mercato non sembra interesarsi più di tanto a questo giochino:




Il VIX non sembra segnalare nessuna tensione particolare, anzi, stiamo tornando quasi in territorio pre-pandemico...



...e pure il put-call ratio ci segnala che non si stanno spendendo troppi soldi per procurarsi delle coperture (anche se a ben vedere l'assicurazione la fai prima che la casa inizia a bruciare...).





Il Nasdaq sembra quello di una volta: dai minimi di giugno ha accumulato una performance  alla chiusura di venerdi (13'047) del 25%  il che significa che tecnicamente è rientrato in un bull market... (ovverosia quando si accumula una performance di oltre il 20% dal minimo del movimento discendente precedente)




... allo S&P500, che venerdi ha chiuso a 4280 punti, mancano 2.5 punti percentuali per poter affermare che sia anche lui in un virtuoso bull market... il superamento della media mobile dei 200 giorni (linea blu) dovrebbe aiutare.

Ergo: il modello di Ned Davis (la prossima settimana vi daremo un aggiornamento, promesso...) continua ad essere valido e questo per tutto il mese di agosto significa mercati al rialzo. (Jackson Hole permettendo.)



Non possiamo dirci un granché soddisfatti dal nostro indice: come previsto continua imperterrito a spostarsi lateralmente. E' vero: non è il momento dei titoli value ma comunque avrebbe potutto, anche solo per simpatia, seguire l'esempio americano (scherziamo, e quando mai gli indici si muovono per simpatia? sarà il caldo che ci porta a sragionare...). Se non andiamo sopra gli 11'250 ci sarà poco da fare...

Gli altri indici europei sono leggermente più pimpanti ma non più di tanto... Forse il motivo lo possiamo ricercare nel grafico seguente:



Putroppo americani ed europei non vivono sotto lo stesso cielo! I nostri problemi con i costi dell'energia che non accennano a diminuire non sono gli stessi che hanno gli amici statunitensi...anzi, se non viene a piovere decentemente, il peggio potrebbe ancora non essere arrivato... E questo la borsa lo sa!


Buon Ferragosto!!!


domenica 7 agosto 2022

Altri 75 basis points in arrivo...

 Dopo l'ultimo rialzo di 75 punti base della FED, vivisezionando i successivi messaggi provenienti dal suo direttorio, ci eravamo illusi di aver intuito le prossime mosse: infatti nel radar di Powell é già entrato lo scenario recessionista previsto per il 2023, scenario che consiglia di moderare i successivi interventi nella speranza di assistere ad una riduzione dell'inflazione accompagnato da uno soft lending dell'economia in quanto nessuno ha una gran voglia di fare i conti con una recessione di quelle profonde.


Putroppo i dati pubblicati venerdì ci hanno preso per la collottola e ci hanno costretto a guardare in faccia l'ottimo stato di salute dell'economia a stelle e strisce.  L'ufficio statistiche sul lavoro ci informa che per il mese di luglio sono stati creati 528'000 nuovi posti di lavoro non agricoli (se ne aspettavano 250'000...), la disoccupazione è praticamente tornata i livelli pre-pandemici (3.5%)  e le paghe orarie sono cresciute di un 5.2% rispetto all'anno precedente. 




Un altro dato che non ci è sfuggito è quello relativo al credito al consumo: atteso 27 miliardi,  effettivo 40.15... evidentemente le carte di credito degli americani sono tornate a ballare! In questo caso gli interventi della FED potrebbero essere provvidenziali ma a quanto pare non preoccupano più di tanto il consumatore americano che quando decide di consumare... consuma e poco gli importa se s'indebita a tassi crescenti, anzi... acquisto oggi quel che (non) mi serve in quanto domani potrebbe essere ancora più costoso... Non vorrenno essere nei panni di Powell...



Abbiamo il sospetto che anche negli USA l'inflazione resterà alta per parecchio tempo e siamo legittimati a credere che il prossimo aumento dei tassi sarà ancora di 75 punti base. Come reagiranno i mercati finanziari lo scopriremo la prossima settimana ma non ci meravigliamo più di tanto se rivedremo il VIX tornare a salire.

Anche in Europa le cose in ambito inflazione non girano proprio per il verso giusto: la Bank of England ha alzato i tassi di 50 punti base come non faceva da 27 anni ed suo governatore non lascia nessun barlume di speranza all'economia britannica: "l'aumento del costo della vita avrà un impatto devastante!" e prevede per fine anno un'inflazione al 13% e l'inizio di una lunga recessione.

Non che le cose vadano meglio nel Continente: noi continueremo a ripetere fino alla noia che vedremo un'inflazione scendere quando a scendere saranno anche i costi energetici. 
Abbiamo avuto un piacevole scambio di opinioni con uno dei principali dealer svizzeri per quanto riguarda la benzina ed i combustibili per il riscaldamento. 
L'abbiamo un po' pungolato a proposito del fatto che sono parecchi i giorni dove la quotazione del petrolio è sotto i 100 dollari al barile ma alla pompa di benzina il costo del carburante rimante estremamente elevato ed oramai per fare un pieno bisogna accendere un mutuo in banca. 
Ride, ma poi seriamente spiega che il costo del petrolio è solo una delle variabili che contribuiscono a formare il prezzo della benzina e non è neppure la più importante.
 Lasciando perdere le accise,  ci spiega alcuni meccanismi che chiariscono meglio i problemi che deve quotidianamente affrontare. I carburanti svizzeri viaggiano di norma per treno o per nave; in tempi "normali" per soddisfare la domanda dei suoi clienti svizzeri ha bisogno di 5 coinvolgi al giorno: oggi, a patto di trovare il prodotto raffinato cosa non facilissima,  a fatica riesce a comporne uno (non si trovano i vagoni) e quando va bene si arriva a due.
 Via nave le cose non vanno meglio: di norma gli basta un traporto navale al giorno, ma il Reno è troppo basso e le navi grandi non riescono più a navigare: per dislocare il gasolio da Rotterdam all'hub di Basilea lo deve splittare su 5 navi più piccole facendo esplodere i costi del trasporto. Vi risparmiamo gli altri dettagli ma avrete sicuramente intuito che per un po' il prezzo dei combustibili non avrà tendenza a scendere... almeno fino a quanto non verrà a piovere con una certa costanza!




Venerdì lo S&P500 ha chiuso praticamente invariato: può darsi che sia già pronto ad un altro aumento di 75 punti base e per il momento resta appicciato alla sua resistenza a 4120 punti. Si trova in zona di ipercomprato (cerchio nero)... magari una correzione la deve fare comunque.



Il nostro indice SMI è più confuso: non sapendo bene che strada prendere ha deciso di spostarsi lateralmente: non fa danni ma per il momento contribuisce poco alla performance dei nostri portafogli. La scorsa settimana avevamo detto che vedevamo di buon occhio un aumento dell'esposizione azionaria: ci stiamo lavorando ma prima di continuare il nostro cammino ci prendiamo un attimo di pausa per valutare gli effetti (se ve ne saranno) dei dati pubblicati venerdì.




Eravamo convinti che il dollaro avesse portato a termine il suo percorso rialzista (nel grafico gli ultimi 3  giorni di usd/chf)  ed in effetti sembrava volersi indebolire, ma altri 75 punti base di possibile aumento sono sempre 75 punti base ed è probabile che dovremo rimandare per un po' l'alleggerimento della valuta americana.


Considerate le temperature di questi giorni noi siamo lunghissimi di ghiaccio ma contemporaneamente siamo pure short future sui grandi celsius... in serata danno temporali!

Buona domenica!