domenica 7 agosto 2022

Altri 75 basis points in arrivo...

 Dopo l'ultimo rialzo di 75 punti base della FED, vivisezionando i successivi messaggi provenienti dal suo direttorio, ci eravamo illusi di aver intuito le prossime mosse: infatti nel radar di Powell é già entrato lo scenario recessionista previsto per il 2023, scenario che consiglia di moderare i successivi interventi nella speranza di assistere ad una riduzione dell'inflazione accompagnato da uno soft lending dell'economia in quanto nessuno ha una gran voglia di fare i conti con una recessione di quelle profonde.


Putroppo i dati pubblicati venerdì ci hanno preso per la collottola e ci hanno costretto a guardare in faccia l'ottimo stato di salute dell'economia a stelle e strisce.  L'ufficio statistiche sul lavoro ci informa che per il mese di luglio sono stati creati 528'000 nuovi posti di lavoro non agricoli (se ne aspettavano 250'000...), la disoccupazione è praticamente tornata i livelli pre-pandemici (3.5%)  e le paghe orarie sono cresciute di un 5.2% rispetto all'anno precedente. 




Un altro dato che non ci è sfuggito è quello relativo al credito al consumo: atteso 27 miliardi,  effettivo 40.15... evidentemente le carte di credito degli americani sono tornate a ballare! In questo caso gli interventi della FED potrebbero essere provvidenziali ma a quanto pare non preoccupano più di tanto il consumatore americano che quando decide di consumare... consuma e poco gli importa se s'indebita a tassi crescenti, anzi... acquisto oggi quel che (non) mi serve in quanto domani potrebbe essere ancora più costoso... Non vorrenno essere nei panni di Powell...



Abbiamo il sospetto che anche negli USA l'inflazione resterà alta per parecchio tempo e siamo legittimati a credere che il prossimo aumento dei tassi sarà ancora di 75 punti base. Come reagiranno i mercati finanziari lo scopriremo la prossima settimana ma non ci meravigliamo più di tanto se rivedremo il VIX tornare a salire.

Anche in Europa le cose in ambito inflazione non girano proprio per il verso giusto: la Bank of England ha alzato i tassi di 50 punti base come non faceva da 27 anni ed suo governatore non lascia nessun barlume di speranza all'economia britannica: "l'aumento del costo della vita avrà un impatto devastante!" e prevede per fine anno un'inflazione al 13% e l'inizio di una lunga recessione.

Non che le cose vadano meglio nel Continente: noi continueremo a ripetere fino alla noia che vedremo un'inflazione scendere quando a scendere saranno anche i costi energetici. 
Abbiamo avuto un piacevole scambio di opinioni con uno dei principali dealer svizzeri per quanto riguarda la benzina ed i combustibili per il riscaldamento. 
L'abbiamo un po' pungolato a proposito del fatto che sono parecchi i giorni dove la quotazione del petrolio è sotto i 100 dollari al barile ma alla pompa di benzina il costo del carburante rimante estremamente elevato ed oramai per fare un pieno bisogna accendere un mutuo in banca. 
Ride, ma poi seriamente spiega che il costo del petrolio è solo una delle variabili che contribuiscono a formare il prezzo della benzina e non è neppure la più importante.
 Lasciando perdere le accise,  ci spiega alcuni meccanismi che chiariscono meglio i problemi che deve quotidianamente affrontare. I carburanti svizzeri viaggiano di norma per treno o per nave; in tempi "normali" per soddisfare la domanda dei suoi clienti svizzeri ha bisogno di 5 coinvolgi al giorno: oggi, a patto di trovare il prodotto raffinato cosa non facilissima,  a fatica riesce a comporne uno (non si trovano i vagoni) e quando va bene si arriva a due.
 Via nave le cose non vanno meglio: di norma gli basta un traporto navale al giorno, ma il Reno è troppo basso e le navi grandi non riescono più a navigare: per dislocare il gasolio da Rotterdam all'hub di Basilea lo deve splittare su 5 navi più piccole facendo esplodere i costi del trasporto. Vi risparmiamo gli altri dettagli ma avrete sicuramente intuito che per un po' il prezzo dei combustibili non avrà tendenza a scendere... almeno fino a quanto non verrà a piovere con una certa costanza!




Venerdì lo S&P500 ha chiuso praticamente invariato: può darsi che sia già pronto ad un altro aumento di 75 punti base e per il momento resta appicciato alla sua resistenza a 4120 punti. Si trova in zona di ipercomprato (cerchio nero)... magari una correzione la deve fare comunque.



Il nostro indice SMI è più confuso: non sapendo bene che strada prendere ha deciso di spostarsi lateralmente: non fa danni ma per il momento contribuisce poco alla performance dei nostri portafogli. La scorsa settimana avevamo detto che vedevamo di buon occhio un aumento dell'esposizione azionaria: ci stiamo lavorando ma prima di continuare il nostro cammino ci prendiamo un attimo di pausa per valutare gli effetti (se ve ne saranno) dei dati pubblicati venerdì.




Eravamo convinti che il dollaro avesse portato a termine il suo percorso rialzista (nel grafico gli ultimi 3  giorni di usd/chf)  ed in effetti sembrava volersi indebolire, ma altri 75 punti base di possibile aumento sono sempre 75 punti base ed è probabile che dovremo rimandare per un po' l'alleggerimento della valuta americana.


Considerate le temperature di questi giorni noi siamo lunghissimi di ghiaccio ma contemporaneamente siamo pure short future sui grandi celsius... in serata danno temporali!

Buona domenica!


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