domenica 5 marzo 2023

Brevi appunti domenicali

 Non è stata una settimana semplice e, dobbiamo essere onesti,  non ci aspettavamo una simile negatività che è stata attenuata solo verso la fine della settimana dalle parole del Governatore della FED di Atlanta che vede di buon occhio,  per il 22 di questo mese data della prossima riunione della banca centrale americana, un aumento di soli 25 punti base; l'annuncio è arrivato proprio quando il mercato si stava orientando verso il mezzo punto. Inoltre addolcisce ulteriormente la pillola dichiarandosi (quasi) certo che la salita dei tassi potrebbe arrestarsi durante l'estate (guarda caso proprio quando l'economia americana dovrebbe entrare in recessione). 

E' praticamente certo che fino al 22/23 di marzo assisteremo ad una serie di esternazioni, ad opera dei membri della FED e della BCE,  dove ognuno, quando gli capita, dirà la sua a proposito dei futuri  aumenti dei tassi. Esternazioni che ovviamente non mancheranno di spedire i mercati in una direzione o nell'altra in modo del tutto incontrollabile.

Nel frattempo, l'unica cosa che possiamo fare, è continuare a prestare attenzione ai dati macroeconomici: proprio giovedì, e ci scusiamo se battiamo sempre sullo stesso chiodo ma è troppo importante,  sono usciti quelli  riguardanti l'inflazione europea e quella italiana che riassumiamo brevemente:

  • Inflazione EU A/A: 8.5% (attesa: 8.3%; precedente: 8.6%)
  • Inflazione Italiana A/A: 9.9% (attesa:9.5% ; precedente: 10.7%)
E' sicuramente rallegrante che anche in Europa l'inflazione continui a scendere, ma quello che delude un pochino è che la si vorrebbe veder calare con maggior convinzione. In effetti nelle ultime settimane le aspettative sono sempre state disattese a causa di piccoli rimbalzi rialzisti; nulla di eclatante, ma sono comunque un elemento di disturbo che il mercato non riesce ad ignorare completamente. 

Abbiamo già sottolineato che l'attuale inflazione non è più dominata dai prezzi dell'energia e delle materie prime (ad esemprio il gas europeo è tornato a 45 eur per Mwh contro i 300 eur del mese di agosto) e bisogna quindi scomodare la tonicità del mercato del lavoro e che,  in Europa come negli USA,  continua a fare i conti con una carenza di personale in svariati settori. Sappiamo tutti cosa è successo durante il Covid: in molti sono stati licenziati,  poi la ripartenza è stata talmente repentina che per trovare gente disposta a lavorare la si è dovuta allettare con paghe più elevate. L'offerta di posti di lavoro è ancora oggi estremamente elevata e le conseguenze sono note a tutti.  E' abbastanza probabile che questa importante componente dell'inflazione sarà piuttosto persistente, difficile da debellare e tornerà a scendere solo quando saremo confrontati con una recessione e relativi licenziamenti di massa.

Venerdì pomeriggio prendiamo conoscenza dell' ISM dei servizi americano:
  • ISM servizi: 55.1 (attesa: 54.3; precedente: 55.2)
Insomma, a quanto pare gli americani continuano ad andare a mangiare e bere in gran numero malgrado certi venti contrari segnalatici da una parte dell'economia, quella che produce, che sta avendo delle difficoltà crescenti. Per il momento, considerando che il settore dei servizi è quello che sta dando lavoro alla fetta più grande di tutti i lavoratori americani, sembra che di crisi all'orizzonte non se ne veda e gli aumenti dei tassi portati avanti dalla FED non sembrano spaventare più di tanto un gran numero di statunitensi che, sicuri del loro posto di lavoro, continuano a spendere.

***

Ma gettiamo ora un'occhiata a cosa è successo ai mercati questa settimana: chi sembra essere veramente spaventato,  sono gli investitori del reddito fisso che hanno preso veramente sul serio le minacce di rialzo tassi provenienti dalle banche centrali:


L'indice Bloomberg EuroAgg è un benchmark che misura il mercato obbligazionario a tasso fisso investment grade, denominato in euro, comprendente titoli di Stato, emissioni governative, societarie e cartolarizzate. E' un buon indicatore dello stato di salute di quelle obbligazioni che di norma finiscono nella maggioranza delle gestioni patrimoniali. Putroppo dal mese di febbraio è costantemente al ribasso e proprio questa settimana ha cancellato tutto l'utile dell'anno e stiamo per raggiungere il minimo di ottobre 2022. Ci eravamo illusi che per questo settore il peggio fosse passato ma evidentemente non è così e questo stato di cose sta avendo un impatto poco simpatico sulle performances dei nostri portafogli.



Anche l'indice che monitorizza il mercato dell'investment grade americano ha lo stesso problema con l'unico vantaggio che i minimi del mese di ottobre sono ancora lontani e forse qualche cosa si può ancora salvare. Gli utili da inizio anno si sono comunque anche in questo caso volatilizzati... Accidenti!




Lo S&P500 venerdi ha chiuso a 4045 punti (ci scusiamo se il grafico non è aggiornato...) e forse l'atteso rimbalzo del mese di marzo sta prendendo forma. La soglia dei 4000 punti è importante ed aver chiuso sopra è decisamente positivo. La prossima settimana sarà determinante ed è essenziale che l'indice mostri ancora qualche segnale di forza. A livello di RSI siamo in zona neutra e quindi questo potrebbe dare un colpo di mano.


Siamo pure confortati dall'algoritmo di Ned Davis... che per il momento ha sbagliato poco o nulla.




Anche il nostro indice sembra essersi risvegliato sul finire della settimana: ha chiuso a 11'190 punti ma, per essere veramente certi che sta cambiando direzione,  è fondamentale che nei prossimi giorni trovi la forza di risalire sopra gli 11'250 punti. Purtroppo, come sappiamo, è zavorrato dai tre titoli che per vostra conoscenza riportiamo qui sotto:



Anche se al peggio non c'è mai fine, riteniamo che Roche possa trovare un supporto convincente attorno ai 265-270 chf... E' decisamente difficile capire cosa sta succedendo a questa società e i report che leggiamo con constanza non aiutano a chiarire le idee... diciamo laconicamente che non è il momento dei farmaceutici.



Infatti anche Novartis non sa bene che direzione prendere e per il momento possiamo solo dire che tecnicamente si compra a 75/76 e la si vende attorno agli 84-85 chf. Diremmo che a questo punto è semplicemente da tenere e ci accontentiamo del dividendo.


Comprendiamo le difficoltà del momento di Nestlé: il rincaro delle materie prime (alimentari) a causa soprattutto (ma non esclusivamente) della guerra sta mettendo pressione sui margini di guadagno della società... dovremo avere molta pazienza e un po' di coraggio a comprarle se le vedremo sotto i 105 chf.




Per il momento il nostro indice è trainato dagli industriali e dai valori finanziari (assicurativi in primis). Come detto per la farmaceutica e gli alimentari i tempi non sono propizi ma, come ben sappiamo, la borsa è una ruota che gira...





Il dollaro sembra non riuscire a confermare con convinzione quota 0.94 e oltre... a questo livello verrebbe voglia di alleggerire un po'... vedremo la prossima settimana cosa succederà soprattutto ai rendimenti dei Treasury: manca pochissimo e avremo tutte le scadenze, corte (soprattutto) e lunghe con le rese sopra il 4%.

Buona domenica!



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