sabato 18 marzo 2023

Chiariamoci le idee

 Ci scusiamo fin da subito se gli Appunti di questa settimana saranno brevi e un po' confusi, ma sono il riflesso degli eventi che hanno caratterizzato gli ultimi giorni di borsa, dove di tutto un po' è successo,  a tal punto che i dati sull'inflazione americana di martedi ed un aumento di mezzo punto dei tassi europei di giovedì sono passati quasi inosservati.

Quindi per non perdere il filo del discorso e restare vicini alle vicende che muovono i mercati, cerchiamo di riordinare le idee passando in rassegna gli eventi principali della settimana. Parleremo poi brevemente dei guai che sta vivendo il sistema bancario al di qua e al di là dell'Atlantico e vedremo di commentare  la notizia dell'ultima ora che anticipa un probabile acquisto (totale o parziale) del Credito Svizzero da parte di UBS.

Partiamo da  martedi 14 marzo e parliamo del dato sull'inflazione americana:

  • CPI febbraio: 6% (atteso: 6%; precedente: 6.4%)
  • Core CPI febbraio: 5.5% (atteso: 5.5%; precedente: 5.6%)

In effetti l'inflazione sta scendendo ma molto (troppo) lentamente per tranquillizzare la FED. Soprattutto la Core inflation è maledettamente appiccicosa, ma questo oramai lo sappiamo. Ci sarebbe spazio per un aumento dei tassi di mezzo punto? Tecnicamente ci sarebbe eccome ma considerati i guai che sta passando il sistema bancario americano il 22 vedremo probabilmente un aumento dello 0.25%. 

Saremmo sorpresi se di aumenti non ve ne fossero: il segnale che darebbe la FED sarebbe di quelli da allarme rosso. E' un po' paradossale, ce ne rendiamo conto, ma l'attuale crisi che sta vivendo il mondo bancario americano è il frutto dell'onda lunga dei repentini e reiterati aumenti dei tassi attuati dalla Banca Centrale Americana da quando, in ritardo, si è resa conto che l'inflazione non era solo di passaggio. Ora, arrestare gli aumenti o addirittura pensare di far scendere il costo del denaro, vorrebbe dire ammettere di essersi sbagliati (avete mai visto un banchiere centrale scusarsi per gli errori commessi?!?) e soprattutto sarebbe la prova provata che il sistema creditizio ha dei problemi... Un aumento dello 0.25% pare sia la migliore delle soluzioni.


Mercoledì 15 marzo pubblicano un paio di dati deflazionisti che dovrebbero far contento Powell:

  • Us retail sales febbraio: -0.4% (atteso: -0.4%; precedente: +3.2%)
  • Producer Price Index YoY febbraio: 4.6% (precedente: 5.7%)
Qualche cosa nella granitica propensione alla spesa dei cittadini americani inizia a scricchiolare... Indebitarsi per consumare inizia a costare un occhio della testa e probabilmente si comincia ad averne la percezione.  Anche produrre costa un po' meno e pure questo dato sta andando nella giusta direzione.


Giovedì 16 marzo è il gran giorno della Banca Centrale Europea:


La Lagarde, come suggerisce Giannelli nella sua vignetta pubblicata dal Corriere della Sera, si trasforma in falco e ci delizia con un aumento del costo del denaro di mezzo punto. In gran parte era atteso ma è abbastanza probabile che potrebbe essere uno degli ultimi aumenti... pure dalle nostre parti l'aria che si respira inizia ad essere piuttosto pesante e quindi meglio non esagerare con gli aumenti; almeno questo è quello che ci pare aver capito leggendo tra le righe delle parole della Lagarde. 

Vale comunque anche per la BCE lo stesso discorso fatto per la FED: fare una repentina retromarcia in fatto di aumenti dei tassi potrebbe far nascere il sospetto che la situazione del sistema creditizio sia mal messa...


Venerdì 17 marzo è pure stato il terzo venerdi del mese,  giorno di scadenza opzioni. Quello di marzo ha una scadenza tripla (definita anche delle "3 streghe") che coinvolgono i derivati sugli indici, sulle azioni e i futures. In giornate come questa i volumi esplodono (sono negli USA sono stati scambiati 9.35 miliardi di azioni) e spesso, come in effetti è accaduto, questo evento fa registrare minimi di mercato piuttosto significativi.

Sono comunque significativi anche i dati macro che sono stati pubblicati, uno su tutti:

  • US consumer confidence index marzo: 63.4 (atteso: 67; precedente: 67)

Non si aspettavano un dato così negativo e per la prima volta da 4 mesi l'indice ha subito una correzione. A far virare verso il basso questo indicatore, a quanto pare, è stato soprattutto il sentimento registrato tra i giovani e coloro che hanno un reddito modesto che sono coloro che maggiormente subiscono gli effetti di un'inflazione così alta. 

Comunque sembra anche tra le persone benestanti, i ribassi delle borse ed i recenti problemi di alcune banche,  stanno iniziando a generare una stato di ansia che non si vedeva da tempo. Se si continuerà su questa strada potremmo anche ragionevolmente pensare che le pressioni inflazionistiche potranno diminuire senza dover necessariamente insistere con rialzi importanti dei tassi.

***

L'aria che si è respirata questa settimana è stata piuttosto pesante e pure quella della prossima ha l'aria di esserlo!


Basta dare un'occhiata al VIX per rendesi conto come dal l0 di marzo le cose sono cambiate: ci stavamo abituando ad una sonnolenta attività borsistica che ha portato l'indice a spostarsi sotto il 20; poi, come sempre improvvisamente, qualche cosa è cambiato e si è iniziato a ballare.

Il ritmo delle danze lo stanno scandendo soprattutto le notizie sulle banche americane che hanno dei seri problemi di liquidità,  tanto da mandare in Chapter 11 (un eufemismo che sta per fallimento...) la SVB (come abbiamo visto la scorsa settimana) e costretto la First Republic Bank a rinunciare al dividendo e a farsi aiutare, non si sa quanto volontariamente, da un pool di 11 banche (JP Morgan in testa) che gli assicurano una linea di credito da 30 miliardi. 

In Europa sono noti i problemi che attanagliano il Credit Suisse, banca sistemica che pur disponendo di una capitalizzazione ampiamente sufficiente (rispettosa dei severi criteri emanati dall'organo di sorveglianza  FINMA) è al beneficio di una linea di credito di 50 miliardi di franchi messa a disposizione dalla BNS. Sappiamo, in quanto ampiamenti dibattuti dalla stampa nazionale e internazionale, in quali e quanti errori la banca sia incappata e quella che sta vivendo più che una crisi di liquidità è una crisi di immagine che da un certo punto di vista è sicuramente più perniciosa.

L'istituto è confrontato anche con una profonda ristrutturazione interna che prevede un grande ridimensionamento della sezione legata all'investment banking che tanti grattacapi ha creato e vi saranno ridimensionamenti (purtroppo di personale) in altre sezioni che, incolpevoli, pagano molto caro gli errori manageriali soprattutto in ambito del controllo dei rischi. 

Come anticipato all'inizio di questo post, è abbastanza probabile che durante il week end ci saranno serrati colloqui che potrebbero sfociare nell'acquisto, tutto o in parte, del CS ad opera dell'UBS. 

Difficile dire se la notizia corrisponde al vero, è comunque verosimile, anche se la COMCO (la commissione per la concorrenza) potrebbe avere qualche cosa da dire a proposito di una simile acquisizione.

Infatti l'ex presidente della FINMA (l'organo di autosorveglianza) si è subito espresso nei seguenti termini:

«La Banca Nazionale e il Consiglio Federale dovrebbero agire in modo coordinato in termini di comunicazione», insiste Haltiner. «Avrebbero potuto dire: la BNS fornisce liquidità, il CS ha la stabilità necessaria, quindi non c'è motivo di preoccuparsi. Molti non sanno nemmeno che abbiamo una protezione dei depositi. E che le attività svizzere di CS sarebbero garantite anche in caso di catastrofe, perché esternalizzate a una società indipendente, una lezione appresa dalla crisi di UBS. Tutto questo avrebbe potuto essere detto».

Sicuramente una miglior comunicazione sarebbe stata utile. Noi non sappiamo di certo come andrà a finire ma per non sbagliarici da mesi abbiamo messo in totale sicurezza quello che c'era da proteggere. Poi vedremo la prossima settimana cosa succede. 

***

A beneficiare di questo clima piuttosto surriscaldato da ambo le parti dell'Atlantico è sicuramente l'oro...




... che si è riportato a ridosso dei 2000$ per oncia. Come detto sta facendo il suo dovere di safe haven ed in questo momento di beni rifugio ne abbiamo bisogno...



... pure il bitcoin si sta proponendo come una alternativa all'oro e al dollaro. Ovviamente, considerata la volatilità dello strumento, va trattato con molta precauzione.




Un'occhiata allo SMI la diamo comunque: il grafico non è quello della chiusura ma è valido. Il nostro indice ha vissuto una settimana piuttosto complicata ed i volumi lo confermano.... Ha chiuso a 10'613 punti con un RSI ancora in ipervenduto. Ovviamente sono stati i valori finanziari a soffrire maggiormente mentre le classiche Roche (che ha pagato il dividendo di 9.5 chf), Novartis e Nestlé hanno fatto, come sempre in questi frangenti, il loro dovere evitando di farsi travolgere dall'emotività.

Attenzione!: giovedi 23 la Banca Nazionale Svizzera ci dirà di quanto vuol aumentare i tassi: ragionevole sarebbe di uno 0.25% considerato quanto sta succedendo ma temiamo che il mezzo punto sarà più aderente alla realtà (ci sentiamo di scartare l'ipotesi di un aumento dello 0.75%)



Lo S&P500 ha chiuso a 3916 e si è quasi adagiato sulla linea di supporto arancione... non ci vogliamo sbilanciare su di un eventuale rimbalzo (auspicabile) in quanto come detto in apertura abbiamo le idee un po' confuse ed in questo frangente ci limitiamo ad osservare. E' comunque chiaro che nella nostra pipeline abbiamo una serie di titoli che ci piacerebbe comprare ma forse vale la pena attende le decisioni della FED mercoledì 22.


Buon week end!








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