lunedì 14 agosto 2023

Deflazione versus inflazione

Non sta succedendo quasi nulla sui mercati e ieri ci siamo concessi una gita in montagna nel tentativo di sfuggire agli insopportabili 32/34 gradi… Quindi anche questa versione di Appunti Finanziari si presenta in versione estiva e ci limitiamo all‘essenziale.


Che non stia succedendo proprio nulla non è corretto: qualche dato è stato pubblicato e soprattutto due hanno attirato la nostra attenzione.



La Cina è in deflazione... probabilmente l'unica tra le grandi economie mondiali a soffrire di un tale malessere che deriva del crollo del commercio cinese: a luglio tanto l'export (-14.5%) quanto l'import (-12.4%) si sono inchiodati ed i motivi di una domanda interna sempre più debole sono abbastanza facilmente  riassumibili:

  • La crisi immobiliare è tutt'altro che risolta e non si vede bene come possano uscirne a breve. Questo è ancora il vero rischio che caratterizza il mercato cinese.
  • La chiusura selvaggia causa covid ha minato la fiducia di consumatori ed investitori
  • I rapporti con gli USA (soprattutto commerciali) sono diventati complessi e lo saranno a nostro giudizio sempre di più. Prevediamo la formazione di una economia multipolare dove gli USA e la Cina si giocheranno la leadership (ne parleremo nei prossimi Appunti) 
  • Non da ultimo la campagna anti corruzione avviata qualche anno fa, come giustamente ha sottolineato il sinologo Francesco Sisci , "ha eliminato un vecchio modo di fare affari senza però crearne uno nuovo"... 



Giovedì 10 agosto riceviamo una radiografia dello stato di salute dell'inflazione americana per il mese di luglio e spazio per gioire ce n'è,  ma con moderazione.  Infatti:


  • CPI luglio: 3.2% (atteso:3.3%; precedente: 3%) Dobbiamo constatare che l'inflazione generale è leggermente salita a causa dei soliti noti: i servizi (in blu) sono oramai e di gran lunga la principale fonte dell'inflazione made in USA.
  • Core CPI luglio: 4.7% (atteso: 4.7%; precedente: 4.8%). Meglio, ma di poco, la core inflation  rimane a dei livelli giudicati dalla FED inaccettabili. Forse la pubblicazione delle minute della FED di mercoledì prossimo potranno chiarire meglio quella che è la posizione di Powell e compagni,  ma comunque temiamo non possiamo ancora mettere la parola  fine sui rialzi del costo del denaro. Potrebbe essere un errore fatale.


Anche perché gli americani stanno facendo ballare le carte di credito come non mai:  il debito è in continuo aumento e si sta avvicinando al trilione di dollari. Per il momento questa montagna di debiti accumulati con le carte di credito non preoccupa più di tanto la Federal Reserve in quanto non ci sono segnali tangibili che vi sia una diffusa sofferenza finanziaria tra i consumatori. I tassi di morosità sono nella norma ma sembrano in aumento. A quanto pare il 7.2% dei conti delle carte di  credito è in ritardo di più di 30 giorni (il massimo da 11 anni) ma quel che è peggio è che la media dei tassi di interesse applicati ai morosi sfiora orami il 21%. Comunque fino a quando il mercato del lavoro continua a mostrare i muscoli,  questo non sembra un problema ma potrebbe diventarlo...




...nel frattempo i rendimenti dei Treasury a 2 (in rosso) e a 10 anni (in nero) continuano a puntare verso l'alto... qualche cosa vorrà pur dire. E' probabile che il mercato inizi a credere che l'America non entrerà in recessione, l'inflazione non sarà facile da ricondurre al 2% e quindi possiamo ragionevolmente credere che sia in corso una rimodulazione delle aspettative sui tassi di interesse a medio e lungo termine. Per un (bel) po' rendimenti dello zero virgola qualche cosa ce li possiamo scordare.


***



Da come si stanno mettendo le cose, lo scenario alla Ned Davis, che prevede uno spostamento laterale dello S&P500 per i prossimi 3/4 mesi,  è piuttosto probabile. Diciamo che facciamo fatica a vedere un mercato che evolve oltre i 4500 punti con una certa stabilità.



Il Nasdaq purtroppo sembra che stia perdendo un po' del suo smalto. Il rialzo dei rendimenti sul dollaro non aiuta così come non aiuta l'imminente fine della pubblicazione degli utili del T2. L'entusiasmo nei confronti dell'Intelligenza Artificiale è calato cedendo il posto ad una dovuta pausa di riflessione. Vedremo se il 23 agosto i risultati di Nvidia riusciranno a rivivacizzare questo settore.




Anche l'Eurostoxx50 è entrato in modalità Ned Davis: dopo averci illuso di esser finalmente riuscito a superare la resistenza dei 4400 punti ce lo ritroviamo ancora in spostamento laterale e così sarà ancora per diverse settimane.



Noia tremenda anche per quanto riguarda il nostro SMI che proprio non ne vuol sapere di salire. Dobbiamo accontentarci, anche in questo caso,  di uno spostamento laterale che almeno non crea grossi problemi. Comunque rimane una magra consolazione. Se fossimo a scuola diremmo che "l'alunno ha del potenziale ma non s'impegna..."






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