L'America è un Paese sorprendente: riescono con la medesima enfasi a disquisire sul colore, ammesso che lo sia, del parrucchino di Trump che pare sia un cosiddetto "strawberry blonde" che dovrebbe corrispondere ad un sofisticato biondo fragola... In questi giorni si è fatto arrestare, con tanto di foto segnaletica, avviando ufficialmente in tal modo la campagna per le presidenziali in casa repubblicana. Con lo stesso impegno Jerome Powell venerdì, nell'amena Jackson Hole, ci ha rinfrescato le idee su come intende procedere nella fondamentale lotta all'inflazione che come ben sappiamo non è solo un problema americano ma ha dei rimandi significativi anche alle nostre latitudini.
Ora vi starete più che lecitamente domandando che relazione ci sia tra il colore dei capelli di Trump e il discorso di Jerome Powell: apparentemente nulla, ma non ne siamo così certi. Seguite il ragionamento: Powell è stato nominato alla testa della FED da Trump nel febbraio del 2018 ed è stato riconfermato da Biden nel novembre 2021. E' senz'altro riconoscente ad entrambi. Il prossimo anno sarà un anno di elezioni presidenziali: allo stato attuale è probabile che Biden si ricandiderà e non è ancora escluso che Trump possa diventare il suo antagonista. Negli anni di elezioni presidenziali è noto che la FED è consona ad adottoare un comportamento più neutrale e prudente al fine di evitare che le mosse della banca centrale vengano interpretate alla stregua di una interferrenza di stampo politico. Ciò significa che, se si dovranno ancora alzare i tassi, è probabile che la decisione venga adottata ancora durante il 2023, ne siamo abbastanza convinti.
Ma che cosa ha detto Powell a Jackson Hole? In verità quasi nulla! In un lungo ed attesissimo discorso ha solo affermato che l'economia americana è più resiliente del previsto, ha ribadito il target dell'inflazione al 2% (questo era forse uno dei dati più attesi) e se quest'ultima rimarrà appiccicosa, come pare abbia voglia di fare, i tassi non necessariamente dovranno ancora salire ma resteranno alti per un periodo di tempo maggiore. Punto.
La nostra impressione è che un rialzino dello 0.25% prima della fine dell'anno lo vedremo ancora: non sarà necessariamente a settembre (manca poco...) ma a novembre potrebbe anche succedere. I redimeni dei Treasury a 2 e 10 anni , che già abbiamo visto la scorsa settimana, sono sempre al loro posto e da quel livello difficilmente si schioderanno (speriamo di sbagliarci). E' dal 2007 che il TB decennale non rende così tanto.
(Nella foto: una buca del Trump International Golf Links in Scozia dove anche l'erba è pettinata come il suo proprietario... PS: è un bellissimo campo.)
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Un altro evento che non è passato inosservato è stata la riunione dei BRICS in Sudafrica. Stanno piuttosto affannosamente cercando di creare un'economia antagonista a quella del blocco occidentale. Da quello che siamo riusciti a capire propongono quanto segue:
- Sviluppo di un piano di espansione economica comune
- Necessitano di una moneta unica che faccia da contrappeso al dollaro
- Una nuova banca in opposizione al Fondo Monetario Internazionale va fondata
- Promuovere iniziative di pace... lodevole ma da che pulpito arriva l'intento!
- Incentivare la sicurezza alimentare.
Il programma come su suol dire non fa una grinza. Come faranno a raggiungere gli obiettivi che si sono prefissati è un altro paio di maniche e non sembra che sia una cosa realizzabile molto velocemente. L'unione fa la forza e quindi pare che aderiranno a questa organizzazione anche i seguenti Paesi in stretto ordine alfabetico: Arabia Saudita, Argentina, Egitto, Emirati Arabi, Etiopia ed Iran; aggiungiamo i BRICS e un'altra quarantina di Nazioni che sono state invitate e francamente non abbiamo la più pallida idea di come faranno a mettersi d'accordo. Seguiremo comunque con interesse lo sviluppo di questo progetto.
Quello che comunque ci pare già chiaro subito è che, più qualcuno vuol scalzare il dollaro quale valuta di riferimento mondiale più il dollaro ha tendenza a rafforzarsi:
Anche contro chf il dollaro ha continuato il suo ritracciamento ed ora si trova in prossimità di una resistenza piuttosto difficile da superare a 0.8850. Ha già tentato di andare oltre questo venerdì ma senza troppa convinzione. Non siamo ancora in ipercomprato e quindi non perdiamo le speranze di vedere un dollaro ancora più forte già a partire dalla prossima settimana.
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L'altro evento caldo della settimana oltre ovviamente a Jackson Hole è stato la pubblicazione dei dati del secondo trimestre di Nvidia che si possono riassumere in una sola parola: stellari!
Ma ne approfittiamo per sottolineare un fenomeno piuttoso comune che avviene dopo la pubblicazione di dati particolarmente positivi. "Sell on good news" non è solo un modo di dire ma ha dei riscontri pratici come possiamo vedere dal grafico: infatti dopo la pubblicazione dei dati il titolo è schizzato a 500$ ma nei giorni successivi ha corretto anche piuttosto vistosamente. Questo succede quando nel breve termine gli investitori si convincono che tutte le buone notizie sono già scontate nel prezzo e quindi prendere un po' di profitti è cosa buona e giusta. Segnaliamo inoltre un gap rialzista molto vistoso generatosi verso quota 300$ che potrebbe anche venier assorbito... quando, putroppo l'analisi tecnica non ce lo dice. Forse mai a giudicare dai giudizi espressi da una sessantina di analisti che mediamente vedono il titolo a 12 mesi attorno ai 630$.
Se gli azionisti di Nvidia ridono, i detentori di azioni americane in generale ridono molto meno: non è stata una settimana facile e si aggiunge alle altre 3 che hanno contribuito a fare tornare l'indice S&P 500 verso i 4'400 punti. Ci pare di intervvedere una figura (spalla- testa- spalla) che non è portatrice di buone novelle... ne parlermo la prossima settimana se quest'ultima figura si materializzerà con maggior convinzione. Anche in questo caso speriamo di sbagliarci ma vi sono altri indicatori che potrebbero avvalorare la nostra tesi:
Malgrado un VIX che si sta riportando in zona 13-14 (in nero) non possiamo ignorare che il Put-call index è salito a 0.97 (in rosso). In condizioni normali questo indicatore si trova attorno allo 0.60/0.65 put per ogni call acquistato. Attualmente siamo quasi vicini ad un rapporto di 1:1 che ci da l'indicazione di quanto il mercato sta diventando timoroso e di conseguenza corre ad assicurarsi (acquistanto una opzione put che notoriamente ti da il diritto ma non l'obbligo di vendere). Il segnale non va sottovalutato.
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Mercoledì 23 agosto sono stati pubblicati i PMI per il mese di luglio di Francia: 46.6, (47.1); Germania: 44.7, (48.3); UK: 47.9 (50.4) ed Europa: 47, (48.5). Fra parentesi trovate quello di giugno. In buona sostanza dobbiamo tristemente ammettere che la situazione europea non è attualmente delle migliori: sotto il 50 siamo in contrazione e quel che più preoccupa è che la maggior contrazione è avvenuta in Germania a conferma di un periodo non particolarmente brillante.
Ovviamente questi dati non faranno piacere alla Lagarde in quanto un eccessivo zelo nei confornti della lotta all'inflazione potrebbe, anzi è quasi certo, avere delle conseguenze non propriamente positive per l'economia del nostro continente.
La reazione del sensibile termometro della borsa non si è fatta attendere: settimana difficile che ha spinto lo Stoxx50 in prossimità del supporto a 4'220 punti... vorremmo fortemente che la prossima settimana almeno questo livello fosse mantenuto.
A quanto pare in effetti qualcuno si è accordo che esiste anche la borsa svizzera ed, anche grazie ad una "fuga di notizie" in casa Roche, il nostro mercato si è risollevato. Dicamo che per il momento si è allontanto da quella che pareva un logico obiettivo, ovverosia quel supporto a 10'700 punti che propio non ci piaceva. Non siamo ancora fuori pericolo: per esserlo vogliamo vedere tutte e tre le medie mobili superate.
Per oggi ci fermiamo qui.... questa notte siamo andati lunghi di ghiaccio (grandine come fossero palline da golf) e qui in redazione abbiamo ancora un po' di lavoro manuale da fare...
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