Anche il mese di ottobre se n'è andato ed intuiamo che, facendo riferimento alle pessime performances dei mercati, non mancherà a nessuno!
Il nuovo mese è partito con tutt'altro spirito e per questa settimana ci sono due importanti eventi da mettere in risalto ed una manciata di interessanti dati macroeconomici che vogliamo commentare.
Evento no. 1: la riunione della FED di mercoledì 1 novembre
Era attesissima a tal punto che nulla ma proprio nulla di quanto espresso dal suo Presidente è stata una sorpresa. Riassumiamo i punti salienti del Powell / FED pensiero che in fin dei conti sono sempre gli stessi:
- Per il momento decidono che i tassi rimangono, per la seconda volta di fila, invariati.
- L'idea di un taglio è comunque stata presa in cosiderazione, ma la decisione di lasciarli immutati tra il 5.25% ed il 5.5% è stata presa all'unanimità.
- Restare ancora fermi non significa che hanno smesso di rialzarli: se l'inflazione attuale persiste, dovranno per forza farli salire. (Tutti gli occhi sono quindi puntati sull'inflazione del mese di novembre che verrà pubblicata alla metà del prossimo mese.)
- Va da sé che si stanno domandando, i governatori, una volta calmierata l'inflazione per quanto tempo i tassi dovranno tenerli a questi livelli (probabilmente per qualche trimestre...pensiamo noi, ma evidentemente noi non siamo la FED e vedremo più avanti cosa faranno).
- E' chiaro che alla FED è piaciuto molto il movimento fatto dai rendimenti sulle lunghe scadenze che, come abbiamo già visto, si sono anch'essi mossi al rialzo portando ad un appiattimento di tutta la curva che contribuirà di certo ad affievolire l'inflazione.
- Powell si attende un idebolimento dell'economia nei prossimi mesi ma, in generale, la FED non si aspetta una recessione. Insomma, lo scenario atteso è quello del soft-landing.
Come detto, nulla di nuovo all'orizzonte: ma come l'ha presa il mercato?
Sembra abbastanza evidente che il mercato ha già deciso che di aumenti dei tassi, sia in America che in Europa, non ve ne saranno più.
Tireremo a campare con questi tassi per i prossimi 6 mesi e poi si aspetta un progressivo allentamento: fra un anno avremo in America 54 basis points di meno; in Europa 76 ed in Svizzera 35.
Nel frattempo i rendimenti dei Treasury iniziano a scendere:
Ad onor del vero sappiamo che il mercato ogni tanto si sbaglia di grosso: se vi ricordate bene, lo scorso anno, per molto tempo si è creduto che il terminal rate dei tassi americani fosse tra il 3.25% ed il 3.5%... oggi siamo al 5.25%-5.5%...
Certo che se la FED vede arrivare un rallentamento, l'idea che i tassi sono al culmine non è proprio fuori posto... ammesso e non concesso che dell'economia americana alla FED importi qualche cosa.
Evidente il beneficio per le obbligazioni in $:
Di rimando anche in Europa, che mai come in questi ultimi trimestri è al traino dell'America, le rese stanno scendendo:
... che, pur mostrandosi meno reattive di quelle americane, hanno comunque accumulato un aumento dell'1.39%. Potrebbe in effetti essere arrivato il momento di aumentare un pochino le duration...
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Visto che gli americani sono sempre prodighi di dati, ne abbiamo intercettati alcuni che riteniamo utili alla comprensione dell'attuale contesto macroeconomico e che abbiamo raggruppato come segue:
- ISM manifattura ottobre: 46.7% (atteso: 49.2%; precedente: 49.0%)
- ISM servizi ottobre: 51.8% (atteso: 53.0%; precedente: 53.6%)
- Consumer confidence ottobre: 102.6 (atteso: 100.0; precedente: 104.3)
In effetti si inizia a constatare un certo indebolimento che partendo dalla manifattura si sta propagando ai servizi fino ad intaccare, piano piano, anche la fiducia del consumatore (che comunque è stata meglio del previsto...)
- Posti vacanti settembre: 9.6 mio (atteso: 9.4 mio; precedente: 9.5 mio)
- Nuovi impieghi non agricoli ottobre: 150k (atteso: 170k; precedente: 297k)
- Nuove richieste disoccupazione 28 ott: 217k (atteso: 214k; precedente: 212k)
- Tasso di disoccupazione ottobre: 3.9% (atteso: 3.8%; precedente: 3.8%)
- Salari orari ottobre: 0.2% (atteso: 0.3%; precedente: 0.3%)
Per chi vuole lavorare i posti vacanti non mancano, dal mese precedente se abbiamo 100k in più... si sono creati meno posti di lavoro non agricoli rispetto alle attese e questo sarà piaciuto molto alla FED (stanno proprio lavorando per ottenere un raffreddamento del mercato del lavoro). Ai mercati americani è piaciuto di certo!
Le richieste di disoccupazione per una volta sono leggermente più alte di quello che si pensasse; idem per il tasso di disoccupazione, che pur rimandendo molto basso, è salito più delle aspettative; altro segnale che piacerà a Powell...
I salari crescono ma ad un ritmo calmierato che fa del bene all'inflazione.
Insomma i dati sono buoni ma qualche piccola sbavatura inizia a farsi vedere... iniziamo quindi a capire come mai la FED, che in effetti dovrebbe vedere le cose prima di noi, ha il sospetto che un rallentamento è in arrivo.
Venerdì mattina, out of the blue, ci siamo chiesti a che punto sono i risparmi delle economie domestiche americane. Risparmi che, come sappiamo, sono stati alimentati dalle donazioni governative durante la pandemia e che rappresentano il motore che ha sostenuto fino ad oggi i consumi. Consumi che, come abbiamo visto la scorsa settimana, girano a mille.
Poi il pensiero è corso all'utilizzo delle carte di credito ed è sorta spontanea la domanda a proposito del grado d'insolvenza di quest'ultime (per intenderci: quanti sono quelli che non riescono a pagare gli acquisti fatti a credito?)... abbiamo incrociato i dati:
A quanto pare durante il mese di maggio gli Americani hanno smesso di risparmiare (linea blu) ed il tasso di insolvenze (linea rossa) ha ripreso a salire con una certa decisione a dimostrazione che forse i risparmi stanno veramente per finire... Le proccupazioni a riguardo del futuro PIL americano, che all'80% è composto dai consumi delle economie domestiche, iniziano a trovare una loro spiegazione...
Poi sabato mattina, leggendo il Corriere, siamo incappati in questa notizia:
... e subito siamo andati a vedere cosa ci dice il Baltic Dry Index (quello che monitora i costi del trasporto di merci secche come metalli e altro genere di materiali; è un buon indicatore che di norma anticipa la futura tendenza della congiuntura economica):
...ed in effetti dagli inizi di novembre sembra voler iniziare a scendere: un altro segnale che la domanda per questo genere di trasporti sta calando...
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Evento no. 2: il rimbalzo delle borse
Bellissimo! Ma quando è stata l'ultima volta che le borse hanno inanellato 5 rialzi consecutivi? Siamo reduci dalla miglior performance settimanale del 2023 e i mercati si stanno comportando come se i tassi avessero già imboccato la via della discesa.
Soprattutto giovedì abbiamo assistito ad una seduta dove a farla da padrona sono state le ricoperture delle posizioni scoperte (short sqeeze) che solitamente, quando sono così accentuate, potrebbero generare false aspettative; è quello che nel gergo della finanza viene definito "il rimbalzo del gatto morto", gatto che una volta rimbalzato a contatto con il suolo viene nuovamente trascinato al ribasso dalla forza di gravità...
Comunque sia, godiamocelo questo rimbalzo (lo dobbiamo al povero gatto...) ma prima di parlare di un inizio del rally pre-natalizio desideriamo vedere quanto segue:
- La persistenza del rimbalzo anche per la prossima settimana. Vorremmo essere soprattutto certi di vedere il ritorno sul merato dei compratori "veri", quelli che acquistano e tengono le posizioni perché credono in quello che stanno comprando; a noi non basta solo il panico dei shortisti che corrono a ricoprirsi.
- Tecnicamente siamo in una fase delicata: come vedremo ci sono resistenze che devono essere superate con decisione prima di poter effetivamente affermare che il trend sta cambiando dando il via al vero rally. Non fraintendeteci: siamo molto soddisfatti della settimana che sta per finire ma cerchiamo segnali convincenti prima di gettare altro denaro nel calderone della borsa. Con un po' di fortuna non dovremmo attendere molto...
Prima di tutto diamo un'occhiata alla temperatura dei mercati, che grazie ai 5 rialzi consecutivi, è scesa con decisione sotto i 20 dell'indice VIX... per il momento la grande paura sembra superata; meglio così!
Lo S&P500 (+13.51% ytd) ha segnato un recupero di oltre 6 punti percentuali in una sola settimana e si è fermato a ridosso della resistenza dinamica (linea rossa) in crociando sia la media mobile dei 200 giorni (blu) sia quella a 50 (viola); tutti segnali positivi. Ora, per poter affermare che il rally pre-natalizio è in corso, è necessario superare la linea rossa e magari riuscire ad incrociare la media mobile dei 100 giorni (verde). Come detto non siamo lontani da un cambio del trend... dita incrociate!
Situazione molto simile anche per il Nasdaq (+28.78% ytd) che, con un saldo settimanale del +8%, ancora una volta si dimostra la borsa più volatile e reattiva di quelle che seguiamo. Le medie mobili dei 200 (blu) e 50 (viola) giorni sono state perforate dal basso verso l'alto: bene.
Ora dobbiamo fare i conti con la resistenza dinamica posta a 13530 punti. Non siamo affatto lontani ma è certo che, dopo una settimana al fulmicotone, la tentazione di prendere qualche profitto è grande... ci sono anche due piccoli gaps rialzisti da chiuderre... però non siamo ancora in ipercomprato e non è detto che la prossima settimana si possa continuare a salire ancora un po'... speriamo che in un qualche modo si riesca ad uscire dal canale discendente che si è formato dal mese di luglio.
Anche l'Eurostoxx50 (+10.04% ytd) ce la sta mettendo tutta per cercare di non lasciarsi trainare dalla forza di gravità verso il basso. Per il momento sta ripetutamente battendo la testa sulla resistenza statica dei 4'220 punti (linea rossa) che sta diventano un ostacolo difficile da superare alla stessa stregua dei 4'400 punti di qualche mese fa. Putroppo l'economia europea si trova in una situazione che giustifica la fiacchezza di tutti i suoi indici di borsa ed una volta di più, se vogliamo uscire da una situazione poco simpatica, siamo nelle mani del mercato americano.
Diciamolo subito: abbiamo tirato un grande sospiro di sollievo quando abbiamo capito che il nostro indice SMI (-1.40% ytd) stava svoltando verso l'alto annullando di fatto quella "bandiera rovesciata" che abbiamo segnalato la scorsa settimana; se fosse stata confermata ci avrebbe portati dritti dritti verso i 10'000 punti.
Ovviamente siamo solo parzialmente contenti del recupero settimanale della nostra borsa (+2.8%) che fra quelle europee è ancora il fanalino di coda. Putroppo fino a quando le grandi, con Roche in testa, non si muovono con maggior decisione non sarà facile recuperare il terreno perso.
Comunque arrivare almeno fino alla resistenza dei 10'720 punti non sembra una missione impossibile.
A proposito di Roche: come sottolinea Bloomberg, sembra che qualche problema nella ricerca ce l'ha: "le delusioni sono inevitabili nella ricerca scientifica, ma ultimamente (Roche) ha avuto un insolito numero di inciampi nelle sperimentazioni cliniche, compresi prodotti di alto profilo sul cancro e sul morbo di Alzheimer." Il commento purtoppo lo sottoscriviamo anche noi e la sensazione che abbiamo è un po' quella di sparare sulla Croce Rossa...
Pensiamo sia arrivato il momento di dare il via a questo week end. Godetevelo!
clubs from P to 6 much better
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