domenica 29 ottobre 2023

Mercati sotto pressione

Ci siamo lasciati la scorsa settimana, un po' frettolosamente e ce ne scusiamo, con l'idea che sul fronte di guerra israelo-palestinese si stesse per muovere qualche cosa di importante... non che non stia accadendo nulla, non fraintendeteci, ma circolava insistente la notizia che, al nord della striscia di Gaza, un intervento militare in grande stile da parte delle truppe israeliane non era da escludere... Siamo ancora in una fase di attesa, i mercati ne sono consapevoli,  ma avendo una certa idiosincrasia nei confronti delle incertezze,  hanno passato la settimana sul chi vive. Inoltre un allargamento del conflitto è possibile in ogni momento;  l'intervento americano in Siria ne è la conferma: per il momento sembra senza troppe conseguenze ma la situazione potrebbe evolvere non necessariamente nella direzione che tutti noi auspichiamo... 

Abbiamo iniziato ad abbozzare i nostri Appunti venerdì nel tardo pomeriggio. Nel frattempo durante il fine settimana in effetti qualche cosa di serio si sta muovendo come ci si aspettava: le comunicazioni sono interrotte, internet è saltato e soprattutto ci sono infiltrazioni di carri armati e truppe a nord di Gaza che spostano il conflitto su di un altro livello... vedremo domani quale sarà la reazione dei mercati anche se francamente, considerato quanto sta accadendo, è l'ultima cosa che ci vien da pensare...



Comuque sia il famigerato indice della paura (VIX) è incollato alla riga del 20 e, considerati i nervi tesi, basterà un nonnulla per farlo salire a 30 o sù di lì. Fino a quando questa tensione non troverà il modo di alleggerirsi, saremo confrontati con dei mercati piuttoso irrequieti e tendenti quasi tutti al ribasso come spesso succede in una fase di risk off

Dovremo avere ancora un po' di pazienza,  ma se c'è stata l'accortezza di tenere una parte del portafoglio in liquidità, vi saranno ottime possibilità di rientro; di questo ne siamo certi. Per fortuna a noi la liquidità non manca... e la pazienza pure.

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In Europa giovedì 26.10 la giornata è stata dominata dall'attesissima riunione della BCE ma, per comprendere a fondo le decisioni che sono state prese dal direttorio della Banca Centrale Europea,  è utile dare un'occhiata al grafico seguente:


Come abbiamo già visto più di una volta, i PMIs sono indici che forniscono in tempo reale lo stato di salute del settore manifatturiero o dei servizi di una nazione. Quando questi indici fluttuano al di sotto del 50,  segnalano una contrazione dell'attività economica che spesso potrebbe sfociare anche in una recessione. 

Nel nostro caso, se l'attività manifatturiera americana è in prossimità del 50 (beati loro), non possiamo dire lo stesso di quella europea dove il trend è chiaramente al ribasso e sotto il 50 ci siamo andati da un bel pezzo. Non vi sarà sfuggito che il dato peggiore, e non di poco, è quello tedesco... ancora oggi facciamo fatica a crederci! Una Germania in recessione non piace a nessuno; le conseguenze sono facilmente immaginabili...

Ma torniamo a giovedì 26: la BCE, dopo 10 rialzi consecutivi, si è concessa una pausa di riflessione evitando l'undicesimo rialzo;  con i dati che abbiamo appena visto non è stata una sorpresa.  

Ma come ha giustificato una tale decisione la Lagarde? Ridotto all'osso il suo intervento pubblico è riassumibile come segue:

  • Qualcuno si è divertito a spolpare il suo discorso e pare che abbia utilizzato ben 9 volte,  in tutte le sue varianti,  il termine "debole" riferendosi alle condizioni dell'economia europea.
  • La contrazione della produzione manifatturiera non le piace affatto ed inizia a vedere un fenomeno simile affacciarsi anche nel mondo dei servizi...
  • L'impatto dei 10 aumenti dei tassi comincia a farsi sentire... in effetti, come da manuale, ci vogliono non meno di 12/18 mesi prima che gli aumenti facciano il loro effetto...
  • Ha salutato con piacere il netto calo dell'inflazione europea di settembre al 4.3% (in effetti un anno fa era oltre il 10%) ma "è assolutamente prematuro discutere di un taglio dei tassi di interesse".  Insomma, il mantra dell' "higher for longer" è stato ribadito.
Ci sembra abbastanza chiaro che la BCE si sta accorgendo che la nostra economia sta entrando in un periodo di contrazione tale da suggerisce un approccio più cauto nell'uso della leva rialzista dei tassi. Se non vogliamo che il paziente muoia sotto i ferri, bisognerà continuare ad operare con grande circospezione.
Ci verrebbe quasi da pensare che potremmo anche finirla qui con i rialzi,  ma forse è un pelino troppo presto per poterlo dire. Di sicuro di ribassi non ne vedremo almeno fino a quando l'inflazione in Europa non sarà scesa sotto l'attuale rendimento del Bund a 2 anni che venerdì si attestava al 3.03% e se proprio quest'inflazione s'intestardisce a restare dov'è (4.3%) aspettiamoci che sarà il rendimento del Bund a 2 a salire...
Con ogni probabilità la Lagarde spera che il "lavoro sporco" ora lo faccia la recessione in corso e che, senza dover ulteriormente aumentare i tassi,  il rincaro scenda in direzione di quel 2% che è un po' l'obiettivo dichiarato di tutte le banche centrali. Non fosse il caso, come detto, dovremo accettare di vedere i rendimenti salire ben oltre il 3... 

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Facciamo ora un salto dall'altra parte dell'Atlantico dove, durante la settimana, sono stati pubblicati una serie di dati che illustrano lo stato di un'economia americana che, all'opposto di quella europea, sembra scoppiare di salute. Vediamo i principali:
  • 25.10: vendita di nuove case (sett.) : 759k  (atteso: 680k; precedente: 676k)
  • 26.10: PIL terzo trimestre             : 4.9% (atteso: 4.7%; precedente: 2.1%)
  • 26.10: Initial joless claims (21.10)  : 210k (atteso: 207k; precedente: 200k)
  • 26.10: Odini beni durevoli (sett.)    : 4.7% (atteso: 2.0%; precedente: -0.1%)
  • 27.10: PCE index yoy                     : 3.4% (atteso: n.a.    ; precedente: 3.4%)
  • 27.10: core PCE index yoy             : 3.7% (atteso: 3.7%; precedente: 3.8%)
Dunque, ragioniamo ad alta voce: in America stanno comprando case come non mai malgrado i tassi di interesse ipotecari navigano tra il 7% ed il 9% delle ipoteche a 30 anni (per intenderci se vuoi comprare una casa da 1 mio di $ con una ipoteca di 700'000 $ per 30 anni al tasso del 9%,  significa che al costo della tua casa devi aggiungere 1'890'000 $ di interessi... speriamo che abbiamo fatto bene i conti... oppure che il mercato immobiliare continui a tirare...). 
Il PIL è cresciuto nel terzo trimestre al 4.9%! (su base annua)... siamo in America non i Cina... Considerato che l'80% di questo numero è prodotto dai consumi, significa che hanno speso una valanga di denaro... dato confermato anche dagli ordini di beni durevoli (+4.7%) ben oltre le aspettative e che indicano una notevole fiducia dell'americano nei confronti della sua economia. 
C'è da sperare che per comprare tutto questo ben di Dio il denaro arrivi, come continua a segnalare un mercato del lavoro particolarmente florido, dai guadagni da attività lavorativa (i salari per intenderci) e non, come si potrebbe sospettare, da un aumento indiscriminato del debito personale.
Ciliegina sulla torta: tutto questo spendere, apparentemente non ha scostato di un granché quel PCE index che come sappiamo è l'indicatore di inflazione preferito  dalla FED. Anzi, proprio non si è mosso!

Insomma, quello che se ne ricava è un'immagine da paese dei balocchi dove tutti spendono e l'inflazione rimane al palo... Troppo bello vero? Ma è quello che i numeri apparentemente ci stanno dicendo...

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Durante la settimana sono stati pubblicati i dati aziendali del terzo trimestre di un gran numero di società ed anche in questo caso le aspettative degli analisti sono quasi sempre state superate... Molto bene!  Poi però dobbiamo osservare che, malgrado tutto questo fiorire di bilanci con utili ben oltre le attese, le quotazioni in borsa languono...
Prendiamo ad esempio le Magnifiche 7(*), come oramai sono chiamate quella manciata di azioni che hanno sorretto durante tutto il 2023 sia il Nasdaq quanto lo S&P 500 (soprattutto quest'ultimo che senza la loro performance sarebbe in negativo da inizio anno....): 5 di loro hanno già pubblicato dei bilanci affatto malvagi ma guardate il mercato come le ha premiate:
  • Alphabet  : -12.05%
  • Tesla        : -14.59%
  • Microsoft : -0.36%
  • Amazon   : +5.90%
  • Meta        : -4.22%
Non ci sono dubbi che le minusvalenze sono la comprensibile reazione agli outlook non brillantissimi rilasciati da 4 di queste 5 aziende (si salva Amazon). Insomma, il quadro economico americano sembra scoppiare di salute, i consumatori americani spendono come se non ci fosse un domani ma le aziende stanno già disegnando scenari futuri incerti... cosa sanno di preciso che noi ancora non abbiamo ancora percepito? Infondo l'inflazione inizia ad essere sotto controllo, i tassi non dovrebbero salire più di tanto (o forse sì?) e se proprio si dovesse entrare in una fase di recessione, spazio per un loro alleggerimento ne abbiamo quanto ne vogliamo. 
Qualche cosa ci sfugge ma sembra non sfuggire al mercato che forse vede arrivare gli effetti degli aumenti dei tassi e che, come vedremo fra poco, sta da qualche mese probabilmente anticipando la futura erosione dei bilanci.

(*) (Alphabet, Amazon, Apple, Meta, Microsoft, Nvidia e Tesla)

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Quindi vediamola questa correzione dei mercati. Ma prima vogliamo mettere prima in evidenza il comportamento dell'oro che in questi momenti di incertezza si ricorda di essere uno dei beni rifugio per eccellenza:


Siamo tornati leggermente sopra i 2000 $ per oncia e andare oltre non è impossibile se si continua a respirare un'aria molto pesante nel settore medio-orientale. Per chi è particolarmente avverso ad ogni tipo di pericolo, ovviamente diremmo di tenere le posizioni di metallo giallo in deposito. Noi ne abbiamo sempre qualche punto percentuale e in questo momento fa il suo servizio... non cose mirabolanti ma attutisce un pochino i colpi bassi della borsa e del reddito fisso.


A proposito di reddito fisso andiamo subito a vedere se l'idea che i tassi potrebbero anche aver finito di salire sta producendo qualche effetto:


Per quanto riguarda le obbligazioni in euro forse è un po' presto per vedere una reazione decisa alle parole della Lagarde di giovedì. Vedremo la prossima settimana se qualche cosa, come sembra, si sta muovendo. Dall'ultima nostra osservazione (2 settimane fa) un mezzo punto si è aggiunto ad una performance che si avvicinava allo zero assoluto. Se c'è una situazione economica che proprio non avrebbe bisogno di ulteriori aumenti dei tassi è proprio quella europea ed il mercato del reddito fisso potrebbe anche approfittarne.



Ma non dobbiamo dimenticare che anche l'Europa ha un bisogno impellente di finanziare in un qualche modo i debiti che sono stati contratti durante il periodo pandemico e con un Quantitative Tightening in corso d'opera non sarà un'impresa facilissima. Il ricorso al mercato è pressoché obbligatorio e vedremo se gli investitori, per farsi convincere a sottoscrivere le obbligazioni che saranno emesse, si accontenteranno degli attuali rendimenti (nell'immagine la resa del Bund a 2 (rosso) e 10 anni (nero)) oppure richiederanno, per il rischio corso e la riduzione della liquidità che rende meno agevole vendere i titoli, rendimenti più elevati...

Lo sappiamo, questo è un bel dilemma e per il momento non ci rimane che monitorare la situazione e se proprio si deve investire non adiamo oltre il paio d'anni... 


Non va molto meglio con le obbligazioni in dollari, anzi... Come abbiamo visto, i dati macroeconomici ci restituisco un quadro dell'economia di tutto rispetto e soprattutto l'inflazione sembra non voler rialzare la testa più di tanto.  I rendimenti dei Treasury sono più o meno tutti incollati al 5% e da quel livello non hanno intenzione di scollarsi... certo che tutti questi consumi, che apparentemente non incidono sul livello di inflazione, è un fenomeno che facciamo fatica a metabolizzare... vediamo se nelle prossime settimane riusciremo a capire meglio cosa sta succedendo... per il momento ci godiamo il 5% del corto termine. Nuovi aumenti a breve (novembre e dicembre) hanno una bassa probabilità di verificarsi; nel medio termine non sembrano completamente esclusi.




L'abbiamo già sottolineato più di una volta: lo S&P500 (+7.24% ytd), senza l'apporto delle Magnifiche 7,  sarebbe da tempo già in territorio negativo ma questa volta gli outlooks di questo sparuto gruppo di società sembra avergli dato il colpo di grazia. 
Vogliamo solo sperare che i 4070 punti siano un supporto degno di questo nome ed il fatto che siamo oramai in territorio ipervenduto ci lascia aperta la porta del rimbalzo tecnico... 
Siamo nelle mani dei numeri di Apple (2.11) e Nvidia (21.11) e soprattutto nelle loro previsioni... Per Nvidia saremmo comunque speranzosi in quanto la rivale Intel, che ha già pubblicato, ha trovato gli investitori molto ben disposti nei suoi confronti... E' vero comunque che Nvidia di strada ne ha macinata anche fin troppa e basta una virgola fuori posto per vederla collassare... ma per una volta vogliamo essere positivi!  Per quanto riguarda Apple tutto è possibile (Cina permettendo...)



Purtroppo questa volta non possiamo restare ammirati dalla precisione dell'algoritmo dell'amico Ned Davis. Come lui stesso ama sottolineare "il trend è più importante del livello" ed effettivamente il trend è cambiato e di certo non è lo spostamento laterale che aveva previsto fino a dicembre... restiamo possibilisti nei confronti di un rally di fine anno:  con i chiari di luna che abbiamo visto e pensando anche solo ad un rimbalzo tecnico non è completamente da dimenticare. Comunque raggiungere performances a due cifre sarà piuttosto complicato.


Anche il Nasdaq (+20.80% ytd) è entrato tecnicamente in un territorio di correzione (succede quando abbiamo oltre il 10% di minusvalenza dall'ultimo picco) ed il perseverare dei rendimenti in zona 5% non lo aiuterà di certo a riprendersi con facilità. Sappiamo bene quanto questo mercato sia sensibile all'alto costo del denaro e lo spostamento all'interno del canale ribassista non fa altro che confermarlo. I 12'200 punti sono comunque un supporto di tutto rispetto (sorry, il grafico è un po' corto ma se l'allunghiamo il supporto appare in tutta la sua solidità) ed il fatto di essere quasi in territorio di ipervenduto anche in questo caso potrebbe favorire un rimbalzo tecnico. 



Si dice spesso che "la borsa è lo specchio dell'economia che rappresenta" ed anche se questa affermazione un po' grossolana adrebbe meglio specificata, riteniamo che in questo preciso momento si adatta bene all'Eurostoxx50 (5.82% ytd) che in una manciata di settimane ha perso più del 10% del suo valore. Venerdì si è adagiata sull'iportante supporto dei 4000 punti e sembra volersi prendere una pausa. Ci preoccupano e non poco tutti gli incroci delle medie mobili che potete facilmente osservare: quella dei 50 giorni (in viola) ha praticamente forato al ribasso sia quella a 100 che a 200 e, bruttissimo segnale, anche quella a 100 (in verde) sta per forare al ribasso quella dei 200 giorni (in blu). Consola il fatto che i ribassi degli ultimi giorni sono avvenuti con volumi al ribasso... probabilmente non siamo in presenza di un sell off selvaggio ma potrebbe diventarlo se i 4000 punti non verranno confermati la prossima settimana.


Quando finalmente l'abbiamo vista, ci è andato il pranzo di traverso... Stiamo parlando del nostro SMI (-3.78% ytd) e di quella che tecnicamente viene definita una "bearish flag", ovverosia una bandiera ribassista... con un po' d'immaginazione potete vedere il pennone di questa bandiera (parte dai 10'880 punti e scende fino ai 10'250 punti (freccia rossa grande)) poi durante la settimana che sta per finire si è consolidata la vera e propria bandiera o drappo che dir si voglia (freccia blu). Di norma questa è considerata una figura di continuità, ciò significa che se non arriva un rimbalzo  (magari favorito dall'evidente stato di ipervenduto del nostro mercato) il movimento in corso (che è ribassista) proseguirà e abbiamo serie probabilità di andare a fare una visita al supporto dei 10'000 punti. 
Speriamo veramente di esserci sbagliati ma questa bandiera ribassista è veramente ben disegnata (da manuale!) e quindi prima di lanciarci in operazioni di acquisto in grande stile vediamo se il segnale è di quelli corretti. Insomma, sul nostro mercato, per un po' ancora, dobbiamo essere prudenti e disciplinati. E' ovvio che con il senno di poi si sarebbe dovuto alleggerire un bel po' di roba ma il pennone della bandiera si è sviluppato in soli tre giorni... non ci ha neanche lasciato il tempo di pensare ad un alleggerimento... Comuque sia i 10'000 punti non sono molto lontani e se li raggiungiamo vedremo cosa fare. Capiamo qual'è la vostra probabile delusione davanti ad una simile evoluzione del nostro mercato, delusione (e rabbia) che è pure la nostra.

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Per finire diamo un rapido sguardo alle valute:


Questa settimana il franco svizzero (qui contro dollaro) sembra aver perso un po' di smalto e la valuta america sta risalendo la china oltre lo 0.90. L'incrocio con la media mobile dei 200 giorni (in blu) potrebbe dare al dollaro quello slancio per riportarlo in zona 0.92. Ovviamente domani mattina vedremo se la nuova fase del conflitto mediorientale richiamerà gli investitori alla prudenza ed in quel caso il chf sarà nuovamente richiesto.


Il dollaro sembra avere tutta l'intenzione di rafforzarsi nuovamente contro euro. In effetti con l'economia che si ritrova e il differenziale dei tassi (quasi 200 basis points a suo favore) la cosa non ci sorprende. Se rompe 1.0550 il prossimo obiettivo è 1.0250.


L'euro sul finire della settimana si è rafforzato contro chf. Sembra strano e vedremo lunedì se questo trend continuerà. Va comunque sottolineato che anche la nostra banca nazionale si sta accorgendo che non possiamo accettare un eccessivo rafforzamento della nostra valuta e quindi i messaggi che arrivano dalla BNS si sono in effetti un pochino ammorbiditi: franco svizzero forte si, ma fortissimo non va bene.

Buona, uggiosa, domenica!

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