domenica 25 febbraio 2024

Nvidia Magnificent One

 


Lunedì gli americani erano alle prese con un president day passato un po' sotto traccia ma speriamo che abbiano fatto le loro riflessioni sulla leadership presidenziale pensando anche all'appuntamento elettorale del mese di novembre. Abbiamo quindi dovuto attendere fino a mercoledì, dopo la chiusura della borsa a stelle e strisce, per vedere un po' di movimento ed assistere al preludio di quello che, il giorno successivo, sarebbe stato lo show allestito da Nvidia che, con un bilancio trimestrale al fulmicotone, ha messo in scena il più grande aumento di valore di una società quotata realizzato in un sol giorno: stiamo parlando dei 277 miliardi che hanno permesso ad Nvidia di raggiungere in poco tempo una capitalizzazione di 2 trilioni di dollari... Niente male davvero e, se ci permettete lo scontatissimo gioco di parole, c'è da provare (molta) invidia per chi possiede delle azioni dell' Nvida!



Tanto per farvi capire meglio la dimensione di quanto è accaduto,  277 miliardi corrisponde più o meno all'attuale capitalizzazione della Nestlé che è il più grande produttore di alimenti al mondo e che giovedì ha pure pubblicato i suoi dati trimestrali: non sono stati in linea con le aspettative (diamo pure la colpa alla forza del franco svizzero...) ma se letti con una certa attenzione non erano neppure così malaccio. Malgrado ciò la società è stata bastonata da un mercato poco accondiscendente che, dopo alcuni minuti dall'apertura della borsa, aveva già penalizzato il titolo polverizzando il 5% della sua capitalizzazione mandando in tal modo a ramengo quasi 12 miliardi di franchi. Altro mondo ed altro settore: oggi a trainare il carro delle borse c'è solo lei, l'Intelligenza Artificiale. Tutto il resto sono solo noccioline. 


D'altronde quando il CEO di una società come Nvidia (nella foto: Jen-Hsun Huang), persona modestissima e convinta ancora oggi di doversi muovere come se la sua azienda fosse sull'orlo del fallimento, si esprime in termini entusiastici ed afferma che l'AI è solo agli inizi, che è un fenomeno irreversibile e che ha un potenziale di crescita praticamente infinito, è ovvio che l'entusiasmo per il settore e soprattutto per la sua società spicca il volo! Vedremo fin che dura ma rispetto a quello che era successo alla fine degli anni novanta con la nascita del mondo delle dot com, inizialmente molto effimero, quello dell'AI ha l'aria di essere molto più concreto e non assomiglia per nulla ad una bolla speculativa. Comunque aspettiamoci, presto o tardi, qualche presa di profitto che ovviamente vedremo di sfruttare per accumulare qualche titolo di nostro interesse. 

***

Ma ritorniamo alla realtà di tutti i giorni: ora che i numeri trimestrali dei "Magnifici 7" sono conosciuti, una buona parte dell'attenzione degli analisti torna ad essere concentrata sul futuro dei tassi di interesse e per fare il punto alla situazione non c'è nulla di meglio che spulciare le minute dell'ultima riunione della FED (30-31 gennaio) che sono state pubblicate mercoledì scorso. In buona sostanza confermano, senza troppi giri di parole, quanto già sapevamo ovverosia:

  • La maggioranza dei Governatori della FED è preoccupata per le conseguenze di un taglio ai tassi affrettato.  Rischierebbe di rilanciare l'inflazione. 
  • La domanda di beni e servizi è a loro giudizio ancora troppo alta.
  • Prima di procedere a dei tagli vogliono valutare con attenzione i dati relativi ad ulteriori progressi in materia d'inflazione: quella attuale è ancora troppo alta e lontana dal 2%.
  • Non sembra che ci sia il timore che, rimandando di qualche mese i tagli ai tassi,  si possa mandare in stallo l'economia o spedirla addirittura in recessione. Quindi la FED ha tempo per riflettere e sembra che sia quello che sta facendo...

Dati macro questa settimana in America ne sono stati pubblicati pochi ma quei pochi sembrano dare ragione a Powell e compagni:

  • Us leading indicators per gennaio: + 0.4% (atteso: -0.3%; precedente: -0.2%)
  • Nuove richieste di disoccupazione al 17 febbraio: 201k (atteso: 216k; precedente: 213k)
  • Richieste disoccupazione continue al 10 febbraio: 1'862k (atteso: 1'884k; precedente: 1'895k)
Insomma, gli indicatori che anticipano quello che potrebbe essere lo stato di salute dell'economia americana hanno virato in positivo; le nuove richieste di disoccupazione fanno fatica a salire e quelle continue sono in leggera diminuzione mostrano una volta di più il buono stato di salute del mercato del lavoro. Siamo oramai certi che anche i corposi ed importanti dati che verranno pubblicati la prossima settimana saranno migliori delle aspettative.



A questo punto prendiamo atto che le aspettative,  a proposito del numero di tagli ai tassi in America,  sono scese dai 6 di inizio anno ai 4 e non ci meraviglieremmo più di tanto se fra qualche settimana dai 4 si passerà ai 3 tagli. Scordiamoci che il primo taglio sarà a marzo: se tutto andrà bene dovremo aspettare fino a maggio/giugno. 
Iniziamo ad intercettare qua e là alcuni analisti che arrivano persino ad ipotizzare che, se lo stato di salute dell'economia americana continua di questo passo, non solo non ci saranno tagli ma potremmo persino assistere a qualche aumento... forse esagerano ma comunque teniamolo a mente.

Nel frattempo...



...i rendimenti del Treasury a 2 (in rosso) e 10 anni (in nero) continuano a salire. Chissà se le borse se ne stanno accorgendo... Per il momento, come vedremo dopo,  non pare.

***

Anche in Europa questa settimana sono stati pubblicati i PMI compositi (settori manifatturiero e servizi)  di Francia, Germania ed dell'Eurozona che anticipano, sulla scorta delle opinioni dei direttori agli acquisti, le tendenze future dell'economia:
  • Francia:     PMI composito Feb: 47.7 (atteso: 45   ; precedente: 44.6)
  • Germania: PMI composito Feb: 46.1 (atteso: 47.5; precedente: 47)
  • Eurozona: PMI composito Feb: 48.9 (atteso: 48.4; precedente: 47.9)
Ancora una volta salta all'occhio quanto la Germania stia diventando un peso per lo sviluppo economico del nostro continente: mentre gli altri, pur restando sotto il 50 che notoriamente segnala una contrazione dell'attività economica, lei continua a retrocedere. Il fenomeno è comunque interessante: se una volta non c'era crescita economica in Europa senza l'apporto fondamentale della Germania oggi questo paradigma inizia a traballare e si può forse iniziare a pensare ad una crescita che sia meno germanocentrica e che porterebbe alcuni vantaggi: primo fra tutti permetterebbe alla BCE di agire con maggior agilità... A proposito di BCE: con dei PMI simili, anche se in miglioramento, non sarebbe comunque male sperare in un suo aiutino sotto forma di un primo taglio ai tassi dei 5 attesi dal mercato.

***
Informazione di servizio: qualcuno ci ha fatto notare che i grafici a volte non si leggono bene. E' vero ma vi ricordiamo che, soprattutto se state leggendo AF dal computer di casa, cliccando sopra il grafico quest'ultimo si espande.



A giudicare da come lo S&P500 (6.69% ytd) sta tirando dritto per la sua strada, al momento il rialzo dei rendimenti dei Treasury sembrano completamente ignorati. E' ovvio che soprattutto Nvidia ha giocato in queste settimane un ruolo fondamentale e pure Meta ed Amazon ci hanno messo del loro...


Ora che per i Magnifici 7 i giochi sono fatti e pure la maggior parte delle restanti 493 società hanno pubblicato i loro numeri trimestrali,  ci vien spontaneo chiederci dove questo indice andrà a prendere il carburante che gli servirà per continuare a spingere al rialzo... Forse per qualche giorno ancora vivrà della rendita di quanto pubblicato da Nvidia,  ma poi? La domanda ci sembra legittima e siamo curiosi di vedere quella che sarà la risposta del mercato. 
Per il momento, tecnicamente parlando, siamo ancora all'interno del canale ascendente ed il trend, avviatosi verso il mese di novembre dello scorso anno,  è ancora in essere e va bene così. Ma ovviamente a questi livelli non ci vuole molto per vedere scardinare il supporto dinamico e avviare una correzione che ci imporrà degli alleggerimenti.

Ogni promessa è un debito:






 
Una cosa ci incuriosisce dell'indice Nasdaq (+6.56% ytd) ed è la difficoltà a superare il suo record storico situato a 16'212 punti. Dormiamo comunque sonni tranquilli anche se il record non viene frantumato ma la cosa è curiosa in quanto, soprattutto se pensiamo alla performance di Nvidia di questi giorni e al contributo di almeno altri 2 o 3 componenti dei Magnifici 7,  l'obiettivo dovrebbe essere a portata di mano: ne deduciamo che ci sono un discreto numero di società che "remano contro". Persino l'RSI, se l'osservate con attenzione, sta accennando ad un leggero movimento ribassista la qual cosa è strana... Anche se il trend ascendente è per il momento ancora confermato,  non possiamo trascurare il notevole gap rialzista indicato dalla freccia viola ed intuiamo che a breve potrebbe anche venir  ricoperto... Stiamo attenti, forse è arrivato il momento di portare a casa una parte dei guadagni.




Chi non finisce di stupirci è l'Eurostoxx50 (+7.77% ytd). Non vi sarà sfuggito che la sua performance da inizio anno è addirittura migliore di quella dello S&P500 e del Nasdaq! Ad essere sinceri non ci ricordiamo affatto se e quando era già successo in passato. L'indice beneficia solo in parte della spinta derivante dall'infatuazione per l'AI (pensiamo a Sap e Asml)  ma probabilmente il fatto di avere ancora oggi un P/E decente e di rappresentare un nutrito gruppo di titoli legati alla finanza e al mondo del lusso aiuta. E' plausibile che l'idea che la BCE si muoverà al ribasso prima della FED e i PMI che, come abbiamo visto, si stanno finalmente muovendo al rialzo hanno fatto il resto.
Non siamo in grado di stabilire fino a dove l'indice si vorrà spingere: possiamo solo constatare che il trend è intatto... ci preoccupa la sua ripidità che ovviamente non potrà continuare all'infinito soprattutto con un RSI che è di nuovo in territorio ipercomprato (cerchio rosso)... Domani la Lagarde 
parlerà davanti al parlamento europeo e di certo dirà che abbassare i tassi per il momento è troppo presto... lo sappiamo e speriamo che si limiti a dire solo cose già scontate e non ci rovini la festa...



Se c'è un indice che proprio non ha nulla a che fare con l'AI è il nostro SMI (+3.22% ytd) ma la comunità finanziaria è ben rappresentata e sta fornendo un bell'aiuto nel contrastare i danni prodotti da Roche e Nestlé. Fra parentesi ci è scappato l'occhio sulle performances da inizio anno del Dow Jones (+3.83), del DAX (+3.99%) e della Spagna (+0.28%) e il nostro +3.22% non sfigura di certo soprattutto se pensiamo che la Spagna è tra i paesi europei quello che economicamente sta crescendo di più.

Tecnicamente vi segnaliamo quello che potrebbe essere un doppio massimo (freccia blu) che se confermato può riportare l'indice verso il basso. Settimana prossima dobbiamo riuscire ad andare oltre gli 11'500 punti in modo tale da disinnescare il suo potenziale ribassista.

***

Un'occhiata ai cambi andrebbe sempre data:



E' abbastanza evidente che l'idea che i tagli ai tassi, che per quest'anno potrebbero essere solo 3, sta influendo positivamente sulla valuta americana che contro franco svizzero si è spinta a ridosso della resistenza (cerchio verde), resistenza che si sta dimostrando comunque piuttosto consistente e difficile da superare. Infatti non possiamo ancora dire che il trend ribassista (due linee rosse) sia terminato e prima di acquistare dollari con una certa convinzione vogliamo vedere se si riesce ad evolvere almeno fino a 0.8850 ed oltre.


Contro euro la valuta americana negli ultimi giorni ha perso un po' di terreno ma rimane ancora al centro del canale di scorrimento orizzontale. Tecnicamente dobbiamo segnalare lo sforamento dal basso verso l'altro delle medie a 200 e 100 giorni e soprattutto non possiamo completamente ignorare che a loro volta la media mobile dei 100 giorni (linea verde) sta forando anch'essa al rialzo quella dei 200 giorni (linea blu)... questo golden cross non va sottovalutato e potrebbe dare il via ad un maggior rafforzamento dell'euro contro dollaro... rafforzamento non facile da spiegare soprattutto pensando al fatto che la riduzione dei tassi europei potrebbe arrivare prima ed in modo più abbondante di quelli americani.



Dobbiamo annotare un euro più tonico anche contro franco svizzero. Infatti la valuta europea si è portata in prossimità della resistenza dinamica (freccia verde) che si è formata partendo dal marzo del 2021 e che non è mai stata superata. Siamo quindi curiosissimi nel vedere se nei prossimi giorni si riesce ad evolvere in direzione dei 0.96 centesimi oppure se questo attacco alla resistenza verrà per l'ennesima volta respinto.

Buona domenica!

domenica 18 febbraio 2024

Settimana di conferme

 E' stata soprattutto una settimana di conferme e la cosa non ci dispiace affatto! Con questo non vogliamo dire che non ci piacciono le sorprese (soprattutto quelle positive, ovviamente...) ma nel nostro lavoro preferiamo di gran lunga aver a che fare con dei noiosissimi scenari più o meno intelligibili piuttosto che fare i salti mortali per riaggiustare i portafogli soprattutto quando le sorprese assomigliano molto a dei cigni neri...

Lunedì 12 febbraio, l'inflazione svizzera per il mese di gennaio ci ha sorpreso e ce la siamo ritrovata all'1.3% (atteso:1.7%; precedente: 1.7%) e riconferma ancora una volta che nel nostro continente il rincaro è al ribasso trainato, purtroppo, da condizioni economiche piuttosto incerte che in effetti necessiterebbero di un aiutino da parte delle banche centrali. Le danze pensiamo che potrebbero essere aperte proprio dalla BNS che, come ben ricordate, fu la prima in Europa ad applicare una politica restrittiva. Vedremo.

Il giorno dopo, martedì 13 febbraio,  negli USA,  al contrario di quello che sta succedendo dalle nostre parti, prendiamo atto che l'inflazione è in effetti parecchio appiccicosa e ce la ritroviamo al 3.1% (atteso: 2.9%; precedente: 3.4%).


Come avevamo sottolineato la scorsa settimana, abbiamo la prova che il principale responsabile di tutta questa vischiosità sono i servizi (in giallo) seguiti, ma da lontano, dal costo del cibo (in blu) mentre l'apporto dei costi energetici è negativo (in rosso)...



...mentre la core inflation ( quella che finisce sotto la lente della FED), tolti cibo ed energia, è al 3.9% (atteso: 3.7%; precedente: 3.9%) ed è composta unicamente dal rincaro dei servizi: per essere chiari sono i costi generati principalmente dagli affitti, dai servizi medici, dall'istruzione, dai trasporti e dai servizi pubblici.

Come se non bastasse, giovedì 15 febbraio sempre negli USA, i prezzi all'importazione per gennaio sono aumenti dello 0.8% (atteso: -0.1%; precedente: -0.7%) e questo malgrado il recente rafforzamento del dollaro. E' chiaro che se si dovesse continuare su questa strada prima o poi questo rincaro non mancherà di far sentire i suoi effetti sull'inflazione futura...

Va comunque sottolineato che sempre giovedì le vendite al dettaglio americane sono risultate al ribasso: -0.8% (atteso: -0.3%; precedente: +0.4%)... insomma a gennaio si è consumato di meno ma questo, dopo la consueta abbuffata del mese di dicembre, ci può stare e compensa un pochino il rincaro delle importazioni.

Purtroppo, e questo dato non potrà essere ignorato da Powell, venerdì 17 febbraio l'indice dei prezzi alla produzione (PPI) di gennaio è salito dello 0.3% (atteso: 0.1% ; precedente: -0.1%) mentre il core PPI mostra un aumento dello 0.6% (atteso: 0.1%; precedente: 0.2%) ragionevolmente causato dall'aumento dei salari e del costo dei servizi in generale.

Di aumenti del costo delle materie prime...


...e di quelli energetici...



...per il momento proprio non se ne parla. Meglio così.



Oramai gli investitori americani hanno riposto nel cassetto la speranza di vedere per quest'anno almeno 6 tagli ed hanno ridotto le loro aspettative ad una cifra più realistica di 4 tagli. In Europa se ne attendono ancora 5 ma sarà probabile che presto anche da noi le speranze saranno ridotte a 4 tagli. In Svizzera si punta ancora su 3 tagli che, considerata la nostra inflazione, non ci sembrano fuori luogo.



Da inizio anno i rendimenti dei Treasury americani (in nero il 10 anni; in rosso il 2 anni) sono al rialzo...



... e gli effetti sulle obbligazioni in dollari non mancano, purtroppo, di farsi sentire.



Si comportano un pochino meglio le obbligazioni in euro ma per vedere un effettivo cambiamento del trend i tassi devono iniziare a scendere oppure devono arrivare segnali chiari da parte della BCE che presto si è pronti a ridurli...


Chi in questo momento sta maggiormente approfittando della riduzione del numero di tagli attesi è il dollaro che da inizio anno continua a rafforzarsi. Contro euro si sta ancora spostando lateralmente ma sembra voler puntare con decisione verso quel 1.0550 sotto il quale potrebbe avviarsi un nuovo trend ascendente...


Anche contro chf la valuta americana mostra una forza che l'ha portato ad impattare la resistenza del canale discendente (vedi cerchio verde)  e sembra pronto a sfondarla o per lo meno ci sta provando. Ha incrociato dal baso verso l'altro praticamente tutte e tre le medie mobili (linee viola, verde e blu) e se continua con questa esuberanza non faremo fatica a vederlo attorno ai 90 centesimi.



Già che stiamo parlando di valute vediamo anche euro/chf: è abbastanza chiaro che il franco svizzero in queste ultime settimane sta mostrando una certa debolezza. Se sia il risultato delle aspettative per i 3 tagli ai tassi oppure sia la Banca Nazionale Svizzera che si è rimessa a comprare valuta estera non lo sappiamo. Quello che vediamo è che non siamo più così lontani dalla resistenza dinamica (linea rossa tratteggiata) che se dovesse essere superata avvierebbe un probabile cambio nel trend che aspettiamo da anni... ma forse questo è chiedere troppo. Per  il momento per coloro che pensano in euro il franco ce lo teniamo.



Oramai i superlativi per le borse americane si sprecano e sembrano in effetti essere entrate in uno stato di grazia che se da un lato fa non solo piacere, di più!, dall'altro inizia un poco a preoccupare in quanto sappiamo che prima o poi una correzione dovrà esserci e probabilmente sarà una di quelle che non passerà inosservata (Ned Davis la prevede per il mese di maggio... promesso: la prossima volta vi mettiamo il grafico...). Venerdì, dopo la pubblicazione del PPI, a dir la verità c'è stato un piccolo rallentamento che ha impedito allo S&P500 (+4.94% ytd) di chiudere per l'ennesima settimana con un guadagno; ma forse più che il PPI è il week end prolungato (lunedì è tutto chiuso per il President Day) che ha suggerito di prendere qua e la qualche profitto. Ricordatevi che mercoledì 21 Nvidia pubblicherà gli attesissimi dati: dovessero deludere gli investitori prepariamoci ad un atterraggio non proprio morbido... Comunque sia per il momento l'indice, pur trovandosi da settimane in ipercomprato, sembra non voler accennare a cambiare il suo trend che rimane solidamente rialzista sostenuto da volumi addirittura crescenti.


Lo stesso discorso vale per il Nasdaq (+5.09% ytd) che sta cercando con costanza di battere sé stesso ma per il momento senza successo. Vedremo se mercoledì sarà il giorno giusto per issarsi definitivamente sopra i 16000 punti...



Anche l'Eurostoxx50 (+5.40% ytd) sembra esser tornato con convinzione ad essere rialzista. Dopo un paio di settimane di prestazioni incolori che l'avevano scaraventato fuori del trend ascendente di inizio anno ha ritrovato la forza di crearne uno nuovo e per il momento sembra funzionare. Sarà l'idea dei 5 tagli ai tassi oppure è l'effetto dello Zew tedesco di martedì scorso uscito inaspettatamente al rialzo (19.9; atteso: 17.3) che dà un minimo di speranza che l'economia tedesca non sia proprio morta e defunta. Potrebbe anche essere il suo P/E particolarmente attraente rispetto a quelli americani o forse c'è lo zampino di una non brillantissima performance del reddito fisso europeo, fatto sta che una tale forza non la si vedeva da anni e non saremo certo noi a lamentarci!



Che sia la volta buona? Il nostro SMI (+1.55% ytd) venerdì sembra essere riuscito ad issarsi sopra la resistenza del canale di spostamento laterale (freccia blu) e speriamo che ci resti! Se ce la fa non disperiamo che possa raggiungere persino gli 11'500 punti... non sarebbe chiedere molto. La rottura è avvenuta con volumi al rialzo e questo lascia ben sperare... ovviamente non possiamo ringraziare le solite tre azioni (Roche, Nestlé e Novartis) che con coerenza e testardaggine si rifiutano di fare il loro lavoro... possiamo solo sperare che il mood negativo, che in effetti sta disturbando il settore farmaceutico di tutto il mondo,  possa presto cambiare d'umore e che il franco continui ad indebolirsi con una certa costanza aiutato magari dai tre tagli ai tassi che tutti si aspettano... allora le cose potrebbero cambiare radicalmente. Come si dice in questi casi: la speranza è l'ultima a morire!


Buona domenica!!


domenica 11 febbraio 2024

Ma quando scenderanno?

 Se volete sapere tutta la verità, allora vi dobbiamo confessare che abbiamo passato una settimana piuttosto noiosa. Complici l'assenza di dati macroeconomici di una certa entità ai quali aggiungiamo l'elaborato e soporifero processo di digestione di quanto appreso nelle scorse settimane dalle riunioni delle banche centrali. 

Anche i dati societari delle aziende che più ci interessano (leggi: Magnifici 7 ma non solo...) sono noti e mancano all'appello quelli di Nvidia, i più importanti di tutti... Purtroppo li pubblicherà solo il 21 di febbraio e dobbiamo quindi portare pazienza...

Probabilmente in buona compagnia di una qualche milionata di altri investitori, abbiamo impiegato il nostro tempo nel tentativo di cercare di capire quando i tassi di interesse potrebbero iniziare a scendere e giocoforza abbiamo dovuto leggere tonnellate di report economici e passare al setaccio i discorsi di tutti coloro che dovrebbero saperne a tal proposito qualche cosa in più di noi. Purtroppo abbiamo dovuto alzare bandiera bianca ed il risultato più significativo che abbiamo ottenuto è un fastidioso e persistente mal di testa a riprova del fatto che non sono in molti, anzi nessuno, ad avere le idee in chiaro. 

Comunque sia, l'esercizio non è stato completamente sterile e tra i molteplici appunti che abbiamo annotato nel nostro calepino riportiamo, in ordine sparso, quelli che ci sembrano più interessanti.

  • Ci è piaciuto, per originalità, quello di Ferguson (Ex vicepresidente della FED dal 1999 al 2006) che tra il serio ed il faceto annuncia che "Powell ha introdotto un nuovo tipo di rischio, il rischio di non atterrare mai". In effetti, come abbiamo visto la scorsa settimana, l'economia americana cresce ancora del 3.3% e quindi, in fatto di diminuzione dei tassi,  autorizza Powell a prendersela con una certa calma e siamo certi che li farà scendere solo quando si sarà convinto che non ci sarà più il pericolo di riattizzare l'inflazione. Poi Ferguson, per non essere frainteso, specifica che "non esiste uno scenario che prevede una inflazione al ribasso mentre l'economia va nella direzione opposta o viceversa",  affermazione quindi che riporta la chiesa al centro del villaggio, non sdogana il nuovo tipo di rischio powelliano (eco sempre su, infla giù)  e soprattutto, per il momento, non manda al macero i vecchi libri di economia.
  • In America, ma anche nel resto del mondo occidentalizzato, la musica non cambia molto: per vedere un'ulteriore rassicurante diminuzione dell'inflazione alla quale dovrebbe poi seguire il taglio dei tassi, il comparto dei servizi deve iniziare a dare il suo contributo. In questo settore i prezzi, per un evidente eccesso di avidità diciamo noi tanto per semplificare, sono saliti in maniera anomala: basta prenotare un albergo in una grande città o uscire al ristorante per accorgersene. Bisogna quindi riportarli ad una dimensione che sia per lo meno ragionevole,  altrimenti la tentazione di rimanere a casa è alta e non farebbe del bene a nessuno, né a chi offre i servizi né a chi se li dovrebbe godere.  Per la cronaca l'ISM dei servizi americani è stato segnalato questa settimana al 53.4% (precedente: 50.5%) e conferma che questo settore è di nuovo in espansione... guai in vista per l'inflazione? lo vedremo martedì 13 febbraio dove l'inflazione USA su base annua è attesa al 3.7% (precedente: 3.9%).
  • Come sappiamo da diverse settimane, noi investitori abbiamo scommesso che i tagli ai tassi americani ed europei saranno in numero di 6 ma la FED è stata chiara e ci consiglia di dimezzare le nostre aspettative. Se così fosse, non sono pochi gli economisti che si stanno domandando se 3 tagli bastano a ridurre il rischio che pende sopra lo stato di salute delle innumerevoli piccole e medie banche americane: sono in molte ad essere parecchio indebitate oppure che hanno visto le loro garanzie ridursi sotto il peso dell'aumento del costo del denaro.  L'osservazione ci riporta alla memoria il fallimento nel 2023 della Silicon Valley Bank vittima delle conseguenze del deciso rialzo dei tassi della FED. Ci sono altre banche in condizioni simili... un nome su tutti: la New York Community Bancorp; teniamolo a mente e le conseguenze di una possibile serie di fallimenti, pure...

Urge a questo punto andare a vedere cosa sta succedendo in questi giorni ai rendimenti dei Treasury:



...rendimenti che purtroppo stanno tornando a crescere e temiamo che lo faranno fino a quando il decennale non avrà raggiunto una resa di circa il 4.5% che è simile a quella che avrà il tasso di riferimento dopo che la FED taglierà per 3 volte il costo del denaro... A quanto pare Powell sta vincendo anche questa volta... 


Ovviamente con i rendimenti al rialzo anche l'indice total return delle obbligazioni in dollari non  può che scendere. In sostanza dall'inizio dell'anno i bonds in dollari hanno già perso il 2.77%... mica poco. Per il momento sospendiamo l'acquisto di obbligazioni in dollari con scadenze lunghe e rimaniamo a breve termine. Poi vedremo, se effettivamente le rese saranno ritornate attorno al 4.5%, di riprendere gli acquisti .


Anche i rendimenti del Bund tedesco hanno subito da inizio anno un incremento. Come sapete siamo abbastanza convinti che la BCE procederà ai tagli prima della FED. Venerdì è stato pubblicato il dato sull'inflazione tedesca del mese di gennaio: +2.9% (precedente: +3.7%) e salutiamo con piacere questo movimento verso il 2% che oramai sembra non essere troppo lontano e faciliterà il lavoro alla Lagarde.


...comunque anche per il settore obbligazionario in euro l'inizio dell'anno non è stato brillantissimo ma se troviamo qualche obbligazione interessante pensiamo sia meglio comprarla.

***

Passiamo ora in rassegna le borse, ma prima di farlo vi facciamo partecipi di una osservazione fatta da un economista di Goldman Sachs che non andrebbe sottovalutata. Infatti, facendo riferimento ai dati economici made in USA,  afferma che sono così buoni che "la ragione più convincente che avalla l'arrivo di un potenziale sell-off è che non riesco a trovare un solo motivo che lo giustifichi!" Per intenderci un sell-off del mercato azionario è caratterizzato da vendite molto corpose tali da deprimere la borsa di un consistente numero di punti percentuali. Quella dell'analista di GS è anche la posizione che di norma assumono i contrarian: sono quegli investitori che adottano una strategia controcorrente rispetto al consenso prevalente nel mercato. In questo momento nella testa di un contrarian c'è di sicuro  la convinzione che gli investitori sono influenzati da un eccesso di ottimismo scatenato dalle grandi aspettative che permeano il discorso legato all'Intelligenza Artificiale e che gonfia esageratamente il valore delle azioni. 

Guardiamo i grafici... forse i contrarian potrebbero non avere tutti i torti...



Oramai sono settimane che lo S&P500 (+5.38% ytd) batte un record storico dietro l'altro. Venerdì è addirittura riuscito a chiudere sopra la soglia psicologica dei 5000 punti. Questi livelli "tondi" catturano di norma l'attenzione degli investitori generando una reazione emotiva che sostiene il movimento rialzista. In realtà un simile movimento non dovrebbe essere alimentato dalla pancia ma dovrebbe essere palesemente suggerito da ben altri fattori che sono quelli fondamentali in primis seguiti subito dopo da quelli tecnici. 
Comunque sia, quello che a noi importa è che incredibilmente il trend di questo indice non accenna a cambiar di direzione anche grazie all'apporto di una manciata di azioni che ben conosciamo: 


...sono sempre loro i Magnifici 7 anche se forse, considerate le performances di Tesla e Apple,  bisognerebbe ridefinirli come i Fantastici 5. I numeri sono da paura e come potete ben comprendere queste performances esagerate, che rappresentano la proiezione delle aspettative future degli investitori,  obbligano queste aziende a conseguire  una rapida, consistente e continua crescita degli utili... d'ora in poi non possono più sbagliare, neanche di una virgola! Mica roba da poco anche se stiamo parlando di società legate all'Intelligenza Artificiale.


Il medesimo ragionamento vale per molte altre società del Nasdaq (+6.52% ytd) che sta con tutte le sue forze tentando di andare ad infrangere il suo record storico situato a 16'212 punti. Non siamo lontani e siamo praticamente certi che l'impresa è a portata di mano. L'altra impresa, come detto, sarà quella di vedere le tante società che compongono questo indice soddisfare le aspettative degli investitori. Ovviamente fino a quando non avremo un'evidenza che il trend è cambiato,  non si vende nulla. Vale anche per lo S&P500...



E' da un po' di tempo che stiamo dicendo che il mercato europeo ha un buon potenziale e siamo contenti di non esserci completamente sbagliati. L'Eurostoxx50 (+4.30% ytd) ci sta dando delle soddisfazioni ed anche in questo caso saremo venditori solo se il trend accennerà a mutare. Per il momento si tiene tutto. Bisogna però essere consapevoli che più si sale,  maggiore sarà la velocità di discesa quando il trend cambierà di direzione. Cercheremo di non essere presi in contropiede... ma bisognerà agire con una certa risolutezza.


Borsa svizzera... se la paragoniamo agli altri indici ci verrebbe da piangere ma abbiamo ancora un minimo di dignità e ci rinunciamo... Lo SMI( -0.41% ytd) è costantemente sotto l'attacco dei suoi tre più importanti rappresentanti: Roche questa settimana, senza un motivo apparente, ha addirittura accelerato il suo movimento ribassista.  Novartis è in pausa di riflessione e Nestlé è probabilmente sotto l'attacco del franco troppo forte... Insomma, siamo tecnicamente sul supporto del canale di scorrimento orizzontale: la prossima settimana DEVE assolutamente rimbalzare altrimenti andremo dritti verso i 10'960 punti e magari pure sotto. Se non interviene in un qualche modo la Banca Nazionale Svizzera non sappiamo più a quali Santi dobbiamo rivolgerci. Non una bella situazione... Chi è short future sullo SMI ci rimanga...


Buona domenica a tutti!


domenica 4 febbraio 2024

Meta spaziale!


Questa settimana abbiamo capito (forse) tre cose che vogliamo condividere con voi:

  • Scordiamoci un taglio dei tassi americani per il mese di marzo!
  • E' probabile che i tassi europei scenderanno prima degli omonimi americani.
  • Non basta il potere dei super utili per spedire ogni volta le azioni nello spazio (ma a volte succede).
***

Punto uno: no tagli ai tassi USA per il mese di marzo. 

Per spiegarlo partiamo da quello che già sappiamo da un pezzo:
  • L'inflazione americana, dopo aver superato abbondantemente il 10% nel corso del 2022, è stata ricondotta ad un livello più accettabile a suon di rialzi dei tassi. Stiamo parlando di quel 3.3% che risulta decisamente più tollerabile ma è pure molto appiccicoso e difficile da pilotare verso il 2% desiderato dalla FED. 
  • Il PIL americano del quarto trimestre 2023 è stato calcolato al 3.3% (precedente: 4.9%). Sarà anche in rallentamento ma a casa nostra una simile crescita ce la scordiamo e faremmo carte false per averla!  Parlare di soft landing non ci sembra il termine più pertinente in quanto, come ci ha fatto giustamente osservare un carissimo amico, le manovre di atterraggio devono ancora iniziare. In America, per il momento, si vola!

  • Si è visto una sola volta negli ultimi 44 anni un taglio aggressivo ai tassi USA quando non c'è una recessione in corso. A muoversi con anticipo ci aveva provato nel 1985-86 l'allora presidente della FED Paul Volcker. Nel 1984 aveva correttamente alzato aggressivamente i tassi fino all'11.6% nel tentativo, andato a buon fine,  di combattere l'inflazione. Poi però decise di farli scendere, con il senno di poi troppo presto, troppo rapidamente ed in assenza di una grave recessione, nel 1986  rimettendo nuovamente in moto l'inflazione e provocando un'euforia tale in borsa che la stessa gli esplose tra le mani nel famoso lunedì nero del 19 ottobre 1987. Da allora, quella data funesta, è sempre stata ben stampata nella mente di tutti i successori di Volcker. Saremmo sorpresi se il dotto Powell se ne fosse dimenticato.
  • Mercoledì scorso la FED ha lasciato i tassi invariati e la sua retorica è sempre la stessa: "un taglio ai tassi sarà appropriato ad un certo punto nel corso dell'anno" (molto vago) e aggiunge "se sarà il caso, saremo pronti a lasciarli ai livelli attuali più a lungo". Fra un attimo vedremo perché, a nostro giudizio, la seconda affermazione ci sembra quella più verosimile.

Venerdì scorso in America siamo stati resi partecipi di una serie di dati sullo stato di salute del mondo del lavoro che di certo non saranno piaciuti alla FED:

Martedì 30 gennaio:
  • Posti di lavoro vacanti: 9 mio (atteso: 8.8 mio; precedente: 8.9 mio). L'offerta di posti di lavoro rimane parecchio elevata. Si fatica a trovare personale specializzato e per chi vuol lavorare trovare un'occupazione non è così difficile.
  • Fiducia dei consumatori gennaio: 114.8 (atteso: 115; precedente: 108). L'ottimismo dei consumatori nei confronti di un futuro prossimo sta migliorando (è al massimo degli ultimi 2 anni) e potrebbe stimolare la domanda di beni e servizi che per esser soddisfatti richiedono spesso l'assunzione di nuovo personale.
Mercoledì 31 gennaio:
  • ADP gennaio: 107k (atteso: 150k; precedente: 158k). Si tratta del dato che fotografa la creazione di posti di lavoro nel settore privato. Va sottolineato che si tratta di un dato stimato e va preso un po' con le pinze. Infatti quello di gennaio ci ha tratto un pochino in inganno facendoci credere che il ritmo delle assunzioni in generale (pubblico e privato) fosse al ribasso...
Venerdì 2 febbraio:
  • Creazione posti di lavoro gennaio: 353k (atteso: 185k; precedente: 333k). Quasi il doppio delle attese...
  • Salari orari gennaio: +0.6% (atteso: +0.3%; precedente: +0.4%) e
  • Salari orari YoY: +4.55% (precedente: +4.3%). Insomma oltre che ad aver creato molti più posti di lavoro del previsto il salario del lavoratore americano è ancora al rialzo: non è difficile immaginare quale impatto possa avere sulla sua propensione al consumo...
Dopo aver preso nota di quanto pubblicato questa settimana, mettiamoci ora nei panni di Powell: ma a voi, confrontati con dei dati simili, verrebbe voglia di ridurre i tassi se il vostro obiettivo è quello di riportare l'inflazione al 2%? Come direbbe Marzullo: fatevi la domanda e datevi la risposta...

E' chiaro che anche il mercato qualche domanda se l'è posta e venerdì ha risposto subito con una certa coerenza:


I primi a reagire prontamente all'idea che i tassi potrebbero restare dove sono più a lungo sono stati i rendimenti dei Treasury americani a 2 anni (in rosso) e a 10 anni (in nero) che sono saliti immediatamente di una dozzina di basis points...


...sufficienti a trascinare al rialzo di oltre un centinaio di basis poins il dollaro/franco che da 0.8560 in un batter d'occhio si è ritrovato a 0.8680 per poi chiudere la settimana a 0.8668.


La stessa sorte è toccata alla parità euro/dollaro che chiude la settimana 1.0788 e rafforza la nostra idea che per il momento il dollaro lo si tiene tranquillamente nel deposito e lo si vende solo e qualora dovesse andare sopra 1.11.


Per il momento le obbligazioni in dollari non sembrano aver accusato il colpo... ma forse è un po' presto. Vedremo la prossima settimana se qualche cosa si muoverà (purtroppo al ribasso...)




... il mercato, fino a venerdì compreso, sembra non aver cambiato idea sul numero di tagli previsti per il 2024: almeno 5 per quelli americani ed europei e 3 per quelli svizzeri. Come già detto, a noi sembrano tanti... soprattutto quelli americani. Per l'economia europea, che necessita urgentemente di un aiuto,  5 tagli potrebbero essere appropriati... Al punto due chiariamo il perché.

***

Punto due: in Europa i tassi potrebbero scendere prima di quelli americani

La scorsa settimana avevamo colto nelle parole della Lagarde toni e affermazioni che potevano anche lasciar pensare ad un suo ammorbidimento nei confronti di un taglio ai tassi, taglio che a suo dire sarebbe potuto avvenire solo e quando i dati in suo possesso avrebbero consigliato una tale mossa. Qualche dato che andrebbe in quella direzione questa settimana l'abbiamo visto.

Sembrerebbe che l'inflazione europea è sotto controllo e quel 2% a cui tutti anelano non è poi così lontano soprattuto ora che a condurre l'Europa verso la riduzione del rincaro ci pensa la crescita a zero, come certificano i numeri del PIL del quarto trimestre 2023 pubblicati questa settimana.  Per un soffio non siamo quindi entrati in recessione tecnica (2 trimestri di crescita negativa) ma ci siamo andati vicinissimi soprattutto se pensiamo che la crescita complessiva europea nel 2023 è stata dello 0.08% e francamente parlar di crescita con questi numeri ci sembra un eufemismo.

Come al solito il quadro dello sviluppo economico europeo è piuttosto variopinto:  si passa dalla recessione della Germania (-0.3%), alla crescita zero della Francia e ci lasciamo sorprendere dalla crescita della Spagna che, con un +2.5%, è al primo posto in questa classifica grazie alle spese pubbliche che lo stato iberico ha continuato a fare per tutto il 2023 (magari la Germania potrebbe prendere qualche spunto in merito...) condito anche da un afflusso di turisti che la sta mettendo in prima posizione anche nella speciale classifica dei paesi più visitati al mondo.

Ora già ci immaginiamo la battaglia in seno alla BCE con i falchi che consigliano vivamente di non commettere l'errore che fece Volcker che, tagliando troppo presto, riattizzò non solo le borse ma anche l'inflazione e le colombe che vedono nel rallentamento economico un conseguente contenimento del mercato del lavoro che condurrà la domanda di beni e servizi verso un naturale ridimensionamento. Se saremo confrontati con uno scenario simile e non si ammorbidirà un pochino la politica dei tassi una bella e verace recessione non ce la leverà nessuno. 

Per conto nostro i tassi possono anche scendere e se scenderanno siamo convinti che lo faranno prima di quelli americani. Non che sia una questione di vita o di morte ma farebbe bene alle borse del nostro Continente e rafforzerebbe un po' il dollaro americano.


***

Punto tre. Gli utili come condizione necessaria ma non sufficiente per far decollare le quotazioni.

La settimana che sta per finire è stata ricca di risultati aziendali e soprattutto le società maggiormente legate all'Intelligenza Artificiale hanno tenuto banco:


Per il momento tutte quelle che hanno pubblicato, tranne Tesla,  hanno rispettato le attese e addirittura le hanno superate... Era abbastanza prevedibile ma quello che non abbiamo tenuto in debita considerazione è stata la reazione del mercato che nulla perdona:



Per Tesla il disappunto per aver mancato le aspettative non si è fatto attendere... Non è il momento delle auto elettriche, la concorrenza le obbliga (Tesla compresa) a ridurre i prezzi assottigliando in tal modo i margini di guadagno; anche le aspettative di crescita per il 2024 sono riviste al ribasso... 


Microsoft, che ha pubblicato il 30 gennaio, è stata inizialmente "punita" per non aver espresso con chiarezza quanto, del risultato ottenuto,  è stato realizzato grazie all'Intelligenza Artificiale... insomma un piccolo peccatuccio di comunicazione stava per costargli parecchio. Poi le cose si sono aggiustate nei giorni successivi ed ora, per un niente,  è la società con la maggior capitalizzazione al mondo detronizzando la Apple.


...Alphabet: gli introiti pubblicitari presenti e futuri, sotto le aspettative,  non sono piaciuti al mercato...



Apple è da qualche settimana che è in crisi con gli azionisti... Preoccupa la situazione cinese che è uno dei principali mercati per il melafonino. Fra parentesi, tecnicamente parlando, il gap rialzista che si era creato il 18 gennaio è stato coperto... un rischio in meno per gli amanti del titolo.


Amazon: sicuramente una delle società che per il momento trae grandi benefici dall'applicazione dell'Intelligenza Artificiale. Il mercato, visto gli utili sorprendenti, l'ha giustamente premiata e avrebbe addirittura meritato di più...


Chi esce veramente da vincitore, in questa tornata di risultati trimestrali, è indubbiamente Zuckerberg (Facebook) che è stato premiato con un aumento del 20% della propria azione ma non senza aver dato in cambio agli azionisti qualche cosa che non si vedeva da tempo, ovverosia:
  • ha battuto le aspettative trimestrali del 25%
  • ha ridotto nel 2023 l'organico del 22%
  • annuncia un piano di riacquisto di azioni proprie dal valore di 50 miliardi
  • ha proposto agli investitori il suo primo dividendo trimestrale... ci son soldi per farlo...
insomma con questi numeri è vincere facile! Ciò non toglie che, dopo essere stata la società che un paio di anni fa aveva subito la più grande distruzione in un sol giorno del suo valore di mercato, venerdì si è ampiamente rifatta mettendo a segno il più grande guadagno giornaliero della storia che le ha permesso di aggiungere quasi 197 miliardi alla sua capitalizzazione, 28 dei quali sono finiti nelle tasche di Zuckerberg. Neppure Apple era riuscita a fare tanto!

Insomma, con la Magnifiche 7 il mercato è particolarmente e comprensibilmente reattivo: se sbagliano qualcosa le bastonano ma se le promesse sono più che mantenute è ancora pronto a spedire le loro quotazioni a livelli spaziali. Con Meta ne abbiamo la prova!

Solo un'ultima curiosità messa in evidenza dal Corriere della Sera online:



***

Sarete stufi, ma per finire diamo velocissimamente un'occhiata alle solite 4 borse:


Cosa dire dello S&P500 (+3.96% ytd)? L'AI e tutta la retorica che l'attornia sta facendo il suo lavoro e ci vien da dire che lo sta facendo fin troppo bene! Il trend rialzista di breve termine (le due linee verdi) è lì da vedere e per il momento non dà segnali di cedimento... siamo in ipercomprato dal mese di dicembre e per il momento ci restiamo... è chiaro che i Magnifici 7 stanno scompaginando le statistiche  ma ciò non toglie che nel suo insieme questo indice è da considerarsi costoso:


...con un P/E medio degli ultimi13 anni di 18, oggi siamo attorno ai 22... non vuol dire che è pronto per una correzione ma è giusto sapere che non è a buon mercato...



... ma siamo confortati dall'amico Ned Davis. Una correzione seria la vede per il mese di maggio (ma restiamo comunque attenti...)



...anche il Nasdaq (+4.11% ytd) a maggior ragione ha voglia di rivedere il suo massimo storico... insomma ci sta provando ed il suo trend va giusto in quella direzione.


L'Eurostoxx50 (+2.94% ytd) sta entrando in una fase di consolidamento attorno ai 4600 punti... è ritornato ad essere in ipercomprato e l'incrocio della media mobile dei 100 giorni (linea verde) con quella dei 200 giorni (vedi freccia blu) sta dando significanza al movimento rialzista...
Per par conditio, se abbiamo visto il P/E dello S&P500, non possiamo non vedere quello europeo:


...è il P/E del suo fratello maggiore Eurostoxx600 ma va bene comunque: la media a 13 anni si situa attorno alle 15 volte gli utili e quindi ancora oggi questo indice è trattato con un leggero sconto che ci lascia maggiormente tranquilli rispetto al suo omonimo americano.


Ci eravamo illusi che lo SMI (+0.91% ytd) fosse pronto a regalarci qualche soddisfazione e gli 11'600 punti sembravano a portata di mano. Poi ci ha pensato la solita Roche a rompere le uova nel paniere ed ora saremmo già soddisfatti se riprendesse almeno il suo spostamento laterale (freccia verde)...


...purtroppo i risultati dell'ultimo trimestre sono stati disattesi e soprattutto le vendite di quasi tutti i farmaci più importanti sono state sotto le aspettative... Parlando con un amico che ha vaste competenze in ambito farmacologico ci ha messo sull'attenti: Roche è una delle società più serie che conosce in quest'ambito e non è sua abitudine far credere di essere sulla buona strada per risolvere i problemi del mondo. Con l'Alzheimer ad esempio ha fallito i suoi test più importanti ma potrebbe essere in buona compagnia: in generale la ricerca  non è ancora dove vorrebbe essere e bisogna avere il coraggio, e Roche ce l'ha,  di ammetterlo anche a costo di non risultare simpatici agli azionisti...

Godiamoci la domenica!