domenica 11 febbraio 2024

Ma quando scenderanno?

 Se volete sapere tutta la verità, allora vi dobbiamo confessare che abbiamo passato una settimana piuttosto noiosa. Complici l'assenza di dati macroeconomici di una certa entità ai quali aggiungiamo l'elaborato e soporifero processo di digestione di quanto appreso nelle scorse settimane dalle riunioni delle banche centrali. 

Anche i dati societari delle aziende che più ci interessano (leggi: Magnifici 7 ma non solo...) sono noti e mancano all'appello quelli di Nvidia, i più importanti di tutti... Purtroppo li pubblicherà solo il 21 di febbraio e dobbiamo quindi portare pazienza...

Probabilmente in buona compagnia di una qualche milionata di altri investitori, abbiamo impiegato il nostro tempo nel tentativo di cercare di capire quando i tassi di interesse potrebbero iniziare a scendere e giocoforza abbiamo dovuto leggere tonnellate di report economici e passare al setaccio i discorsi di tutti coloro che dovrebbero saperne a tal proposito qualche cosa in più di noi. Purtroppo abbiamo dovuto alzare bandiera bianca ed il risultato più significativo che abbiamo ottenuto è un fastidioso e persistente mal di testa a riprova del fatto che non sono in molti, anzi nessuno, ad avere le idee in chiaro. 

Comunque sia, l'esercizio non è stato completamente sterile e tra i molteplici appunti che abbiamo annotato nel nostro calepino riportiamo, in ordine sparso, quelli che ci sembrano più interessanti.

  • Ci è piaciuto, per originalità, quello di Ferguson (Ex vicepresidente della FED dal 1999 al 2006) che tra il serio ed il faceto annuncia che "Powell ha introdotto un nuovo tipo di rischio, il rischio di non atterrare mai". In effetti, come abbiamo visto la scorsa settimana, l'economia americana cresce ancora del 3.3% e quindi, in fatto di diminuzione dei tassi,  autorizza Powell a prendersela con una certa calma e siamo certi che li farà scendere solo quando si sarà convinto che non ci sarà più il pericolo di riattizzare l'inflazione. Poi Ferguson, per non essere frainteso, specifica che "non esiste uno scenario che prevede una inflazione al ribasso mentre l'economia va nella direzione opposta o viceversa",  affermazione quindi che riporta la chiesa al centro del villaggio, non sdogana il nuovo tipo di rischio powelliano (eco sempre su, infla giù)  e soprattutto, per il momento, non manda al macero i vecchi libri di economia.
  • In America, ma anche nel resto del mondo occidentalizzato, la musica non cambia molto: per vedere un'ulteriore rassicurante diminuzione dell'inflazione alla quale dovrebbe poi seguire il taglio dei tassi, il comparto dei servizi deve iniziare a dare il suo contributo. In questo settore i prezzi, per un evidente eccesso di avidità diciamo noi tanto per semplificare, sono saliti in maniera anomala: basta prenotare un albergo in una grande città o uscire al ristorante per accorgersene. Bisogna quindi riportarli ad una dimensione che sia per lo meno ragionevole,  altrimenti la tentazione di rimanere a casa è alta e non farebbe del bene a nessuno, né a chi offre i servizi né a chi se li dovrebbe godere.  Per la cronaca l'ISM dei servizi americani è stato segnalato questa settimana al 53.4% (precedente: 50.5%) e conferma che questo settore è di nuovo in espansione... guai in vista per l'inflazione? lo vedremo martedì 13 febbraio dove l'inflazione USA su base annua è attesa al 3.7% (precedente: 3.9%).
  • Come sappiamo da diverse settimane, noi investitori abbiamo scommesso che i tagli ai tassi americani ed europei saranno in numero di 6 ma la FED è stata chiara e ci consiglia di dimezzare le nostre aspettative. Se così fosse, non sono pochi gli economisti che si stanno domandando se 3 tagli bastano a ridurre il rischio che pende sopra lo stato di salute delle innumerevoli piccole e medie banche americane: sono in molte ad essere parecchio indebitate oppure che hanno visto le loro garanzie ridursi sotto il peso dell'aumento del costo del denaro.  L'osservazione ci riporta alla memoria il fallimento nel 2023 della Silicon Valley Bank vittima delle conseguenze del deciso rialzo dei tassi della FED. Ci sono altre banche in condizioni simili... un nome su tutti: la New York Community Bancorp; teniamolo a mente e le conseguenze di una possibile serie di fallimenti, pure...

Urge a questo punto andare a vedere cosa sta succedendo in questi giorni ai rendimenti dei Treasury:



...rendimenti che purtroppo stanno tornando a crescere e temiamo che lo faranno fino a quando il decennale non avrà raggiunto una resa di circa il 4.5% che è simile a quella che avrà il tasso di riferimento dopo che la FED taglierà per 3 volte il costo del denaro... A quanto pare Powell sta vincendo anche questa volta... 


Ovviamente con i rendimenti al rialzo anche l'indice total return delle obbligazioni in dollari non  può che scendere. In sostanza dall'inizio dell'anno i bonds in dollari hanno già perso il 2.77%... mica poco. Per il momento sospendiamo l'acquisto di obbligazioni in dollari con scadenze lunghe e rimaniamo a breve termine. Poi vedremo, se effettivamente le rese saranno ritornate attorno al 4.5%, di riprendere gli acquisti .


Anche i rendimenti del Bund tedesco hanno subito da inizio anno un incremento. Come sapete siamo abbastanza convinti che la BCE procederà ai tagli prima della FED. Venerdì è stato pubblicato il dato sull'inflazione tedesca del mese di gennaio: +2.9% (precedente: +3.7%) e salutiamo con piacere questo movimento verso il 2% che oramai sembra non essere troppo lontano e faciliterà il lavoro alla Lagarde.


...comunque anche per il settore obbligazionario in euro l'inizio dell'anno non è stato brillantissimo ma se troviamo qualche obbligazione interessante pensiamo sia meglio comprarla.

***

Passiamo ora in rassegna le borse, ma prima di farlo vi facciamo partecipi di una osservazione fatta da un economista di Goldman Sachs che non andrebbe sottovalutata. Infatti, facendo riferimento ai dati economici made in USA,  afferma che sono così buoni che "la ragione più convincente che avalla l'arrivo di un potenziale sell-off è che non riesco a trovare un solo motivo che lo giustifichi!" Per intenderci un sell-off del mercato azionario è caratterizzato da vendite molto corpose tali da deprimere la borsa di un consistente numero di punti percentuali. Quella dell'analista di GS è anche la posizione che di norma assumono i contrarian: sono quegli investitori che adottano una strategia controcorrente rispetto al consenso prevalente nel mercato. In questo momento nella testa di un contrarian c'è di sicuro  la convinzione che gli investitori sono influenzati da un eccesso di ottimismo scatenato dalle grandi aspettative che permeano il discorso legato all'Intelligenza Artificiale e che gonfia esageratamente il valore delle azioni. 

Guardiamo i grafici... forse i contrarian potrebbero non avere tutti i torti...



Oramai sono settimane che lo S&P500 (+5.38% ytd) batte un record storico dietro l'altro. Venerdì è addirittura riuscito a chiudere sopra la soglia psicologica dei 5000 punti. Questi livelli "tondi" catturano di norma l'attenzione degli investitori generando una reazione emotiva che sostiene il movimento rialzista. In realtà un simile movimento non dovrebbe essere alimentato dalla pancia ma dovrebbe essere palesemente suggerito da ben altri fattori che sono quelli fondamentali in primis seguiti subito dopo da quelli tecnici. 
Comunque sia, quello che a noi importa è che incredibilmente il trend di questo indice non accenna a cambiar di direzione anche grazie all'apporto di una manciata di azioni che ben conosciamo: 


...sono sempre loro i Magnifici 7 anche se forse, considerate le performances di Tesla e Apple,  bisognerebbe ridefinirli come i Fantastici 5. I numeri sono da paura e come potete ben comprendere queste performances esagerate, che rappresentano la proiezione delle aspettative future degli investitori,  obbligano queste aziende a conseguire  una rapida, consistente e continua crescita degli utili... d'ora in poi non possono più sbagliare, neanche di una virgola! Mica roba da poco anche se stiamo parlando di società legate all'Intelligenza Artificiale.


Il medesimo ragionamento vale per molte altre società del Nasdaq (+6.52% ytd) che sta con tutte le sue forze tentando di andare ad infrangere il suo record storico situato a 16'212 punti. Non siamo lontani e siamo praticamente certi che l'impresa è a portata di mano. L'altra impresa, come detto, sarà quella di vedere le tante società che compongono questo indice soddisfare le aspettative degli investitori. Ovviamente fino a quando non avremo un'evidenza che il trend è cambiato,  non si vende nulla. Vale anche per lo S&P500...



E' da un po' di tempo che stiamo dicendo che il mercato europeo ha un buon potenziale e siamo contenti di non esserci completamente sbagliati. L'Eurostoxx50 (+4.30% ytd) ci sta dando delle soddisfazioni ed anche in questo caso saremo venditori solo se il trend accennerà a mutare. Per il momento si tiene tutto. Bisogna però essere consapevoli che più si sale,  maggiore sarà la velocità di discesa quando il trend cambierà di direzione. Cercheremo di non essere presi in contropiede... ma bisognerà agire con una certa risolutezza.


Borsa svizzera... se la paragoniamo agli altri indici ci verrebbe da piangere ma abbiamo ancora un minimo di dignità e ci rinunciamo... Lo SMI( -0.41% ytd) è costantemente sotto l'attacco dei suoi tre più importanti rappresentanti: Roche questa settimana, senza un motivo apparente, ha addirittura accelerato il suo movimento ribassista.  Novartis è in pausa di riflessione e Nestlé è probabilmente sotto l'attacco del franco troppo forte... Insomma, siamo tecnicamente sul supporto del canale di scorrimento orizzontale: la prossima settimana DEVE assolutamente rimbalzare altrimenti andremo dritti verso i 10'960 punti e magari pure sotto. Se non interviene in un qualche modo la Banca Nazionale Svizzera non sappiamo più a quali Santi dobbiamo rivolgerci. Non una bella situazione... Chi è short future sullo SMI ci rimanga...


Buona domenica a tutti!


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