Due settimane or sono c'eravamo lasciati con l'idea che i tassi europei, Lagarde permettendo, potrebbero subire un primo taglio durante la sessione della Bce prevista per il 6 di giugno. Considerando che l'inflazione nel nostro Continente è inchiodata da oltre due mesi al 2.2% in Germania e in Francia e al 2.4% a livello d'Europa tutta intera (dati del 15 e 17 maggio), restiamo dell'idea che assistere ad una riduzione del costo del denaro non sia una mission impossible. Ne avremmo bisogno e la Lagarde è consapevole...
Se ben ricordate la situazione negli USA era un pochino meno chiara in quanto nello spazio di un paio di settimane eravamo passati da uno scenario che evocava, anche se in misura edulcorata, la stagflazione degli anni 70 dove non escludevamo addirittura la possibilità di vedere i tassi salire ad un altro scenario caratterizzato da uno softlanding che ci autorizzava a pensare ad almeno un simbolico taglio dei tassi da effettuarsi nel mese di luglio o subito dopo le elezioni presidenziali.
I dati a nostra disposizione continuano a sostenere l'ipotesi del taglio ai tassi che nel frattempo è atteso, un po' inaspettatamente, per il mese di settembre (cosa che noi avevamo escluso per via delle elezioni...). Lo scenario inflazionistico americano rimane, come vedremo fra poco, comunque piuttosto incerto e l'ipotesi del taglio potrebbe anche prendere rapidamente tutta un'altra piega; quindi non prendiamolo per assolutamente scontato.
Qui di seguito, a sostegno di questa ipotesi, abbiamo selezionato i numeri più significativi:
Ci sembra importante segnalare il tonfo subito dai crediti al consumo che è stato pubblicato il 7.5:
- Crediti al consumo marzo: 6.27 mia $ (atteso: 15 mia; precedente: 15.1 mia)
Insomma stiamo parlando di un dimezzamento che non può passare inosservato e potrebbe significare tante cose: dalla riduzione alla propensione al consumo degli americani (non molto probabile...), al timore di non essere più in grado di rimborsare i prestiti (forse, ma con la disoccupazione ai minimi non sembra questo il caso...) per terminare con le probabili rigorose politiche di concessione dei crediti da parte delle banche (ce ne sono molte che non navigano proprio in acque tranquille...). Fatto sta che dovremo aspettarci nei prossimi mesi una riduzione dei consumi ed un'ulteriore riduzione del PIL americano e, immaginiamo, dell'inflazione.
Il 10.5 l'Univerisità del Michigan pubblica il suo importante indice a proposito della confidenza al consumo degli americani:
- Consumer confidence index 10 maggio: 67.4 (atteso: 76.2; precedente: 77.2)
Dopo diversi mesi che questo indice era al rialzo, ci ha inaspettatamente informato che la fiducia del consumatore americano non sta a 1000: la percezione dei consumatori riguardo alla situazione economica attuale e soprattutto futura non li lascia completamente a proprio agio. Un altro dato che potrebbe preannunciare un PIL meno robusto al prossimo rilevamento previsto per il 30 maggio ed una inflazione che, come già sottolineato, potrebbe anche continuare a scendere.
A proposito di inflazione, il 15 maggio è stato pubblicato l'attesissimo dato:
- CPI yoy : 3.4% (atteso: 3.4%; precedente: 3.5%)
Si tratta di un piccolo meno che comunque interrompe la serie rialzista delle ultime due osservazioni e orienta l'inflazione verso l'attesa discesa. A questo punto, lo vedremo dopo, i mercati americani rompono definitivamente gli indugi e partono al rialzo tanto da segnare nuovi record storici.
Si direbbe tutto bene quindi, ma non possiamo completamente trascurare altri dati che ci suggeriscono che l'inflazione potrebbe non essere completamente vinta:
il 14.5 è il turno dei dati riguardanti i prezzi alla produzione:
- PPI yoy : 2.2% (precedente: 1.8%)
- Core PPI yoy: 3.1% (precedente: 2.8%)
I costi di produzione del cibo, dei servizi e dei beni in generale sono tutti tendenzialmente al rialzo: facile immaginare che una buona parte ce li ritroveremo inglobati nei prezzi al consumo con buona pace per l'inflazione.
Temiamo che una parte della responsabilità di questi aumenti sia da imputare alle materie prime:
...l'indice di Bloomberg realizzato per tenere il costo di tali materie sotto controllo è in aumento di oltre il 6% da inizio anno con una accelerazione proprio negli ultimi giorni: probabilmente il recente movimento non è ancora stato inglobato nel calcolo del PPI che, se la tendenza è questa, potrà solo peggiorare...
Anche i
costi dell'energia stanno subendo un aumento: non siamo ancora alla stessa stregua dei rincari osservati per le materie prime ma un +4.78% da inizio anno non è da trascurare...
Ciliegina sulla torta: il 16.5 ci avvisano che i prezzi all'importazione americani, malgrado un dollaro piuttosto tonico che dovrebbe calmierare il fenomeno, sono anch'essi al rialzo:
- Prezzi importazione aprile: +1.1% (atteso: 0.4%; precedente: 0.4%)
Altro dato che non farà di certo bene al processo di riduzione del rincaro.
Ergo: se la prima serie di dati ci lasciava ben sperare per quello che sarà il futuro dell'inflazione, la seconda serie ci riporta con i piedi per terra e scompagina in parte le carte. Insomma, se non avete le idee in chiaro sappiate che non siete soli. Ci piacerebbe poter entrare nella testa di Powell: di certo un po' di confusione la troviamo.
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Come abbiamo già sottolineato è abbastanza evidente che i mercati stanno scommettendo su di un ribasso imminente dell'inflazione e stanno preparando la festa:
I rendimenti dei Treasury a 2 (in rosso) e a 10 anni (in nero) si stanno riducendo...
...ed i mercati obbligazionari in dollari ne hanno subito approfittato per ridurre le perdite da inizio anno.
...lo stesso fenomeno l'osserviamo per quanto riguarda i mercati obbligazionari espressi in euro che stanno riducendo le perdite da inizio anno pressoché a zero. Se la Lagarde avrà il coraggio di tagliare saremo presto in attivo anche in questa asset class.
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Chi invece hanno già stappato la bottiglia di Champagne (o di Franciacorta da noi preferito...) sono i mercati azionari.
La paura, come indica il VIX, è rientrata e ci toviamo sui minimi dell'anno... Con tutto quello che sta succedendo in giro per il mondo, chi l'avrebbe mai detto!
Secondo l'amico Ned Davis il mese di maggio sarebbe stato il protagonista di una discreta presa di profitto che si sarebbe poi risolta con un deciso cambiamento di trend a partire dal mese di giugno.
Abbiamo il sospetto che la correzione di maggio ci sia già stata ad aprile, in anticipo sul modello di Davis, ed ora siamo in presenza del trend rialzista che potrebbe durare fino alla metà di giugno per poi concedersi una pausa di riflessione e ripartire ai primi di luglio ed arrestarsi durante agosto e gli ultimi due mesi prima delle elezioni.
Insomma, tutto lo schema risulta anticipato di circa un mese. Poi vedremo se effettivamente a settembre avremo il tanto atteso taglio dei tassi... che cosa succederà non siamo per il momento assolutamente in grado di dirlo.
Lo S&P500 (+11.18% ytd) ha di slancio superato il suo record storico dopo la pubblicazione del dato sull'inflazione americana discendente e si sta inerpicando all'interno di un nuovo canale (tratteggiato) con obiettivo probabile i 5'500 punti. I volumi sono discreti ma nulla di eccezionale (sarebbe stato bello vedere volumi più consistenti...) ed oramai l'RSI segnala nuovamente l'ipercomprato ma ci siamo abituati anche se fermarsi un attimo a respirare può essere salutare...
La stessa sorte è toccata al Nasdaq (+11.16% ytd) ma con volumi crescenti che segnalano la maggior convinzione degli investitori nei confronti del tecnologico . Il 25 maggio sarà il turno di Nvidia pubblicare i numeri e le aspettative sono enormi (forse troppo) ma la domanda per l'AI è incontenibile e quindi giustifica in buona parte questo entusiasmo.
Tecnicamente ci inquieta un poco quel gap rialzista indicato dalla freccia rossa: se i numeri di Nvidia non rispetteranno le aspettative non escludiamo che una correzione possa portare alla chiusura del gap indicato... Qualsiasi gesto scaramantico è concesso...
L'Eurostoxx50 (+12% ytd) è anch'esso galvanizzato dal comportamento delle borse americane e dall'idea che la Lagarde possa tagliare i tassi. Si è riportato a ridosso dei massimi prima di concedersi una pausa di riflessione di un paio di giorni sul finire della settimana. Il doppio massimo che si è creato (le due mezze lune nere) è sinonimo di una possibile inversione di tendenza sul breve termine ed è per questo che, se non vogliamo correre rischi, la prossima settimana questo indice dovrà dare il meglio di sé e cercare di andare oltre i suoi massimi; pena una correzione di almeno 2 o 3 punti percentuali.
Finalmente qualcuno si è accorto che la borsa svizzera, con un P/E attorno al 14, era e rimane tra le meno care del panorama internazionale. Con uno scatto di reni lo SMI (+8.08% ytd) si è riportato sopra i 12'000 punti con il contributo di un po' tutte le società (Roche compresa...!) I volumi sono leggermente stati più alti del solito ma nulla in confronto ai volumi registrati dal 2020 fino a metà del 2023 dopodiché la nostra borsa è misteriosamente sparita dai radar degli investitori.
Rimane un mercato difficile ma abbiamo ritrovato un po' di quella speranza che stavamo definitivamente perdendo... Bene così e bene soprattutto per le performances dei nostri depositi!
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La riduzione dei rendimenti in America non ha giovato al dollaro che durante la settimana si è dimostrato apatico contro quasi tutte le valute fatto salvo riprendersi il venerdì. Per il momento il trend di medio periodo sembra essere intatto e persino confermato dal golden cross della media mobile a 100 giorni (in verde) con quella dei 200 giorni (in blu); quella a 50 giorni sembra voler fare da supporto. La nostra intenzione è comunque di alleggerire un po' di dollari se andremo sotto lo 0.90.
Anche l'euro si è rafforzato contro dollaro praticamente tutta la settimana. Ci troviamo ora in posizione neutra e soprattutto per il momento confermiamo, e non possiamo fare diversamente, lo spostamento laterale. Per cambiare questo trend dovremo aspettare le mosse delle banche centrali...
Piuttosto sorprendente la forza dell'euro contro chf: non ci aspettavampo che potesse di slancio andare oltre la resistenza dello 0.9820 ma l'ha fatto ed ora andrà all'attacco dello 0.99. Il trend positivo a medio termine è pure confermato dal golden cross del medie mobili a 100 e 200 giorni segnalato dalla freccia verde e non ci meraviglieremo più di tanto se fra qualche settimana si potrà addirittura rivedere la parità... ma non sarà facilissimo: se taglia la BCE lo farà anche la BNS durante la riunione di fine giugno o anche prima!
Rendimenti sul dollaro calanti e la conseguente poca tonicità della valuta americana ha rilanciato l'oro che si è riportato vicino ai massimi storici (malgrado il VIX sia tornato in cantina...) L'oro lo teniamo...
Buona domenica!
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