domenica 26 maggio 2024

Fed: taglio ai tassi? Non c'è urgenza...



Fed: taglio ai tassi? Non c'è urgenza...


Con la pubblicazione dei dati di Nvidia (ne parleremo dopo) termina praticamente la stagione degli utili societari americani del primo trimestre, stagione che si è rivelata decisamente migliore delle aspettative: quasi l’80% delle società dello S&P500 (battuta la media decennale!)  hanno pubblicato utili superiori alle attese degli analisti. Bene così ma ora i mercati azionari, per continuare a crescere e a mietere un record dietro l’altro, dovranno fino alla metà di luglio rivolgere la loro attenzione verso gli amati/odiati dati macroeconomici e probabilmente diventeranno prigionieri di quanto 
diranno e/o faranno le Banche Centrali.

Di dati macro questa settimana, sorprendentemente, non ve ne sono stati molti e quei pochi non hanno fatto altro che confermare come la strategia dell’”higher for longer” ai fini di debellare l'inflazione sia la più gettonata e lo si evince anche dalla lettura delle minute della FED pubblicate mercoledì. Da tali letture traspare anche che un numero non trascurabile di Governatori vedrebbero di buon grado addirittura un aumento dei tassi se il rincaro continuerà ad essere così ostinatamente appiccicoso: un'ipotesi che ha fatto salire i rendimenti dei Treasury americani e di un po' tutto il comparto obbligazionario in dollari. 

Non ci è neppure sfuggita l'acuta osservazione che Christopher Waller, un membro del consiglio della FED, ha fatto sulla meccanica del movimento dei tassi: "tagliare una sola volta e poi fermarsi non ha senso (...) di solito quando si taglia o si alzano i tassi si pensa ad una sequenza di riduzioni o di aumenti nell'ordine di 2 volte, 3 volte o quel che serve ma 1 taglio e basta è privo di senso e di efficacia". In effetti il ragionamento fila e temiamo che anche Powell non sia troppo lontano da questo modo di vedere le cose. Con gli attuali dati a nostra disposizione in effetti sembra sempre più verosimile che i primi tagli, se ve ne saranno, li vedremo verso la fine del 2024 e se verremo sconfessati a luglio o a settembre sarà interessante comprendere la ratio di tali movimenti.

E' abbastanza probabile che anche la Lagarde sia alle prese con ragionamenti simili e starà cercando di districarsi dal rompicapo costituito dalla crescita dei salari in Europa (+4.7% nel primo trim. 2024 a fronte di un +4.5% del quarto trim. 2023), dal rincaro delle materie prime e dei costi energetici che si amalgamano con i PMI dei servizi che sono già in espansione da diversi mesi e che non hanno bisogno di essere ulteriormente stimolati pena la ripartenza dell'inflazione.  
A far da contraltare ci sono  i PMI manifatturieri di tutta Europa che, malgrado il leggero miglioramento, sono ancora in contrazione  e che di certo necessitano di un aiuto da parte della BCE: con un'inflazione europea molto vicina al 2% spazio per dei tagli ci sarebbe... 
Dobbiamo ammettere, in primis con noi stessi che abbiamo sempre perorato la causa dei tagli ai tassi, che vista così anche la situazione in Europa non è che lasci ampi spazi ad una serie di ribassi e siamo tutti d'accordo che farne uno tanto perché te lo chiede il mercato non ha molto senso, né per la Lagarde né per Powell, che rischiano in tal modo di perdere soprattutto di credibilità. Vedremo: la riunione della BCE sarà il 6 di giugno.

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Vediamo rapidamente come hanno reagito i rendimenti questa settimana:


Come detto lo scenario "higher for longer" ha provocato un rialzo dei rendimenti sul dollaro ed il 2 anni (in rosso) si sta nuovamente avvicinando al 5% mentre il decennale lo tallona al 4.46%. Sono rendimenti che potrebbero dare fastidio al mercato azionario che a furia di mietere record ha visto scendere il rendimento dei dividendi dello S&P500 all'1.35%... lo spread è corposo e, con i mercati azionari spesso in ipercomprato, la tentazione di vendere un po' di azioni per rifugiarsi in un porto sicuro come quello offerto dal rendimento del TB a 2 anni si fa forte...



...anche per le obbligazioni in dollari le soddisfazioni da inizio anno non sono molte... anzi! Per andare lunghi a quanto pare c'è sempre tempo. 


Discorso molto simile anche per i rendimenti in euro: il Bund a 2 anni (in rosso) è tornato sopra il 3%...



...ed il comparto obbligazionario in euro ne ha un poco risentito. 

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Per quanto riguarda i mercati azionari francamente ci aspettavamo una settimana più movimentata ed invece il VIX si è posizionato in prossimità dei minimi storici, forse anche grazie al fatto che l'incidente all'elicottero che ha causato la morte del presidente iraniano è stato... un incidente che può capitare in caso di maltempo e soprattutto quando si utilizza un elicottero made in USA assemblato più di quarant'anni fa.


Sappiamo che in giro per il mondo di tensione ce n'è da vendere ma a quanto pare i mercati non sembrano troppo impressionati, tutt'altro. Possiamo pensare a due cose: a) oramai ci hanno fatto l'abitudine e sono completamente anestetizzati oppure b) non credono che si possa assistere ad un allargamento dei vari conflitti regionali tale da trasformarli in qualche cosa che potrebbe assomigliare ad una terza guerra mondiale... Forse la realtà sta nel mezzo.



Come abbiamo già sottolineato la stagione degli utili del primo trimestre volge al termine ed i Magnifici 7 hanno tutti pubblicato: le maggiori sorprese le hanno provocate gli utili di Alphabet e Amazon; Apple si è semplicemente difesa e sta mettendo in evidenza i problemi tipici di una società matura che in parte si deve reinventare; Tesla soffre per la crisi che sta attanagliando il mondo dell'auto elettrica che è alle prese con uno smarrimento diremmo adolescenziale che confonde le idee e ti fa vedere il futuro in chiaroscuro. Per Nvidia non possiamo che avere parole di elogio: i numeri sono strabilianti (li avrete sicuramente visti) ed è chiarissimo a tutti che sull'AI attualmente si stanno investendo cifre da capogiro per l'hardware... speriamo che anche il software sarà all'altezza delle aspettative! Piccola curiosità: la capitalizzazione di Nvidia ha raggiunto i 2.6 trilioni di dollari (!) mentre tutta ma proprio tutta la borsa Tedesca di trilioni ne vale 2.51...


Per lo S&P500 (+11.21% ytd) è stata una settimana di consolidamento e nulla più. Rimane all'interno del canale rialzista tratteggiato ma la prossima settimana potrebbe anche uscirne, comunque NON lunedì in quanto il mercato rimane chiuso per il Memorial Day. La correzione con volumi in leggero calo hanno aiutato a scrollarsi di dosso l'ipercomprato ma ci rimante comunque molto vicino. Come già sottolineato con le rese del TB al rialzo la concorrenza non manca... 

Comunque durante la settimana siamo incappati in un articolo che ha brevemente sottolineato come un gran numero di analisti in queste ultime settimane si è dato da fare per alzare il target di fine anno per lo S&P500 portandolo dall'attuale media di 5'250 ad una che si avvicina ai 5'600 punti ovverosia circa il 5.5% in più dell'attuale livello....



...pensiamo che anche l'amico Ned Davis possa essere d'accordo.



Se questo non è il momento del Nasdaq (+12.72%ytd) ci stiamo chiedendo quando lo sarà! E' chiaro che la performance dei Magnifici 7 sta aiutando questo indice (e non solo questo...) a fare numeri importanti coadiuvato anche dai buoni volumi. Siamo chiaramente in ipercomprato e potremmo rimanerci ancora per un po'... quello che ci ha un po' sorpreso è che in questo momento l'indice non sembra soffrire troppo il fatto che i tassi potrebbero rimanere alti più a lungo... evidentemente tutta la fantasia scatenata dall'Intelligenza Artificiale è un buon antidoto!


Se non sbagliamo, avevamo già segnalato la scorsa settimana il doppio massimo (le due mezze lune nere) realizzato dall'Eurostoxx50 (+11.37% ytd) che in effetti questa settimana si è avventurato su di una strada discendente che l'ha portato ad incontrare il suo supporto di breve periodo situato a 5000 punti. Se non li conferma la prossima settimana temiamo che vedremo presto i 4'480 punti. Per fortuna i volumi sono calanti (freccia nera) a significare che il movimento ribassista non è troppo significativo (speriamo...). A livello di RSI siamo in posizione neutra ma se, come detto, non si tengono i 5'000 punti  (con le aspettative di un taglio ai tassi che si sono ridotte, niente di più facile che il supporto venga sfondato) vedremo presto un RSI in ipervenduto.


Pausa di riflessione anche per lo SMI (+7.13% ytd) che in avvio di settimana ha preso una gran capocciata andando ad impattare la resistenza attorno ai 12'000 punti per poi ripiegare e prendere un attimo di respiro. Volumi in chiaro trend discendente ci lasciano abbastanza tranquilli: per il momento lo scarico delle posizioni è avvenuto in modo ordinato e senza troppi isterismi e questo è il migliore dei modi per cercare di digerire quanto messo a punto la settimana precedente dove quella Svizzera era stata, finalmente, la miglior borsa europea. Andare oltre i 12'000 punti per il momento non sarà facile e magari un sostegno potrebbe arrivare dalla BNS ma non ne siamo più così sicuri. Ci viene comunque voglia di aggrapparci al principio di Waller: se Jordan, uno che si muove con una certa indipendenza,  ha deciso di ridurre il costo del denaro non si limiterà ad uno scarso taglio dello 0.25%... speriamo abbia ben altro in mente!

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Certo che questa idea di tassi alti più a lungo sta dando un aiuto al dollaro a consolidare i recenti rialzi e magari gli darà pure la forza di issarsi più in sù, a 0.92 centesimi ed oltre. Per il momento continuiamo a tenere le posizioni (investite soprattutto a breve...).


Leggera tendenza (ma veramente leggera...) al rafforzamento del dollaro contro euro. Diciamo che più che altro a dominare questa parità è un bel trend laterale che imperterrito si protrae di settimana in settimana... Ci teniamo il dollaro ed anche quel punto e mezzo di resa in più che lo contraddistingue dall'euro e che non fa alcun male alle nostre performances... anzi...


A quanto pare euro/chf sta facendo sul serio e ce la sta mettendo tutta per confermare quello che sembra un nuovo trend rialzista: superata di slancio la piccola resistenza a 0.9820 non ci ha messo molto ad accumulare altri 100 bps... nel mirino ha la parità e quello che sembrava irraggiungibile anche solo qualche mese fa, non sembra che così irraggiungibile sia...



 Il dollaro forte e gli alti rendimenti non sono amici dell'oro e questa settimana ne abbiamo avuto la  riprova: come sono state pubblicate le minute della FED per il metallo giallo è iniziata una correzione che l'ha riportato ai livelli di marzo: siamo ora adagiati su di un piccolo supporto (linea verde) che se viene oltrepassato la prossima settimana ci porta dritti e piuttosto velocemente in direzione dei 2'230 $ per oncia o almeno è questo l'obiettivo segnalatoci dal doppio massimo...


Buona domenica!

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