domenica 5 maggio 2024

Scenari confusi

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Indubbiamente l’evento della settimana è stata la riunione della Fed che, come ampiamente previsto, non ha partorito nessun taglio dei tassi d'interesse.  Comunque sia il discorso di Powell ci ha fornito qualche elemento di riflessione. 

Prima di tutto dobbiamo ammettere che ce l'ha messa tutta per evitare incidenti di percorso adottando toni moderati e soprattutto se n’è ben guardato dal fare accenno ad una eventuale stagflazione in arrivo che, con i dati che abbiano visto la scorsa settimana, non possiamo completamente escludere e men che meno ha accennato alla possibilità di aumentare i tassi. Non tutti comunque gli hanno creduto  ed infatti le opzioni legate al Secured Overnight Financing Rate,  prezzavano giovedì la probabilità di un rialzo dei tassi entro settembre al 18% o dicembre al 20%:  sono percentuali di tutto rispetto per un evento che fino a qualche settimana fa non era neppure preso lontanamente in considerazione dalla maggioranza degli analisti.


Powell comunque non ha potuto ignorare che l’inflazione si sta nuovamente allontanando dall'obiettivo del 2% e quindi è la logica dell'higher for longer a dominare in questo momento, ma non abbiamo avuto l'impressione che abbia completamente chiuso la porta ad eventuali tagli che a nostro modo di vedere, se proprio devono arrivare, sarà nelle sessioni di giugno (poco probabile) o luglio. Se anche in quel caso non succederà nulla, dovremo metterci l’anima in pace ed attendere il 7 novembre o il 18 dicembre prima che Powell, rincaro permettendo,  passi all’azione. Anche se non è una regola scritta saremmo sorpresi che la Fed, per quanto si professi totalmente indipendente dal potere politico, si muovesse a settembre od ottobre proprio a ridosso delle elezioni americane che si terranno il 5 novembre 2024. 

Il perché Powell non ha completamente chiuso la porta in faccia a coloro che si aspettano dei tagli ai tassi potrebbe suggerircelo il quadro macroeconomico di questa settimana:

Il 30.04 apprendiamo che la fiducia dei consumatori americani non sta a 1000:

  • Fiducia consumatori aprile: 97 (atteso: 104; precedente: 103.1)

E' ben più bassa delle aspettative e qualche preoccupazione per il futuro inizia ad affiorare: quando i consumatori sono incerti riguardo alla situazione economica o alla propria sicurezza finanziaria, tendono ad essere più cauti nelle loro spese. Ciò può portare a una diminuzione della domanda di beni e servizi, influenzando negativamente le vendite al dettaglio e l'attività economica generale.

Il primo maggio due dati catturano la nostra attenzione:

  • ISM manifatturiero: 49.2 (atteso: 50; precedente: 50.9)
il dato non è bellissimo: il settore manifatturiero americano, uno dei pilastri di quasi tutte le economie, sta entrando in contrazione...
  • Posti di lavoro vacanti marzo: 8.5 mio (atteso: 8.7 mio; precedente: 8.8 mio)
Anche l'offerta di posti di lavoro, per quanto ancora elevata, sta subendo una contrazione: non è mai stata così bassa negli ultimi 3 anni.

Il 2 maggio abbiamo comunque una conferma:
  • Nuove richieste di disoccupazione: 208k (atteso: 212k; precedente: 208k)
...per il momento a quanto pare i licenziamenti sono sotto controllo. Le aziende non sembrano aver voglia di liberarsi dei propri collaboratori tanto facilmente.

Altri dati non proprio attesi li abbiamo visti venerdì 03.05:
  • Nuovi posti di lavoro non agricoli aprile: 175k (atteso: 238k; precedente: 315k)
.... le nuove assunzioni per aprile hanno subito un discreto rallentamento: rispetto al mese precedente si sono quasi dimezzate.
  • Retribuzione oraria media annuale (aprile): 3.9% (atteso: 4%; precedente: 4.1%)
dopo un inizio anno che ha visto le retribuzioni orarie aumentare, durante il mese di aprile il trend ha ripreso la sua discesa... difficile dire se avrà delle conseguenze sui consumi ma di certo, se non ti puoi più indebitare con la carta di credito per raggiunti limiti d'indebitamento ed i risparmi stanno per finire, è abbastanza probabile che prima o poi sarai costretto a spendere di meno.
  • Tasso di disoccupazione: 3.9% (atteso: 3.8%; precedente: 3.8%)
Disoccupazione sempre molto bassa negli USA ma con un piccolo accenno ad aumentare...

Alleghiamo il grafico prodotto dal Bureau of Labor Statistics che riassume anche visivamente i dati di venerdì:



Insomma, come si suol dire, una rondine non fa primavera ma qualche indizio che gli USA siamo in rallentamento ci sembra di vederlo e sarà interessante capire se questo trend continuerà anche nelle prossime settimane. Se così sarà non è detto che l'inflazione potrebbe anche tornare a scendere di suo e forse è quello che Powell ha cercato di dirci.

A tal proposito siamo anche andati a dare un'occhiata all'evoluzione dei costi energetici  e delle materie prime che hanno un ruolo di non poco conto:


Francamente non ci pare che i costi energetici stiano esplodendo. In effetti se prendiamo in considerazione il quadro geo-politico ci saremmo aspettati tutt'altro. L'indice elaborato da Bloomberg ci segnala addirittura un movimento al ribasso a partire dal mese di aprile e dall'inizio dell'anno la crescita è stata di un modesto 1%. 



Anche le materie prime sembrano aver subito una diminuzione di prezzo soprattutto nei primi giorni del mese di maggio... troppo presto per affermare che siamo in presenza di un cambio del trend ma comunque una discreta frenata c'è stata.

Altra reazione interessante è stata quella dei rendimenti dei titoli di stato americani:


I rendimenti dei Treasury, dopo il discorso di Powell e la pubblicazione dei dati che abbiamo appena visto, sono partiti al ribasso invertendo quella tendenza rialzista che li ha caratterizzati per diverse settimane. Inoltre abbiamo controllato le aspettative del mercato: sono passate dai due tagli nei prossimi 12 mesi della scorsa settimana ai tre tagli di oggi... evidentemente neppure il mercato riesce ad elaborare un'immagine convincente di quelle che saranno le mosse della FED e continua modificare la sua previsione.

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Seconda parte


Riassumendo: C'è molta confusione a proposito di come potranno fluttuare i tassi americani  nei prossimi 12 mesi: la scorsa settimana, con i dati macro che sono stati pubblicati, era difficile parlare di taglio ai tassi e addirittura non si poteva escludere lo scenario rialzista. 
Poi Powell questa settimana ha ribadito che l'higher for longer (tassi alti a questi livelli per parecchi mesi ancora) sarà probabilmente la strategia con la quale la FED intende riportare l'inflazione verso l'obiettivo del 2%. Abbiamo comunque l'impressione, maturata analizzando i dai macro di questa settimana, che le porte per dei tagli ai tassi nei prossimi mesi non sono completamente chiuse (se non avete letto la prima parte vi consigliamo di farlo...): come ha detto Powell "non abbiamo fatto progressi sufficienti per innescare un taglio ai tassi" ma se i dati macroeconomici confermano la tendenza mostrata da quelli appena pubblicati,  possiamo anche sbilanciarci nell'affermare che la miccia potrebbe essersi accesa. 

Capiamo perfettamente che stiamo dando l'impressione che ogni settimana noi si cambi idea: in realtà basiamo le nostre affermazioni semplicemente analizzando quelli che sono i numeri generosamente prodotti dagli analisti e dalle statistiche. Non dobbiamo mai scordarci che l'economia e la finanza, benché si nutrono di dati e della loro elaborazione, non sono scienze esatte e avrete sicuramente capito che l'umore degli investitori e dei mercati sono volatili quanto lo sono i numeri che ci vengono dati in pasto rendendo il nostro mestiere non proprio una passeggiata di salute...

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Da alcune settimane anche le borse non sembrano bene in chiaro in quale direzione avventurarsi ed in effetti, come si suol dire,  stanno un po' pascolando... Secondo gli analisti di Goldman Sachs "margini di profitto elevati, bilanci ampiamente solidi (ndr: l'80% sono al di sopra delle aspettative ben oltre il 60%/65% della norma...) in aggiunta a società che restituiscono abbondanti liquidità agli azionisti (ndr: di giovedì la notizia dello share buyback da 110 miliardi di Apple! che detto tra di noi fa sembrare la cosa come un succedaneao alla mancanza di idee...) rendono le azioni ancora interessanti (...) malgrado l'aumento dei rendimenti obbligazionari  riduca per il momento il potenziale di espansione delle valutazioni". Tradotto: sì ad investire in azioni ma aspettiamoci risultati significativi solo quando i rendimenti torneranno a scendere. Nell'attesa ridurre un po' le posizioni (magari quelle in forte utile dove il potenziale è limitato), investire a breve ( in $ siamo sopra il 5%) e se Ned Davis, che si aspetta ancora una correzione per maggio, avrà ragione si rientra a giugno/luglio.



Lo S&P500 (+7.63% ytd) sembra aver trovato un supporto convincente a 5000 punti. Ora è come se si trovasse intrappolato tra le due medie mobili a 100 (linea verde) e a 50 giorni (linea viola) ma evidentemente la flessione dei rendimenti sul dollaro di questi giorni gli ha fatto bene. Non è escluso che la correzione prevista da Ned Davis sia in parte già stata anticipata e quindi maggio potrebbe non essere così tragico soprattutto se i rendimenti riprendono a scendere. Noi ci accontenteremmo di uno spostamento laterale e se chiudessimo l'anno con un +7% non saremmo dispiaciuti. Ma il percorso per arrivare al 31.12  è ancora lungo e le elezioni temiamo possano sparigliare le carte e non di poco.


Anche il Nasdaq (+7.63% ytd) sembra essere prigioniero delle due medie mobili alla stessa stregua dello S&P500 ma venerdì è riuscito a sfondare quella a 50 giorni ed ha pestato una testata contro la resistenza dei 16'212 punti senza superarli. Sarebbe importante farlo la prossima settimana altrimenti temiamo che inizi uno spostamento laterale anche per l'indice tecnologico



Abbiamo una ragionevole certezza che per l'Eurostoxx50 (+8.85% ytd) i 4'480 punti sono un supporto di una discreta consistenza. Per il momento, senza uno stimolo che potrebbe arrivare da un taglio ai tassi, saremmo più propensi a pensare che voglia intraprendere un movimento laterale... dovremo pazientare ancora un mesetto e vedremo se la Lagarde sarà in vena di usar le forbici...

Prima di passare ad una rapida analisi dell'indice SMI, non possiamo passare sotto traccia il dato sull'inflazione svizzera che è stato pubblicato il 2 di maggio:
  • inflazione svizzera YoY ad aprile: 1.4% (atteso: 1.1%, precedente: 1%)
Purtroppo anche alle nostre latitudini l'inflazione ha ripreso a crescere ed una parte della responsabilità la possiamo certamente accollare all'indebolimento del franco (quasi il 5% contro euro e il 7% contro dollaro da inizio anno) che ha contribuito a rendere più costose le importazioni. 

Come l'ha presa il mercato?


I rendimenti apparentemente non hanno fatto una piega... sono saliti dopo la notizia ma per il momento in modo quasi impercettibile... è probabile che il mercato ritenga questo aumento non sufficiente per fare cambiare idea alla BNS che nel mirino ha ancora due tagli... il 20 giugno lo sapremo.


Meno simpatica la reazione dello SMI (+1.21% ytd) che, a fronte di un'inflazione che sta momentaneamente rialzando la testa, non ha reagito bene ed ora sta lottando per superare la media mobile dei 100 giorni che da almeno un paio di settimane fa da tappo (vedi freccia rossa). Se poi aggiungiamo i soliti problemi con Roche e Nestlé... non ci resta che piangere. Vorremmo essere più benevoli nei riguardi della nostra borsa ma proprio non ci riusciamo e possiamo solo armarci di una pazienza infinita. A dire la verità non tutto l'indice SMI è in difficoltà... basta dare un'occhiata ai titoli degli assicurativi (ma non solo)  per rendervene conto e quindi c'è un po' di selezione da fare prima di escludere completamente questa borsa dai nostri depositi.

***


E' abbastanza evidente che anche il dollaro americano ha vissuto una settimana piuttosto movimentata raggiunti i 92 centesimi, quando si pensava che il futuro dei rendimenti potesse essere addirittura al rialzo, ha lasciato sul posto quasi 150 basis points quando è rientrato in gioco lo scenario lo scenario opposto dove per i rendimenti c'è spazio per una discesa. A 0.90 centesimi sta facendo un supportino sotto il quale, per chi fa del trading stretto, varrebbe la pena alleggerire un po' le posizioni. Qualcuno ci ha chiesto se andrà sopra i 0.92 cts... per il momento non sembra facile, la resistenza è di quelle importanti (basta guardare gli accumuli fatti nella seconda metà del 2021 e ad inizio 2023).


Durante la settimana che sta per finire anche contro euro la valuta americana ha perso un po' della sua forza ed in questo momento sta impattando le 3 medie mobili che sono vicinissime l'una all'altra e che fanno da tappo ad ulteriori rialzi. Continua lo spostamento laterale che sta durando oramai da un anno e mezzo: con tutta questa energia che si sta accumulando, siamo proprio curiosi di vedere cosa succederà se fra un mesetto la Lagarde si deciderà a tagliare...



Per l'euro non sarà facile issarsi sopra i 0.9820 centesimi che a quanto pare sta diventando una resistenza che non sarà facile da superare. Più probabile che per il momento ci dovremo accontentare di uno spostamento che ha tutta l'aria di volersi sviluppare orizzontalmente tra lo 0.9650 e appunto lo 0.9820. Come abbiamo già visto, anche l'inflazione in Svizzera sembra un pochino più elevata: difficile entrare nella testa della Banca Nazionale Svizzera ma se il rincaro dovesse continuare a salire temiamo che non potremo dare per scontati gli altri due tagli ai tassi attesi dal mercato...

Buona domenica!

PS: la prossima settimana la redazione di Appunti Finanziari tirerà un pochino il fiato e ritornerà puntuale il 19 di maggio.
























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