venerdì 19 luglio 2024

Biden medita il ritiro?


                                  Intanto l' Economist continua a pestare duro...



Questa settimana anticipiamo la consueta pubblicazione delle nostre osservazioni su Appunti Finanziari in quanto è arrivato il momento di tirare un po' il fiato e fino alla metà di agosto seguiremo i mercati ma non ve ne daremo conto… Sorry, ma siamo certi che capirete! 😉


Gli eventi che anche questa settimana meritano la nostra attenzione sono sempre gli stessi:


1) Elezioni francesi


Per quanto riguarda la creazione di un nuovo governo,  ci pare di aver capito che siamo ancora in alto mare. Le dimissioni di Attal sono state accettate da Macron ma ha chiesto all'attuale primo ministro di restare in carica almeno fino alla fine delle Olimpiadi poi si vedrà come proseguire. 

Da quello che traspare dalla stampa transalpina si ha il sospetto (ma in realtà è una certezza) che nella coalizione di sinistra un nome da proporre come primo ministro non lo si trova. Stanno litigando come non mai e i personalismi frammisti a dosi di egocentrismo esagerato stanno creando un caos difficile da districare. E' come dire che l'alleanza delle sinistre ha tenuto giusto il tempo per mettere il bastone tra le ruote alla destra del Rassemblement National ma poi, ad obiettivo raggiunto,  ognuno se n’è andato inesorabilmente per la sua strada. 

A questo punto ci verrebbe quasi voglia di dire che tutto sommato Macron la sua scommessa l'ha vinta: la destra è stata depotenziata grazie ad una sinistra che si è alleata unicamente a tal proposito.  Poi l'unione è svanita un nano secondo dopo come neve al sole lasciando dietro a sé l'impressione che solo un'unione di stampo centrista sia in grado di trovare la quadra e governare il paese transalpino. Ma è solo un'impressione e prendetela come tale... De plus en plus une affaire à suivre… Il CAC 40 non sembra essere preoccupato più di tanto ed oggi è stata una delle migliori borse europee.


2) Elezioni americane


Per una buona parte dei Repubblicani Trump va fatto Santo subito! Il proiettile che era destinato a centrare la sua capoccia è di certo stato deviato da una mano divina e quel centimetro che è bastato a fare in modo che la storia non prendesse un'altra tragica direzione entrerà a pieno titolo nella categoria dei miracoli da tramandare ai posteri. 

La sua vittoria alle elezioni sembra cosa fatta ma siamo per natura abituati a non dare mai nulla per scontato: a quanto pare Biden - questo è il secondo miracolo al quale assistiamo in pochi giorni - si sta chiedendo se Kamala Harris potrebbe essere una buona presidente degli USA...  Per la prima volta negli atteggiamenti del Presidente prevale un minimo di razionalità dove entra in gioco anche la possibilità di un ritiro dalla corsa alla Casa Bianca ma poi, passato l'attimo di lucidità, aggiunge laconico che "sarebbe bello se me l’ordinasse il mio dottore".  Sentitevi liberi di pensare quello che volete…. Forse la Harris non è la nostra prima scelta ma oramai ai miracoli ci stiamo facendo l'abitudine e non è ancora escluso che qualche nome spendibile in casa democratica lo possono anche trovare… un po' in zona Cesarini me che importa!? Mentre stiamo scrivendo apprendiamo che secondo il Washington Post "anche per Obama Biden deve valutare il ritiro"... e non è escluso che  possa avvenire entro la fine di questa settimana.

Da un punto di vista finanziario più prosaicamente dobbiamo annotare  che il mercato per il momento continua a credere in un taglio ai tassi per il mese di settembre: i più spericolati, e non sono pochi, stanno scommettendo che si possa addirittura  assistere  ad un taglio di mezzo punto: sarebbe il terzo miracolo in poco tempo... forse è chiedere un po' troppo!



3) BCE


Oggi, 18 luglio, la BCE ha deciso di non decidere di tagliare ulteriormente i tassi: restiamo fermi al 3.75%.  Nulla di inaspettato. Avevamo tutti avuto l'impressione che il taglio di giugno fosse l'unico modo che la Lagarde aveva per togliersi dal ginepraio nel quale si era trovata a furia di promettere tagli ma ben sapendo che farne seguire altri a breve non sarebbe stata una passeggiata di salute e così è stato! Quando arriveranno altri tagli non è dato sapere ma pensiamo non prestissimo. A tal proposito vi facciamo leggere quanto testé pubblicato dalla segreteria della BCE subito dopo l'odierno annuncio:


"Le informazioni in arrivo sostengono ampiamente la precedente valutazione del Consiglio direttivo sulle prospettive di inflazione a medio termine. Mentre alcune misure dell'inflazione di fondo sono aumentate a maggio a causa di fattori una tantum, la maggior parte delle misure sono rimaste stabili o sono diminuite a giugno. In linea con le aspettative, l'impatto inflazionistico dell'elevata crescita dei salari è stato attenuato dai profitti. La politica monetaria mantiene le condizioni di finanziamento restrittive. Allo stesso tempo, le pressioni sui prezzi interni sono ancora elevate, l'inflazione dei servizi è alta e l'inflazione complessiva rimarrà probabilmente al di sopra dell'obiettivo anche nel prossimo anno."


Linguaggio criptico ma tra le righe traspare anche l'ammissione che questa inflazione, maledettamente appiccicosa, non raggiungerà tanto facilmente il target stabilito, quel 2% che oramai pare una chimera. Sarebbe quasi meglio mettersi il cuore in pace, ammettere che forse un'inflazione al 2.5%-2.75% non è poi la fine del mondo, e finalmente procedere ai tagli prima che l'economia si trovi senza manco accorgersene in recessione…


***


Come ben sapete da quasi 10 giorni in America è iniziata la pubblicazione degli utili del secondo trimestre e le aspettative, come al solito, sono piuttosto ambiziose... Siamo andati a vedere come stanno le cose per i titoli dello S&P500. Una cinquantina di società su 500 hanno già pubblicato; il risultato per il momento non è molto significativo ma ci fornisce già qualche indicazione:





Per quanto riguarda gli utili, delle 50 che hanno pubblicato 24 società hanno battuto le aspettative, 17 sono uscite come da aspettative mentre solo 9 sono risultate sotto quanto atteso. Anche se è presto tirare delle conclusioni,  se il bel tempo lo si vede dal mattino diremmo che anche questa volta grosse delusioni derivanti dalla pubblicazione dei dati non dovremmo averne...è ovviamente un segnale incoraggiante  per le borse americane in generale.

    


Ciò non toglie che negli scorsi giorni abbiamo assistito a delle prese di profitto di dimesioni che non si vedevano più da parecchio tempo. Lo S&P500 (+17.63% ytd) per il momento sembra voler confermare il supporto a 5'600 punti ma se il supporto non tiene scenderemo come minimo a 5'500 sperando che poi non si avvi una correzione più corposa.... Un supporto degno di questo nome lo troveremmo solo a 5'230 punti. E' vero che Ned Davis aveva previsto la correzione ma anche se non avvenisse con l'ampiezza da lui prevista non ci lamentiamo di certo!



Fa ancora più impressione la correzione di questi ultimi 2 giorni subita dal Nasdaq (+20.10% ytd) trascinata al ribasso dai M7 con Nvidia in testa... Una parte di questa correzione la possiamo di certo imputare allo stato di ipercomprato che caratterizzava fino a qualche giorno fa questo indice (una correzione quindi è ben accetta) ma una parte difficile da quantificare comunque non marginale sta probabilmente scontando quello che potrebbe essere l'intervento dell'Amministrazione USA in termi di futuri dazi e restrizioni alle esportazioni. Per il momento sono soprattutto quest'ultime che, in varia misura, possono aver indotto non pochi investitori alla prudenza. Vi sarà capitato di leggere in questi giorni di alcune iniziative governative che vietano l'esportazione di materiale  e componentistica (soprattutto tecnologico) verso paesi poco amici: uno di questi è guarda caso la Cina. Un amico con il quale abbiamo commentato la notizia giustamente sottolinea come di solito questo genere di azioni tendono a tornare indietro come un boomerang
... Non è il solo a pensarlo ed una correzione decisa come quella osservata in questi giorni a giudicare dai volumi lo dimostra...

SE la correzione continua non spaventiamoci troppo, probabilmente andrà a chiudere il gap segnalato dalla freccia blu, ma se chiuso il gap l'indice non dovesse rimbalzare allora dobbiamo iniziare a preoccuparci sul serio.



Per quanto riguarda l'Eurostoxx50 (+8.60% ytd) per il momento restiamo all'interno del canale di scorrimento laterale. Abbiamo però il sospetto che, a giudicare dal trend di corto termine rappresentato dalla freccia rossa, potrebbe anche sfondare il supporto dei 4'868 punti ed avviare una correzione che lo potrebbe spingere in basso fino a raggiungere il livello di 4'650 punti  o giù di lì... E' chiaro che se la Lagarde oggi avesse fornito dati incoraggianti avemmo pensato che si poteva anche scampare alla correzione ma dobbiamo essere realisti. Sotto i 4868 punti procediamo ad un alleggerimento senza esagerazioni e poi vedremo raggiunti i 4650 punti che aria tirerà...



Se qualcuno è in grado di spiegare a noi comuni mortali cosa è successo, dopo la pubblicazione dei dati di Novartis (oggi -4.01%) e ABBN (-5.63%) per altro entrambi sopra le aspettative ma con effetti non proprio felicissimi sulle quotazioni, gli saremmo eternamente grati. Non vi nascondiamo il nostro disappunto... Peccato perché lo SMI (+10.36% ytd), galvanizzato da una Roche che in una settimana è salita del 10%, era in procinto di raggiungere il nostro target posto a 12'550 punti, target che per un po' non è più alla nostra portata. Comunque non disperiamo in quanto se in America è il mercato ritardatario delle Small Cap che sta tirando (anche questa settimana il settore ha fatto faville)... in Europa può essere arrivato il nostro turno: da peggior borsa da inizio anno fino a qualche settimana fa, siamo al terzo posto dietro l'Italia (+14.44%) e Spagna (+10.85%) e a pari merito con la Germania (+10.36%). Fanalino di coda la Francia (+1.34%) per ovvi  motivi.


***



Quello che abbiamo assistito questa settimana sembra molto uno scenario da risk off: borse giù, oro alle stelle, franco svizzero in rafforzamento... Per fortuna il dollaro sembra essersi fermato in prossimità del supporto e stamani è già rimbalzato a 0.8886 ma comunque sia abbiamo l'impressione che se effettivamente sarà Trump a guidare l'America per i prossimi 4 anni maggiore sarà la volatilità sul dollaro. Lo sanno tutti che il duo Trump-Vance punta ad avere un dollaro debole per incentivare le esportazioni ma vedremo se a) sarà facile esportare come hanno in mente e b) quali saranno le conseguenze sull'inflazione dovute alla debolezza della valuta e come la FED reagirà di conseguenza. 



 L'Euro continua la sua corsa contro il dollaro pure questa settimana... Si trova in ipercomprato e quindi a questi livelli ci aspettiamo una correzione che lo riporterà sotto 1.09... per il momento non abbiamo problemi a confermare che lo spostamento laterale è sempre in corso (oramai da inizio 2023).



Come abbiamo già sottolineato sembra che il chf sia in modalità risk off ed in questi giorni si è rafforzato senza motivi apparenti anche contro euro... abbiamo purtoppo rotto il supporto a 0.9690 e saremmo già contenti se il suo percorso si fermerà in prossimità della media mobile a 200 giorni (in blu) che potrebbe fungere da supporto. 




Non possiamo non parlare dell'oro che in questi giorni contina a mettere a segno nuovi record storici...il movimento è sorretto da una domanda di oro fisico che non accenna a diminuire. Ovviamente gli scenari geo politici piuttosto instabili aiutano... Tecnicamente non ci meraviglieremmo più di tanto, ora che la quotazione ha rotto i 2440 $, se fra qualche settimana vedremo la quotazione salire in direzione dei 2550$. Per UBS il nuovo target è ancora più ambizioso ed è posto a 2600$. Chi ha l'oro se lo tenga!


Ci risentiamo in agosto!



domenica 14 luglio 2024

Trump il martire


Spari al comizio di Trump in Pennsylvania, l'ex presidente ferito. «Il proiettile mi ha perforato l'orecchio». Il procuratore: «L'attentatore è stato ucciso»

Adesso anche noi di Appunti Finanziari tocca fare le edizioni straordinarie! 

Ieri hanno sparato a Trump durante un comizio in Pennsylvanial ed un colpo ha sfiorato l'orecchio ma ovviamente l'obiettivo era ben altro... Non abbiamo ancora letto nel dettaglio quanto è successo, ci sono dei morti (tra i quali l'attentatore) ma ora la prima cosa che ci viente un po' cinicamente in mente è che la campagna elettorale prenderà tutta un'altra piega e come titola "la Repubblica " nel suo sito web "Sul palco di Butler cambia la storia. Il sangue di Donald infiamma l'America". A questo punto per Biden la corsa alla Casa Bianca si farà probabilmente ancora più dura e battere il martirizzato Trump sarà quasi una mission impossible. Questa domenica ci sarà da leggere... Per fortuna Trump pare sia già stato dimesso dell'ospedale, bene così. Ora bisognerà  capire come i mercati accoglieranno la notizia. Prendete quanto leggerete qui sotto con un po' di prudenza...

***

Ma veniamo a noi: questa settimana 3 cose hanno attirato la nostra attenzione:

1) Elezioni francesi:

Lo scalpore creatosi attorno alle elezioni francesi della scorsa settimana  si sta già notevolmente attenuando. La scommessa di Macron é stata parzialmente vinta ma ora dovrà per forza nascere, ed in Francia non ne hanno l'esperienza, una coalizione che tenterà di governare fin che dura oppure, da non escludere, si potrà assistere alla nascita di un governo tecnico per la gestione degli affari correnti dove a governare saranno le competenze e non l'ideologia di coloro che lo comporrà. Come dicono da quelle parti, affair à suivre, ma nel frattempo la borsa francese se n'è fatta una ragione e sembra stia già cercando di recuperare quanto perso dopo lo shock del primo turno. A noi, molto prosaicamente,  è esattamente quello che ci interessa.

Chi esce da questa storia con le ossa completamente rotte sono gli istituti demoscopici che di previsioni, in questo caso, non ne hanno azzeccata una! 

2) Elezioni americane:

Avevamo già scritto ieri sera una parte del nostro intervento e ve lo facciamo leggere senza le modifiche che quanto è successo in Pennsylvania probabilmente imporranno... E' chiaro che la campagna elettorale sta prendendo un'altra piega e non è detto che sia solo a favore di Trump... questo lo capiremo solo nei prossimi giorni quindi qui ci fermiamo e vi facciamo partecipi delle nostre riflessioni senza modifiche.

L'aria che tira attorno alla figura dell'attuale Presidente è sempre più pesante ed anche l'attesissimo discorso che ha tenuto a margine del vertice Nato a Washington non ha dissipato i dubbi sulla sua tenuta psico-fisica. L'Economist, ma non solo lui, di questa settimana ha continuato a pestare duro:


Secondo la testata inglese "Biden non è altro che un testardo" ma a quanto pare anche parecchi nomi eccellenti dell'establishment democratico non la pensano tanto diversamente. Prima fra tutti troviamo Nancy Pelosi secondo la quale se Biden vuol correre per la Casa Bianca "si decida in fretta, il tempo stringe" o non ci sarà più per trovare un altro candidato che abbia qualche chance di battere Trump... A quanto pare Biden tirerà dritto per la sua strada ed è sempre più che convinto che non ci sia un candidato democratico migliore di lui. Nel frattempo alcuni generosi donatori del partito hanno congelato i pagamenti: 90 milioni di dollari sono in stand by... 
Gli istituti demoscopici ci informano che il distacco tra i due pretendenti alla presidenza non è poi così esagerato, parliamo per il momento di 2-3 punti percentuali a favore di Trump ma, considerata la recente esperienza fatta con le elezioni francesi, con i sondaggi vorremmo andarci piano. Per il momento sospendiamo il giudizio e vediamo cosa succederà nelle prossime settimane e vedremo come l'attentato a Trump verrà strumentalizzato da una parte e dall'altra.

3) CPI e d'intorni

Indubbiamente il dato macroeconomico più atteso era quello che misura l'attuale inflazione americana:

  • CPI yoy giugno: 3% (atteso: 3.1%; precedente: 3.3%)

Bene così, il dato è addirittura migliore delle aspettative ma se dobbiamo essere sinceri osservando il grafico appare abbastanza chiaramente come sia molto difficile spingere il rincaro sotto il 3% e spedirlo verso quel 2% che tutte le Banche Centrali anelano. Il trend dell'inflazione americana ci pare decisamente laterale...

  • Core CPI yoy giugno: 3.3% (atteso 3.4%; precedente: 3.4%)

Per fortuna il core CPI, quello senza cibo ed energia, l'indice preferito dalla FED è pure lui uscito meglio delle aspettative ed in questo caso in effetti il trend sembra essere discendente. Vedremo cosa succederà se e quando raggiungerà il 3%... se inizia a muoversi pure lui lateralmente non sarà un bel segnale. Per il momento il 2% rimane lontano, ciò non toglie che le aspettative per un taglio ai tassi per il mese di settembre sono molto elevate: i future segnalano un 90% di probabilità che una diminuzione di un quarto di punto è cosa fatta... poi vedremo se a questo taglio ne seguiranno altri... Ammesso ma non concesso che il taglio di settembre si realizzerà, se non ve ne saranno altri a seguire avremo un problema.

Per curiosità siamo andati a vedere i classici parametri che potrebbero guastare la festa e rilanciare l'inflazione: per chi è interessato li trovate a margine di questo nostro intervento.

Vale anche la pena, prima di passare ad altro,  indicare quanto ci ha fatto sapere venerdì 12 luglio l'università del Michigan con il suo importante indice che misura la fiducia dei consumatori:

  • Fiducia dei consumatori (rilascio preliminare) luglio: 66 (atteso: 68.5; precedente: 68.2)
E' da qualche mese che la fiducia dei consumatori (sappiamo quanto sia importante per il PIL americano) è in calo: l'università giustifica questo trend facendo ricorso al concetto di inflazione percepita dalla popolazione che risulta essere ben al di sopra di quanto dicano i numeri reali che abbiamo appena visto. Quello della percezione dell'inflazione è un problema non solo americano: anche da noi in Svizzera l'impressione che il rincaro sia molto più alto di quello che dicono i numeri è più che una sensazione (a tal propositito basta guardare all'evoluzione dei costi della salute, +6%-10% regolari ogni anno, per capire di cosa stiamo parlando). 
Inoltre il consumatore, è sempre l'università che cerca di chiarire, ha l'impressione che il mercato del lavoro americano nei prossimi mesi inizierà a degradarsi e questo pare sia sufficiente per giustificare come mai la fiducia dei consumatori si sta deteriorando. Chissà se la FED ne terrà conto...

Come hanno reagito gli investitori ai dati di questa settimana?

Per quanto riguarda il/i tagli ai tassi sembrano effettivamente crederci:


I rendimenti dei Treasury a 2 (in rosso) e a 10 anni (in nero) sono ancora al ribasso segno evidente che la corsa alla vendita di qualche mese fa è terminata...



...anche il settore obbligazionario in dollari sta migliorando: è ancora in negativo da inizio anno ma il trend sembra stia cambiando. E' probabilmente arrivato il momento dove si può provare ad allungare le scandenze obbligazionarie in dollari.

***

Powell, nel suo intervento semestrale alla commissione bancaria del senato, ha sottolineato che "tassi troppo altri per troppo tempo mettono a rischio la crescita". Ovviamente il mercato si è subito chiesto se il presidente della FED si sta preparando ad un taglio... Comunque sia il mercato ci sta credendo e le borse reagiscono di conseguenza...


... portando acqua al mulino dell'amico Ned Devis. A tal proposito dobbiamo annotare una reazione inattesa proprio nella giornata di giovedì in concomitanza alla pubblicazione dei dati sull'inflazione: Nasdaq e S&P500 hanno chiuso in negativo a causa di una serie di prese di profitto che hanno coinvolto tutti i Magnifici 7 che sappiamo vivono di luce propria e sfuggono a molte delle regole che muovono i mercati azionari. 
Non vorremo che sia l'inizio della correzione prevista per la metà di luglio e che dovrebbe durare un paio di settimane... se ciò accadesse non sarà probabilmente nulla di particolarmente preoccupante anzi, alleggerire la tensione soprattutto sui M7 è senz'altro salutare. A trarne vantaggio potrebbero essere le piccole capitalizzazioni e la cosa che sembra già essere in atto:


Abbiamo incrociato i grafici del Nasdaq (in  rosso) dello S&P500 (in nero) e dell'indice Russell 2000 (in verde) che rappresenta appunto le medie e piccole capitalizzazioni: la performance degli ultimi giorni dell'indice Russell (+5.81%) esemplifica molto bene quello che vogliamo dire... una piccola diversificazione l'abbiamo fatta...


Lo S&P500 (+17.73% ytd) è da qualche giorno che riesce a chiudere sopra i 5'600 punti... nuovi target per il momento non ne abbiamo visti anche se qualcuno parla che i 5'800 punti non sono poi così fuori dalla sua portata. 

Va forse segnalato l'atteggiamento assunto dalla banca d'investimento americana Piper Sandler che, attraverso la voce del suo chief investment strategist, conferma che non darà più nessun obiettivo per lo S&P500 in quanto è convinto che oramai, a causa dell'eccessiva concentrazione dei M7, questo indice NON rappresenta più la borsa americana nel suo insieme. Insomma c'è troppa attenzione su pochissimi titoli. Cercheranno quindi di dare solo indicazioni sul trend del mercato senza indicare obiettivi da raggiungere.  Se ci pensate bene è esattamente quello che stiamo facendo noi da tempo.

A tal proposito il trend dello S&P500 è sempre vivacemente rivolto al rialzo e non si vedono per il momento dei cambiamenti significativi. Non possiamo ignorare a breve l'RSI particolarmente in ipercomprato e lascia quindi presagire una possibile presa di profitto: ne più ne meno quello che sta pure dicendoci Ned Davis.


Il Nasdaq (+22.56% ytd) è stabilmente rientrato nel canale rialzista di qualche mese fa e sembra volerci stare. Sta testando i supporti ed è leggermente meno in ipercomprato del suo cugino S&P500.   Comunquen sia anche se dovesse arrivare una correzione non  è una tragedia. Diciamocelo: +22.56% da inizio anno significa un quasi +45% annualizzato... va bene che l'AI sta scatenando aspettative esagerate ma non si può andare avanti così all'infinito. Una pausa lo renderebbe più umano...



Digerite le elezioni francesi, l'Eurostoxx50 (+11.54% ytd) ha ripreso in mano la situazione e si è allontanato dal supporto;  sta puntando ai 5130 punti che rappresentano la sua resistenza. Non sappiamo come reagirà nelle prossime settimane: Lagarde, in quanto ad ulteriori tagli da aggiungere a quello fatto a giugno, sembra un po' confusa e sta lanciando segnali di fumo che non sono facili da interpretare... A livello di RSI siamo in zona neutra e l'indice ha forato dal basso verso l'altro proprio venerdì sia la media mobile a 50 giorni (linea viola) che quella a 100 giorni (linea verde)... diremmo un bel segnale anche se i volumi sono quelli tipici delle vacanze estive. Non aspettiamoci per qualche settimana fuochi d'artificio: noi, con quel +11.54% ytd,  siamo più che contenti anche se continuerà a spostarsi lateralmente.



Giovedì lo SMI (+11.02% ytd) ha aperto la giornata in gap (freccia rossa) e ci siamo chiesti il perché ed il percome di un'apertura così baldanzosa senza trovare una risposta. Abbiamo quindi cessato di porci delle  domande e ci siamo semplicemente goduti il rialzo che è continuato pure nella giornata di venerdì. E' abbastanza probabile che il nostro indice stia puntando ai 12'550 punti e potrebbe anche riuscirci... peccato per i volumi che sono un po' scarsini...

***

E' da un paio di settimane che non guardiamo i cambi:


E' chiaro che la prospettiva di un taglio ai tassi americani ha tolto un po' di smalto al dollaro ma poteva andare molto peggio. Con la pubblicazione dei dati sull'inflazione americana ha perso un'ottantina di basis point che poi ha recuperato già in giornata. Saremmo molto contenti se il dollaro si appresta ad avviare uno spostamento laterale come sta facendo contro euro:  il range previsto è tra lo 0.8850 e lo 0.92. 


Anche euro l'euro si è apprezzato contro dollaro questa settimana: potrebbe continuare a farlo soprattutto se prestiamo attenzione agli incroci delle medie mobile che la valuta europea ha messo a segno... ci sembra comunque troppo presto per poter dire se l'euro avrà la forza di andare oltre 1.11... vedremo se nelle prossime settimane si avvicinerà a questa resistenza. 
Ci stiamo chiedendo come potrebbe reagire il dollaro se Trump dovesse in effetti essere il prossimo presidente: con il programma che ha in mente, anche se sappiamo che è un fautore del dollaro debole, non è escluso che un po' di inflazione la creerà e di conseguenza dovremo valutare bene se le mosse della FED andranno ancora nella direzione di un taglio ai tassi...


L'euro nelle scorse settimane si è ripreso bene anche contro franco svizzero... Forse la prospettiva di un terzo taglio ai tassi svizzeri lo sta aiutando... tecnicamente riceve una spinta anche dall'incrocio dal foramento dal basso verso l'alto delle medie mobili a 50 (linea viola) e 100 giorni (linea verde) avvenuto in questi giorni. 0.9820 fa comunque da resistenza...


Buona domenica!


Per chi è interessato abbiamo radunato alcuni grafici per capire se l'inflazione (tanto in USA quanto in Europa) può effettivamente ripartire verso l'alto. Sono grafici che già ben conoscete e di tanto in tanto ve li proponiamo con un breve commento.



I costi dell'energia sembrano sotto controllo, pur apprezzandosi leggermente da inizio anno, si stanno spostando lateralmente. Contributo ad un aumento dell'inflazione non rilevante.


Discorso pressoché identico per le materie prime... 


Il costo dei noli navali (nel grafico il Baltic Dry) da inizio anno sembra essere entrato in un trend rialzista (freccia rossa)... nulla di trascendentale ma è da tenere d'occhio...


Inizia a preoccupare il costo dei containers come indica l'indice prodotto da Drewry che misura il costo di spedizione di un container standard da 40 piedi sulle principali rotte commerciali globali: da inizio anno il costo è quasi triplicato... non un bel segnale... ci riporta alla mente quanto successo in periodo Covid e la cosa non ci piace.

In generale non ci sembra di percepire seri pericoli per l'inflazione futura: da tenere d'occhio sono per il momento solo i costi di trasporto...




domenica 7 luglio 2024

Destra-Sinistra


                                                                                                                     The Economist, 06.07.2024
 

Tutta la nostra attenzione questa settimana, ma non poteva essere altrimenti, è stata catturata dagli eventi politici europei che da un paio di settimane a questa parte stanno modificando, e non di poco, gli equilibri di due nazioni che proprio marginali non sono: la Francia, come molti altri paesi europei, si sta spostando decisamente verso destra mentre oltre Manica il nuovo governo inglese, come non accadeva da molto tempo, è tornato saldamente nelle mani della sinistra. 

Ma procediamo con ordine.

Giovedì 4 luglio gli elettori inglesi si sono dati appuntamento alle urne e senza mezzi termini hanno scelto il nuovo inquilino di Downing Street numero 10, quel Keir Starmer che sono andati  pescare tra le fila del centro sinistra ponendo così fine a 14 anni di dominio conservatore sotto il quale si è materializzata una Brexit piena di promesse e buoni propositi ma che, sono i numeri a dirlo,  non si sono mai concretizzati. 412 seggi ad appannaggio dei Laburisti sui 650 a disposizione è quasi un plebiscito e la dice lunga su quanto siano esasperati i cittadini di Re Carlo.

Non sta a noi esternare un giudizio sulle scelte politiche degli Inglesi; quello che possiamo fare è però dare un'occhiata, giusto per curiosità, a quanto è successo in questi ultimi 14 anni in ambito finanziario e per farlo abbiamo semplicemente incrociato tre indici di borsa:


In blu troviamo lo S&p500 (linea blu) americano che dal 2010 ad oggi è cresciuto del 437%. La performance si commenta da sola. In seconda posizione troviamo l'Eurostoxx50 (linea verde) che nello stesso periodo ha messo a punto un +94.6% che giudichiamo onorevole ma nulla di più, mentre il FTSE inglese (linea rossa) si è fermato ad un +67%...



... pure la sterlina ha avuto i suoi problemi: se contro Euro la svalutazione è stata solo del -7.4% (linea blu) il confronto con il dollaro -22% (linea verde) e con il chf -30% (linea rossa) diventa quasi imbarazzante...

Per la cronaca: FTSE100 e lira sterlina, conosciuto il nuovo primo ministro inglese, strano ma non hanno fatto una piega chiudendo la giornata in negativo come tutti gli altri mercati europei... 

Ci fermiamo per un instante per permettervi di fare le vostre riflessioni... poi passiamo ad altro.

***

Domenica 7 luglio scatta l'ora X per il governo Macron che dovrà necessariamente scendere a patti con la sinistra quadripartita del Nouveau Front Populaire (NFP) per cercare di arginare la destra del Rassemblement National che non avrà la maggioranza assoluta - è complicato acchiappare 289 seggi - ma sarà di certo molto ben attrezzata per dare filo da torcere all'attuale inquilino dell'Eliseo e ai suoi alleati. Ne uscirà una Francia caotica e difficile da governare:  tanto per cercare di capire in quale ginepraio sarà costretto ad infilarsi Macron, siamo andati a dare una sbirciatina al programma del NFP: 

  • Ripristino delle tasse sul patrimonio
  • Aumento del salario minimo del 14%
  • Tassa sui superprofitti
  • Aumento della tassa sulle successioni (che già oggi ci sembra una fucilata...)
  • Eliminare la flat tax sui redditi da capitale
...non è proprio quello che ha in mente Macron che dovrà fare buon viso a cattiva sorte e scendere a compromessi (tanti...) anche se non sembra affatto un tipo accomodante!

In serata dovremmo già sapere come il secondo turno è andato a finire... Poi lunedì vedremo se ci sarà qualche acquisto da fare... Per tutta la settimana il mercato francese è stato comunque tranquillo.

***

Un'occhiata a quello che sta accadendo negli USA non possiamo non darla. Tutta l'attenzione è puntata verso Biden che a quanto pare NON ha intenzione di mollare l'osso: "lascio solo se me lo chiede Dio" e quindi sta tirando dritto per la sua strada... Il dibattito è comunque molto acceso, quasi troppo, e considerata la posta in gioco travalica i confini americani. Un esempio? Date un'occhiata alla copertina dell'Economist di questa settimana:



... ed eccovi un brevissimo assaggio del tenore dell'articolo: "Il pregio della democrazia è che gli elettori possono scegliere i loro governanti, ma Biden e Trump offrono una scelta tra l'incapace e l'indicibile. Gli Americani meritano di meglio." Un Economist così tranchant non lo si leggeva da tempo... Comunque sia gli appelli che vorrebbero che Biden si ritirasse dalla corsa alla Casa Bianca si stanno moltiplicando e sono in molti, anche tra i finanziatori del suo partito, che lo stanno spronando a desistere...

Il problema è con chi sostituirlo. Novembre è dietro l'angolo e di soluzioni non ve ne sono molte, anzi, sembra ce ne sia una sola:



Le quotazioni di Kamala Harris for president stanno aumentando...




...ma comunque sia, l'attuale distacco di Harris (linea verde)  da Trump (linea rossa) non sembra facile da colmare... Biden (linea blu) pare non avere scampo.

Interessante la reazione del rendimento dei Treasury americani a 2 e 10 anni:



Con l'aumento delle probabilità di vittoria di Trump la distanza che separa i rendimenti dei Treasury a 2 e 10 anni sembra volersi ridurre e l'attuale inversione della curva, dove il corto rende più del lungo, potrebbe anche tornare alla normalità:


Difficile dire se presto si tornerà ad una curva "normale" dove il corto (linea rossa) rende meno del lungo  (linea nera)... quello che possiamo osservare è un effettivo movimento ribassista dei rendimenti dei Treasury su tutte e due le durate...


...movimento che non sembra aver influenzato più di tanto il comparto obbligazionario in dollari ma potrebbe iniziare a farlo se l'inflazione americana (CPI), che verrà pubblicata il prossimo giovedì 11, andrà nella direzione auspicata dalla FED (attesa una riduzione dell'inflazione generale dal 3.3% al 3.1% mentre la core CPI è prevista invariata al 3.4%) 

Non tutti sono d'accordo che l'arrivo di Trump alla presidenza possa riportare i rendimenti alla normalità. Da più parti (Goldman Sachs e Barclays in primis) ci mettono sull'attenti che se Trump, come pare sia intenzionato a fare,  deciderà di applicare un dazio del 10% su tutte le importazioni  ed uno del 60% su quelle in arrivo dalla Cina, l'impatto sull'inflazione potrebbe essere dell'1.1% per buona pace della FED che sarà probabilmente costretta a rinunciare al taglio del costo del denaro e non escludiamo che dovrà addirittura aumentarlo. Dovremmo tenercelo bene in mente...

Per il momento il mercato sta ancora scontando due tagli per il 2024: il primo verosimilmente a settembre ed uno dopo le elezioni... vedremo. Lo capiremo meglio giovedì dopo la pubblicazione dei dati sull'inflazione.

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Vi risparmiamo i dati economici americani. Quello che c'è da sapere è che il mercato del lavoro sembra essere leggermente meno in forma dei mesi precedenti e questo sarà piaciuto alla FED. Di certo è piaciuto ai mercati azionari:


Lo S&P500 (+16.72% ytd) ha messo a segno l'ennesimo record storico e si trova ad un passo dai 5'600 punti (freccia nera). E' abbastanza probabile che assisteremo ad un riaggiustamento del target per fine anno che sarà spostato a 5'800 (a noi sembra una esagerazione ma tant'è...). Attenzione: venerdì prossimo prenderà il via la pubblicazione dei dati del secondo trimestre e come da tradizione inizieranno le banche. Se giovedì i dati sull'inflazione saranno decenti così come decenti dovranno essere i dati trimestrali, allora pensiamo che in effetti i 5'800 punti non sono irraggiungibili ... Ma con un P/E di 24 tutto può succedere; noi per il momento continuiamo a seguire il trend...


Anche il Nasdaq (+22.26% ytd) non si sta facendo mancare proprio nulla e passa da un record storico all'altro favorito anche dalla leggera diminuzione dei rendimenti. In caso di una presa di profitto non escludiamo che possiamo assistere alla chiusura di un piccolo gap (freccia blu) apertosi a quota 17'200 punti circa. Fino a quel livello cercheremo di mantenere la calma, mentre saremo costretti ad essere più incisivi con le vendite se andremo sotto i 17'200 punti.


Vale la pena sottolineare che il 2 luglio sono stati resi noti le stime dell'inflazione europea per giugno:
  • CPI EU anno su anno giugno         : 2.5% (atteso: 2.5%; precedente: 2.6%)
  • Core CPI EU anno su anno giugno: 2.9% (atteso: 2.8%; precedente: 2.9%)
Leggero miglioramento per l'inflazione generale; un pochino meno bene per l'inflazione di base che è leggermente risalita. Come stiamo ripetendo da un po' non sarà facile condurre l'inflazione stabilmente verso il 2% e questo preoccupa la Lagarde. Dalla lettura delle minute della BCE si evince che non erano in molti in seno al direttorio che volevano vedere un taglio...
Comunque sia l'Eurostoxx50 (+10.13%) non se la passa malissimo: non siamo al livello degli americani ma loro sono imbottiti di tecnologia... A maggior ragione un 10% da inizio anno non è da buttare via! Per il momento l'indice ha tutta l'intenzione di volersi spostare lateralmente: è una sua abitudine e sappiamo che può durare anche qualche trimestre...


Anche la Svizzera il 4 luglio ha pubblicato i dati sull'inflazione:
  • CPI anno su anno giugno         : 1.3% (atteso: 1.4%; precedente: 1.4%)
  • Core CPI anno su anno giugno: 1.1% (atteso: 1.3%; precedente: 1.2%)
Niente male diremmo... la nostra inflazione continua a scendere e la sorpresa della giornata del 4 luglio è stata l'inflazione di base che, attesa in leggero rialzo, si sta invece avvicinando all'1%. Se non vi saranno cambiamenti significativi nei prossimi tre mesi, il 26 settembre potremmo assistere al terzo taglio ai tassi.
Ma diamo un'occhiata allo SMI (+7.80% ytd): è proprio il caso di dire che da svariati giorni non sa proprio dove andare e la notizia di giovedì, dove Roche ha annunciato il fallimento di uno studio clinico avanzato in ambito oncologico, non ha proprio aiutato... L'impressione, confermata anche da volumi scarsi e al ribasso, è che una buona parte degli operatori sia già entrata in modalità in vacanza.  Dovremo avere un po' di pazienza!

Godetevi l'ennesimo week end di acqua!