domenica 7 luglio 2024

Destra-Sinistra


                                                                                                                     The Economist, 06.07.2024
 

Tutta la nostra attenzione questa settimana, ma non poteva essere altrimenti, è stata catturata dagli eventi politici europei che da un paio di settimane a questa parte stanno modificando, e non di poco, gli equilibri di due nazioni che proprio marginali non sono: la Francia, come molti altri paesi europei, si sta spostando decisamente verso destra mentre oltre Manica il nuovo governo inglese, come non accadeva da molto tempo, è tornato saldamente nelle mani della sinistra. 

Ma procediamo con ordine.

Giovedì 4 luglio gli elettori inglesi si sono dati appuntamento alle urne e senza mezzi termini hanno scelto il nuovo inquilino di Downing Street numero 10, quel Keir Starmer che sono andati  pescare tra le fila del centro sinistra ponendo così fine a 14 anni di dominio conservatore sotto il quale si è materializzata una Brexit piena di promesse e buoni propositi ma che, sono i numeri a dirlo,  non si sono mai concretizzati. 412 seggi ad appannaggio dei Laburisti sui 650 a disposizione è quasi un plebiscito e la dice lunga su quanto siano esasperati i cittadini di Re Carlo.

Non sta a noi esternare un giudizio sulle scelte politiche degli Inglesi; quello che possiamo fare è però dare un'occhiata, giusto per curiosità, a quanto è successo in questi ultimi 14 anni in ambito finanziario e per farlo abbiamo semplicemente incrociato tre indici di borsa:


In blu troviamo lo S&p500 (linea blu) americano che dal 2010 ad oggi è cresciuto del 437%. La performance si commenta da sola. In seconda posizione troviamo l'Eurostoxx50 (linea verde) che nello stesso periodo ha messo a punto un +94.6% che giudichiamo onorevole ma nulla di più, mentre il FTSE inglese (linea rossa) si è fermato ad un +67%...



... pure la sterlina ha avuto i suoi problemi: se contro Euro la svalutazione è stata solo del -7.4% (linea blu) il confronto con il dollaro -22% (linea verde) e con il chf -30% (linea rossa) diventa quasi imbarazzante...

Per la cronaca: FTSE100 e lira sterlina, conosciuto il nuovo primo ministro inglese, strano ma non hanno fatto una piega chiudendo la giornata in negativo come tutti gli altri mercati europei... 

Ci fermiamo per un instante per permettervi di fare le vostre riflessioni... poi passiamo ad altro.

***

Domenica 7 luglio scatta l'ora X per il governo Macron che dovrà necessariamente scendere a patti con la sinistra quadripartita del Nouveau Front Populaire (NFP) per cercare di arginare la destra del Rassemblement National che non avrà la maggioranza assoluta - è complicato acchiappare 289 seggi - ma sarà di certo molto ben attrezzata per dare filo da torcere all'attuale inquilino dell'Eliseo e ai suoi alleati. Ne uscirà una Francia caotica e difficile da governare:  tanto per cercare di capire in quale ginepraio sarà costretto ad infilarsi Macron, siamo andati a dare una sbirciatina al programma del NFP: 

  • Ripristino delle tasse sul patrimonio
  • Aumento del salario minimo del 14%
  • Tassa sui superprofitti
  • Aumento della tassa sulle successioni (che già oggi ci sembra una fucilata...)
  • Eliminare la flat tax sui redditi da capitale
...non è proprio quello che ha in mente Macron che dovrà fare buon viso a cattiva sorte e scendere a compromessi (tanti...) anche se non sembra affatto un tipo accomodante!

In serata dovremmo già sapere come il secondo turno è andato a finire... Poi lunedì vedremo se ci sarà qualche acquisto da fare... Per tutta la settimana il mercato francese è stato comunque tranquillo.

***

Un'occhiata a quello che sta accadendo negli USA non possiamo non darla. Tutta l'attenzione è puntata verso Biden che a quanto pare NON ha intenzione di mollare l'osso: "lascio solo se me lo chiede Dio" e quindi sta tirando dritto per la sua strada... Il dibattito è comunque molto acceso, quasi troppo, e considerata la posta in gioco travalica i confini americani. Un esempio? Date un'occhiata alla copertina dell'Economist di questa settimana:



... ed eccovi un brevissimo assaggio del tenore dell'articolo: "Il pregio della democrazia è che gli elettori possono scegliere i loro governanti, ma Biden e Trump offrono una scelta tra l'incapace e l'indicibile. Gli Americani meritano di meglio." Un Economist così tranchant non lo si leggeva da tempo... Comunque sia gli appelli che vorrebbero che Biden si ritirasse dalla corsa alla Casa Bianca si stanno moltiplicando e sono in molti, anche tra i finanziatori del suo partito, che lo stanno spronando a desistere...

Il problema è con chi sostituirlo. Novembre è dietro l'angolo e di soluzioni non ve ne sono molte, anzi, sembra ce ne sia una sola:



Le quotazioni di Kamala Harris for president stanno aumentando...




...ma comunque sia, l'attuale distacco di Harris (linea verde)  da Trump (linea rossa) non sembra facile da colmare... Biden (linea blu) pare non avere scampo.

Interessante la reazione del rendimento dei Treasury americani a 2 e 10 anni:



Con l'aumento delle probabilità di vittoria di Trump la distanza che separa i rendimenti dei Treasury a 2 e 10 anni sembra volersi ridurre e l'attuale inversione della curva, dove il corto rende più del lungo, potrebbe anche tornare alla normalità:


Difficile dire se presto si tornerà ad una curva "normale" dove il corto (linea rossa) rende meno del lungo  (linea nera)... quello che possiamo osservare è un effettivo movimento ribassista dei rendimenti dei Treasury su tutte e due le durate...


...movimento che non sembra aver influenzato più di tanto il comparto obbligazionario in dollari ma potrebbe iniziare a farlo se l'inflazione americana (CPI), che verrà pubblicata il prossimo giovedì 11, andrà nella direzione auspicata dalla FED (attesa una riduzione dell'inflazione generale dal 3.3% al 3.1% mentre la core CPI è prevista invariata al 3.4%) 

Non tutti sono d'accordo che l'arrivo di Trump alla presidenza possa riportare i rendimenti alla normalità. Da più parti (Goldman Sachs e Barclays in primis) ci mettono sull'attenti che se Trump, come pare sia intenzionato a fare,  deciderà di applicare un dazio del 10% su tutte le importazioni  ed uno del 60% su quelle in arrivo dalla Cina, l'impatto sull'inflazione potrebbe essere dell'1.1% per buona pace della FED che sarà probabilmente costretta a rinunciare al taglio del costo del denaro e non escludiamo che dovrà addirittura aumentarlo. Dovremmo tenercelo bene in mente...

Per il momento il mercato sta ancora scontando due tagli per il 2024: il primo verosimilmente a settembre ed uno dopo le elezioni... vedremo. Lo capiremo meglio giovedì dopo la pubblicazione dei dati sull'inflazione.

***

Vi risparmiamo i dati economici americani. Quello che c'è da sapere è che il mercato del lavoro sembra essere leggermente meno in forma dei mesi precedenti e questo sarà piaciuto alla FED. Di certo è piaciuto ai mercati azionari:


Lo S&P500 (+16.72% ytd) ha messo a segno l'ennesimo record storico e si trova ad un passo dai 5'600 punti (freccia nera). E' abbastanza probabile che assisteremo ad un riaggiustamento del target per fine anno che sarà spostato a 5'800 (a noi sembra una esagerazione ma tant'è...). Attenzione: venerdì prossimo prenderà il via la pubblicazione dei dati del secondo trimestre e come da tradizione inizieranno le banche. Se giovedì i dati sull'inflazione saranno decenti così come decenti dovranno essere i dati trimestrali, allora pensiamo che in effetti i 5'800 punti non sono irraggiungibili ... Ma con un P/E di 24 tutto può succedere; noi per il momento continuiamo a seguire il trend...


Anche il Nasdaq (+22.26% ytd) non si sta facendo mancare proprio nulla e passa da un record storico all'altro favorito anche dalla leggera diminuzione dei rendimenti. In caso di una presa di profitto non escludiamo che possiamo assistere alla chiusura di un piccolo gap (freccia blu) apertosi a quota 17'200 punti circa. Fino a quel livello cercheremo di mantenere la calma, mentre saremo costretti ad essere più incisivi con le vendite se andremo sotto i 17'200 punti.


Vale la pena sottolineare che il 2 luglio sono stati resi noti le stime dell'inflazione europea per giugno:
  • CPI EU anno su anno giugno         : 2.5% (atteso: 2.5%; precedente: 2.6%)
  • Core CPI EU anno su anno giugno: 2.9% (atteso: 2.8%; precedente: 2.9%)
Leggero miglioramento per l'inflazione generale; un pochino meno bene per l'inflazione di base che è leggermente risalita. Come stiamo ripetendo da un po' non sarà facile condurre l'inflazione stabilmente verso il 2% e questo preoccupa la Lagarde. Dalla lettura delle minute della BCE si evince che non erano in molti in seno al direttorio che volevano vedere un taglio...
Comunque sia l'Eurostoxx50 (+10.13%) non se la passa malissimo: non siamo al livello degli americani ma loro sono imbottiti di tecnologia... A maggior ragione un 10% da inizio anno non è da buttare via! Per il momento l'indice ha tutta l'intenzione di volersi spostare lateralmente: è una sua abitudine e sappiamo che può durare anche qualche trimestre...


Anche la Svizzera il 4 luglio ha pubblicato i dati sull'inflazione:
  • CPI anno su anno giugno         : 1.3% (atteso: 1.4%; precedente: 1.4%)
  • Core CPI anno su anno giugno: 1.1% (atteso: 1.3%; precedente: 1.2%)
Niente male diremmo... la nostra inflazione continua a scendere e la sorpresa della giornata del 4 luglio è stata l'inflazione di base che, attesa in leggero rialzo, si sta invece avvicinando all'1%. Se non vi saranno cambiamenti significativi nei prossimi tre mesi, il 26 settembre potremmo assistere al terzo taglio ai tassi.
Ma diamo un'occhiata allo SMI (+7.80% ytd): è proprio il caso di dire che da svariati giorni non sa proprio dove andare e la notizia di giovedì, dove Roche ha annunciato il fallimento di uno studio clinico avanzato in ambito oncologico, non ha proprio aiutato... L'impressione, confermata anche da volumi scarsi e al ribasso, è che una buona parte degli operatori sia già entrata in modalità in vacanza.  Dovremo avere un po' di pazienza!

Godetevi l'ennesimo week end di acqua!


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