domenica 25 agosto 2024

Stanno arrivando i tagli ai tassi.

 Mai vista una settimana così povera di dati macroeconomici. Pensando a quanto la FED ne sia dipendente quest'assenza ci pare strana... Comunque sia teniamo presente la valanga di dati della scorsa settimana e concentriamoci su due eventi che nelle prossime settimane avranno sicuramente un peso specifico nell'orientamento dei mercati finanziari.

Ovviamente facciamo riferimento alle primarie democratiche statunitensi dove, ufficialmente, Kamala Harris ha accettato la candidatura per le prossime elezioni presidenziali e a quanto affermato venerdì da Powell nell'amena località di Jackson Hole dove si è espresso chiaramente per quel che concerne il futuro dei tassi americani.

Ladies first, iniziamo da Kamala. 

L'operazione di restyling dell'immagine dell'attuale Vicepresidente degli Stati Uniti d'America ci sembra piuttosto riuscita. Dobbiamo ammettere che la convention democratica è stata ben impostata e più che un convegno politico è sembrata una festa per celebrare il mancato pericolo di andare alle prossime elezioni presidenziali riproponendo il povero Biden ben consapevoli che ne sarebbero usciti con le ossa rotte. Per lo meno ora l'elezione sarà una gara alla pari e vinca il migliore:



Comunque il recupero dei Democratici (in blu) è evidente e addirittura sembrerebbe che la Harris goda di un certo vantaggio ma dobbiamo lasciar passare qualche giorno e vedere se il sorpasso è dovuto alla sovra esposizine mediatica conseguente alla Convention appena terminata oppure è un vero e proprio ribaltone che si concretizzerà ai danni di Trump. 

Altro segnale che qualche cosa sta cambiando in casa democratica è la ripresa delle donazioni che sono indispensabili per portare avanti una campagna elettorale presidenziale che ogni 4 anni diventa sempre più costosa:


A quanto pare la somma raccolta si avvicina al mezzo miliardo di dollari con una netta accelerazione proprio in occasione del ritiro dalla corsa alla Casa Bianca di Biden.

Ora per i due candidati le cose stanno diventando serie e bisogna iniziare a parlare diffusamente di programmi: la Harris ne ha uno economico che andrà ben sviscerato in quanto se si rimane in superficie ben difficilmente si riuscirà a capire come farà a realizzarlo. 

Trump per contro conosciamo bene quanto gli passa per la testa da un punto di vista economico:  dovrà chiaramente dire agli Americani  perché saranno costretti a pagare di più le cose che acquisteranno e come mai sentiremo ancora parlare di inflazione al rialzo, inflazione che è vista da una buona parte della popolazione americana come uno dei problemi che più li angosciano... Comunque anche per il leader dei Repubblicani è arrivato il momento, come suggerito da un influente membro del suo partito, di "parlare di politica,  che la smetta di lamentarsi e si dia una mossa"... Che non stia proprio simpatico a tutti, sembra piuttosto chiaro.  

Agendiamo il primo face to face con la Harris:  è previsto per il 10 di settembre e non sarà di certo, almeno sulla carta, una passeggiata di salute.

Nelle prossime settimane cercheremo di mettere a fuoco quali sono i programmi dei due pretendenti alla Casa Bianca e quali potrebbero essere le ripercussioni per i mercati. Per il momento attendiamo con un certo interesse il face to face del 10 e poi vedremo come muoverci.

***

Avevamo il sospetto che Powell avrebbe approfittato del suo intervento nell'amena Jackson Hole per apparecchiare la tavola e servirci su di un piatto d'argento il primo taglio ai tassi di interesse. La cosa oramai è certa ma non si capisce ancora bene se il taglio del 18 di settembre sarà di un mezzo punto (brutto segnale...) oppure il classico 0.25%... Poco importa in quanto a questo taglio altri ne seguiranno fino a totalizzare una riduzione entro il 2025 di circa il 2% (dal 5.5% al 3.5%).

A quanto pare i numeri del mercato del lavoro ha convinto la FED a rivedere la sua posizione attendista soprattutto da quando recentemente il Bureau of Labor Statistics ha rettificato i dati sul lavoro e certificato che da aprile 2023 a marzo 2024 l'economia ha creato 818'000 posti di lavoro in meno rispetto a quanto invece è stato pubblicato. Insomma, i dati sul lavoro sembrano peggiori di quanto fino ad oggi immaginato e questo ha fatto scattare il sospetto che la FED potrebbe purtroppo trovarsi dietro la curva ed essere in ritardo. 

Se guardiamo l'azione della FED da un punto di vista inflattivo, non possiamo certo dire che l'obiettivo che si è prefissata è stato raggiunto (siamo al 3% ma mira al 2%)  e quindi non la si può accusare di essere in ritardo con i tagli ma se in effetti gli è sfuggito il controllo dello stato di salute del mercato del lavoro, avere un po' di paura potrebbe essere giustificato come ha ben sottolineato Evan Brown di UBS Asset Management:

"Se si scopre che tagliano i tassi troppo presto e si verifica un'accelerazione dell'inflazione, possono affrontarla in seguito. Ma è molto più difficile interrompere la spirale negativa dell'aumento della disoccupazione e dal calo dei consumi che ne deriva se si arriva tardi"

In effetti come abbiamo sperimentato,  una decisa azione di aumento dei tassi interrompe in tempi relativamente brevi la spirale inflazionistica ma rilanciare il mercato del lavoro è impresa ben più complessa che richiede tempo che non abbiamo. Nel frattempo i consumi si contraggono con evidente impatto negativo sui due terzi del Pil statunitense. Quindi incrociamo le dita e speriamo che Powell non sia in ritardo (noi gli diamo fiducia).

Ma come stanno reagendo i tassi?

La reazione è esattamente quella attesa: i tassi a breve (in rosso il Treasury a 2 anni) stanno calando più velocemente e quella quarantina di basis points in più che dal 2023 li separava dal decennale (linea nera) si sta riducendo rapidamente. E' molto probabile che nelle prossime settimane la curva, che ora è ancora invertita (il corto che rende più del lungo) si riporti alla normalità. Scordiamoci per il momento (ma mai dire mai...) di rivedere i rendimenti a breve vicini allo zero:  non ci sembra che per quanto il mercato del lavoro stia progressivamente peggiorando siamo in una situazione che necessita di una cura da cavallo. Diciamo che non saremmo sorpresi di vedere presto il corto termine rendere qualche cosa sotto il 3%

Ovviamente le prime a beneficiare delle aspettative di un taglio ai tassi (non solo negli USA...) sono le obbligazioni che in effetti si sono messe in movimento:


  Dopo 6 mesi di performances negative le obbligazioni in dollari stanno ricevendo da Powell una bella spinta rialzista che dovrebbe continuare per il resto dell'anno fino a sconfinare nel 2025. L'allungo delle scadenze obbligazionarie che abbiamo fatto sta giovando ai nostri depositi.


Un pochettino più titubanti sono le obbligazioni in euro: la politica monetaria della BCE purtroppo è meno chiara di quella della sua consorella americana. Cosa vorrà fare la Lagarde lo spremo solo il 12 di settembre, una settimana prima della riunione della FED, ma ora che Powell ha svelato i suoi piani non dovrebbe essere così difficile per la BCE seguirne le orme. E' vero che i problemi della nostra economia sono ben più complessi di quelli americani ma proprio per questo un ulteriore aiuto andrebbe fornito. Lagarde, taglia i tassi!

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Se il mercato obbligazionario sta reagendo, non è da meno quello azionario:



Non abbiamo più parole per elogiare l'algoritmo di Ned Davis: diciamo solo che ha previsto quasi tutto! Persino questo rialzo di fine agosto che in effetti ha riportato lo S&P500 vicino ai massimi storici. Se dovesse continuare ad aver ragione Davis prevede una correzione tra settembre ed ottobre ma poi ci sarebbe una ripartenza subito dopo le elezioni che spingerebbe l'indice al rialzo di altri 7/8 punti percentuali. Stiamo parlando di uno S&P500 che potrebbe chiudere l'anno con quotazioni attorno ai 5'800/5'900 punti. Ci sembrano tanti... 

Ci stiamo chiedendo cosa potrebbe innescare la correzione settembrina attesa da Ned Davis. Buttiamo lì in ordine sparso qualche ipotesi senza avere nessuna certezza:

  • Nvidia mercoledì 28 agosto pubblica dei risultati deludenti... Con un'AI che in questo momento non è in piena forma potrebbe dare il via a qualche correzione.
  • Ad un primo taglio dei tassi si intuisce che prima di vedere il prossimo passeranno altri mesi...
  • Tensioni geo politiche difficili da governare...
  • I programmi dei due pretendenti alla Casa Bianca deludono le aspettative e/o sono difficilmente realizzabili.
  • In prossimità dei massimi storici una correzione è sempre in agguato anche senza uno specifico motivo. A questi livelli basta un nonnulla per avviare uno storno.
Insomma di motivi ce ne sono parecchi. Noi aumentiamo la vigilanza e pensiamo a qualche forma di protezione parziale.


Lo S&P500 (+18.13% ytd) è ad un soffio dai massimi e i 5'600 punti non sono facili da superare. I volumi continuano ad essere modesti e questo significa che non tutti gli investitori sono in questo momento entusiasti. Una parte di loro è ancora vacante e potrebbe anche decidere di continuare a restare alla finestra. E' comunque vero che un taglio ai tassi può fare miracoli, soprattutto se ci si rende conto che la misura non è destinata a restare una tantum ma fa parte di un ciclo ribassista che fa del bene alle aziende e ai loro utili.

Gli utili di Nvidia se escono sorprendentemente positivi (come la società ci ha abituati da qualche trimestre a questa parte) potrebbe dare una bella spinta al Nasdaq (+19.10% ytd) e permettergli di superare  i 18'000 punti. Risultati modesti potrebbero per contro dare il via a qualche presa di profitto e riportare l'indice attorno ai 17'000 punti. Mercoledì 28 agosto sarà un giorno importante...


Partiamo dai volumi dell'Eurostoxx50: sono decisamente in una fase ribassista (freccia viola) e questo non è proprio un bel segnale. I rialzi ci piacciono quando sono accompagnati da volumi crescenti che ne sottolineano la forza. Nel nostro caso non sembra che si sia una gran voglia di prendersi dei rischi ma malgrado ciò l'indice è riuscito a ritornare sopra i 4868 punti e questo è sicuramente lodevole. 
Può anche darsi che una parte consistente degli investitori stia aspettando il 12 settembre tanto per vedere cosa decide la Lagarde. Se non taglierà i tassi dovremo stare attenti ed essere lesti magari a portare a casa un po' di guadagno (che c'è...)


Quando c'è in circolazione un po' di aria da risk off tutto sommato lo SMI (+10.86% ytd) da il meglio di sé. Come avevamo annunciato, siamo andati a ricoprire anche l'ultimo gap (freccia blu) che si era prodotto durante la correzione di inizio agosto. Ora dobbiamo tentare di andare a prendere i 12'500 punti ma non sembra semplicissimo: anche noi avremmo bisogno di qualche stimolo in più e vedere i volumi crescere; purtroppo in fatto di volumi stiamo andando per il momento nella direzione opposta (freccia viola).
Forse, considerata l'importanza della società, il cambio di CEO in seno a Nestlé annunciato un po' inaspettatamente venerdì mattina può portare un poco di ottimismo. Il titolo, partito in  apertura con un quasi -4% ha chiuso la giornata in leggero utile a significare che un po' di aria fresca potrebbe aiutare la società ad effettuare quel cambio di strategia necessario ad uscire da un periodo che tanto ha fatto disperare gli azionisti: -22% in poco meno di 3 anni non sono facili da digerire... 


***


Da venerdì scorso abbiamo la certezza che la FED sta per iniziare un ciclo di taglio ai tassi quantificabile in circa 200 basis points che sta mettendo il dollaro sotto presssione un po' contro tutte le principali valute. Anche contro franco svizzero non fa eccezione e chiude la settimana in prossimità del supporto a 0.8450. Sarebbe importante  non andare sotto questo livello.  Bisognerà ora vedere se anche la BNS reagirà di conseguenza e con ogni probabilità il 26 di settembre dovrebbe anch'essa tagliare i tassi di uno 0.25% riequilibrando un po' la situazione sperando che sarà sufficiente a rallentare la marcia di un franco che sta diventando veramente troppo forte.  


Un discorso analogo vale anche per l'euro che durante questa settimana ha iniziato ad indebolirsi contro il franco... Purtroppo dobbiamo tecnicamente annotare un death cross (vedi freccia rossa): la media mobile a 50 giorni (linea viola) ha incrociato al ribasso quella dei 200 giorni (linea blu) ed è purtroppo un segnale di rafforzamento di una tendenza negativa. Il taglio ai tassi previsto per il 12 di settembre non aiuta... 


La debolezza del dollaro si è manifestata anche contro euro che durante la settimana è riuscito ad issarsi sopra l'1.11... Per quanto ci riguarda è scattato il campanello d'allarme: era già capitato a metà del 2023 che si trovasse a questi livelli, poi è giunta una rapida correzione ma temiamo che questa volta il dollaro continuerà ad indebolirsi... se così sarà tecnicamente abbiamo calcolato che potrebbe nei prossimi trimestri anche andare attorno all'1.17 ma prendetelo con le pinze... Per il momento abbiamo iniziato ad alleggerire il dollaro soprattutto dove ce n'era un po' troppo rispetto alla nostra asset allocation valutaria. Se la rottura dell'1.11 sarà confermata anche nelle prossime settimane procederemo ad un alleggerimento generale.


Tutto questo parlar di tagli ai tassi fa del bene all'oro che si sta muovendo nella direzione dei 2560 $ per oncia. Per il momento non vediamo nessun motivo valido che possa portare il metallo giallo a subire una correzione e rimane quindi nei nostri depositi....

Buona domenica!


domenica 18 agosto 2024

Rimbalzi senza troppa convinzione




Undici giorni dopo esserci presi un bello spavento siamo tornati ai piedi della scala! Non siamo noi a dirlo ma basta gettare un'occhiata all'indice VIX, quello che misura la paura del mercato, per rendercene conto: venerdì ha chiuso la sessione settimanale a 14.8 lasciandoci con un grosso punto interrogativo stampato sulla faccia.

Ma cosa diavolo è successo per generare una tale volatilità? Molti analisti hanno giustificato questi movimenti adducendo ad una probabile entrata in recessione dell'economia americana e a sostegno della loro ipotesi hanno pure fatto appello alla regola di Sahm ma, come vedremo fra poco, questa teoria per il momento non regge.

La spiegazione di un tale movimento è a nostro giudizio più tecnica e cercheremo di esporla brevemente cercando di fare un po' di chiarezza...  (per chi non è interessato a capire cosa è successo può tranquillamente andare al prossimo paragrafo segnalato con i ***) :

  • La scorsa settimana abbiamo visto come lo yen è stato vittima di un feroce carry trade avviatosi almeno un paio di anni fa. In sostanza gli speculatori (ma non solo loro...) hanno preso in prestito tonnellate di yen a tassi molto vicini allo zero. Questo denaro è poi stato trasformato in dollari (ma non solo...) ed è stato utilizzato per acquistare Treasury dai rendimenti vicini al 5% mentre una parte consistente è di certo confluita nel mercato azionario alimentando un trend che ha portato lo S&P500 ed il Nasdaq a mettere a segno reiterati massimi storici. Sicuramente anche i Magnifici 7 hanno beneficiato di questa manna. Ricordiamoci una regola: tutto quello che è preso in prestito prima o poi deve essere restituito...
  • Ma di quanti soldi stiamo parlando? Purtroppo con precisione non lo sappiamo ma le cifre sono consistenti: uno studio di UBS quantifica il carry trade yen-dollaro in almeno 500 miliardi mentre JP Morgan stima che in ballo ci siano addirittura qualche migliaio di miliardi. Insomma, non riuscire a quantificare con precisione le dimensioni del carry trade è una parte del problema in quanto non si sa con certezza dove potremmo andare a parare. Ecco da dove deriva l'ansia dei mercati di questi giorni e che spiega una parte dei 65 punti raggiunti dal VIX in un men che non si dica.
  • Il 19 marzo di quest'anno la Banca del Giappone rialza una prima volta i tassi di interesse portandoli allo 0% e alla fine di luglio procede ad un ulteriore rialzo dello 0.25% generando con questa seconda mossa un'azione di ricopertura dei debiti contratti in yen. La festa sembra quindi finita. In buona sostanza si vende a piene mani dollari, si ricompera la valuta giapponese che nel giro di 3 giorni si apprezza di quasi un 10% e si rimborsano i prestiti in yen.  Allo stato attuale si stima che quasi i 2/3 dei prestiti siano stati restituiti ma il dato ve preso veramente con le pinze dal momento che non sappiamo esattamente quali sono le cifre in gioco.
  • E' abbastanza probabile che una buona parte dei dollari utilizzati per il riacquisto degli yen provengano dalla vendita di azioni che hanno in tal modo subito consistenti ribassi: se ben ricordate il Nasdaq è collassato del 20% e lo S&P500 ha perso quasi 10 punti percentuali. Purtroppo al peggio non c'è mai fine e quando i mercati subiscono perdite consistenti come quelle di inizio agosto ad alimentarle ci sono pure i margin call  promossi dalle banche che hanno concesso prestiti dietro garanzia di un deposito titoli. Quando il valore dei titoli,  a causa del crollo,  non è più sufficiente per garantire i margini richiesti dalla banca o si apporta del denaro fresco (raramente fattibile) oppure la banca ti obbliga a vendere i titoli in deposito contribuendo in tal modo ad accentuare i ribassi delle borse. Fine della storia.

Quella della chiusura del carry trade in yen è probabilmente la scintilla che dato il via a questa correzione lampo. Comunque sia, quando dei mercati azionari in poco più di sette mesi mettono a segno delle performances del 20% (S&P500) o del 24% (Nasdaq),  un po' di paura dobbiamo comunque averla in quanto una correzione prima o poi arriva... è solo una questione di tempo.

***

Come abbiamo già sottolineato per il momento possiamo toglierci dalla testa che l'economia americana si trova ad un passo da una recessione seria. Potrebbe anche andarci ma non prossimamente. I dati pubblicati questa settimana parlano chiaro:

martedì  13.8:
  • Prezzi alla produzione a/a luglio: +2.2% (atteso: 2.3%; precedente: 2.7%)
Produrre costa meno del previsto e probabilmente i consumatori saranno contenti; l'inflazione pure.

mercoledì 14.8:
  • Consumer Price Index luglio:          2.9% (atteso: 3%; precedente: 3%)
  • Core Consumer Price Index luglio: 3.2% (atteso: 3.2%; precedente: 3.3%)
Dato importantissimo: l'inflazione non è cresciuta e si sta consolidando attorno al 3%. Il 2% sembra ancora lontano ma oramai pensiamo che non sia più un obiettivo imprescindibile... i tassi possono scendere e a settembre vedremo probabilmente un taglio dello 0.25%.

Giovedì 15.8:
  • Vendite al dettaglio luglio: 1% (atteso: 0.4%; precedente: -0.2%)
  • Vendite al dettaglio senza auto luglio: 0.4% (atteso: 0.1%; precedente: 0.5%)
Le vendite di auto nuove hanno contribuito in maniera determinante al buon dato del mese di luglio. Finalmente, dopo essere state vittime di un hackeraggio durato quasi un anno intero,  le concessionarie hanno nuovamente a disposizione la piattaforma informatica a livello nazionale ed hanno ricominciato a vendere auto con maggior efficienza. Comunque sia in America si continua a spendere e questo ci fa piacere ben sapendo che  i consumi contribuiscono per i 2/3 alla formazione del PIL...
  • Nuove richieste disoccupazione agosto 10: 227k (atteso: 235k; precedente: 234k)
  • Richieste continue 3 agosto: 1'864k (atteso: 1'870; precedente: 1'871k)
Si temeva un aumento della disoccupazione quale indicatore di una possibile entrata in recessione dell'economia... ma per il momento bisogna ancora attendere. I dati pubblicati sono leggermente migliori delle aspettative.

Venerdì 16.8:
  • Sentimento dei consumatori agosto (dato preliminare): 67.8 (atteso: 66.6; precedente: 66.4)
Per questo indicatore, messo a punto dall'Università del Michigan, si tratta del primo aumento dopo 5 mesi ed anche se una rondine non fa primavera fa piacere venire a sapere che la fiducia dei consumatori non è sotto la suola delle scarpe. C'è ovviamente molto spazio per un miglioramento e se così sarà lo vedremo nei prossimi mesi. Per il momento l'americano medio lavora, i salari sono ancora al rialzo e di conseguenza continua a spendere. Un americano che spende fa bene anche ai bilanci aziendali che per il momento non sono malaccio e potrebbero continuare a sostenere le borse.

Insomma, con dei dati simili è difficile parlare di un'economia che sta sull'orlo di un baratro e se proprio ci andremo vicino a questo precipizio non dobbiamo aver troppo timore: i tassi sono ancora molto alti e spazio per una serie importante di tagli ne abbiamo parecchio;  di certo ci sono gli strumenti per  evitare dannosi hard landing... saremmo meno disinvolti se non ci fossero!

A tal proposito annotatevi nell'agenda il discorso che Powell farà venerdì prossimo a Jakson Hole, il tradizionale simposio dei banchieri centrali di mezzo mondo, dove capiremo quanto effettivamente saremo vicini ad un taglio ai tassi e se potremo contare su di una riduzione, che tendiamo a quantificare in un quarto di punto,  già a partire dal mese di settembre (Riunione FED 17/18 settembre).

Per vostra informazione il mercato oggi sconta che, fra un anno, i fed fund rates saranno vicino al 3.5% ovverosia 200 basis points in meno rispetto alle rese odierne:  la qualcosa è probabile e siamo quindi indotti ad allungare un po' le scandenze obbligazionarie in dollari.

A questo punto se non andiamo in recessione con tutto quello che ne consegue, cosa potrebbe ancora rovinare la festa? 
Probabilmente non dobbiamo completamente sottostimare la situazione geo-politica che tanto facile da decifrare non è. Una cosa è certa: fino a quando i vari conflitti rimarranno circoscritti nelle attuali zone di guerra e non tenderanno ad allargarsi, tutto quanto succede sembra essere in un certo qual modo già stato digerito dall'opinione pubblica internazionale che oramai a queste guerre è completamente assuefatta come assuefatti sono i mercati finanziari. 
Bisognerà invece iniziare a preoccuparsi quando un paese verrà attaccato senza che l'aggressore abbia preventivamente citofonato al quartier generale nemico annunciando che probabilmente lo aggredirà entro un determinato numero di giorni; questa forma di gentle reminder è quello che sta ripetutamente succedendo da diverse settimane nello scacchiere mediorientale a dimostrazione del fatto che nessuno ha davvero voglia di menar le mani sul serio. Questo il mercato sembra averlo capito. 


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La scorsa settimana abbiamo gettato un'occhiata generale agli utili aziendali dello S&P500 del secondo trimestre e se vi ricordate bene, malgrado qualche riduzione della percentuale delle sorprese, i dati sono ancora buoni. Questa settimana siamo andati a vedere come si sono comportate le società che compongono il gruppo dei Magnifici 7 ed abbiamo confrontato il primo trimestre con il secondo:



Salta all'occhio come Tesla non riesca a soddisfare le aspettative degli analisti e pure Apple non riesce più a stupire come una volta.  Bene Amazon che dei M7 sembra essere quella che è maggiormente in grado di creare sorprese positive. Aspettiamo con ansia per fine mese (28.8) i numeri di Nvidia che come potete osservare sono attesi in netta diminuzione: si passa da un utile per azione di 6.12$ del primo trimestre ad un'attesa di 0.64 centesimi... ovviamente non si può crescere all'infinito.

Un'occhiata alle performance ytd non guasta: 


Meta ed Nvidia sono superstars, le altre si tallonano l'un l'altra senza riuscire a mettere a segno gli stessi risultati (eccezionali) conseguiti lo scorso anno. In effetti si inizia a capire che i grandi vantaggi che porterà l'intelligenza artificiale debbono essere diluiti  su di un lasso di tempo molto più lungo del previsto. Insomma: i grandi miglioramenti attesi non sono tutti per domani.

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E' da un po' di tempo che non vi proponiamo l'algoritmo dell'amico Ned Davis:


Come al solito impressiona per precisione... Ad una prima lettura superficiale eravamo convinti che la correzione di fine luglio / primi giorni di agosto non fosse stata catturata. Sbagliato! L'unica cosa che gli si può rimproverare è di non aver azzeccato correttamente la sua ampiezza, ma la direzione (ed è quello che conta) è molto precisa. Se continua ad essere così accurato, possiamo stare abbastanza tranquilli ancora per una decina di giorni, poi tra settembre ed ottobre dovremo allacciare le cinture di sicurezza. Per chi lo volesse, stiamo pensando di proteggere un pochino i portafogli  e se ne saremo convinti shorteremo dei futures sugli indici in modo da passare settembre ed ottobre non completamente full invested in ambito azionario. Se siete interessati fatevi avanti...

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Fa in effetti  impressione vedere la ripartenza dello S&P500 (+16.45% ytd) dopo che la scorsa settimana aveva raggiunto il supporto a 5230 punti: il timore che venisse sfondato era alto ma per fortuna il rimbalzo c'è stato ed ora siamo in prossimità della resistenza dei 5'600 punti. C'è solo una cosa che ci inquieta un pochino: questo rimbalzo è avvenuto, senza un aumento significativo dei volumi. Cosa significa? La scarsità di volume indica che il rimbalzo è avvenuto senza troppa convinzione - molti investitori sono rimasti in disparte - e potrebbe anche ribaltarsi da un momento all'altro. La prossima settimana sarà importante osservare se l'indice avrà la forza di superare i 5'600 punti e se lo farà, per essere un movimento rilevante, dovrà avvenire con volumi in netta crescita. Altrimenti siamo quasi certi che una volta raggiunta la resistenza si tornerà a scendere. Quindi un po' di prudenza è d'obbligo ricordandoci pure che siamo ritornati praticamente da dove siamo partiti un paio di settimane fa... un po' d'inquietudine è giustificata...




Discorso analogo per il Nasdaq (+17.46% ytd): confermato il supporto a 15'883 punti (aiutato anche dalla media mobile dei 200 giorni, linea blu) l'indice è rimbalzato ed anche in questo caso i volumi degli ultimi giorni sono stati leggermente ribassisti... (vedi freccia rossa). Il segnale non è buonissimo. Vedremo come si comporterà nei prossimi giorni e se avrà la forza di issarsi in prossimità dei 18'000 punti. Stiamo attenti...



Ancora più evidente la ripresa dell'Eurostoxx50 (+7.06% ytd) senza il supporto dei volumi fatto salvo per la giornata di venerdì (vedi freccia viola nei volumi). La prossima settimana sarà fondamentale ritornare sopra i 4'868 punti e soprattutto sarà importantissimo restarci... senza il sostegno dei volumi non sarà facile.



Anche lo SMI (+9.44% ytd per poco miglior borsa europea...) ha confermato il supporto a 11'450 punti ed ha ricoperto il primo dei due gap che avevamo segnalato la scorsa settimana. Rimane l'ultimo da chiudere (freccia blu) e siamo fiduciosi che tenterà di farlo;  non saremmo sorpresi di vedere raggiungere i 12'300 punti. Volumi scarsini anche alle nostre latitudini ma alcuni risultati societari di rilievo (primo fra tutti UBS) stanno compensando il poco entusiasmo degli investitori.

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Il franco svizzero un po' di valore questa settimana l'ha perso a favore del dollaro (in immagine) e dell'euro.
Ci piacerebbe vederlo andare sopra lo 0.8850 ma molto dipenderà da quello che sentiremo venerdì da Jakson Hole... se si intuirà che i tassi in America sono pronti per prendere la direzione della discesa (lo sapremo il 18 di settembre) potremmo anche assistere ad un nuovo indebolimento del dollaro e dovremo aspettare il 26 di settembre per vedere se la Banca Nazionale Svizzera taglierà anch'essa i tassi come se lo aspetta il mercato: da qui alla fine dell'anno la riduzione dei tassi nel nostro paese potrebbero essere ancora 2. Se la nostra valuta avrà la tendenza a rafforzarsi eccessivamente allora non bisognerà più usare il condizionale ed i tagli saranno pressoché certi.




Come avevamo immaginato (... e sperato!) l'euro contro franco è rimbalzato sul supporto (cerchio sulla linea rossa tratteggiata ) ed ha compiuto un classico ritracciamento del 50% del movimento ribassista. Ora arriva il difficile: bisogna superare la media mobile dei 200 giorni e provare ad issarsi almeno verso la resistenza posta a 0.9690, poi si vedrà. In agguato abbiamo la riunione della BCE il 12 di settembre dove la Lagarde potrebbe anche prendere la decisione di proseguire con il taglio ai tassi e per l'euro non sarà un bel momento... anche in questo caso dovremo poi vedere come reagirà la BNS.


L'euro contro dollaro da giugno a questa parte ha mostrato una certa tendenza al rafforzamento. Non è ancora riuscito ad issarsi stabilmente sopra 1.11 e fino ad allora noi teniamo il dollaro. Tra la decisione sui tassi della BCE e quella della FED passerà una settimana: ambedue le banche centrali sembrano aver l'intenzione di fare la stessa mossa annullandosi l'una con l'altra. Intuitivamente tagliando prima la BCE dovremmo avere un leggero aumento del dollaro che si riposizionerebbe verosimilmente al centro del canale di scorrimento orizzontale. Poi vedremo dove vorrà andare dopo la decisione della BCE. Non crediamo comunque che si apprezzerà più di tanto. Per il momento lo spostamento laterale resta ancora il nostro scenario preferito.


L'oro, è proprio il caso di dirlo, continua a brillare di luce propria! E' aiutato da una parte dalla retorica sul taglio dei tassi americani ed europei e dall'altra dalla sempre sostenuta attività delle solite Banche Centrali che stanno comprando a piene mani. Tecnicamente, dopo aver superato la resistenza dei 2420 dollari per oncia,  è abbastanza probabile che il nuovo target lo troviamo a 2'560 $. Per il momento la vendita di oro è fuori discussione!

Buona domenica!

martedì 6 agosto 2024

La paura fa 4'629

 4'629  (-12.89%) sono i punti che durante la sessione di lunedì 5 agosto ha perso l'indice Nikkei 225 e che annoveriamo tra i principiali indiziati che hanno dato il via alla corposa presa di profitto che ha coinvolto anche gli altri principali indici mondiali accanendosi soprattutto con quelli che sono in odore di bolla speculativa (uno a caso? Il Nasdaq americano...).

Ci eravamo ripromessi di tirare un po' il fiato ma ovviamente non possiamo rimanere con le mani in mano soprattutto quando la correzione che ha coinvolto la finanza internazionale è di questa portata.

La prima cosa da fare è quella di cercare di capire come mai ci siamo trovati, quasi di punto in bianco, in questa spiacevole situazione e per farlo dobbiamo tornare indietro di qualche giorno, più precisamente il 31 luglio quando la Banca del Giappone ha deciso di aumentare i tassi di interesse portandoli allo 0.25% con il preciso intento di ridare un po' di forza allo yen che, con la sua eccessiva debolezza, risulta essere il principale responsabile dell'inflazione giapponese. 


 

A dir la verità lo yen contro dollaro (linea nera) si stava già indebolendo da circa la metà del mese di luglio (riga rossa tratteggiata)  e pure il Nasdaq (linea blu) era entrato in una fase di consolidamento ma è proprio in concomitanza con l'aumento dei tassi giapponesi del 31 luglio (riga rossa) che lo yen si è ulteriormente rafforzato accentuando pure le perdite dell'indice tecnologico; i dati sulla disoccupazione americana del primo di agosto hanno fatto il resto:


  • Richieste iniziali di disoccupazione: 249K (atteso: 236k; precedente: 235k)
Il dato è peggiore delle aspettative ma il trend della disoccupazione non ci sembra che sia in netto rialzo...


  • Richieste di disoccupazione continua: 1'877k (atteso: 1'860k; precedente: 1'844k)
...anche le richieste continue, in effetti in leggero rialzo da qualche settimana, non sembrano per il momento destare troppe preoccupazioni.

A questo punto per capirci qualche cosa dobbiamo scomodare la regola di Sahm:

In parole molto povere questa regola afferma che una recessione è probabile se il tasso di disoccupazione mensile (aggiustato stagionalmente) aumenta di almeno 0,5 punti percentuali rispetto al minimo dei precedenti 12 mesi. Chi la segue è convinto che questo semplice indicatore sia piuttosto efficace e con gli ultimi dati sulla disoccupazione appena pubblicati, la regola risulta attivata ed una recessione dell'economia è probabile.

Come al solito il mercato americano, sentendo parlare di recessione,  ha reagito di pancia e già lo scorso venerdì ci ha mostrato di non gradire più di tanto i dolori allo stomaco...


... che si sono accentuati lunedì 5 agosto in scia alla peggior performance giornaliera del Nikkei225 che tanto male in una sola giornata non aveva mai fatto (-12%) e che ha spinto il VIX, l'indice della paura, a dei livelli che non si vedevano più dai tempi della pandemia per poi, fortunatamente, rientrare in zona 30 a su di lì (freccia blu).

A questo punto cosa dobbiamo pensare? Stiamo andando incontro da una recessione? Secondo la regola di Sahn la cosa non è improbabile... E se sarà recessione sarà una di quelle tecniche (almeno due trimestri di crescita del PIL negativi) o ci dobbiamo aspettare una recessione di quelle serie che l'economia la manda al tappeto?

Difficile rispondere con certezza ma alcune riflessioni si possono fare:

  • ISM servizi luglio: 51.4 (atteso: 50.9; precedente: 48.8)
E' vero che siamo in pieno periodo estivo e quindi i servizi ne traggono un certo vantaggio ma comunque sia quanto pubblicato ieri (5 agosto) ci suggerisce che per il momento il settore è in espansione e se aggiungiamo che dal punto di vista occupazionale la situazione non è drammatica (siamo pure sempre ancora vicini ai minimi, magari non storici ma poco ci manca...) per il momento vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno.


Ricordiamoci che non sempre le Teorie aderiscono alla pratica (il nostro non è il mondo delle scienze esatte...) Ricordate la regola che dice che dopo un  corposo aumento dei tassi da parte delle Banche Centrali, come quello visto nel 2022, dobbiamo aspettarci dopo 12 o 18 mesi una entrata in recessione dell'economia? Sono passati più di due anni dai primi aumenti dei tassi orchestrati dalla FED ma l'ultimo rilevamento del PIL americano (25.07) ci dice che l'economia è ancora in crescita del 2.8% (precedente: 1.4%) e di recessione (non quella tecnica ma quella seria con il meno davanti al PIL) per il momento non se ne vede

Ma la cosa che ci lascia più perplessi è che quanto il mercato si aspetta (maggior disoccupazione, rallentamento economico, ecc) è esattamente quello che sta aspettando la FED per procedere ad un taglio ai tassi. Una manna per i mercati azionari e se non l'ha ancora fatto è perché l'appiccicosa inflazione è sempre incollata al 3 e rotti percento, ancora lontana dallo sperato 2%. Ma se proprio si andrà in recessione spazio per degli abbondanti tagli ai tassi ed evitare il peggio ne abbiamo parecchio!


La cosa interessante che vogliamo portare alla vostra attenzione sono le aspettative sui tassi guida che sono tornate a prezzare nei prossimi 6 mesi (febbraio 2025) 5 tagli negli USA, 3 in Europa e 2 in Svizzera... se la cosa vi suona famigliare sappiate che sono più o meno le aspettative che avevamo all'inizio di quest'anno.
In America si aspettano un taglio a settembre che potrebbe anche essere di mezzo punto (ma non sarà facile in quanto il messaggio che passerebbe sarebbe quello dell'urgenza, come dire che la FED si è svegliata tardi...); in Europa si potrebbe anche tagliare di un quarto di punto a settembre (soprattutto se la Lagarde si accorda con Powell...) mentre la Svizzera tirerà dritta per la sua strada e taglierà senza indugi soprattutto ora che si è ritrovata con un franco ipertrofico galvanizzato, da una parte, da quanto successo in questi giorni sui mercati finanziari e, dall'altra, da quanto accade (o sta per accadere) in quell'angolo di mondo che è il Medioriente...

E' chiaro che le aspettative per i tagli ai tassi hanno drenato un po' di acqua al mulino del settore obbligazionario che in questi ultimi giorni non si sta comportando affatto male:


Finalmente quelle in dollari stanno portando da inizio anno un rendimento totale positivo: 1.63% non è moltissimo ma non dimentichiamoci che abbiamo passato praticamente i primi 6 mesi dell'anno con rendimenti totali negativi che ovviamente non piacevano né a noi e tanto meno a voi! Insomma, si è tornati a comprare bonds in dollari e se le aspettative questa volta sono corrette il trend non può che aumentare.



Discorso molto simile anche per il reparto del reddito fisso in euro...


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Prima di passere velocemente in rassegna i mercati azionari, diamo un'occhiata a quanto successo in queste ultime settimane per quanto riguarda gli utili trimestrali americani:




Mancano all'appello ancora poco più di un centinaio di società e poi anche questa stagione degli utili possiamo schedarla: la cosa più evidente e che forse riesce in parte a spiegare i grandi movimenti di questi giorni sono le sorprese legate agli utili. Se nelle ultime 4 stagioni, rispetto alle aspettative, ci sono state sorprese positive quantificabili in un valore superiore al 7%, per quest'ultima stagione si prospettano sorprese meno corpose che probabilmente si assesteranno attorno ad un valore vicino al 5% (ovale rosso) poco soddisfacente.
 Per chi bada al sodo possiamo dire che i risultati pubblicati, non solo dalle aziende americane,  tutto sommato non sono malaccio ma in molti casi non riescono più a giustificare P/E eccessivi. Questo probabilmente è il vero motivo del sell off al quale abbiamo assistito in questi giorni. Speriamo che i valori di molte azioni siano ora, in termini di P/E, più ragionevoli... vedremo dove i mercati si assesteranno e poi andremo a controllare. Per il momento stiamo fermi e non investiamo.


I 5'600 punti ci sembravano già un bel traguardo per lo S&P500 (10.13% ytd)  e francamente ai 5'800 (molti target puntavano lassù) non ci abbiamo mai creduto troppo. Appunto, il troppo storpia! Avremmo visto di buon occhio un bello spostamento laterale fino alle elezioni americane ma non sembra per il momento possibile. La dinamica è tornata ad essere ribassista e probabilmente nei prossimi giorni potremmo anche vedere i 5'000 punti dove l'indice troverebbe supporto anche sulla media mobile dei 200 giorni (linea blu). Non siamo molto distanti e prima di fare qualche cosa vediamo se ci si arriva.
Rincuora il fatto di essere in ipervenduto (cerchio nero) e ci sono due gaps ribassisti (frecce blu) da andare a ricoprire. Dal canto nostro siamo contenti di aver preso qualche profitto nelle settimane passate... cash ne abbiamo...



Il Nasdaq (8.98% ytd) non è certo stato risparmiato dalla correzione! Ha lasciato sul campo una quindicina di punti percentuali e speriamo si fermi qui. Ha raggiunto un debole supporto a 15'883 punti che comunque è stato rinforzato dall'incontro con la media mobile dei 200 giorni che dovrebbe fungere anch'essa da sostegno. Netto l'ipervenduto e quindi lecito attendersi nei prossimi giorni una reazione al rialzo.



Non bellissima la situazione dell'Eurostoxx50 (+3.8% ytd) già appesantito dalle vicende politiche francesi. Purtroppo il quadro tecnico non è bellissimo: sfondato il supporto a 4'868 si è diretto in tre giorni verso quello nuovo che non è altro che la famosa resistenza a 4'400 (frecce rosse) con la quale avevamo lottato per mesi, prima di superarla, nel 2023. Ad esser pignoli, un piccolo supporto lo vediamo anche a questi livelli (4500) ma non sembra molto convincente. Vediamo nei prossimi giorni se torniamo in prossimità dei 4'400 potremmo essere compratori.


 Anche lo SMI (+3.89%) con tutta la fatica che ha fatto per riportarsi ai livelli delle altre borse ha subito una severa correzione: siamo vicini al supporto degli 11'400 punti al quale anche in questo caso fa da supporto la media mobile dei 200 giorni (linea blu). Due gaps (frecce blu) lasciano aperta la speranza che prima o poi si vada a coprirli ma, se non ci sarà una reazione positiva nei prossimi giorni,  sarà più poi che prima... Non bello.

Insomma, riassumendo la situazione delle borse non è bellissima. A dir la verità ci sono molte aziende che dopo questa correzione ci piacciono e ne abbiamo selezionata qualcuna che potrebbe entrare nei nostri depositi ma prima di farlo dobbiamo capire se la buriana è già passata...

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Altro capitolo complicato è quello legato ai cambi. 




Franco svizzero superstar... bello per colloro che pensano in dollari o in euro; un po' meno per chi ha la valuta di riferimento in chf. Eravamo convintissimi che il destino del dollaro/franco fosse quello di uno spostamento laterale tra lo 0.88.50 e lo 0.92... ritrovarselo in 2 giorni a 0.8552 fa male. E' in nettissimo ipervenduto e pensiamo che nei prossimi giorni si possa anche assistere ad un rimbalzo, poi vedremo cosa fare... 


E' abbastanza evidente che il dollaro ha perso smalto anche nei confronti dell'euro che ritroviamo ora in prossimità dell'1.09... per il momento è ancora in spostamento laterale. Attenzione: non siamo ancora in prossimità della resistenza a 1.11 ma se la si supera per il dollaro contro euro non sarà un bel momento...



Per una frazione di secondo l'euro nella sua storia non è mai stato così debole nei confronti del franco svizzero... poi è rimbalzato e si è assestato sul supporto dinamico e speriamo ci rimanga... Nettisimo ipervenduto: una reazione è auspicabile... se non ci sarà vedremo la Banca Nazionale Svizzera cosa intenderà fare ma con un euro a questi livelli non può che procedere con i tagli attesi dagli investitori. (che farebbero molto bene anche alla borsa...)



L'oro è galvanizzato dalla situazione Mediorientale e, come abbiamo visto, dalla prospettiva di tagli ai tassi che probabilmente arriveranno nei prossimi mesi da un po' tutte le parti. Che dire: per il momento chi ce l'ha, lo tenga!

Sorry per la scrittura un po' raffazzonata ma la fretta non aiuta.

Buona serata!