martedì 6 agosto 2024

La paura fa 4'629

 4'629  (-12.89%) sono i punti che durante la sessione di lunedì 5 agosto ha perso l'indice Nikkei 225 e che annoveriamo tra i principiali indiziati che hanno dato il via alla corposa presa di profitto che ha coinvolto anche gli altri principali indici mondiali accanendosi soprattutto con quelli che sono in odore di bolla speculativa (uno a caso? Il Nasdaq americano...).

Ci eravamo ripromessi di tirare un po' il fiato ma ovviamente non possiamo rimanere con le mani in mano soprattutto quando la correzione che ha coinvolto la finanza internazionale è di questa portata.

La prima cosa da fare è quella di cercare di capire come mai ci siamo trovati, quasi di punto in bianco, in questa spiacevole situazione e per farlo dobbiamo tornare indietro di qualche giorno, più precisamente il 31 luglio quando la Banca del Giappone ha deciso di aumentare i tassi di interesse portandoli allo 0.25% con il preciso intento di ridare un po' di forza allo yen che, con la sua eccessiva debolezza, risulta essere il principale responsabile dell'inflazione giapponese. 


 

A dir la verità lo yen contro dollaro (linea nera) si stava già indebolendo da circa la metà del mese di luglio (riga rossa tratteggiata)  e pure il Nasdaq (linea blu) era entrato in una fase di consolidamento ma è proprio in concomitanza con l'aumento dei tassi giapponesi del 31 luglio (riga rossa) che lo yen si è ulteriormente rafforzato accentuando pure le perdite dell'indice tecnologico; i dati sulla disoccupazione americana del primo di agosto hanno fatto il resto:


  • Richieste iniziali di disoccupazione: 249K (atteso: 236k; precedente: 235k)
Il dato è peggiore delle aspettative ma il trend della disoccupazione non ci sembra che sia in netto rialzo...


  • Richieste di disoccupazione continua: 1'877k (atteso: 1'860k; precedente: 1'844k)
...anche le richieste continue, in effetti in leggero rialzo da qualche settimana, non sembrano per il momento destare troppe preoccupazioni.

A questo punto per capirci qualche cosa dobbiamo scomodare la regola di Sahm:

In parole molto povere questa regola afferma che una recessione è probabile se il tasso di disoccupazione mensile (aggiustato stagionalmente) aumenta di almeno 0,5 punti percentuali rispetto al minimo dei precedenti 12 mesi. Chi la segue è convinto che questo semplice indicatore sia piuttosto efficace e con gli ultimi dati sulla disoccupazione appena pubblicati, la regola risulta attivata ed una recessione dell'economia è probabile.

Come al solito il mercato americano, sentendo parlare di recessione,  ha reagito di pancia e già lo scorso venerdì ci ha mostrato di non gradire più di tanto i dolori allo stomaco...


... che si sono accentuati lunedì 5 agosto in scia alla peggior performance giornaliera del Nikkei225 che tanto male in una sola giornata non aveva mai fatto (-12%) e che ha spinto il VIX, l'indice della paura, a dei livelli che non si vedevano più dai tempi della pandemia per poi, fortunatamente, rientrare in zona 30 a su di lì (freccia blu).

A questo punto cosa dobbiamo pensare? Stiamo andando incontro da una recessione? Secondo la regola di Sahn la cosa non è improbabile... E se sarà recessione sarà una di quelle tecniche (almeno due trimestri di crescita del PIL negativi) o ci dobbiamo aspettare una recessione di quelle serie che l'economia la manda al tappeto?

Difficile rispondere con certezza ma alcune riflessioni si possono fare:

  • ISM servizi luglio: 51.4 (atteso: 50.9; precedente: 48.8)
E' vero che siamo in pieno periodo estivo e quindi i servizi ne traggono un certo vantaggio ma comunque sia quanto pubblicato ieri (5 agosto) ci suggerisce che per il momento il settore è in espansione e se aggiungiamo che dal punto di vista occupazionale la situazione non è drammatica (siamo pure sempre ancora vicini ai minimi, magari non storici ma poco ci manca...) per il momento vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno.


Ricordiamoci che non sempre le Teorie aderiscono alla pratica (il nostro non è il mondo delle scienze esatte...) Ricordate la regola che dice che dopo un  corposo aumento dei tassi da parte delle Banche Centrali, come quello visto nel 2022, dobbiamo aspettarci dopo 12 o 18 mesi una entrata in recessione dell'economia? Sono passati più di due anni dai primi aumenti dei tassi orchestrati dalla FED ma l'ultimo rilevamento del PIL americano (25.07) ci dice che l'economia è ancora in crescita del 2.8% (precedente: 1.4%) e di recessione (non quella tecnica ma quella seria con il meno davanti al PIL) per il momento non se ne vede

Ma la cosa che ci lascia più perplessi è che quanto il mercato si aspetta (maggior disoccupazione, rallentamento economico, ecc) è esattamente quello che sta aspettando la FED per procedere ad un taglio ai tassi. Una manna per i mercati azionari e se non l'ha ancora fatto è perché l'appiccicosa inflazione è sempre incollata al 3 e rotti percento, ancora lontana dallo sperato 2%. Ma se proprio si andrà in recessione spazio per degli abbondanti tagli ai tassi ed evitare il peggio ne abbiamo parecchio!


La cosa interessante che vogliamo portare alla vostra attenzione sono le aspettative sui tassi guida che sono tornate a prezzare nei prossimi 6 mesi (febbraio 2025) 5 tagli negli USA, 3 in Europa e 2 in Svizzera... se la cosa vi suona famigliare sappiate che sono più o meno le aspettative che avevamo all'inizio di quest'anno.
In America si aspettano un taglio a settembre che potrebbe anche essere di mezzo punto (ma non sarà facile in quanto il messaggio che passerebbe sarebbe quello dell'urgenza, come dire che la FED si è svegliata tardi...); in Europa si potrebbe anche tagliare di un quarto di punto a settembre (soprattutto se la Lagarde si accorda con Powell...) mentre la Svizzera tirerà dritta per la sua strada e taglierà senza indugi soprattutto ora che si è ritrovata con un franco ipertrofico galvanizzato, da una parte, da quanto successo in questi giorni sui mercati finanziari e, dall'altra, da quanto accade (o sta per accadere) in quell'angolo di mondo che è il Medioriente...

E' chiaro che le aspettative per i tagli ai tassi hanno drenato un po' di acqua al mulino del settore obbligazionario che in questi ultimi giorni non si sta comportando affatto male:


Finalmente quelle in dollari stanno portando da inizio anno un rendimento totale positivo: 1.63% non è moltissimo ma non dimentichiamoci che abbiamo passato praticamente i primi 6 mesi dell'anno con rendimenti totali negativi che ovviamente non piacevano né a noi e tanto meno a voi! Insomma, si è tornati a comprare bonds in dollari e se le aspettative questa volta sono corrette il trend non può che aumentare.



Discorso molto simile anche per il reparto del reddito fisso in euro...


***

Prima di passere velocemente in rassegna i mercati azionari, diamo un'occhiata a quanto successo in queste ultime settimane per quanto riguarda gli utili trimestrali americani:




Mancano all'appello ancora poco più di un centinaio di società e poi anche questa stagione degli utili possiamo schedarla: la cosa più evidente e che forse riesce in parte a spiegare i grandi movimenti di questi giorni sono le sorprese legate agli utili. Se nelle ultime 4 stagioni, rispetto alle aspettative, ci sono state sorprese positive quantificabili in un valore superiore al 7%, per quest'ultima stagione si prospettano sorprese meno corpose che probabilmente si assesteranno attorno ad un valore vicino al 5% (ovale rosso) poco soddisfacente.
 Per chi bada al sodo possiamo dire che i risultati pubblicati, non solo dalle aziende americane,  tutto sommato non sono malaccio ma in molti casi non riescono più a giustificare P/E eccessivi. Questo probabilmente è il vero motivo del sell off al quale abbiamo assistito in questi giorni. Speriamo che i valori di molte azioni siano ora, in termini di P/E, più ragionevoli... vedremo dove i mercati si assesteranno e poi andremo a controllare. Per il momento stiamo fermi e non investiamo.


I 5'600 punti ci sembravano già un bel traguardo per lo S&P500 (10.13% ytd)  e francamente ai 5'800 (molti target puntavano lassù) non ci abbiamo mai creduto troppo. Appunto, il troppo storpia! Avremmo visto di buon occhio un bello spostamento laterale fino alle elezioni americane ma non sembra per il momento possibile. La dinamica è tornata ad essere ribassista e probabilmente nei prossimi giorni potremmo anche vedere i 5'000 punti dove l'indice troverebbe supporto anche sulla media mobile dei 200 giorni (linea blu). Non siamo molto distanti e prima di fare qualche cosa vediamo se ci si arriva.
Rincuora il fatto di essere in ipervenduto (cerchio nero) e ci sono due gaps ribassisti (frecce blu) da andare a ricoprire. Dal canto nostro siamo contenti di aver preso qualche profitto nelle settimane passate... cash ne abbiamo...



Il Nasdaq (8.98% ytd) non è certo stato risparmiato dalla correzione! Ha lasciato sul campo una quindicina di punti percentuali e speriamo si fermi qui. Ha raggiunto un debole supporto a 15'883 punti che comunque è stato rinforzato dall'incontro con la media mobile dei 200 giorni che dovrebbe fungere anch'essa da sostegno. Netto l'ipervenduto e quindi lecito attendersi nei prossimi giorni una reazione al rialzo.



Non bellissima la situazione dell'Eurostoxx50 (+3.8% ytd) già appesantito dalle vicende politiche francesi. Purtroppo il quadro tecnico non è bellissimo: sfondato il supporto a 4'868 si è diretto in tre giorni verso quello nuovo che non è altro che la famosa resistenza a 4'400 (frecce rosse) con la quale avevamo lottato per mesi, prima di superarla, nel 2023. Ad esser pignoli, un piccolo supporto lo vediamo anche a questi livelli (4500) ma non sembra molto convincente. Vediamo nei prossimi giorni se torniamo in prossimità dei 4'400 potremmo essere compratori.


 Anche lo SMI (+3.89%) con tutta la fatica che ha fatto per riportarsi ai livelli delle altre borse ha subito una severa correzione: siamo vicini al supporto degli 11'400 punti al quale anche in questo caso fa da supporto la media mobile dei 200 giorni (linea blu). Due gaps (frecce blu) lasciano aperta la speranza che prima o poi si vada a coprirli ma, se non ci sarà una reazione positiva nei prossimi giorni,  sarà più poi che prima... Non bello.

Insomma, riassumendo la situazione delle borse non è bellissima. A dir la verità ci sono molte aziende che dopo questa correzione ci piacciono e ne abbiamo selezionata qualcuna che potrebbe entrare nei nostri depositi ma prima di farlo dobbiamo capire se la buriana è già passata...

***

Altro capitolo complicato è quello legato ai cambi. 




Franco svizzero superstar... bello per colloro che pensano in dollari o in euro; un po' meno per chi ha la valuta di riferimento in chf. Eravamo convintissimi che il destino del dollaro/franco fosse quello di uno spostamento laterale tra lo 0.88.50 e lo 0.92... ritrovarselo in 2 giorni a 0.8552 fa male. E' in nettissimo ipervenduto e pensiamo che nei prossimi giorni si possa anche assistere ad un rimbalzo, poi vedremo cosa fare... 


E' abbastanza evidente che il dollaro ha perso smalto anche nei confronti dell'euro che ritroviamo ora in prossimità dell'1.09... per il momento è ancora in spostamento laterale. Attenzione: non siamo ancora in prossimità della resistenza a 1.11 ma se la si supera per il dollaro contro euro non sarà un bel momento...



Per una frazione di secondo l'euro nella sua storia non è mai stato così debole nei confronti del franco svizzero... poi è rimbalzato e si è assestato sul supporto dinamico e speriamo ci rimanga... Nettisimo ipervenduto: una reazione è auspicabile... se non ci sarà vedremo la Banca Nazionale Svizzera cosa intenderà fare ma con un euro a questi livelli non può che procedere con i tagli attesi dagli investitori. (che farebbero molto bene anche alla borsa...)



L'oro è galvanizzato dalla situazione Mediorientale e, come abbiamo visto, dalla prospettiva di tagli ai tassi che probabilmente arriveranno nei prossimi mesi da un po' tutte le parti. Che dire: per il momento chi ce l'ha, lo tenga!

Sorry per la scrittura un po' raffazzonata ma la fretta non aiuta.

Buona serata!  









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