domenica 18 agosto 2024

Rimbalzi senza troppa convinzione




Undici giorni dopo esserci presi un bello spavento siamo tornati ai piedi della scala! Non siamo noi a dirlo ma basta gettare un'occhiata all'indice VIX, quello che misura la paura del mercato, per rendercene conto: venerdì ha chiuso la sessione settimanale a 14.8 lasciandoci con un grosso punto interrogativo stampato sulla faccia.

Ma cosa diavolo è successo per generare una tale volatilità? Molti analisti hanno giustificato questi movimenti adducendo ad una probabile entrata in recessione dell'economia americana e a sostegno della loro ipotesi hanno pure fatto appello alla regola di Sahm ma, come vedremo fra poco, questa teoria per il momento non regge.

La spiegazione di un tale movimento è a nostro giudizio più tecnica e cercheremo di esporla brevemente cercando di fare un po' di chiarezza...  (per chi non è interessato a capire cosa è successo può tranquillamente andare al prossimo paragrafo segnalato con i ***) :

  • La scorsa settimana abbiamo visto come lo yen è stato vittima di un feroce carry trade avviatosi almeno un paio di anni fa. In sostanza gli speculatori (ma non solo loro...) hanno preso in prestito tonnellate di yen a tassi molto vicini allo zero. Questo denaro è poi stato trasformato in dollari (ma non solo...) ed è stato utilizzato per acquistare Treasury dai rendimenti vicini al 5% mentre una parte consistente è di certo confluita nel mercato azionario alimentando un trend che ha portato lo S&P500 ed il Nasdaq a mettere a segno reiterati massimi storici. Sicuramente anche i Magnifici 7 hanno beneficiato di questa manna. Ricordiamoci una regola: tutto quello che è preso in prestito prima o poi deve essere restituito...
  • Ma di quanti soldi stiamo parlando? Purtroppo con precisione non lo sappiamo ma le cifre sono consistenti: uno studio di UBS quantifica il carry trade yen-dollaro in almeno 500 miliardi mentre JP Morgan stima che in ballo ci siano addirittura qualche migliaio di miliardi. Insomma, non riuscire a quantificare con precisione le dimensioni del carry trade è una parte del problema in quanto non si sa con certezza dove potremmo andare a parare. Ecco da dove deriva l'ansia dei mercati di questi giorni e che spiega una parte dei 65 punti raggiunti dal VIX in un men che non si dica.
  • Il 19 marzo di quest'anno la Banca del Giappone rialza una prima volta i tassi di interesse portandoli allo 0% e alla fine di luglio procede ad un ulteriore rialzo dello 0.25% generando con questa seconda mossa un'azione di ricopertura dei debiti contratti in yen. La festa sembra quindi finita. In buona sostanza si vende a piene mani dollari, si ricompera la valuta giapponese che nel giro di 3 giorni si apprezza di quasi un 10% e si rimborsano i prestiti in yen.  Allo stato attuale si stima che quasi i 2/3 dei prestiti siano stati restituiti ma il dato ve preso veramente con le pinze dal momento che non sappiamo esattamente quali sono le cifre in gioco.
  • E' abbastanza probabile che una buona parte dei dollari utilizzati per il riacquisto degli yen provengano dalla vendita di azioni che hanno in tal modo subito consistenti ribassi: se ben ricordate il Nasdaq è collassato del 20% e lo S&P500 ha perso quasi 10 punti percentuali. Purtroppo al peggio non c'è mai fine e quando i mercati subiscono perdite consistenti come quelle di inizio agosto ad alimentarle ci sono pure i margin call  promossi dalle banche che hanno concesso prestiti dietro garanzia di un deposito titoli. Quando il valore dei titoli,  a causa del crollo,  non è più sufficiente per garantire i margini richiesti dalla banca o si apporta del denaro fresco (raramente fattibile) oppure la banca ti obbliga a vendere i titoli in deposito contribuendo in tal modo ad accentuare i ribassi delle borse. Fine della storia.

Quella della chiusura del carry trade in yen è probabilmente la scintilla che dato il via a questa correzione lampo. Comunque sia, quando dei mercati azionari in poco più di sette mesi mettono a segno delle performances del 20% (S&P500) o del 24% (Nasdaq),  un po' di paura dobbiamo comunque averla in quanto una correzione prima o poi arriva... è solo una questione di tempo.

***

Come abbiamo già sottolineato per il momento possiamo toglierci dalla testa che l'economia americana si trova ad un passo da una recessione seria. Potrebbe anche andarci ma non prossimamente. I dati pubblicati questa settimana parlano chiaro:

martedì  13.8:
  • Prezzi alla produzione a/a luglio: +2.2% (atteso: 2.3%; precedente: 2.7%)
Produrre costa meno del previsto e probabilmente i consumatori saranno contenti; l'inflazione pure.

mercoledì 14.8:
  • Consumer Price Index luglio:          2.9% (atteso: 3%; precedente: 3%)
  • Core Consumer Price Index luglio: 3.2% (atteso: 3.2%; precedente: 3.3%)
Dato importantissimo: l'inflazione non è cresciuta e si sta consolidando attorno al 3%. Il 2% sembra ancora lontano ma oramai pensiamo che non sia più un obiettivo imprescindibile... i tassi possono scendere e a settembre vedremo probabilmente un taglio dello 0.25%.

Giovedì 15.8:
  • Vendite al dettaglio luglio: 1% (atteso: 0.4%; precedente: -0.2%)
  • Vendite al dettaglio senza auto luglio: 0.4% (atteso: 0.1%; precedente: 0.5%)
Le vendite di auto nuove hanno contribuito in maniera determinante al buon dato del mese di luglio. Finalmente, dopo essere state vittime di un hackeraggio durato quasi un anno intero,  le concessionarie hanno nuovamente a disposizione la piattaforma informatica a livello nazionale ed hanno ricominciato a vendere auto con maggior efficienza. Comunque sia in America si continua a spendere e questo ci fa piacere ben sapendo che  i consumi contribuiscono per i 2/3 alla formazione del PIL...
  • Nuove richieste disoccupazione agosto 10: 227k (atteso: 235k; precedente: 234k)
  • Richieste continue 3 agosto: 1'864k (atteso: 1'870; precedente: 1'871k)
Si temeva un aumento della disoccupazione quale indicatore di una possibile entrata in recessione dell'economia... ma per il momento bisogna ancora attendere. I dati pubblicati sono leggermente migliori delle aspettative.

Venerdì 16.8:
  • Sentimento dei consumatori agosto (dato preliminare): 67.8 (atteso: 66.6; precedente: 66.4)
Per questo indicatore, messo a punto dall'Università del Michigan, si tratta del primo aumento dopo 5 mesi ed anche se una rondine non fa primavera fa piacere venire a sapere che la fiducia dei consumatori non è sotto la suola delle scarpe. C'è ovviamente molto spazio per un miglioramento e se così sarà lo vedremo nei prossimi mesi. Per il momento l'americano medio lavora, i salari sono ancora al rialzo e di conseguenza continua a spendere. Un americano che spende fa bene anche ai bilanci aziendali che per il momento non sono malaccio e potrebbero continuare a sostenere le borse.

Insomma, con dei dati simili è difficile parlare di un'economia che sta sull'orlo di un baratro e se proprio ci andremo vicino a questo precipizio non dobbiamo aver troppo timore: i tassi sono ancora molto alti e spazio per una serie importante di tagli ne abbiamo parecchio;  di certo ci sono gli strumenti per  evitare dannosi hard landing... saremmo meno disinvolti se non ci fossero!

A tal proposito annotatevi nell'agenda il discorso che Powell farà venerdì prossimo a Jakson Hole, il tradizionale simposio dei banchieri centrali di mezzo mondo, dove capiremo quanto effettivamente saremo vicini ad un taglio ai tassi e se potremo contare su di una riduzione, che tendiamo a quantificare in un quarto di punto,  già a partire dal mese di settembre (Riunione FED 17/18 settembre).

Per vostra informazione il mercato oggi sconta che, fra un anno, i fed fund rates saranno vicino al 3.5% ovverosia 200 basis points in meno rispetto alle rese odierne:  la qualcosa è probabile e siamo quindi indotti ad allungare un po' le scandenze obbligazionarie in dollari.

A questo punto se non andiamo in recessione con tutto quello che ne consegue, cosa potrebbe ancora rovinare la festa? 
Probabilmente non dobbiamo completamente sottostimare la situazione geo-politica che tanto facile da decifrare non è. Una cosa è certa: fino a quando i vari conflitti rimarranno circoscritti nelle attuali zone di guerra e non tenderanno ad allargarsi, tutto quanto succede sembra essere in un certo qual modo già stato digerito dall'opinione pubblica internazionale che oramai a queste guerre è completamente assuefatta come assuefatti sono i mercati finanziari. 
Bisognerà invece iniziare a preoccuparsi quando un paese verrà attaccato senza che l'aggressore abbia preventivamente citofonato al quartier generale nemico annunciando che probabilmente lo aggredirà entro un determinato numero di giorni; questa forma di gentle reminder è quello che sta ripetutamente succedendo da diverse settimane nello scacchiere mediorientale a dimostrazione del fatto che nessuno ha davvero voglia di menar le mani sul serio. Questo il mercato sembra averlo capito. 


***

La scorsa settimana abbiamo gettato un'occhiata generale agli utili aziendali dello S&P500 del secondo trimestre e se vi ricordate bene, malgrado qualche riduzione della percentuale delle sorprese, i dati sono ancora buoni. Questa settimana siamo andati a vedere come si sono comportate le società che compongono il gruppo dei Magnifici 7 ed abbiamo confrontato il primo trimestre con il secondo:



Salta all'occhio come Tesla non riesca a soddisfare le aspettative degli analisti e pure Apple non riesce più a stupire come una volta.  Bene Amazon che dei M7 sembra essere quella che è maggiormente in grado di creare sorprese positive. Aspettiamo con ansia per fine mese (28.8) i numeri di Nvidia che come potete osservare sono attesi in netta diminuzione: si passa da un utile per azione di 6.12$ del primo trimestre ad un'attesa di 0.64 centesimi... ovviamente non si può crescere all'infinito.

Un'occhiata alle performance ytd non guasta: 


Meta ed Nvidia sono superstars, le altre si tallonano l'un l'altra senza riuscire a mettere a segno gli stessi risultati (eccezionali) conseguiti lo scorso anno. In effetti si inizia a capire che i grandi vantaggi che porterà l'intelligenza artificiale debbono essere diluiti  su di un lasso di tempo molto più lungo del previsto. Insomma: i grandi miglioramenti attesi non sono tutti per domani.

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E' da un po' di tempo che non vi proponiamo l'algoritmo dell'amico Ned Davis:


Come al solito impressiona per precisione... Ad una prima lettura superficiale eravamo convinti che la correzione di fine luglio / primi giorni di agosto non fosse stata catturata. Sbagliato! L'unica cosa che gli si può rimproverare è di non aver azzeccato correttamente la sua ampiezza, ma la direzione (ed è quello che conta) è molto precisa. Se continua ad essere così accurato, possiamo stare abbastanza tranquilli ancora per una decina di giorni, poi tra settembre ed ottobre dovremo allacciare le cinture di sicurezza. Per chi lo volesse, stiamo pensando di proteggere un pochino i portafogli  e se ne saremo convinti shorteremo dei futures sugli indici in modo da passare settembre ed ottobre non completamente full invested in ambito azionario. Se siete interessati fatevi avanti...

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Fa in effetti  impressione vedere la ripartenza dello S&P500 (+16.45% ytd) dopo che la scorsa settimana aveva raggiunto il supporto a 5230 punti: il timore che venisse sfondato era alto ma per fortuna il rimbalzo c'è stato ed ora siamo in prossimità della resistenza dei 5'600 punti. C'è solo una cosa che ci inquieta un pochino: questo rimbalzo è avvenuto, senza un aumento significativo dei volumi. Cosa significa? La scarsità di volume indica che il rimbalzo è avvenuto senza troppa convinzione - molti investitori sono rimasti in disparte - e potrebbe anche ribaltarsi da un momento all'altro. La prossima settimana sarà importante osservare se l'indice avrà la forza di superare i 5'600 punti e se lo farà, per essere un movimento rilevante, dovrà avvenire con volumi in netta crescita. Altrimenti siamo quasi certi che una volta raggiunta la resistenza si tornerà a scendere. Quindi un po' di prudenza è d'obbligo ricordandoci pure che siamo ritornati praticamente da dove siamo partiti un paio di settimane fa... un po' d'inquietudine è giustificata...




Discorso analogo per il Nasdaq (+17.46% ytd): confermato il supporto a 15'883 punti (aiutato anche dalla media mobile dei 200 giorni, linea blu) l'indice è rimbalzato ed anche in questo caso i volumi degli ultimi giorni sono stati leggermente ribassisti... (vedi freccia rossa). Il segnale non è buonissimo. Vedremo come si comporterà nei prossimi giorni e se avrà la forza di issarsi in prossimità dei 18'000 punti. Stiamo attenti...



Ancora più evidente la ripresa dell'Eurostoxx50 (+7.06% ytd) senza il supporto dei volumi fatto salvo per la giornata di venerdì (vedi freccia viola nei volumi). La prossima settimana sarà fondamentale ritornare sopra i 4'868 punti e soprattutto sarà importantissimo restarci... senza il sostegno dei volumi non sarà facile.



Anche lo SMI (+9.44% ytd per poco miglior borsa europea...) ha confermato il supporto a 11'450 punti ed ha ricoperto il primo dei due gap che avevamo segnalato la scorsa settimana. Rimane l'ultimo da chiudere (freccia blu) e siamo fiduciosi che tenterà di farlo;  non saremmo sorpresi di vedere raggiungere i 12'300 punti. Volumi scarsini anche alle nostre latitudini ma alcuni risultati societari di rilievo (primo fra tutti UBS) stanno compensando il poco entusiasmo degli investitori.

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Il franco svizzero un po' di valore questa settimana l'ha perso a favore del dollaro (in immagine) e dell'euro.
Ci piacerebbe vederlo andare sopra lo 0.8850 ma molto dipenderà da quello che sentiremo venerdì da Jakson Hole... se si intuirà che i tassi in America sono pronti per prendere la direzione della discesa (lo sapremo il 18 di settembre) potremmo anche assistere ad un nuovo indebolimento del dollaro e dovremo aspettare il 26 di settembre per vedere se la Banca Nazionale Svizzera taglierà anch'essa i tassi come se lo aspetta il mercato: da qui alla fine dell'anno la riduzione dei tassi nel nostro paese potrebbero essere ancora 2. Se la nostra valuta avrà la tendenza a rafforzarsi eccessivamente allora non bisognerà più usare il condizionale ed i tagli saranno pressoché certi.




Come avevamo immaginato (... e sperato!) l'euro contro franco è rimbalzato sul supporto (cerchio sulla linea rossa tratteggiata ) ed ha compiuto un classico ritracciamento del 50% del movimento ribassista. Ora arriva il difficile: bisogna superare la media mobile dei 200 giorni e provare ad issarsi almeno verso la resistenza posta a 0.9690, poi si vedrà. In agguato abbiamo la riunione della BCE il 12 di settembre dove la Lagarde potrebbe anche prendere la decisione di proseguire con il taglio ai tassi e per l'euro non sarà un bel momento... anche in questo caso dovremo poi vedere come reagirà la BNS.


L'euro contro dollaro da giugno a questa parte ha mostrato una certa tendenza al rafforzamento. Non è ancora riuscito ad issarsi stabilmente sopra 1.11 e fino ad allora noi teniamo il dollaro. Tra la decisione sui tassi della BCE e quella della FED passerà una settimana: ambedue le banche centrali sembrano aver l'intenzione di fare la stessa mossa annullandosi l'una con l'altra. Intuitivamente tagliando prima la BCE dovremmo avere un leggero aumento del dollaro che si riposizionerebbe verosimilmente al centro del canale di scorrimento orizzontale. Poi vedremo dove vorrà andare dopo la decisione della BCE. Non crediamo comunque che si apprezzerà più di tanto. Per il momento lo spostamento laterale resta ancora il nostro scenario preferito.


L'oro, è proprio il caso di dirlo, continua a brillare di luce propria! E' aiutato da una parte dalla retorica sul taglio dei tassi americani ed europei e dall'altra dalla sempre sostenuta attività delle solite Banche Centrali che stanno comprando a piene mani. Tecnicamente, dopo aver superato la resistenza dei 2420 dollari per oncia,  è abbastanza probabile che il nuovo target lo troviamo a 2'560 $. Per il momento la vendita di oro è fuori discussione!

Buona domenica!

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