domenica 25 agosto 2024

Stanno arrivando i tagli ai tassi.

 Mai vista una settimana così povera di dati macroeconomici. Pensando a quanto la FED ne sia dipendente quest'assenza ci pare strana... Comunque sia teniamo presente la valanga di dati della scorsa settimana e concentriamoci su due eventi che nelle prossime settimane avranno sicuramente un peso specifico nell'orientamento dei mercati finanziari.

Ovviamente facciamo riferimento alle primarie democratiche statunitensi dove, ufficialmente, Kamala Harris ha accettato la candidatura per le prossime elezioni presidenziali e a quanto affermato venerdì da Powell nell'amena località di Jackson Hole dove si è espresso chiaramente per quel che concerne il futuro dei tassi americani.

Ladies first, iniziamo da Kamala. 

L'operazione di restyling dell'immagine dell'attuale Vicepresidente degli Stati Uniti d'America ci sembra piuttosto riuscita. Dobbiamo ammettere che la convention democratica è stata ben impostata e più che un convegno politico è sembrata una festa per celebrare il mancato pericolo di andare alle prossime elezioni presidenziali riproponendo il povero Biden ben consapevoli che ne sarebbero usciti con le ossa rotte. Per lo meno ora l'elezione sarà una gara alla pari e vinca il migliore:



Comunque il recupero dei Democratici (in blu) è evidente e addirittura sembrerebbe che la Harris goda di un certo vantaggio ma dobbiamo lasciar passare qualche giorno e vedere se il sorpasso è dovuto alla sovra esposizine mediatica conseguente alla Convention appena terminata oppure è un vero e proprio ribaltone che si concretizzerà ai danni di Trump. 

Altro segnale che qualche cosa sta cambiando in casa democratica è la ripresa delle donazioni che sono indispensabili per portare avanti una campagna elettorale presidenziale che ogni 4 anni diventa sempre più costosa:


A quanto pare la somma raccolta si avvicina al mezzo miliardo di dollari con una netta accelerazione proprio in occasione del ritiro dalla corsa alla Casa Bianca di Biden.

Ora per i due candidati le cose stanno diventando serie e bisogna iniziare a parlare diffusamente di programmi: la Harris ne ha uno economico che andrà ben sviscerato in quanto se si rimane in superficie ben difficilmente si riuscirà a capire come farà a realizzarlo. 

Trump per contro conosciamo bene quanto gli passa per la testa da un punto di vista economico:  dovrà chiaramente dire agli Americani  perché saranno costretti a pagare di più le cose che acquisteranno e come mai sentiremo ancora parlare di inflazione al rialzo, inflazione che è vista da una buona parte della popolazione americana come uno dei problemi che più li angosciano... Comunque anche per il leader dei Repubblicani è arrivato il momento, come suggerito da un influente membro del suo partito, di "parlare di politica,  che la smetta di lamentarsi e si dia una mossa"... Che non stia proprio simpatico a tutti, sembra piuttosto chiaro.  

Agendiamo il primo face to face con la Harris:  è previsto per il 10 di settembre e non sarà di certo, almeno sulla carta, una passeggiata di salute.

Nelle prossime settimane cercheremo di mettere a fuoco quali sono i programmi dei due pretendenti alla Casa Bianca e quali potrebbero essere le ripercussioni per i mercati. Per il momento attendiamo con un certo interesse il face to face del 10 e poi vedremo come muoverci.

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Avevamo il sospetto che Powell avrebbe approfittato del suo intervento nell'amena Jackson Hole per apparecchiare la tavola e servirci su di un piatto d'argento il primo taglio ai tassi di interesse. La cosa oramai è certa ma non si capisce ancora bene se il taglio del 18 di settembre sarà di un mezzo punto (brutto segnale...) oppure il classico 0.25%... Poco importa in quanto a questo taglio altri ne seguiranno fino a totalizzare una riduzione entro il 2025 di circa il 2% (dal 5.5% al 3.5%).

A quanto pare i numeri del mercato del lavoro ha convinto la FED a rivedere la sua posizione attendista soprattutto da quando recentemente il Bureau of Labor Statistics ha rettificato i dati sul lavoro e certificato che da aprile 2023 a marzo 2024 l'economia ha creato 818'000 posti di lavoro in meno rispetto a quanto invece è stato pubblicato. Insomma, i dati sul lavoro sembrano peggiori di quanto fino ad oggi immaginato e questo ha fatto scattare il sospetto che la FED potrebbe purtroppo trovarsi dietro la curva ed essere in ritardo. 

Se guardiamo l'azione della FED da un punto di vista inflattivo, non possiamo certo dire che l'obiettivo che si è prefissata è stato raggiunto (siamo al 3% ma mira al 2%)  e quindi non la si può accusare di essere in ritardo con i tagli ma se in effetti gli è sfuggito il controllo dello stato di salute del mercato del lavoro, avere un po' di paura potrebbe essere giustificato come ha ben sottolineato Evan Brown di UBS Asset Management:

"Se si scopre che tagliano i tassi troppo presto e si verifica un'accelerazione dell'inflazione, possono affrontarla in seguito. Ma è molto più difficile interrompere la spirale negativa dell'aumento della disoccupazione e dal calo dei consumi che ne deriva se si arriva tardi"

In effetti come abbiamo sperimentato,  una decisa azione di aumento dei tassi interrompe in tempi relativamente brevi la spirale inflazionistica ma rilanciare il mercato del lavoro è impresa ben più complessa che richiede tempo che non abbiamo. Nel frattempo i consumi si contraggono con evidente impatto negativo sui due terzi del Pil statunitense. Quindi incrociamo le dita e speriamo che Powell non sia in ritardo (noi gli diamo fiducia).

Ma come stanno reagendo i tassi?

La reazione è esattamente quella attesa: i tassi a breve (in rosso il Treasury a 2 anni) stanno calando più velocemente e quella quarantina di basis points in più che dal 2023 li separava dal decennale (linea nera) si sta riducendo rapidamente. E' molto probabile che nelle prossime settimane la curva, che ora è ancora invertita (il corto che rende più del lungo) si riporti alla normalità. Scordiamoci per il momento (ma mai dire mai...) di rivedere i rendimenti a breve vicini allo zero:  non ci sembra che per quanto il mercato del lavoro stia progressivamente peggiorando siamo in una situazione che necessita di una cura da cavallo. Diciamo che non saremmo sorpresi di vedere presto il corto termine rendere qualche cosa sotto il 3%

Ovviamente le prime a beneficiare delle aspettative di un taglio ai tassi (non solo negli USA...) sono le obbligazioni che in effetti si sono messe in movimento:


  Dopo 6 mesi di performances negative le obbligazioni in dollari stanno ricevendo da Powell una bella spinta rialzista che dovrebbe continuare per il resto dell'anno fino a sconfinare nel 2025. L'allungo delle scadenze obbligazionarie che abbiamo fatto sta giovando ai nostri depositi.


Un pochettino più titubanti sono le obbligazioni in euro: la politica monetaria della BCE purtroppo è meno chiara di quella della sua consorella americana. Cosa vorrà fare la Lagarde lo spremo solo il 12 di settembre, una settimana prima della riunione della FED, ma ora che Powell ha svelato i suoi piani non dovrebbe essere così difficile per la BCE seguirne le orme. E' vero che i problemi della nostra economia sono ben più complessi di quelli americani ma proprio per questo un ulteriore aiuto andrebbe fornito. Lagarde, taglia i tassi!

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Se il mercato obbligazionario sta reagendo, non è da meno quello azionario:



Non abbiamo più parole per elogiare l'algoritmo di Ned Davis: diciamo solo che ha previsto quasi tutto! Persino questo rialzo di fine agosto che in effetti ha riportato lo S&P500 vicino ai massimi storici. Se dovesse continuare ad aver ragione Davis prevede una correzione tra settembre ed ottobre ma poi ci sarebbe una ripartenza subito dopo le elezioni che spingerebbe l'indice al rialzo di altri 7/8 punti percentuali. Stiamo parlando di uno S&P500 che potrebbe chiudere l'anno con quotazioni attorno ai 5'800/5'900 punti. Ci sembrano tanti... 

Ci stiamo chiedendo cosa potrebbe innescare la correzione settembrina attesa da Ned Davis. Buttiamo lì in ordine sparso qualche ipotesi senza avere nessuna certezza:

  • Nvidia mercoledì 28 agosto pubblica dei risultati deludenti... Con un'AI che in questo momento non è in piena forma potrebbe dare il via a qualche correzione.
  • Ad un primo taglio dei tassi si intuisce che prima di vedere il prossimo passeranno altri mesi...
  • Tensioni geo politiche difficili da governare...
  • I programmi dei due pretendenti alla Casa Bianca deludono le aspettative e/o sono difficilmente realizzabili.
  • In prossimità dei massimi storici una correzione è sempre in agguato anche senza uno specifico motivo. A questi livelli basta un nonnulla per avviare uno storno.
Insomma di motivi ce ne sono parecchi. Noi aumentiamo la vigilanza e pensiamo a qualche forma di protezione parziale.


Lo S&P500 (+18.13% ytd) è ad un soffio dai massimi e i 5'600 punti non sono facili da superare. I volumi continuano ad essere modesti e questo significa che non tutti gli investitori sono in questo momento entusiasti. Una parte di loro è ancora vacante e potrebbe anche decidere di continuare a restare alla finestra. E' comunque vero che un taglio ai tassi può fare miracoli, soprattutto se ci si rende conto che la misura non è destinata a restare una tantum ma fa parte di un ciclo ribassista che fa del bene alle aziende e ai loro utili.

Gli utili di Nvidia se escono sorprendentemente positivi (come la società ci ha abituati da qualche trimestre a questa parte) potrebbe dare una bella spinta al Nasdaq (+19.10% ytd) e permettergli di superare  i 18'000 punti. Risultati modesti potrebbero per contro dare il via a qualche presa di profitto e riportare l'indice attorno ai 17'000 punti. Mercoledì 28 agosto sarà un giorno importante...


Partiamo dai volumi dell'Eurostoxx50: sono decisamente in una fase ribassista (freccia viola) e questo non è proprio un bel segnale. I rialzi ci piacciono quando sono accompagnati da volumi crescenti che ne sottolineano la forza. Nel nostro caso non sembra che si sia una gran voglia di prendersi dei rischi ma malgrado ciò l'indice è riuscito a ritornare sopra i 4868 punti e questo è sicuramente lodevole. 
Può anche darsi che una parte consistente degli investitori stia aspettando il 12 settembre tanto per vedere cosa decide la Lagarde. Se non taglierà i tassi dovremo stare attenti ed essere lesti magari a portare a casa un po' di guadagno (che c'è...)


Quando c'è in circolazione un po' di aria da risk off tutto sommato lo SMI (+10.86% ytd) da il meglio di sé. Come avevamo annunciato, siamo andati a ricoprire anche l'ultimo gap (freccia blu) che si era prodotto durante la correzione di inizio agosto. Ora dobbiamo tentare di andare a prendere i 12'500 punti ma non sembra semplicissimo: anche noi avremmo bisogno di qualche stimolo in più e vedere i volumi crescere; purtroppo in fatto di volumi stiamo andando per il momento nella direzione opposta (freccia viola).
Forse, considerata l'importanza della società, il cambio di CEO in seno a Nestlé annunciato un po' inaspettatamente venerdì mattina può portare un poco di ottimismo. Il titolo, partito in  apertura con un quasi -4% ha chiuso la giornata in leggero utile a significare che un po' di aria fresca potrebbe aiutare la società ad effettuare quel cambio di strategia necessario ad uscire da un periodo che tanto ha fatto disperare gli azionisti: -22% in poco meno di 3 anni non sono facili da digerire... 


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Da venerdì scorso abbiamo la certezza che la FED sta per iniziare un ciclo di taglio ai tassi quantificabile in circa 200 basis points che sta mettendo il dollaro sotto presssione un po' contro tutte le principali valute. Anche contro franco svizzero non fa eccezione e chiude la settimana in prossimità del supporto a 0.8450. Sarebbe importante  non andare sotto questo livello.  Bisognerà ora vedere se anche la BNS reagirà di conseguenza e con ogni probabilità il 26 di settembre dovrebbe anch'essa tagliare i tassi di uno 0.25% riequilibrando un po' la situazione sperando che sarà sufficiente a rallentare la marcia di un franco che sta diventando veramente troppo forte.  


Un discorso analogo vale anche per l'euro che durante questa settimana ha iniziato ad indebolirsi contro il franco... Purtroppo dobbiamo tecnicamente annotare un death cross (vedi freccia rossa): la media mobile a 50 giorni (linea viola) ha incrociato al ribasso quella dei 200 giorni (linea blu) ed è purtroppo un segnale di rafforzamento di una tendenza negativa. Il taglio ai tassi previsto per il 12 di settembre non aiuta... 


La debolezza del dollaro si è manifestata anche contro euro che durante la settimana è riuscito ad issarsi sopra l'1.11... Per quanto ci riguarda è scattato il campanello d'allarme: era già capitato a metà del 2023 che si trovasse a questi livelli, poi è giunta una rapida correzione ma temiamo che questa volta il dollaro continuerà ad indebolirsi... se così sarà tecnicamente abbiamo calcolato che potrebbe nei prossimi trimestri anche andare attorno all'1.17 ma prendetelo con le pinze... Per il momento abbiamo iniziato ad alleggerire il dollaro soprattutto dove ce n'era un po' troppo rispetto alla nostra asset allocation valutaria. Se la rottura dell'1.11 sarà confermata anche nelle prossime settimane procederemo ad un alleggerimento generale.


Tutto questo parlar di tagli ai tassi fa del bene all'oro che si sta muovendo nella direzione dei 2560 $ per oncia. Per il momento non vediamo nessun motivo valido che possa portare il metallo giallo a subire una correzione e rimane quindi nei nostri depositi....

Buona domenica!


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