Chiediamo subito scusa ai gatti di tutto il mondo ma soprattuto a quelli che vivono a Springfield e d'intorni ma quando c'è di mezzo Trump non si sa mai dove si va a parare ed infatti questa settimana sono stati involontari protagonisti della campagna elettorale presidenziale...
E' stata una settimana ricchissima di avvenimenti e andiamo a raccontarvela, senza troppa fantasia, seguendo il solito ordine cronologico.
Martedì 10 settembre eravamo veramente curiosi di vedere come sarebbe finito l'incontro televisivo tra i due pretendenti alla Casa Bianca. Orbene, a detta di chi ne capisce qualche cosa di dibattiti televisivi, la Harris ha parlato meno ma si è espressa meglio (diciamo che quello che ha in testa pare le sia chiaro) mentre Trump ha parlato di più ma in maniera confusa e meno articolata come confermato da un analista del linguaggio interpellato dal The Economist*. L'impressione che abbiamo avuto è quella di una vittoria uno a zero per la Harris che ha avuto a tratti la strada spianata dallo stesso Trump.
Se avete avuto la pazienza di seguire il dibattito è abbastanza probabile che, delle 33 bugie accertate e disseminate qua e là da Mr Trump durante i suoi interventi, una vi è rimasta ben impressa nella mente: a quanto pare "a Springfield in Ohio gli immigranti haitiani stanno mangiando cani e gatti di quelli che vivono lì e questo è una vergogna". Difficile provarlo ma Donald sembrava parecchio convinto di quello che stava dicendo... Insomma è un'affermazione che riporta la memoria degli americani ai tempi della Guerra Fredda che, se ben ricordate, era quel periodo caratterizzato dalle bizzarre abitudini alimentari dei comunisti che erano soliti mangiare i bambini... Demonizzare il nemico a quanto pare non passa mai di moda. Nel caso degli haitiani residenti in America non crediamo sia necessario fare ricorso ai fact-checkers per testare quale sia il loro attuale regime alimentare ma comunque l'affermazione è bastata per scatenare la fantasia di migliaia di memers che con ironia hanno invaso la rete con la loro creatività non facendo di certo un favore a Trump. Vorremmo sentire cosa ne pensa il suo stratega responsabile della comunicazione ma, considerato che la Harris prima dell'incontro faceva gara a pari con Trump ed ora pare abbia 5 o 6 punti percentuali di vantaggio, non crediamo che sprizzerà gioia da tutti i pori. Come avevamo previsto un bis in mondovisione Trump lo eviterà accuratamente anche perché è convinto che il face to face con la Harris l'abbia vinto lui e, lo citiamo testualmente, "malgrado il dibattito sia stato truccato dall'emittente ABC". Altrettanto prevista la reazione del mercato che è stata pressoché nulla...
* "In primo luogo Trump è riuscito a parlare più della sua avversaria: ha parlato per un totale di 42 minuti contro i 37 della signora Harris, e con 198 parole al minuto contro le 160 di lei. Inoltre, ha fatto più turni, intervenendo così spesso da parlare 54 volte contro le 29 di lei. Ma il vocabolario della signora Harris era notevolmente più vario. Le sono servite circa 4.000 parole pronunciate per usarne 1.000 distinte; l'ex presidente ne ha impiegate 6.000 per raggiungere lo stesso traguardo, probabilmente perché si ripete così spesso". (The Economist online, 11.09.2024)
Facendoci aiutare da ChatGPT , a margine del nostro post, abbiamo riassunto in modo sommario i temi principali che sono stati affrontati durante il face-to-face riportando le posizioni dei due candidati.
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Magari prima di passare ad altro vogliamo sottoporvi una piccola curiosità da prendere ovviamente con le solite pinze. In settimana un amico ci ha chiesto se per i mercati è meglio che vinca un Democratico oppure un Repubblicano. Buona domanda. La risposta non è scontata...
Ci siamo presi 10 minuti, siamo andati a vedere come si è comportato lo S&P 500 dal 1974 in poi ed abbiamo calcolato la performance dell'indice per ogni Presidente. Poi abbiamo semplicemente sommato le performance dell'indice sia sotto la guida repubblicana (R) che democratica (D) . Se contate gli anni: 27 sono quelli a presidenza repubblicana mentre i democratici hanno governato per 24 anni.
Il mero risultato numerico della sommatoria della performance % tra guida repubblicana e democratica appare chiaro. Evidentemente ci sono degli enormi "distinguo" da fare tra un periodo storico e l'altro (soprattutto per Bush figlio). Ovviamente ognuno di voi è liberissimo di interpretare le cifre come meglio gli pare. Noi ci fermiamo qui.
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Dobbiamo ora parlare di numeri ma il CPI americano pubblicato mercoledì 11 settembre non può passare sottotraccia:
- CPI agosto: 2.5% (atteso: 2.5%; precedente: 2.9%)
- Core CPI agosto: 3.2% (atteso: 3.2%; precedente: 3.2%)
Molto bene il movimento al ribasso dell'inflazione generale; un pelino deludente il dato sull'inflazione di base che come ben sappiamo è quello che maggiormente interessa alla FED. Purtroppo questo dato è stato recentemente appesantito dall'aumento del costo degli alloggi che notoriamente è una categoria di costi che necessita di tempo per cambiare direzione.
Interessante gettare un'occhia al grafico sottostante che ci mostra quali sono i settori che negli ultimi 12 mesi hanno contribuito a creare inflazione e quelli che invece l'hanno ridotta:
Ad ogni modo siamo sempre più convinti che la prossima settimana
la FED taglierà i tassi di un quarto di punto in quanto
a) non ci sembra che sia in ritardo (anche se il largo spread tra rendimenti dei Treasury e quello dei Fed funds suggerirebbe altrimenti...) e
b) una core CPI inchiodata al 3.2% suggerirebbe prudenza.
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Ammettetelo anche voi che giovedì 12 settembre non vedevate l'ora di vedere la Lagarde all'opera. Dai, è stata brava. Ha fatto quello che andava fatto ovverosia un altro taglio ai tassi di un quarto di punto che ha giustificato come segue: "Le previsioni indicano che l'inflazione dovrebbe scendere al 2,5% nel 2024 e raggiungere il 2% entro la fine del 2025. Tuttavia, persistono rischi legati all'aumento dei salari e alle tensioni geopolitiche, che potrebbero influenzare i costi energetici" Tradotto: il rincaro sta andando nella giusta direzione ma non tutto quadra ed in effetti per quanto riguarda i servizi l'inflazione rimane alta (4.2% ad agosto).
E' chiaro che è spaventata dai salari più che dai costi energetici (avete visto dove è andato il petrolio?) e forse non ha completamente torto:
E' noto che un aumento dei salari reali (i salari al netto dell'inflazione) fanno aumentare il potere d'acquisto dei lavoratori ma è pure consapevole che alla lunga potrebbe rilanciare l'inflazione soprattutto in un contesto dove i mezzi di produzione sono poco efficienti e tutto il sistema economico va rivisto e corretto.
Infatti in riferimento alla crescita economica afferma: "La crescita del PIL per il 2024 è stata rivista leggermente al ribasso, con un'aspettativa di ritorno al potenziale economico solo nel 2025. Potrebbero esserci ulteriori revisioni al ribasso delle previsioni di crescita" che giustifica in tal modo "Le misure di politica monetaria stanno funzionando, ma i loro effetti si stanno manifestando lentamente. I costi dei prestiti restano elevati e la domanda di credito è debole, con l'impatto dei precedenti rialzi ancora in corso."
Dobbiamo quindi aspettarci altri ribassi? Sarebbero auspicabili ed infatti la Lagarde ha mantenuto aperta la possibilità di ulteriori tagli che però "non avverranno prima di dicembre 2024, a causa dell'incertezza economica attuale."
Che dire? Se i costi dei prestiti restano elevati, la domanda di credito è debole, l'economia non riparte se non lentamente e malgrado i salari reali positivi l'inflazione sembra scendere, perché aspettare fino a dicembre per un altro taglio? La domanda, temiamo, resterà senza una risposta ma nel frattempo ci sono interi settori dell'economia europea che stanno boccheggiando (per maggiori informazioni rivolgersi al comparto automobilistico) e che andrebbero aiutati. Dicembre arriva presto ma potrebbe essere già tardi.
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Grazie ai tagli ai tassi continua il recupero del reddito fisso sia in euro (primo grafico) e soprattutto in dollari (secondo grafico). Alleghiamo i due grafici senza particolari commenti:
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Ricordate come avevano chiuso i mercati azionari venerdì 6 settembre? Le nostre mani, pensando a come avrebbe aperto l'Europa il lunedì successivo, erano già finite nei capelli! Invece abbiamo dovuto ricrederci: non è stata una bella apertura ma poteva andare peggio. Anzi, soprattutto in America la settimana borsistica è stata una delle migliori da molto tempo. Evidentemente l'imminente taglio ai tassi si sta facendo positivamente sentire ma dobbiamo comunque prestare attenzione:
Ned Davis, che fino ad oggi ha sbagliato poco o nulla, ci mette sull'attenti. Le prossime settimane possono essere ballerine e si salirà con decisione, speriamo, solo dopo le elezioni americane. Quindi nulla in contrario se qualcuno vuol alleggerire le posizioni. Per tutti gli altri bisogna che si attrezzino a sopportare un po' di volatilità aggiunta ma NON dovremmo essere confrontati con dei decisi cambiamenti del trend di medio periodo.
Certo che lo S&P500 (+17.95% ytd) non finisce mai di stupire. La scorsa settimana stavamo dissertando di una possibile correzione fino ai 5'230 punti ed invece, dopo aver fatto un ritracciamento del 50% dell'ultimo movimento rialzista avviatosi agli inizi di luglio, è ripartito al rialzo ed oggi stiamo flirtando con i massimi storici! I 5'650 punti sono una resistenza di tutto rispetto e vedremo se il taglio di mercoledì prossimo sarà in grado di fornire il propellente utile per superare questo ostacolo. Non ci resta che incrociare le dita.
Anche per il Nasdaq la settimana si è chiusa in buon rialzo: non siamo ancora in prossimità dei massimi storici ma potremmo anche non esser troppo lontani. Ben consapevoli di come un taglio ai tassi sia benefico per molte società che compongono questo indice, diciamo che la nostra visione a corto è da bicchiere mezzo pieno. Non vorremmo correre troppo lasciandoci trasportare dall'entusiasmo ma forse ci sembra di aver intravisto un triangolo simmetrico (in blu) che se rotto nella parte superiore potrebbe avviare un ciclo rialzista che lo porterebbe a sfiorare i 20'000 punti. Per il momento dimenticate quello che abbiamo appena scritto... vedremo verosimilmente la prossima settimana se e come verrà forato questo triangolo. Attenzione! Potrebbe anche venir forato nella parte bassa ed allora il segnale non è decisamente dei migliori. Prima di fare qualsiasi cosa vediamo la direzione dello sforamento.
Prima di entrare nel merito dell'Eurostoxx50 (+7.13%) vogliamo farvi vedere una cosa:
Le azioni sottolineate in rosso sono un estratto del settore auto tedesco e
la relativa chiusura intraday del 10 di settembre... E' lampante che il settore ha dei seri problemi e se non si risolvono in fretta non solo per la Germania ma per l'Europa intera ci saranno noie a non finire. Magari la prossima settimana ci possiamo concentrare sul piano elaborato da Draghi, che abbiamo letto solo trasversalmente, e vedere cosa propone per uscire dalla crisi.
Nel frattempo un +7.13%, nelle condizioni economiche nelle quali ci troviamo, è ancora un buon risultato. Saremmo più tranquilli se l'indice avesse la forza di rientrare nel canale di scorrimento laterale (tra gli 4'868 e 5'130 punti) ma non sarà facile. Il trend sta prendendo una brutta piega e se non si dà una mossa dovremo alleggerire la parte azionaria europea... Certo che se i tassi non si muovono più fino a dicembre (Lagarde dixit) non possiamo pretendere che questo indice viva solo della luce riflessa da S&P500 e Nasdaq.
Possiamo dirlo? Siamo per l'ennesima volta decisamente arrabbiati con Roche! Nel bel mezzo di una settimana che si poteva concludere ben altrimenti di come invece ha terminato venerdì, piomba out of the blue una news che comunica l'ennesima difficoltà nello sviluppo di un farmaco. Purtroppo si tratta di un prodotto per chi soffre di obesità (di gran moda recentemente...) prodotto che è stato sospeso già in fase 1 a causa delle preoccupazioni legate agli effetti collaterali osservati durante il test. Pare che il campione testato fosse composto da sole 6 persone... ma forse abbiamo capito male e/o ci saranno degli obblighi di pubblicazione in ottemperanza alla massima trasparenza ma ci stiamo chiedendo se la pubblicazione di un simile dato poteva anche essere evitata... Cosa sta succedendo nei laboratori della Roche non è dato a sapere ma, a naso, diremmo che non tira una buona aria. Il titolo ha reagito in apertura come doveva reagire con un quasi -5% ed ha trascinato lo SMI (+8.08% ytd) con sé. Peccato. Comunque, ad onor del vero, non tutto è andato a catafascio e parecchi titoli si sono comportati onorevolmente. Ricordiamoci che il 26 settembre la BNS dovrebbe anch'essa tagliare i tassi di un quarto di punto. Sarebbe un aiutino molto gradito.
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Come è logico che sia il taglio ai tassi europei ha indebolito leggermente l'euro che come la scorsa settimana ha concluso la sua corsa all'interno del canale di scorrimento laterale. Difficile dire dove possa andare ma il fatto che la FED sta per iniziare un cliclo di tagli non vediamo per quale motivo proprio adesso il dollaro deve iniziare a rafforzarsi... Qualche idea più precisa del suo comportamento ce la faremo solo dopo il taglio di mercoledì. Portiamo pazienza.
Anche contro franco svizzero l'euro sta manifestando una palese debolezza tanto da non più riuscire ad andare sopra lo 0.9420. Anche in questo caso dovremo aspettare il 26 di settembre quando la BNS con ogni probabilità taglierà i tassi per vedere se si può sperare in un suo rafforzamento, ma non siamo per nulla sicuri...
Il dollaro per contro ha trovato la forza di scostarsi dal supporto a 0.84 e sta tentando di andare oltre lo 0.85... l'impresa non sembra comunque facile da realizzarsi soprattutto in vista del taglio di mercoledi. Saremmo comunque già contenti se riuscisse a confermare il supporto degli 84 centesimi.
Oro superstar! Come avevamo previsto (in realtà è l'analisi tecnica che ce l'ha suggerito...) l'oro questa settimana ha raggiunto (e superato...) il nostro target posto a 2'560$ per oncia. Dove potrà ora andare non lo sappiamo ancora... UBS ha messo un nuovo obiettivo per il metallo giallo a 2'700$ giustificando l'upgrade con il forte aumento della domanda di ETF sull'oro. Il ribasso dei tassi, il dollaro debole e una poco piacevole sensazione che qualche serio guaio geo-politico prima o poi salterà fuori ha fatto il resto. Non scordiamoci che molte Banche Centrali continuano inesorabilmente a costituire riserve in metallo giallo... Ribadiamo: per il momento l'oro è da tenere in deposito.
Buona domenica!
Per chi ha ancora voglia di leggere, proponiamo un riassunto di quanto è stato discusso nei 90 minuti del face to face tra la Harris e Trump. Dobbiamo ammettere che entrambi se la son guardata bene di non entrare troppo nei dettagli del loro programma economico... Speriamo che a tal proposito abbiano le idee in chiaro!