Chiedeteci, noi che avevamo previsto un taglio dei tassi americani dello 0.25%, se siamo sorpresi? Un pochino lo siamo ma a dir la verità una riduzione di 50 basis points negli ultimi giorni era tutto sommato nell'aria... A questo punto sorge spontanea un'altra domanda: i mercati si sono spaventati? Non si direbbe ma, come vedremo più avanti, hanno dovuto dormirci sopra una notte prima di stappare lo champagne; le reazioni dei mercati azionari di mercoledì (tiepide) e giovedì (esuberanti) parlano chiaro.
La decisione di ridurre pesantemente il costo del denaro è stata presa quasi all'unanimità (11 membri su 12, non male) e se tutto si svolgerà come da programma, altri due tagli dello 0.25% dovrebbero materializzarsi a margine delle riunioni della FED del 6/7 novembre (il 5 si vota per il presidente...!) e del 17/18 di dicembre (ad ottobre non c'è nessuna riunione).
Consapevoli della ritrosia della Banca Centrale americana nel ritoccare i tassi durante l'ultima seduta dell'anno (capita di rado ed in condizioni particolari come nel 2001 e nel 2008) è piuttosto probabile che si potrà assistere ad un altro taglio di 50 bps a novembre anche se l'unico Governatore della FED che ha votato contro il consistente taglio (Michelle Bowman, di fede repubblicana) ci mette sull'attenti in quanto "vedo il rischio che una più ampia azione politica del comitato possa essere interpretata come una prematura dichiarazione di vittoria sul nostro mandato di stabilità dei prezzi”. Vedremo.
Partiamo dalla seconda domanda in quanto la risposta è relativamente semplice: Powell è stato abile. Ha subito messo le mani avanti dichiarando che la crescita economica americana dovrebbe continuare anche per i prossimi trimestri a svilupparsi attorno ad un valore che si avvicinerà al 2%. Insomma di recessione non ne vuol sentir parlare.
La sua reale preoccupazione è quella rivolta al mondo del lavoro, dove intravvede qualche piccola crepa che intende subito sigillare. Infatti afferma che la disoccupazione è ancora tenue (4.2%) ma all'inizio dello scorso anno era di un punto percentuale più bassa. E' consapevole che le aziende stanno riducendo il numero di posti di lavoro vacanti e le assunzioni ma per il momento evitano i licenziamenti come dimostrato anche dal dato di giovedì:
- Richieste di disoccupazione al 14 settembre: 219k (atteso: 229k; precedente: 231k)
Insomma, in realtà ha detto molto di più ma ci fermiamo qui e ci accontentiamo di sottolineare come Powell non ha dato l'impressione di essere in "ritardo" con i tagli e la riduzione di 50 bps è la dimostrazione dell'impegno che la FED ci sta mettendo per "non restare indietro". Il mercato, dopo un'attenta riflessione durata una notte intera, gli ha creduto e lo ha premiato giovedì spingendo gli indici in deciso rialzo. Purtroppo non si è replicato venerdì 20 settembre ma è stata una giornata, come ogni fine trimestre, di tripla scadenza opzioni e futures che crea sempre un po' di volatilità difficile da controllare: basta sapere che il valore del sottostante delle opzioni in circolazione sfiora i 5.3 trilioni di dollari e con una simile massa in movimento è difficile non scombussolare i mercati. Vedremo lunedì se ritorneremo alla normalità.
Ora che Powell ha dato il via ai tagli dei tassi è fondamentale che il percorso di riduzione non si fermi a questo mezzo punto. Infatti se così fosse il taglio non servirebbe a molto. Seguite il ragionamento:
le stime della FED ci dicono che la famiglia americana media, escludendo le ipoteche, ha accumulato sulle carte di credito un debito di circa 6'000 dollari che al tasso percentuale medio del 22.76% sta costando 113.8 $ al mese. Un taglio ai tassi di mezzo punto riduce il pagamento mensile a 111.3$ ovverosia 2.5$ in meno. Insomma, questo primo taglio non sposta l'ago della bilancia di una virgola e non pensiamo che le famiglie americane, con due dollari e mezzo in più nelle loro tasche ogni mese, si metteranno a fare spese pazze. E' chiaro che per vedere dei risultati tangibili a tutti i livelli (consumi, disoccupazione, PIL, ecc.) i tassi dovranno continuare a scendere almeno di altri 150 basis points.
Comunque se per la famiglia media americana un taglio di mezzo punto serve a poco, c'è qualcun altro che ad un simile taglio non sputa di certo addosso: il debito pubblico americano (dategli un'occhiata in real time, fa impressione: clicca qui ) è di circa 35 trilioni di dollari ed un taglio di mezzo punto fa risparmiare al Tesoro, se abbiamo calcolato correttamente, circa 175 miliardi di interessi passivi all'anno. Dal momento che è probabile che il debito pubblico americano sia destinato a crescere (né Harris, né Trump hanno intenzione di provare a ridurlo) diventa imperativo che questo debito inizi a costare un po' meno. Un taglio di mezzo punto aiuta... avanti così.
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Per il momento lo spettro di una recessione, se proprio di recessione bisogna parlare, si è allontanato e gli investitori hanno approfittato della situazione per vendere un po' di Treasury e spostare gli investimenti verso i più rischiosi mercati azionari che dovrebbero approfittare maggiormente dell'inizio di questo ciclo di riduzione dei tassi. Inevitabile il rialzo dei rendimenti del decennale (linea nera) mentre il Treasury a due anni continua la sua inesorabile discesa: oramai lo spread tra il decennale e il due anni si sta allargando ed ha oltrepassato i 15 basis points e dovrebbe continuare a crescere. Probabile che i portafogli con una duration piuttosto corta nelle prossime settimane reagiranno un pochino meglio di quelli a duration più lunga. Poi il tempo riequilibrerà le cose. Noi abbiamo allungato le scadenze senza andare troppo lunghi... forse abbiamo fatto bene.
Altra Banca Nazionale che si appresta a ridurre i tassi è quella Svizzera. Giovedì 26 settembre sapremo se il taglio sarà di 25 punti base oppure se Jordan avrà il coraggio di ridurli di mezzo punto, la qual cosa non è da escludere. La necessità di ridurre la forza del franco è palese a tutti ed un taglio deciso potrebbe in effetti ottenere celermente l'effetto sperato. Nel frattempo il tasso Saron sul franco (vedi grafico qui sopra) si sta adeguando al nuovo scenario: è probabile che la curva dei tassi si normalizzerà a breve e gli effetti positivi sulle operazioni creditizie si stanno già sentendo.
Per il momento il modello di Ned Davis non fa una grinza. Ci stiamo chiedendo che cosa può provocare una correzione che, secondo l'algoritmo, dovrebbe avvenire a breve. Le cause potrebbero essere molteplici: in primis siamo tutti d'accordo che forse una pausa di riflessione ai mercati azionari non farebbe male (ricordiamoci dove sono finiti i P/E); fino a novembre non avremo più stimoli da parte della FED e quindi saremo in balia dei dati macroeconomici. Lo scenario mediorientale ci riserva sempre qualche sorpresa, per il momento con poche ripercussioni sui mercati, ma potrebbe non sempre essere così ininfluente... La prossima settimana ci concentreremo sull'attività della BNS (26.9) poi vedremo.
Abbiamo comunque intercettato una ricerca della Deutsche Bank (DB) che ci mette sull'attenti che vi potrebbero essere 5 buoni motivi per essere positivi sui mercati; ve li elenchiamo rapidamente senza troppi commenti:
- La FED sta per intraprendere un ciclo di allentamento monetario
- I dati globali continuano ad allontanare il pericolo di una recessione
- I mercati si sono già portati avanti e ancora prima dei tagli le condizioni di finanziamento sono già diventate più a buon mercato
- Gli asset di rischio durante il 2024 hanno dimostrato di essere straordinariamente resistenti
- Il quarto trimestre è quello che storicamente risulta essere il migliore per le azioni.
Invece non possiamo dire di essere particolarmente soddisfatti di quanto sta accadendo in Europa: l'Eurostoxx50 (+7.17% ytd) sta disperatamente cercando di risalire sopra la resistenza dei 4'868 punti ma non riesce a confermarla... Purtroppo quanto sta succedendo in Germania comincia a preoccupare seriamente con delle ripercussioni che impattano sullo Stoxx50.
Sembra di sentir parlare Draghi ma oramai non possiamo più ignorare che la Germania è la grande malata dell'economia europea e dobbiamo farcene una ragione.. qualche cosa bisogna comunque assolutamente fare. A quanto pare non abbiamo più molto tempo a nostra disposizione.
Non passa settimana senza che non ci mangiamo il fegato a causa dei problemi di qualche importante componente dello SMI (+7.15% ytd). E' un vero peccato in quanto senza questi "incidenti di percorso" l'indice potrebbe essere a dei livelli ben superiori! Se osservate bene, il trend rialzista è ancora in essere anche se questa settimana a fare le bizze ci ha pensato Nestlé.
Sappiamo che ha dei problemi, il franco forte la penalizza, dal primo di settembre ha un nuovo CEO e ci vorrà del tempo prima che qualche cosa cambi. Ma è soprattutto la quotazione di venerdì, franata in totale assenza di informazioni, che non riusciamo a capire. Vogliamo dare la colpa alla giornata di scadenza opzioni che ha generato movimenti strani? Se guardate i volumi di venerdì (enormi) forse una spiegazione la troviamo proprio nel mondo dei derivati. Il titolo si trova ora in netto ipervenduto e vedremo lunedì se qualcuno se n'è accorto. Se osserveremo un rimbalzo allora con ogni probabilità il nostro sospetto è corretto ma se continuerà la sua inesorabile discesa allora significa che i problemi sono molto più strutturali e di sostanza e ci sarà da preoccuparsi...
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Dunque se non sbagliamo hanno appena tagliato i tassi americani di mezzo punto ed il dollaro si sta rafforzando contro il franco svizzero. Difficile da spiegare... probabilmente è la convinzione che circola tra gli investitori che la BNS sarà quasi costretta a tagliare i tassi di mezzo punto... Forse, come abbiamo visto , è a causa del leggero aumento delle rese del Treasury a 10 anni, chi lo sa?
Comunque sia il supporto del dollaro/franco è decisamente quello 0.84 che abbiamo già testato tre o quattro volte... Ci preoccupiamo solo se dovessimo andare sotto questo livello.
Qualcuno ci deve spiegare la forza dell'euro... Malgrado il taglio di un quarto di punto della scorsa settimana sta continuando a rafforzarsi ed è in procinto di bucare al rialzo la media mobile dei 50 giorni, evento che potrebbe rinforzare ulteriormente la valuta europea. Forse anche in questo caso il mercato inizia credere che un taglio di 50 basis points dei tassi svizzeri non è impossibile e quindi si stanno portando in avanti con i lavori.
Anche contro dollaro l'euro sta guadagnando terreno! Ma chi lo sta comprando? ci chiediamo... Rappresenta una economia che, come abbiamo visto, qualche problema da risolvere ce l'ha. E' vero che la Germania non è l'Europa tutta intera ma economicamente parlando ha pur sempre un peso specifico che non possiamo ignorare. Tecnicamente sembra che ci sia una resistenza importante attorno all'1.12...se la supera tornare indietro non sarà facile e rischiamo veramente di ritrovarci con euro/usd a 1.17/ 1.18...
Un'occhiatina al bitcoin la vogliamo dare. A quanto pare tutto questo parlar di tagli ai tassi lo sta ringalluzzendo: per il momento però il suo trend di medio periodo è ancora rivolto al ribasso. Si potrebbe diventare acquirenti convinti solo dopo aver superato la resistenza dei 69'000$ .
Sull'oro (+27.77% ytd) non vi diciamo niente... ve lo facciamo solo vedere... Bello!
Buona domenica!
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