Tutta la nostra attenzione questa settimana era rivolta a quella che un po' pomposamente è stata definita "la lettura dell'inflazione americana più importante a memoria d'uomo!" In effetti importante lo era, ma se fosse anche quella che a memoria d'uomo sarebbe stata in grado di stravolgere la finanza mondiale non lo sappiamo. Anche chiederlo a ChatGPT una risposta certa non la si ottiene; tuttalpiù sottolinea come il dato possa essere particolarmente significativo ma definirlo in maniera così esuberante dipende, e citiamo l'algoritmo, dal contesto storico e dalla prospettiva di chi lo analizza. In effetti non possiamo dargli torto.
Ciò non toglie che noi abbiamo analizzato il dato per cercare di capire se quest'ultimo potesse in un qualche modo avere un impatto importante sulla politica monetaria della FED. Ovviamente non siamo giunti a nessuna conclusione definitiva - sull'argomento durante l'anno ci ritorneremo più e più volte - ma vi possiamo rispondere che i dati non sono tali da confondere le idee ai Governatori che in fatto di taglio ai tassi si muoveranno, a nostro giudizio, con i proverbiali piedi di piombo.
Possiamo invece affermare che, ma prendetelo con tutti i benefici d'inventario che volete, i numeri pubblicati questa settimana sono tali da lasciar intendere che un aumento dei tassi non appare assolutamente necessario. I mercati del reddito fisso e le borse sembrano aver apprezzato.
Ma vediamoli questi dati:
Martedì 14 quelli riguardanti di prezzi alla produzione americani si sono presentati in formazione mista:
- PPI yoy : +3.3% (precedente: 3.0%)
- Core PPI yoy: +3.3% (precedente: 3.5%)
In buona sostanza il PPI generale ha mostrato un leggero aumento mentre il Core PPI che esclude, alla stessa stregua del CPI, le componenti più volatili costituite dai costi energetici e dagli alimentari, ha subito anch'esso una leggera diminuzione che tutto sommato non ci dispiace perché coerentemente ce la troviamo riflessa anche nei dati sull'inflazione pubblicati il giorno seguente:
- CPI yoy : +2.9% (atteso: 2.9%; precedente: 2.7%)
- Core CPI yoy: +3.2% (atteso: 3.3%; precedente: 3.3%)
Per il momento quindi la FED può stare tranquilla anche se siamo certi che - e questo vale anche per la BCE- sta tenendo sott'occhio i costi dell'energia che pure questa settimana sono cresciuti ad un ritmo piuttosto preoccupante:
C'è da sperare che il fenomeno sia solo di breve durata (la fine di alcuni conflitti potrebbe aiutare...) altrimenti è abbastanza probabile che fra un paio di mesi questi aumenti verranno catturati dai modelli che calcolano l'inflazione...
Comunque sia, questi dati hanno limato via un po' di tensione che la scorsa settimana si era accumulata nel sistema nervoso dell'universo del reddito fisso:
i rendimenti dei Treasury sono subito scesi di una ventina di basis points arrestando quel movimento che aveva tutta l'intenzione di puntare verso il 5%.
Ciò non toglie che le rese sul dollaro, mediamente sono attorno al 4.5%, rimangono elevate e sono concorrenziali rispetto al rendimento medio dei dividendi dello S&P500 che l'altro giorno ci è capitato di vedere: non si scostava molto dal 2.6%.
Consideriamo che, se tutto va per il verso giusto, il potenziale di crescita dell'indice S&P non dovrebbe nel 2025 eccedere il 10%. Prendiamo ora delle obbligazioni in dollari: senza troppo rischio (fatto salvo una notevole recrudescenza dell'inflazione) pagano quasi la metà di quello che potrebbe offrire il mercato azionario che come abbiamo sottolineato più volte a buon mercato non sembra essere. E' quindi abbastanza intuitivo immaginare che ai primi seri scricchiolii delle borse qualcuno si affretterà a portare a casa i corposi utili conseguiti negli ultimi due anni, si accontenterà del 4.5% offerto dalle obbligazioni e si metterà in attesa di tempi migliori. Come dargli torto!
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Come abbiamo sottolineato la scorsa settimana, se non possiamo far conto su un abbassamento importante dei tassi di interesse, dobbiamo giocoforza concentrare la nostra attenzione sugli utili societari. Come da tradizione questa settimana sono state le banche americane che hanno presentato quelli del quarto trimestre 2024 ed hanno fatto il botto:
Se il bel tempo si vede dal mattino, diremmo che l'ultima stagione degli utili 2024 sarà piuttosto interessante e contribuirà a fare da traino alla prima stagione del 2025.
Che le banche abbiano fatto faville non è proprio una sorpresa: quando tira il settore dell'Investment Banking e si hanno le competenze per amministrarlo come si deve al quale si aggiungono importanti utili che derivano dal trading (le borse hanno aiutato) ecco che un raddoppio dell'utile netto ne è la diretta conseguenza... E' solo quando una banca s'incaponisce ad offrire servizi di Investment Banking senza possedere le necessarie competenze che la si manda allo sfascio! (l'evidente riferimento al Credit Suisse NON è assolutamente casuale... e scusate lo sfogo).
Per quello che concerne in generale gli utili del 2025 ci stiamo attrezzando in modo tale da seguirli molto da vicino e non manchermo di rendervene conto. Ripetiamo: quest'anno, soprattutto in America, saranno fondamentali.
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Oramai l'era Biden è agli sgoccioli e a partire da martedì (lunedi le borse americane sono chiuse per il Martin Luther King Day) faremo i conti con l'Amministrazione Trump. Abbiamo l'impressione comunque che già lunedì pomeriggio assisteremo ad uno show del nuovo presidente che non mancherà l'occasione per firmare qualche decina di ordini esecutivi. Capiremo all'istante che aria tira e ci aspettiamo subito qualche reazione proveniente dal mondo delle cripto che chiusi non lo sono.
Ma torniamo per un attimo a Biden: ci è capitato sott'occhio una statistica che vi avevamo già proposto ma questa è più completa:
Fa riferimento alle performances delle principali borse americane e chi era alla presidenza per quel quadriennio. Si parte dal 1953 e tutto sommato Biden si congeda con un risultato non disprezzabile soprattutto se consideriamo che dobbiamo annoverare sotto il suo mandato un 2022 che ci ha regalato una performance inguardabile (mediamente -20.5%) causata da un repentino e consistente aumento dei tassi che persiste a tutt'oggi. E' stato graziato, per fortuna sua, dal palesarsi dei vantaggi legati all'impiego dell'Intelligenza Artificiale che ha scatenato l'appetito per il rischio di una notevole quantità di investitori che degli alti tassi se ne sono fatti un baffo. Biden lascia a Trump un'economia tutto sommato in buona salute e così dovrebbe restare. Vedremo!
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La pubblicazione dei dati sull'inflazione americana ha fatto un gran bene allo S&P500 (+1.96% ytd) che è riuscito con uno scatto repentino (vedi freccia verde) a partire in gap e a rientrare nel canale ascendente di medio periodo (quello delle due linee nere per intenderci). E' un bene che sia così in quanto temevamo che oramai la direzione fosse quella ribassista suggeritaci dalle due linee rosse tratteggiate. Non siamo ancora tranquillissimi ma l'indice ha forato al rialzo anche la media mobile dei 50 giorni (linea viola) con dei volumi che venerdì erano in buon rialzo e ci lasciano ben sperare. Come detto vediamo le prime mosse di Trump e capiremo subito se i 6'600 punti saranno un obiettivo raggiungibile.
Eravamo meno preoccupati per in
Nasdaq (+1.65% ytd) che in fondo è sempre rimasto all'interno del canale ascendente (in verde) e dovrebbe continuare ad approfittare di tutta la fantasia che l'intelligenza artificiale ha generato nelle aspettative degli investitori. A dire il vero i vari Nvidia, Palantir e compagni d'avventure si sono presi una piccola pausa di riflessione ma è solo che salutare... ne siamo certi.
Per il momento il trend ascendente è ancora in essere e ci fa piacere.
Attenzione! Malgrado delle condizioni economiche tutt'altro che rosee l'
Eurostoxx50 (+5.15% ytd) è riuscito miracolosamente non solo a rientrare nel canale di scorrimento laterale ma lo ha addirittura forato venerdì scorso andando così a mettere a segno il suo massimo storico. E' difficile da spiegare, e forse tanto da spiegare c'è poco, fatto sta che ce lo ritroviamo a 5'148 punti con un possibile target nelle prossime settimane situato attorno ai 5'300 punti. L'essere un mercato tutto sommato... a buon mercato e la probabile politica della BCE che sarà di certo piuttosto accondiscendente verso nuovi e reiterati tagli ai tassi, ha convinto non pochi investitori che è in Europa che bisogna investire qualche soldo. Speriamo che continui...
Forse sono in molti gli investitori che finalmente si sono accorti che se hai franchi svizzeri e li devi investire, verso la borsa svizzera devi andare...
Giovedì lo SMI (+3.36% ytd) ha inoltre beneficiato di una performance intraday eccezionale del titolo del lusso Richemont che, grazie a degli utili ben oltre le aspettative, è salito del 16%; è un record per questa azione ed ha trascinato con sé non solo il mercato nazionale ma tutte le società del lusso europee. E' un po' la dimostrazione che quest'anno gli utili sono più importanti che mai.
Tecnicamente siamo riusciti a forare, in uno slancio rialzista, la resistenza del canale discendente e addirittura due medie mobili (100 e 200 giorni) con dei bei volumi crescenti. Più bullish di così! Forse un altro centinaio di punti li potrà ancora accumulare la prossima settimana, Trump permettendo.
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Indubbiamente per usd/chf i 92 centesimi sono una bella resistenza e per il momento oltre non si riesce ad andare. E' comunque evidente che il dollaro è ancora forte e potrebbe rimanerlo fino a quando il differenziale di rendimento con le principali valute mondiali rimante decisamente a suo vantaggio. Bisognerà poi fare i conti con l'amministrazione Trump che di tutta questa forza del dollaro non sarà molto contenta. In realtà dovrebbe esserlo: come paese importatore netto, grazie al dollaro forte riesce a calmierare l'inflazione ma temiamo che questo argomento a Trump non interessi più di tanto. E' probabile che farà di tutto per tentare in un qualche modo d'indebolire la moneta americana per incentivare le vendite all'estero .
Per il momento 1.01 per euro/dollaro non sembra facile da raggiungere e se pensiamo a quello che farà Trump forse non lo sarà mai. Vedremo... Il trend è lì da vedere e la forza del dollaro è più che evidente... bisogna solo capire fino a quando. Poi magari ci sbagliamo e lo vedremo puntare verso la parità, ma questo scenario ci pare poco probabile.
Eur/chf in un qualche modo sembra aver trovato il suo equilibrio attorno ai 94 centesimi. Non sappiamo se dobbiamo ringraziare la valuta europea che vive di luce propria oppure c'è di mezzo lo zampino della Banca Nazionale Svizzera che la sta comprando a piene mani. Ma in fondo quel che ci importa è che il franco non diventi eccessivamente forte e quel canale ascendente tratteggiato in verde è la nostra speranza: sta puntando nella giusta direzione.
Dobbiamo ammettere che seguiamo l'evoluzione del bitcoin con un certo interesse e siamo curiosi di vedere se effettivamente la spinta che l'amministrazione Trump darà a tutto il settore delle cripto riuscirà a spingerlo verso quei valori che tutti i suoi fedeli sostenitori prevedono: non stiamo parlando di qualche decina di migliaia di dollari in più rispetto alla quotazione attuale ma di alcune centinaia di migliaia. Le premesse ci sono e l'unico intoppo sarebbero delle leggi ad hoc per limitarne la proliferazione ma a quanto pare non è nei programmi di Trump, anzi...! Ha appena lanciato la sua di cripto, il Trump Memes, che è in circolazione dal 15 di gennaio e pare abbia già un valore di 4.3 miliarid di dollari. Bollata inizialmente come una fake news a quanto pare il Trump Memes tanto fake non lo è... Staremo a vedere.
Ma riconcentriamoci sul bitcoin: a breve, e qui ci intestardiamo ad utilizzare un metodo di analisi - quello tecnico - che con questo asset forse non funziona, rotto il triangolo verso l'alto potremmo raggiungere i 118'000 dollari. Bello ma non fate follie se non potete permettervelo.
Buona domenica e lunedì non perdetevi la cerimonia di insediamento e la firma dei decreti presidenziali
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