Evidentemente qualcuno deve aver consigliato a Trump di moderare i termini e di limitare le sue esternazioni al minimo indispensabile... Ridurre al silenzio uno come l'attuale Presidente degli Stati Uniti d'America è un'impresa non da poco e pensiamo sia riuscita a Scott Bessent, attuale Segretario al tesoro, uno che a prima vista non sembra simpaticissimo ma è di certo qualcuno che i meccanismi della finanza li conosce molto bene. Infatti Scott, nel 1992, ha partecipato in prima persona all'elaborazione del quadro macroeconomico che ha convinto George Soros a buttarsi nell'impresa di attaccare la lira sterlina che risultava essere nettamente sopravvalutata.
L'assalto alla moneta britannica fu ordito il 16 settembre 1992: con la complicità di alcune banche e di un gruppo di hedge funds furono vendute allo scoperto miliardi di sterline. Lo stillicidio continuò per diversi giorni e di fatto fecero affondare la quotazione della moneta britannica. Gli interventi della Banca d'Inghilterra, che rialzò i tassi dal 10% al 12% portandoli in pochi giorni al 15% nel tentativo di difendere la valuta britannica, non produssero gli effetti sperati. La sterlina fu costretta ad abbandonare il meccanismo di cambio europeo, che di fatto la confinava entro una banda si oscillazione fissa, e fu lasciata fluttuare liberamente. Potete immaginare quanto grande fu l'umiliazione per il governo britannico vedere la propria moneta sprofondare mentre Soros guadagnò in pochi giorni più di un miliardo di dollari ed entrò nell'Olimpo degli speculatori.
Scusateci per la digressione ma almeno capite che dietro a Soros non c'era uno sprovveduto. Poi Bessent nel 2015 fondò un hedge fund (Key Square Group), anche grazie ad un investimento iniziale di 2 miliardi da parte di Soros, che attirò parecchi investitori tanto che nel 2017 il fondo arrivò a gestire assets per 5.1 miliardi di dollari. Peccato che nel 2023 si erano ridotti a 577 milioni a dimostrazione del fatto che Soros o Buffet si nasce, difficilmente si diventa.
Comunque sia quello che a noi importa è che oggi Bessent deve aver capito come bisogna approcciare l'attuale inquilino della Casa Bianca. L'ammorbidimento dei toni utilizzati da Trump e la disponibilità a rivedere l'ammontare dei dazi per un certo numero di Paesi - tra i quali troviamo Svizzera ed UE - hanno avuto un effetto immediato.
La temperatura dei mercati, come segnalato dal VIX, è subito scesa a dei livelli accettabili...
...mentre i rendimenti dei Treasury a 10 (in nero) e a 2 anni (in rosso) hanno iniziato a scendere.
Il vero problema di Trump, oramai tutti l'hanno capito, è la Cina: nei confronti dei dazi americani ha interposto un muro di gomma dove tutto rimbalza. Lo schemino qui sotto illustra bene la situazione:
In un'intervista apparsa sul TIME, Trump si è lasciato scappare che gli USA "sono un grande negozio dove tutti vogliono comprare. E sono io che fisso i prezzi". In tutta risposta i Cinesi, che evidentemente non hanno gradito i prezzi stabiliti dall'emporio di Trump, hanno rispedito tre Boeing 737 MAX 8 nuovi nuovi al mittente ed altri 50 non saranno nemmeno assemblati. Appare chiaro che, volenti o nolenti, urgono colloqui con i Cinesi. Questo Bessent lo sa e speriamo che abbia convenientemente informato anche il suo capo.
Come detto, un Trump più moderato è stato molto apprezzato dai mercati:
Le obbligazioni in dollari (nell'immagine l'indice total return di Bloomberg) sono al rialzo del 5.14% da inizio anno anche se la FED è in una fase attendista. Come ripetutamente sottolineato, Powell e compagni non hanno fretta di agire e i tagli ai tassi possono ancora aspettare.
Lo schema seguente ci aiuta a capire il perché:
A seguito della caotica politica dei dazi, i consumatori americani sono convinti che l'inflazione nel lungo termine (diciamo nei prossimi 5 anni...) salirà in pianta stabile sopra il 4%. Per i prossimi 12 mesi, sempre secondo le attese, l'inflazione dovrebbe raggiungere il 6.5% ovverosia un valore che non era più così alto dal 1981. E' probabile che l'inflazione fin lassù non la lasceranno andare ma nel frattempo queste aspettative hanno un'influenza sul comportamento del consumatore:
Infatti giovedì 24 aprile la statistica delle vendite di beni durevoli per marzo non è passata inosservata superando di gran lunga le previsioni! Non c'è troppo da stupirsi: se l'acquirente crede che in futuro quello che gli serve costerà di più, prende l'occasione al balzo per acquistarlo oggi ad un prezzo calmierato. Sarà interessante vedere se tutti questi acquisti preventivi avranno un influsso sulla misurazione dell'inflazione (CPI) di aprile: il dato verrà pubblicato il 13 maggio. Le aspettative sono per un leggero calo (!) al 2.5% ma ci sembra una previsione troppo ottimista.
Altro dato che sarà seguitissimo da Trump e dalla FED è quello riguardante il PIL del primo trimestre che è atteso per il 30 di aprile. Valore atteso: +0.4%; il precedente indicava un +2.4%.
In effetti, se queste sono le aspettative, forse Trump non ha tutti i torti a chiedere un po' più di flessibilità alla FED ma come sempre non è il tipo di richiesta che impensierisce i mercati ma è come questa richiesta viene posta: un conto è sperare che la FED abbassi i tassi un altro è imporre alla Banca Centrale di farlo. Se il mercato si convince che la FED stia per perdere la sua indipendenza le conseguenze sarebbero sconvolgenti.
***
Prima di essere tutti preda della FOMO ( Fear Of Missing Out), ovverosia quella paura di restar fuori da un mercato che sembra essere in forte recupero e tu ne vuoi assolutamente far parte, ci conviene dare un'occhiata al grafico qui sopra. Abbiano sempre detto che il carburante di tutti i mercati sono gli utili attesi che devono poi essere confermati da quelli effettivi: purtroppo non ci sono in tal senso buonissime notizie. Le continue revisioni degli utili al ribasso ci stanno suggerendo che dobbiamo porci la domanda se l'attuale rimbalzo è quello del gatto morto oppure se si tratta di un avvio di un nuovo trend che ci riporterà verso i massimi storici con l'ambizione magari di superarli. Il primo se ci sembra, per il momento, quello più probabile.
Diciamo che con i profitti che diminuiscono dobbiamo stare attenti a non esagerare con il rientro e selezionare bene le società che devono far parte del nostro portafoglio. In questo momento non è un esercizio facile, quindi se non sapete come procedere potete sempre accontentarvi di acquistare un ETF su un indice o un gruppo di azioni oppure rivolgete la vostra attenzione verso società solide, che ben conoscete e che hanno corretto in modo eccessivo tanto da essere probabilmente sottoquotate.
Come detto l'ammorbidimento dell'eloquio di Trump ha fatto bene ai mercati. Anche lo S&P500 (-6.06% ytd) ha continuato la sua salita e finalmente è riuscito ad issarsi sopra la resistenza dinamica indicata dalla freccia rossa. Il colpo di reni del principale mercato americano ha creato un gap rialzista (cerchio rosso) che dobbiamo tenere ben presente nella mente; come ben sapere la maggior parte dei gap prima o poi vanno colmati... è solo una questione di tempo (per intenderci ci potrebbe essere un ribasso fino ai 5'300 punti...). Ma concentriamoci su un altro gap, quello ribassista (cerchio verde) che si era creato a fine marzo che con un po' di buona volontà potrebbe essere chiuso la prossima settimana; non mancano molti punti (diciamo una settantina) che comunque porterebbe questo indice ben oltre il ritracciamento dai minimi del 50% già messo a punto la scorsa settimana.
Anche il Nasdaq (-9.98% ytd) ha superato di slancio la resistenza dinamica ed ora, oltrepassata quella statica a 17'100 sta cercando di raggiungere i 17'900 punti. Non sarà facile, molte società del tech sono entrate in una fase dove devono ancora, malgrado la forte correzione delle ultime settimane, digerire gli eccessi degli ultimi 2 anni. Non sono passati inosservati i numeri di Tesla che sono piuttosto deludenti con un calo del 70% degli utili... insomma l'avventura governativa di Musk è costata parecchio: Tesla valeva 1.5 trilioni di dollari il 17 dicembre 2024, vale oggi poco meno di 880 miliardi con una perdita del 40%.
Ammettiamo che oggi ci stiamo concentrando soprattuto sui gap, tanto per capire fino a dove i movimenti rialzisti ci possono portare. Anche lo SMI (+2.94% ytd) ne è ben fornito. Prima di tutto attenzione a quello rialzista (cerchio rosso) che si è formato all'inizio della settimana e che potrebbe dare adito a qualche correzione che lo riporterebbe verso gli 11'600 punti (freccia rossa).
Ci interessano, eccome, quelli ribassisti (cerchio viola e arancione) che potrebbero fare da traino al movimento rialzista di questi giorni, sempre che il nostro indice riesca a superare quota 12'000; per il momento sembra essere una (debole) resistenza. Insomma: rivedere il nostro indice tra i 12'225 e 12'550 punti non è impossibile. I volumi (come quelli degli altri mercati...) non sono eccezionali e tendono ad esser leggermente ribassisti: per coprire i gap avremmo bisogno di un maggior coinvolgimento degli investitori ma con i tempi che corrono comprendiamo benissimo che ci si muove con una certa prudenza.
***
Per fortuna il dollaro è tornato ad apprezzarsi contro franco: non vi nascondiamo che eravamo preoccupati... le conseguenze di un eccessivo rafforzamento del franco le conosciamo bene e vedere di nuovo la BNS muoversi verso tassi negativi ci crea un insopportabile fastidio allo stomaco. Speriamo che il movimento in atto sia un classico ritracciamento del movimento ribassista avviatosi ad inizio aprile. Se così fosse, possiamo immaginare che recuperare il 50% di questo movimento non è impossibile e potrebbe portare il dollaro/franco attorno agli 84 centesimi nelle prossime settimane.
Anche contro euro il dollaro si è mostrato un pochino più solido: vediamo come si comporterà con i dati del PIL americano che saranno pubblicati mercoledì prossimo. E' chiaro che se il PIL dovesse essere ancor più basso delle già misere aspettative (+0.4%), allora per il dollaro son dolori: un ribasso dei tassi (anche se l'inflazione dovesse essere un pochino più robusta) non ce lo toglie nessuno. Ricordiamoci che il mercato si aspetta attualmente almeno 4 tagli.
Salutiamo con piacere anche il rimbalzo dell'euro che ha fatto contro franco una volta arrivato sul supporto a 0.9230. Stiamo incrociando tutte le medie mobili e questo potrebbe essere un buon segnale per il proseguo del rimbalzo... rivedere quota 0.96 non ci dispiacerebbe.
Avevamo detto che la rottura rialzista del piccolo triangolo (in verde) avrebbe portato il bitcoin almeno verso i 92'500 dollari che sono stati agevolmente superati nei giorni scorsi. Per il momento si trova già in ipercomprato e se non riesce a superare la resistenza (linea tratteggiata) è possibile che qualche presa di profitto si faccia vedere. Comunque ci sembra di capire che sta ancora puntando, nel medio periodo, i 120'000 chf. Deboli di cuore astenersi.
Quest'anno, per il momento, oro batte S&P500 42.5% a zero....
Questa settimana con il rafforzamento del dollaro e le borse un pochino più toniche, l'oro si è preso una pausa di riflessione. 3'300 sembra essere un supporto sul quale adagiarsi e per conto nostro può starci anche fino alla fine dell'anno. Quello che doveva fare l'ha già fatto, tutto il resto è "grasso che cola".
Buona domenica!