Sulla carta poteva essere una settimana ben più movimentata di quella che in realtà è stata. Invece, come vedremo, le borse si sono mosse poco ed hanno pensato più che altro a consolidare quanto di buono hanno fatto dai primi di aprile in poi.
L'unico evento che ha sorpreso noi comuni mortali è stata l'elezione di un Papa americano. Ovviamente, non abbiamo potuto fare a meno di pensare a quanto abbia rosicato Trump che, durante un recente incontro con i giornalisti alla Casa Bianca, ha dichiarato - seppur scherzosamente - che avrebbe voluto diventare lui il Papa. Comunque sia il Nostro, sportivamente, si è subito congratulato con Leone XIV, ma si è pregiato di farci sapere - con il tatto che lo contraddistingue - che Prevost non era il suo cardinale "born in the USA" preferito. A quanto pare l'ala più estrema dei repubblicani lo considera un marxista con l'aggravante di essere pure un globalista. Noi non lo conosciamo e quindi sospendiamo il giudizio.
Un altro piccolo sussulto l'abbiamo avuto martedì mattina con l'elezione di Merz quale nuovo cancelliere tedesco, elezione che di solito è poco più di una formalità. Invece, per la prima volta dal dopoguerra, si è dovuti ricorrere al secondo scrutinio. Non è un segnale molto incoraggiante per Merz che, evidentemente, anche all'interno del suo stesso partito non fa l'unanimità. Il DAX sulle prime non ha gradito e ce l'ha fatto sapere con un -2% messo a punto subito dopo la mancata elezione; si è poi ripreso nel pomeriggio e tutto sommato, con un +18% ytd, è fino ad oggi la miglior borsa europea segno che in Germania un po' di ottimismo, malgrado la recessione in corso, sta facendo capolino.
- Negli USA l'incertezza economica è elevata a causa delle politiche commerciali della nuova amministrazione: diciamo che prima di procedere con dei tagli aggressivi ai tassi vuol vedere le conseguenze di tali politiche che per il momento non si sono ancora concretizzate definitivamente nei dati economici.
- L'aumento dell'inflazione è in agguato: non è un esito certo ma, se i dazi verranno applicati come da programma, è piuttosto probabile. E' comunque consapevole che vi sono delle trattative in corso e, giustamente, prima di prendere qualsiasi decisione vuol vedere se andranno a buon fine e come.
- E' pure edotto che il mercato del lavoro inizia a mostrare qualche piccola crepa ma per il momento nulla di preoccupante. Anche le nuove richieste settimanali di sussidi di disoccupazione, pubblicate giovedì, si sono attestate a 228.000 unità, risultando inferiori sia alle attese (231.000) sia al dato precedente (241.000).
Negli Stati Uniti i tagli attesi sono circa 3 (uno in meno rispetto alla scorsa settimana) e difficilmente si andrà sotto il 3.5%. Con i debiti che hanno è sempre un tasso troppo alto: le pressioni su Powell da parte di Trump sono destinate a perpetuarsi.
Malgrado i tassi americani restano alti, il mercato obbligazionario sta scommettendo che presto o tardi li dovrà tagliare e quindi si sta già portando avanti con i lavori: coloro che devono acquistare obbligazioni lo stanno già facendo. Da inizio anno l'indice total return delle obbligazioni in usd calcolato da Bloomberg è in crescita del 4.66%.
Anche se la BCE non si sia risparmiata in fatto di tagli ai tassi, bisogna ammettere che le soddisfazioni in ambito obbligazionario espresso in euro non sono molte. Da inizio anno stiamo marciando sul posto. Evidentemente, se l'Eu e la Germania, dovessero effettivamente mettere in atto il piano di difesa europea ed i tedeschi iniziare finalmente a spendere qualche euro un più per ristrutturare un paese che ne ha urgentemente bisogno, allora di emissioni obbligazionarie in euro ne vedremo a tonnellate; i prezzi delle obbligazioni, spinti dall'eccesso di offerta, saranno calanti e di rimando vedremo i rendimenti partire al rialzo.
Come già sottolineato la settimana borsistica è stata piuttosto avara di soddisfazioni. Lo S&P500 (-3.77% ytd) non è riuscito ad andare sopra il valore segnato il 4 di febbraio, data dell'annuncio dei dazi. Volumi in leggero calo proprio a significare che voglia di puntare qualche soldo in borsa questa settimana ce n'era meno del solito. Dato per scontato che la FED non avrebbe tagliato, tutta l'attenzione è rivolta all'incontro tra USA e Cina a Ginevra. Indiscrezioni su come stanno evolvendo i colloqui fino ad ora non ve ne sono e probabilmente bisognerà attendere domenica per saperne qualche cosa di più. E' chiaro, e questo vale per tutti i mercati, che se si riesce a ridurre la pressione sui dazi ancor prima che questi entrino in azione potrebbe giovare non poco alle quotazioni. Scordiamoci comunque che vengano eliminati. Le prime reazioni le vedremo lunedì.
Non è stata una grande settimana per la borsa svizzera. Lo SMI (+4.19% ytd) non è riuscito a superare la media mobile dei 100 giorni (linea verde) e di conseguenza il gap segnalato dal cerchio arancione è ancora tutto da coprire. Non siamo completamente tranquilli: il gap rialzista segnalato dal cerchio rosso potrebbe anche essere coperto soprattutto se i dazi sul farmaceutico saranno pesanti... Diciamo che per il momento non ci vogliamo pensare!
Il dollaro ce la sta mettendo tutta per cercare di recuperare contro franco svizzero ma neppure la prospettiva dei tassi negativi per il momento riesce a schiodarlo dalla sua apaticità. Resta nel canale ascende ed è già qualcosa. Vedremo se l'incontro a Ginevra servirà a ridargli un po' di smalto.
La valuta americana si è mostrata un pochino più tonica contro euro... ma stanno aspettando tutti la fine dei colloqui di Ginevra...
Neppure la prospettiva di due tagli ai tassi, che porterebbero i rendimenti svizzeri in negativo, è riuscita ad indebolire la nostra valuta che contro quella europea contina a mostrare i muscoli. Qualche imprenditore svizzero inizia ad averne abbastanza... Per il momento comunque sotto lo 0.9230 non si dovrebbe andare.
Quando si respira un po' di aria da risk on, le crypto si risvegliano e la cosa vale anche per il bitcoin che continua a puntare ai suoi massimi. La scorsa settimana vi avevamo detto che non sarebbe stato facile andare oltre i 100k in quanto bisognava prima digerire la fase di accumulo definita dall'ovale blu. Abbiamo sbagliato: della fase di accumulo il bitcoin proprio se n'è fatto un baffo ed ora punta ai 105k. Avevamo detto che è pronto ad andare verso i 120k... forse abbiamo esagerato ma con un po' di pazienza - che non è proprio la principale virtù dei millennials - ci arriverà.
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