Ci siamo lasciati domenica 11 maggio con i trattati di Ginevra sui dazi tra Cina e USA in pieno svolgimento. Le nostre aspettative per il summit in corso erano meno di zero ma forse siamo stati eccessivamente pessimisti: infatti una sospensione delle gabelle per 90 giorni è stato raggiunto, giusto il tempo per continuare a trattare; il dazio generalizzato al 10% valido per tutti non si tocca; quelli reciproci hanno subito una bella (temporanea?) sforbiciata e le borse hanno apprezzato il gesto. Da diversi giorni il capitolo dazi ci sembra essere passato in secondo piano (diciamo che per il momento non merita la prima pagina dei giornali) e questo ha riportato un po' di ottimismo nei mercati azionari che tutto sommato non sono poi molto lontani dai massimi storici. Ma attenzione: qualche ombra, ahinoi, ci pare di vederla arrivare...
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Poco variata anche l'inflazione americana che per il momento è piuttosto stabile: il dato pubblicato il 13 maggio la dava al 2.3% (atteso: 2.4%; precedente: 2.4%). Il trasferimento dei dazi nei prezzi alla vendita è un processo che richiederà del tempo ed il semplice fatto che l'inflazione non si è ancora mossa non ci deve indurre ad un eccessivo ottimismo...
Fa specie vedere il sondaggio dell'Università del Michigan, riguardante le aspettative di inflazione fra un anno: mediamente il campione di 500 consumatori adulti contattati telefonicamente la vede al 7.3%. Magari sopra il 7% l'inflazione non ci andrà ma se questa è l'aspettativa ecco che il consumatore potrebbe dare il via, prima che i prezzi salgono, ad una spesa anticipata. Di sicuro questo è un dato che ha visto anche la FED ed è consapevole che le imprese aumenteranno i costi e i lavoratori chiederanno salari più alti auto-alimentando una spirale inflazionistica che non sarà facile da contenere. Vedremo.***
Riteniamo comunque che la notizia che non deve assolutamente passare inosservata, in quanto potrebbe generare qualche presa di profitto nel variegato mondo obbligazionario (e non solo in quello...) è senz'altro quella del declassamento del debito pubblico americano da parte di Moody's che ha fatto perdere la AAA alla prima economia al mondo riducendo il rating ad AA1. Non è una vera novità e si inserisce nel solco del declassamento condotto anni fa da Standard&Poor's (2011) e da Fitch (2023).
Comunque sia, questa riduzione qualitativa del debito pubblico americano, qualche reazione l'ha già generata:
I rendimenti dei Treasury a 2 anni (rosso) a 10 anni (nero) e a 30 anni (blu) hanno virato decisamente verso l'alto e di sicuro non avrà fatto piacere a Trump che non sa più dove andare a prendere i soldi per pagare il debito pubblico soprattutto se riuscirà (ma non diamolo per scontato) a diminuire le tasse. I dazi che vuol far pagare al mondo intero servono soprattutto a questo.
Oramai il debito e i suoi costi sembrano essere fuori controllo e le previsioni non sono rosee: ad oggi il 3% del PIL americano serve semplicemente per pagare gli interessi generati dai 37 trilioni di dollari di debito pubblico e nel 2050, secondo una proiezione della Federal Reserve, la spesa per interessi ammonterà al 5% del PIL... decisamente troppo!
Un'ultima osservazione: quando la resa del Treasury trentennale va sopra il 5% (non succedeva dal novembre del 2023) per i mercati azionari non è un bel segnale. Forse per coloro che hanno realizzato guadagni interessanti portare a casa un po' dell'utile non è una brutta cosa...
... comunque per il momento non sembra che le obbligazioni in dollari abbiano sofferto più di tanto questo rialzo dei rendimenti, ma le teniamo comunque sotto controllo. Qualche obbligazione la andremo a comprare ma le scadenze non saranno lunghissime...
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Tutto sommato lo S&P500 non si è comportato male e manca pochissimo ad aver recuperato tutte le perdite subite dal 4 di febbraio oramai diventato celebre come il "giorno della liberazione". Purtroppo dopo il declassamento sta correggendo in modo piuttosto vistoso e non ci sorprenderemmo se andasse nei prossimi giorni a chiudere il gap rialzista che porterebbe l'indice attorno ai 5700 punti. Per la cronaca sono molti gli analisti e le banche che vedono ancora per fine anno lo S&P500 attorno ai 6'600 punti: a metà maggio a questo gruppetto si è aggiunta anche Goldmann Sachs.
Vi avevamo segnalato in modo un po' ardito, la figura tecnica denominata spalla-testa-spalla rovesciato (mezze lune arancioni) che di norma anticipa un periodo rialzista. In effetti la scorsa settimana il Nasdaq è partito in gap (cerchietto azzurro) e sembrerebbe essere sulla buona strada dei 21'000 punti. In caso di una correzione, noi iniziamo a panicare se l'indice dovesse andare sotto i 18'000 punti.
Bene, e pure molto, l'andamento dell'Eurostoxx50 che si trova ad un soffio dal suo record storico. Evidentemente un po' di fiducia nel nostro continente è tornata ed è pure confermata da un golden cross (media mobile dei 100 giorni in verde incrocia quella a 50 giorni in viola) che potrebbe dare sostanza al movimento rialzista. Per acquistare nuove posizioni bisognerebbe comunque attendere uno storno...
Anche lo SMI sta cercando di andare a coprire il gap rialzista segnalato dal cerchietto arancione ma sta facendo fatica: con Roche, Novartis e Nestlé che hanno visto tempi migliori non è facile. I volumi non sono eccezionali e ci stiamo avvicinando all'ipercomprato... tutti elementi che ci suggeriscono che nei prossimi giorni non vedremo grandi movimenti al rialzo...
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Malgrado l'aumento dei rendimenti sul dollaro la valuta americana ha corretto vistosamente contro franco svizzero: il declassamento del debito ha giocato un ruolo importante. E' chiaro che qualche cosa sta cambiando e l'immagine degli USA nei prossimi anni sarà meno brillante di quanto siamo abituati a vedere. Il tema è di quelli seri e stiamo pensando di fare prossimamente degli Appunti di approfondimento. Per tornare a noi: il supporto a breve contro franco rimane a 0.82.
Anche contro euro il dollaro ha perso qualche basis point ed è ritornato in zona 1.13 ma attorno a quel valore dovrebbe consolidare. Cambia il discoro, e di molto, qual'ora dovesse andare con decisione sopra 1.15, ma pensiamo che sia ancora troppo presto...
Euro/franco ci pare entrato in modalità scorrimento laterale all'interno di un range piuttosto stretto: 0.93 - 0.94. Se lì rimane non ci lamentiamo. Ricordiamoci che il 19 giugno ci sarà la riunione della BNS dove è atteso un ultimo taglio dello 0.25%.
Che ci sia nell'aria qualche cosa che mette un po' di inquietudine addosso agli investitori ce lo suggerisce la quotazione del bitcoin che mentre siamo scrivendo è quotato 111'313 $ e si trova all'interno di un canale rialzista che verosimilmente lo porterà verso i 120'000 dollari. Attenzione: è in netto ipercomprato (cerchietto rosso) e prima di comprarlo ci vorrebbe uno storno...
Buona serata!
PS: come vi abbiamo già avvisato anche il prossimo week end e l'altro pure non siamo in grado di scrivere i nostri Appunti. Vi terremo aggiornati durante la settimana.
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