Non volevamo parlare dello SMI ma forse un'occhiata la diamo comunque: da inizio anno non abbiamo fatto molta strada e ci sembra di marciare sul posto. Gli utili trimestrali, in generale piuttosto buoni ma non moto diversi dalle aspettative, non hanno dato la sferzata che ci aspettavamo. Il piano di vaccinazione contro il covid19 ha preso avvio defintivamente alla metà di gennaio e ai primi entusiasmi ha fatto capolino una certa delusione perché oramai abbiamo capito tutti che ci vorrà più tempo del previsto per raggiungere tutti coloro che si vogliono proteggere; se aggiungiamo le forme più o meno severe di lock down che stanno nuovamente intralciando la vita sociale di ognuno di noi, il morale non è comprensibilmente alle stelle... ed il morale della borsa pure.
Abbiamo provato a forzare un pochettino l'analisi tecnica (quindi prendete le conclusioni per quel che valgono: non molto) e quel piccolo triangolo rosso dovrebbe venir forato la prossima settimana. Se verso l'alto non è detto che finalmente riusciremo, morale permettendo, a superare questi benedetti 11'000 punti che stanno diventando un tormentone; mentre una foratura verso il basso potrebbe dare il via ad una debole correzione... Vedremo.
Quello di cui vi vorremmo parlare oggi è un tema che sta sempre più sollecitando gli analisti finanziari e riguarda un possibile ritorno dell'inflazione. Abbiamo sempre detto che quest'ultima manca all'appello da troppo tempo e le banche centrali ne vorrebbero un po' (diciamo un 2% o su di lì ma anche oltre... ) tanto per farsi mangiare una fetta dell'enorme debito che stanno accumulando.
I dati sull'inflazione europea la segnalano attorno al mezzo punto percentuale, mentre negli USA la pubblicazione del CPI di mercoledì la dava all' 1.4% , un dato sotto le aspettative, ma se scomponiamo il numero ci accorgiamo che a tenere bassa l'inflazione sono le voci riguardanti i viaggi di piacere, i voli ed in generale tutto quanto ha a che fare con il tempo libero e che questo covid ha depresso, tutto il resto è al rialzo. Potete facilmente immaginare cosa può succedere quando potremo finalmente muoverci.
La IATA (International Air Transport Association) l'altro ieri è uscita con un comunicato che a suo giudizio entro l'estate l'America e l'Europa avranno raggiunto l'immunità di gregge. Ovviamente tirano l'acqua al loro mulino ma è probabile che non si sbagliano di troppo; anche le agenzie di viaggio ci risulta che hanno accumulato riservazioni per la seconda metà dell'anno come non hanno mai visto e questo la dice lunga sulla voglia di viaggiare che la gente ha accumulato in questo anno di Covid.
Ma è verosimile ritrovarsi tra capo e collo un'inflazione fuori controllo? E' la domanda che ci siamo posti questa settimana e non siamo gli unici (vedi articolo in fondo alla pagina). Partiamo da un grafico:
Abbiamo radunato argento, platino, rame, nickel e ferro allo scopo di vedere come tutte queste (ma anche le altre) materie prime si stanno muovendo: è evidente che lo spostamento per tutte è in deciso rialzo come non succedeva da diversi anni: il movimento quindi non sembra essere di breve durata ed è costantemente alimentato dalla domanda proveniente soprattutto dai paesi asiatici ma non solo. Un simile movimento non può non avere un influsso sui prezzi finali delle merci prodotte.
Poi le merci vanno trasportate:
Se fino ad un paio di anni fa il nolo di un container costava un po' meno di 2000 $, oggi ce ne vogliono più di 5000...
Il petrolio ha deciso di ritornare a farsi pagare attonro ai 60$ al barile ritornando alle quotazioni pre-covid19: da due a tre volte il costo dello scorso anno...
Vogliamo poi parlare di quanto il dollaro si è svalutato in questi ultimi anni? Oppure di come il concetto di globalizzazione ha mostrato i suoi limiti proprio durante la pandemia mettendo in forte discussione la tendenza a voler delocalizzare tutto quello che è delocalizzabile al sol fine di produrre più a buon mercato? E cosa ne dite della carenza di microprocessori e semiconduttori indispensabili per portare avanti la "rivoluzione" tecnologica della quale tutti parlano? Sicuramente si tradurrà in un rincaro di queste componenti. Insomma potremmo continuare con svariati altri esempi, ma quanto vogliamo esprimere ci sembra chiaro.
Ora, prendete tutto quanto vi abbiamo detto e conditelo con 1.9 trilioni di dollari che Binden ha intenzione di sganciare dall'elicottero presidenziale sulle teste degli americani ed il quadro è completo. Può anche darsi che una parte dell'assegno di 1400.- $ che ogni americano incasserà in molti se lo giocheranno in borsa sfruttando le varie piattaforme simil RobinHood , ma il resto finirà sicuramente nel circuito economico alimentando la domanda.
Quindi, dopo queste premesse, ci sembra ragionevole iniziare per lo meno a pensare, anche se non sarà per domani, che un po' di pressione sui prezzi potremmo anche averla. Ma cosa potrebbe succedere?
Lo sappiamo tutti che i mercati finanziari sono stati gonfiati dalla marea di liquidità a loro disposizione. Qualsiasi investitore oggi è alla spasmodica ricerca di un rendimento e ancor meno vuol restare a vedere una borsa macinare un record dietro l'altro senza muovere un dito, quindi, tutti dentro!
Proprio questa settimana le obbligazioni High Yield rendono meno del 4%: significa che prestiti aziendali con rating fino alla CCC (ad un passo dalla D di default) rendono, ad esempio, uno scarso 1% in più della media dei dividendi (circa 3%) pagati dalle aziende appartenenti allo SMI che dalla D di default sono ben lontane! Qualche cosa non torna e l'impressione di essere appesi ad un filo è palpabile.

Da una parte si stanno strappando dalle mani pezzi di carta di dubbia qualità, dall'altra stanno cedendo il Treasury americano a 10 anni che dall'agosto dello scorso anno sta lentamente ma inesorabilmente aumentando la sua resa che è più che raddoppiata: è vero che c'è un debito mostruoso da finanziare e devi rendere il TB maggiormente appetibile, ma se invece fosse già un movimento che anticipa in un qualche modo un aumento dell'inflazione? Chi ha ragione? Coloro che stanno comprando obbligazioni ad alto rendimento scontando il fatto che i tassi non saliranno per parecchi anni, oppure chi si sta accorgendo che qualche cosa nella politica delle banche centrali potrebbe anche cambiare fra non molto?
La retorica delle banche centrali la conosciamo molto bene e sia Powel che Lagarde in occasione dei loro interventi centellinano le parole. Ma oggi sappiamo che ad influenzare le decisioni in ambito finanziario e a muovere i mercati sono sempre più spesso gli algoritmi che setacciano il web alla caccia di indizi che una volta elaborati incidono significativamente sull'attività di compravendita.
Già immaginiamo cosa potrebbe succedere, soprattutto se l'inflazione dovesse presentarsi bella pimpante a seguito della ripresa economica, se si inizia a fare la conta nel mondo del web di tutto quello che gira attorno al concetto di "tapering", ovverosia una riduzione delle straordinarie misure di politica monetaria. Nulla di buono all'orizzonte ovviamente! Se poi al principale influencer finanziario che di nome fa Elon Musk, dovesse venirgli in mente di twittare che "con la resa delle obbligazioni high yield sotto il 4% con il cavolo che ci arrivo su Marte", la frittata è fatta!
Qui sotto vi proponiamo come lettura domenicale un articolo tratto dal sempre prolifico The Economist di questa settimana. La traduzione fatta in automatico è più che comprensibile. Buona lettura!
Inflategate
Come l'aumento dell'inflazione potrebbe sconvolgere le politiche economiche mondiali
Il dibattito si sta scaldando
The Economist , 13 feb 2021
Il dibattito sulla possibilità che l'inflazione elevata emerga dalla pandemia si fa più pressante. A gennaio i prezzi sottostanti nella zona euro sono aumentati al ritmo più veloce degli ultimi cinque anni. In America alcuni economisti temono che lo stimolo da 1,9trn di dollari previsto dal presidente Joe Biden, che include assegni da 1.400 dollari per la maggior parte degli americani, possa surriscaldare l'economia una volta che i vaccini permetteranno alle industrie dei servizi di riaprire completamente. I colli di bottiglia emergenti minacciano di aumentare il prezzo delle merci. Lo spazio sulle navi container costa il 180% in più rispetto a un anno fa e una carenza di semiconduttori causata dal boom di quest'anno della domanda di attrezzature tecnologiche sta disturbando la produzione di automobili, computer e smartphone.
Le statistiche principali sull'aumento dei prezzi contribuiranno presto a dare la sensazione che un'alba inflazionistica si stia scatenando. Saliranno automaticamente man mano che il crollo dei prezzi delle materie prime all'inizio della pandemia cadrà nel confronto con un anno prima, e il recente aumento del prezzo del petrolio inizierà a mordere - l'8 febbraio il greggio Brent è salito sopra i 60 dollari al barile per la prima volta in più di un anno. In Germania l'inversione di un taglio temporaneo dell'IVA ha già aiutato l'inflazione annuale a salire da -0,7% a 1,6% in un mese.
Per la maggior parte dell'ultimo decennio il problema dell'economia mondiale, giudicato dagli obiettivi delle banche centrali, è stato un'inflazione troppo bassa, non troppo alta. Di conseguenza, è facile vedere l'imminente accelerazione dei prezzi come benvenuta. In realtà, vale la pena preoccuparsi per diverse ragioni.
Uno è che indebolisce la mano di coloro che sostengono un maggiore stimolo fiscale in luoghi che ne hanno bisogno. Ci sono poche prospettive che la zona euro possa sostenere un'inflazione più alta, per esempio. Il suo principale tasso d'interesse non è stato tagliato durante la pandemia e il suo deficit spending rimane inadeguato date le sue prospettive economiche e la mancanza di potenza di fuoco monetaria. Così come la Banca centrale europea ha erroneamente aumentato i tassi in risposta a un'esplosione temporanea dell'inflazione nel 2011, il pericolo questa volta è che un'accelerazione temporanea dei prezzi incoraggi i falchi fiscali che sono compiacenti sui pericoli di un'economia depressa. Lo stesso pericolo è in agguato in Giappone, l'archetipo dell'economia a bassa inflazione. I suoi prezzi hanno iniziato a scendere durante la pandemia. Il Giappone probabilmente sfuggirà alla deflazione quest'anno, ma oltre questo sembra destinato a rimanere in una trappola di bassa inflazione, avendo apparentemente rinunciato al suo breve tentativo di uscirne a metà degli anni 2010.
Un'inflazione più alta potrebbe anche provocare delle oscillazioni nella politica monetaria in America, dove l'aumento delle aspettative d'inflazione e un rimbalzo più veloce significano che è più probabile che l'aumento dei prezzi sia persistente. I mercati finanziari implicano una possibilità su cinque che i prezzi al consumo crescano almeno del 3% all'anno in media nei prossimi cinque anni. La Federal Reserve ha promesso di mantenere bassi i tassi d'interesse e di continuare a comprare obbligazioni perché vuole che l'inflazione superi il suo obiettivo del 2%, per compensare le mancanze di oggi. Ma il suo nuovo regime di "inflazione media mirata" non permette un superamento duraturo o ampio. Alla fine la banca centrale vorrà alzare i tassi d'interesse per riportare l'inflazione verso il basso.
Più velocemente i prezzi saliranno quest'anno, prima potrebbe arrivare quella stretta. Richard Clarida, il vicepresidente della Fed, ha detto che la banca centrale recupererà solo le mancanze d'inflazione che si sono verificate nell'anno precedente, il che significa che il punto in cui il recupero è completo potrebbe arrivare sorprendentemente in fretta. Il 7 febbraio Janet Yellen, il segretario al Tesoro, ha cercato di rassicurare i critici dello stimolo di Biden dicendo che l'America ha gli strumenti per affrontare l'inflazione. Ma tassi più alti non sono senza conseguenze, e se la Fed si trova a versare acqua fredda su un'economia in surriscaldamento, i rischi di un'altra recessione aumenteranno.
Tassi più alti hanno anche profonde implicazioni per i mercati. Quasi tutto del panorama finanziario di oggi è basato sul fatto che le banche centrali mantengano i tassi di interesse bassi per un lungo periodo. Il denaro a buon mercato è alla base dell'idea che il governo può spendere quanto vuole - incluso, per esempio, il progetto di legge sulle infrastrutture del signor Biden - ed è alla base degli attuali valori di borsa alle stelle e del credito abbondante. Un brusco cambiamento nelle prospettive dei tassi di interesse sarebbe doloroso, come lo fu nel 2013 quando i commenti falchi della Fed portarono a quello che divenne noto come il "taper tantrum".
A Wall Street tassi più alti sarebbero uno shock. Nei mercati emergenti sarebbero agonizzanti. Molti hanno sperimentato una politica monetaria non convenzionale e deficit di bilancio più grandi, seguendo il mondo ricco. Ma i loro sforzi presuppongono che le condizioni finanziarie globali rimarranno allentate. Tassi d'interesse più alti in America per allontanare l'inflazione significherebbero un dollaro più forte e deflussi di capitali dalle economie emergenti, come nel 2013. Questo metterebbe in pericolo le loro finanze e renderebbe più difficile per loro combattere gli effetti della pandemia. C'è molto da apprezzare nell'idea di sfuggire al paradigma di bassa inflazione e bassi tassi dell'ultimo decennio. Ma un'inflazione più alta esporrà l'economia mondiale e i mercati finanziari a una corsa accidentata.