venerdì 24 settembre 2021

Fed dot plot

FOMC Dot Plot: 17 marzo 2021 


                                                       FOMC Dot Plot: 22 settembre 2021 

 Tutta l'attenzione questa settimana era rivolta in direzione della FED e del discorso di mercoledì di Powell che avrebbe anche potuto sancire l'inizio del tapering  che in realtà verrà annunciato probabilmente alla fine della prossima riunione prevista ad inizio novembre. Insomma, ha guadagnato ancora un mesetto abbondante prima di iniziare la riduzione degli acquisti obbligazionari. Dai dot plot qui sopra pubblicati, si evince che in sei mesi la narrativa della FED è parecchio mutata ed il messaggio che ci arriva abbastanza forte e chiaro concerne la dinamica dei tassi ed un loro aumento che potrebbe materializzarsi anche prima del previsto, diciamo magari già verso la fine del 2022 (una cosa poco probabile a marzo) per essere praticamente certa nel 2023 dove quasi tutti i membri del direttorio prevedono una serie di rialzi. 

Intendiamoci, un rialzo dei tassi non è necessariamente un dramma, ed infatti il mercato in questo momento sembra apprezzare il fatto che la FED sta dando l'impressione di avere l'inflazione sotto controllo così come è molto tranquillizzato da un  programma di riduzione della liquidità che sarà attuato con la dovuta gradualità (termine giugno 2022) dando il tempo agli investitori di digerire il processo evitando così dannosi eccessi di volatilità. Insomma, grosse soprese che spaventano i mercati non ce le aspettiamo.


Durante la settimana abbiamo visto lo S&P500 forare la media mobile dei 50 giorni dando il via ad una correzione di pochi giorni che avremmo forse voluto vedere un pochettino più consistente, tanto per togliere un po' di tensione ulteriore sull'indice: probabilmente il 5% dai massimi è troppo poco per scongiurare future correzioni di una certa entità, soprattutto dopo i rimbalzi degli scorsi giorni che hanno riportato le quotazioni nuovamente sopra le media mobile.


 

Il movimento del nostro indice è da manuale di analisi tecnica: avevamo previsto un ritracciamento del 50% del movimento rialzista che indicava gli 11'750 punti quale obiettivo, obiettivo che in effetti è stato raggiunto dando poi il via ad un rimbalzo che sta riportando l'indice verso i 12'080 punti.

Purtroppo stamani è arrivata la notizia che Evergrande, uno dei giganti dell'immobiliare cinese indebitato per 300 miliardi di $ e che naviga in pessime acque, malgrado i messaggi tranquillizzanti dei giorni scorsi NON ha ancora pagato gli 85 milioni di interessi legati ad una sua obbligazione con scadenza 23.09:  tecnicamente se non riesce a pagare entro 30 giorni la società entra in default;  Pechino si è già mossa dicendo che NON aiuterà la società (...ma la banca centrale ha iniettato stamani 70 miliardi nel circuito economico). Forse non sarà un altro caso Lehman Brothers  ma comunque ci potrebbero essere delle ripercussioni non simpatiche,  considerando anche il fatto che Evergrande è una di tante ed i debiti ipotecari cinesi ammontano a 3.6 trilioni di dollari...

Suggeriamo di vedere come questa vicenda si sviluppa nei prossimi giorni...  nel frattempo un po' di prudenza potrebbe essere necessaria.


Buon week end!   



domenica 19 settembre 2021

Il rincaro dei trasporti marittimi


La giornata temporalesca odierna induce alla lettura, ma prima di proporvi un interessante articolo a riguardo del rincaro dei trasporti marittimi, vale la pensa gettare un'occhiata al grafico dello SMI durante la giornata di venerdi che, a causa delle "4 streghe", vi avevamo annunciato come essere piuttosto particolare e volatile:


Partito in deciso rialzo, + 0.75% nei primi minuti di contrattazione, ha terminato la giornata a -0.74% il che significa un'escurione giornaliera di circa 1.5%. Non poca roba. Oramai siamo sotto i 12'000 punti e ne mancano 185 per raggiungere gli 11'750 punti che rappresenta un ritacciamento del 50% del movimento rialzista avviatosi nel mese di maggio di quest'anno (vedi post di venerdi) poi, se raggiungeremo il livello a 11'750, vedremo se e quando rientrare. Stay tuned with Appunti Finanziari.




Durante la lettura dell'articolo che vi andiamo a proporre, ci è subito venuto in mente il Baltic Dry Index, quello che monitora l'andamento dei costi del trasporto marittimo delle principali rotte mondiali e che sta puntando in deciso rialzo e che di sicuro è una delle tante cause dell'aumento dell'inflazione. Sappiamo che il risveglio dell'inflazione è imputabile al rincaro delle materie prime, come abbiamo appena visto del costo dei trasporti e non da ultimo ci sta mettendo lo zampino anche gli elevati costi raggiunti dalle fonti energetiche. A questo punto sorge spontanea una domanda: ma questi rincari, per il momento chi li sta assorbendo? I produttori che non hanno ancora provveduto a scaricarli sui consumatori e se così fosse dobbiamo credere che prima o poi peseranno sui loro bilanci, oppure dobbiamo pensare che presto saranno riversati su di noi compratori con conseguenze facilmente immaginabili sulla nostra propensione al consumo e con conseguenze poco simpatiche sia per la crescita dell'economia quanto per lo stato di salute dei bilanci aziendali? Giriamola come vogliamo ma se la catena dei costi non accennerà presto a diminuire, avremo dei problemi...


Eccovi l'articolo che abbiamo passato in un traduttore automatico che ha fatto un lavoro più che accettabile. Buona lettura!

The Economist, 16 settembre 2021 

Acque turbolente

Una tempesta perfetta per il trasporto dei container

Le interruzioni prolungate modificheranno il modello di commercio?

Tempo di lettura: 10 minuti

Una nave gigantesca che si incunea attraverso il canale di Suez, tariffe di spedizione da record, armate di navi in attesa fuori dai porti, chiusure indotte da covid: il trasporto di container è stato raramente così drammatico come nel 2021. Il costo medio della spedizione di un grande container standard (un'unità equivalente a 40 piedi) ha superato i 10.000 dollari, circa quattro volte più alto di un anno fa. Il prezzo spot per l'invio di una tale scatola da Shanghai a New York, che nel 2019 sarebbe stato di circa 2.500 dollari, è ora vicino ai 15.000 dollari. Assicurarsi una prenotazione tardiva sulla rotta più trafficata, dalla Cina alla costa occidentale dell'America, potrebbe costare 20.000 dollari.



In risposta, alcune aziende stanno ricorrendo a misure disperate. Peloton, un produttore di costose cyclette, sta passando al trasporto aereo. Ma i costi sono anche alle stelle come capacità, la metà di esso di solito fornito nelle stive di jet passeggeri, è limitato da restrizioni sui voli internazionali. Home Depot e Walmart, due rivenditori americani, hanno noleggiato navi direttamente. Spingere navi inadeguate in servizio si è rivelato quasi calamitoso. Un tentativo a luglio di trasportare dei container su una portarinfuse, che generalmente trasporta carbone o minerale di ferro, è stato frettolosamente abbandonato quando il carico si è spostato, costringendo un ritorno in porto. Più container viaggiano attraverso l'Asia in treno. Alcuni vengono addirittura trasportati dalla Cina all'Europa e poi spediti attraverso l'Atlantico per evitare i porti cinesi intasati.

Treni, aerei e camion non possono fare molto, specialmente quando si tratta di spostare merci per metà del pianeta. Le navi container trasportano circa un quarto delle merci scambiate nel mondo per volume e tre quinti per valore. La scelta è spesso tra pagare e subire ritardi, o non importare affatto. Globalmente, 8 milioni di teu (unità equivalenti a 20 piedi) sono in porto o in attesa di essere scaricati, con un aumento del 10% rispetto all'anno precedente. Alla fine di agosto, più di 40 navi container erano ancorate al largo di Los Angeles e Long Beach. Queste servono come parcheggi per i container, dice Eleanor Hadland di Drewry, una società di consulenza marittima, per evitare di intasare i porti che a loro volta non hanno treni o camion per spostare le merci nei magazzini che sono già pieni. Il "pinch point", aggiunge, "è l'intera catena".

Per anni il trasporto in container ha fatto funzionare le catene di approvvigionamento e la globalizzazione. Il trasporto marittimo era "così economico che era quasi irrilevante", dice David Kerstens di Jefferies, una banca. Ma perturbazione dopo perturbazione, le scatole di metallo stanno perdendo la loro reputazione di prezzi bassi e affidabilità. Pochi esperti pensano che le cose miglioreranno prima dell'inizio del prossimo anno. Le dislocazioni potrebbero anche accelerare un riordino del commercio globale.

Il trasporto marittimo è così teso in parte perché l'industria, che di solito passa da boom di breve durata a bust sostenuto, stava godendo di un raro periodo di sanità mentale nel periodo precedente la pandemia. Stephen Gordon di Clarksons, un broker navale, nota che nel 2019 stava mostrando autodisciplina, con il livello di capacità e il portafoglio ordini per nuove navi sotto controllo. Poi è arrivato il covid-19. Le compagnie di navigazione, aspettandosi un crollo del commercio, hanno messo al minimo l'11% della flotta globale. In realtà, il commercio ha retto e le tariffe di spedizione hanno iniziato a salire. E, inondati dai soldi dello stimolo, gli americani cominciarono a spendere.

Nei primi sette mesi del 2021, i volumi di carico tra Asia e Nord America sono aumentati del 27% rispetto ai livelli pre-pandemia, secondo la bimco, un'associazione di armatori. Il throughput portuale in America è stato del 14% più alto nel secondo trimestre del 2021 rispetto al 2019. C'è stata poca crescita altrove: il throughput nel Nord Europa è inferiore dell'1%. Eppure le tariffe su tutte le rotte sono salite alle stelle, perché le navi sono salpate per servire il lucrativo commercio transpacifico, affamando gli altri di capacità.

Un sistema portato ai suoi limiti è soggetto a un "effetto a cascata", dice Eytan Buchman di Freightos, un mercato di trasporto digitale. Il reinstradamento e la riprogrammazione avrebbero una volta mitigato la chiusura di parte di Yantian, uno dei più grandi porti della Cina, in maggio e poi Ningbo, un altro porto, in agosto dopo focolai di covid-19. Ma senza capacità di riserva, questo è impossibile. "Tutte le navi che possono galleggiare sono impiegate", osserva Soren Skou, capo della Maersk, la più grande azienda di trasporto container del mondo. I container vuoti sono in tutti i posti sbagliati. La congestione dei porti mette le navi fuori servizio. Il tempo medio di spedizione porta a porta per il trasporto marittimo è passato da 41 giorni un anno fa a 70 giorni, dice Freightos.

Alcuni osservatori pensano che la normalità possa tornare dopo il nuovo anno cinese il prossimo febbraio. Peter Sand di bimco dice che le perturbazioni potrebbero richiedere anche un anno per essere risolte. Lars Jensen di Vespucci Maritime, una società di consulenza, nota che uno sciopero dei portuali sulla costa occidentale dell'America nel 2015 ha causato un'interruzione simile, anche se solo nella regione. Ci sono voluti comunque sei mesi per smaltire l'arretrato.Dal lato della domanda, molto dipende dal fatto che l'appetito del consumatore americano per l'acquisto di cose continui. Anche se le vendite al dettaglio sono scese in luglio, sono ancora il 18% al di sopra dei livelli pre-pandemici, sottolinea Oxford Economics, una società di consulenza. Ma anche se la domanda dei consumatori americani si allenta, le imprese sono destinate a fare spese per rifornire le scorte esaurite dagli acquisti e prepararsi per la stagione delle vacanze alla fine dell'anno. E ci sono segni che la domanda in Europa si sta riprendendo.

In un mare d'incertezza, un punto fermo rimane. L'industria, piena di profitti, sta reagendo come al solito, stabilendo un record annuale di nuovi ordini per capacità di navi portacontainer in meno di otto mesi di quest'anno, dice Sand. Ma con un'attesa di due o tre anni, questa valvola di sfogo non comincerà a funzionare fino al 2023. E la corsa per inondare il mercato potrebbe non corrispondere ai torrenti del passato. Ci sono molti meno cantieri oggi: 120 rispetto ai circa 300 del 2008, quando fu stabilito il precedente record. E il trasporto marittimo, responsabile del 2,7% delle emissioni globali di anidride carbonica, è sotto pressione per ripulirsi. Regolamenti più severi entreranno in vigore nel 2023.

Il risultato è che l'industria "rimarrà ciclica", ma con tassi che si normalizzeranno ad un livello più alto, dice Skou di Maersk. La disciplina negli ordini e nella gestione della capacità potrebbe rivelarsi più permanente, aiutata dal consolidamento all'interno dell'industria.

L'impatto dei costi di spedizione più alti dipende dalla merce trasportata. Quelli che sperano di importare cose economiche e ingombranti come i mobili da giardino potrebbero trovarsi in una lunga attesa. Buchman nota che le attuali tariffe a pronti potrebbero aggiungere 1.000 dollari al prezzo di un divano che viaggia dalla Cina all'America. Gli effetti sui prezzi dei prodotti finora potrebbero essere stati smorzati: circa il 60% delle merci sono soggette ad accordi contrattuali con tariffe di spedizione concordate in anticipo e solo il 40% all'impennata dei prezzi spot.

Tuttavia, per la maggior parte dei prodotti, le spese di spedizione tendono ad essere una piccola percentuale del costo complessivo. Il capo di un grande produttore globale con sede in Europa dice che i costi estremi ora sono "sopportabili". Né i tassi di spedizione potrebbero aumentare molto di più anche se le perturbazioni continuano. Cma cgm, la terza più grande azienda di spedizione di container nel mondo, ha stupito gli osservatori del settore il 9 settembre, quando ha detto che avrebbe fissato un tetto massimo per le tariffe spot per il trasporto marittimo. Hapag-Lloyd, la quinta più grande, ha rapidamente seguito l'esempio.

I costi della decarbonizzazione significano che i tassi alla fine si stabilizzeranno a livelli più alti di quelli prima della pandemia. Eppure una ricerca della Maersk suggerisce che questo potrebbe non influenzare molto i clienti. Anche se il carburante sostenibile costasse il triplo della roba sporca, aumentando il costo del carburante per container a 1.200 dollari attraverso il Pacifico, per un container carico di 8.000 paia di scarpe da ginnastica, l'impatto su ogni articolo sarebbe minimo.

Invece è il problema dell'affidabilità che potrebbe cambiare il modo di pensare delle aziende. Il "Just in time" potrebbe cedere il passo al "just in case", dice il signor Sand, dato che le aziende si proteggono dalle carenze di fornitura costruendo scorte molto al di sopra dei livelli pre-pandemici. L'affidabilità e l'efficienza potrebbero anche essere accelerate dall'uso della tecnologia in un'industria che ha a lungo resistito alla sua implementazione. Come sottolinea Fraser Robinson di Beacon, un altro spedizioniere digitale, le catene di fornitura possono essere rese più solide usando i dati per fornire una migliore "visibilità", ad esempio su quali fornitori e compagnie di navigazione fanno un lavoro migliore o peggiore nel rispettare gli orari e nell'ordinare le merci prima.

Finora ci sono poche prove di "nearshoring", tranne che nell'industria automobilistica, dice il signor Skou. Ma la combinazione di guerra commerciale, geopolitica e covid-19 può portare i modelli commerciali ad allontanarsi dalla Cina. Alcune imprese cinesi e le aziende che riforniscono stanno trasferendo la produzione in paesi a basso costo per diversificare le catene di approvvigionamento e aggirare le barriere commerciali. Kerstens di Jefferies nota che dopo che l'America sotto il presidente Donald Trump ha imposto tariffe alla Cina, il volume del commercio dalla Cina all'America è sceso del 7% nel 2019, ma le importazioni americane sono rimaste complessivamente stabili perché luoghi come il Vietnam e la Malesia hanno preso il sopravvento. La copertura contro le chiusure di covid-19, in particolare data la tolleranza zero della Cina per le infezioni, potrebbe fornire un altro motivo per allontanarsi.

Da parte loro, le compagnie di navigazione potrebbero prepararsi a un commercio più regionalizzato. Il portafoglio ordini è pieno di navi da 13.000-15.000 teu, più piccole delle mega-navi che possono essere gestite solo nei porti più grandi. Il Vietnam ha aperto un nuovo terminal in acque profonde a gennaio, che può gestire tutte le navi tranne quelle più grandi.

Trovare nuovi produttori è però difficile, specialmente per prodotti complessi. E costruire buffer nelle catene di approvvigionamento è costoso. Ma si dice che tra alcuni produttori di abbigliamento a basso costo e di beni di consumo stiano iniziando conversazioni sulla deglobalizzazione. Se i costi elevati e i ritardi persistono, alcuni giudicheranno che i benefici della vicinanza ai fornitori superano i costi di portare merci prodotte lontano. Con poche alternative alle navi, l'unica scelta sarà quella di spostare le fabbriche che le producono. ■


venerdì 17 settembre 2021

L'energia costa!




A quanto pare uno spettro sta girando per l'Europa (...ma non solo...) ed ha le sembianze di un repentino aumento dei prezzi dell'energia, in primis quella prodotta con il gas (vedi grafici qui sopra). Sembra quasi di fare un salto indietro nel tempo di una cinquantina d'anni e chi allora c'era (noi purtroppo c'eravamo...) si  ricorda benissimo le domeniche senz'auto dovute alla penuria di carburanti e soprattutto non si faceva altro che parlare di inflazione alle stelle. A proposito di inflazione, attualmente il dibattito attorno al rincaro è concentrato non tanto attorno al livello raggiunto dai prezzi, ma se quest'ultimi siano persistenti o, al contrario,  se siano solo una meteora di passaggio.  E' chiaro che un simile aumento della componente energetica, per quanto sappiamo essere piuttosto valatile di suo, porta acqua al mulino di chi pensa che tanto passeggera questa inflazione non sia, con tutte le conseguenze che ben conosciamo attorno all'altro tema caldo del momento che è il tapering, ovverosia l'anticamera di un futuro (speriamo ancora lontano) aumento dei tassi.


Comunque sul corto termine questi aumenti possono avere un'altra conseguenza poco piacevole: andiamo ripetendo da un po' che le quotazioni raggiunte dal comparto azionario nel suo insieme, per giustificare i multipli raggiunti durante il 2021,  devono assolutamente confermare e magari anche incrementare gli utili che pubblicano trimestralmente ed in questo caso qualche dubbio iniziamo ad averlo: tra rincari delle materie prime, quello dei costi dei trasporti, i colli di bottiglia negli approvvigionamenti ed ora il rincaro della variabile energetica,  rendono non evidente l'esercizio atto a migliorare ulteriormente i bilanci aziendali. Una parte delle correzioni di alcune borse viste questa settimana sono probabilmente imputabili allo scenario appena descritto...



Come sempre abbiamo lo S&P500 sotto stretta osservazione e come potete vedere ha da qualche giorno sfondato la linea del trend rossa ma si sta appoggiando sulla media mobile a 50 giorni senza per il momento evolvere sotto di essa: senza il superamento al ribasso di questa media mobile non ci sentiamo di affermare che questo trend sia definitivamente interrotto per magari dare avvio ad uno ribassista anche se di breve durata. 



Anche il modello di NDR sembra per il momento essere in sospeso... la correzione doveva già essere in corso, un accenno c'è stato, ma non sufficiente per il momento per confermare definitivamente la previsione dell'algoritmo...



Un po' diversa la situazione del nostro indice SMI: in questo caso una correzione di circa tre punti e mezzo l'abbiamo già vista e sembra proprio che un rintracciamento sia in corso. In questi casi possiamo anche sbilanciarci nel calcolare, largo circa, dove potrebbe andare a pare il nostro indice.

Partiamo da maggio 2021 e dagli 11'000 punti dello SMI. Nei mesi successivi abbiamo osservato un trend rialzista che ha portato l'indice a 12'500 con un accumulo di 1500 punti. Di norma, ma non è una legge aurea, quando ci troviamo confrontati con un ritracciamento, quest'ultimo si ferma dopo una correzione del 50% del movimento rialzista:  nel nostro caso corrisponde a 750 punti. Ciò significa che nel peggiore dei casi potremmo vedere una correzione fino a 11'750 punti. Come detto non prendiamolo per oro colato ma in molti casi di ritracciamento l'analisi tecnica ha funzionato efficacemente. Quindi proviamo a vedere nei prossimi giorni se questo obiettivo è raggiungibile e se lo fosse sarebbe un buon momento per ritornare a fare degli acquisti con una certa tranquillità. Teniamoci comunque pronti ad agire anche prima...

Oggi è una giornata di borsa piuttosto particolare: infatti è il terzo venerdi del mese ma è anche il terzo venerdì dell'ultimo mese del trimestre  conosciuto anche come il giorno delle quattro streghe (opzioni su titoli e indici e futures su titoli singoli e indici) e quindi in scadenza abbiamo tonnellate di derivati che possono anche distorcere un po' le quotazioni, in positivo e/o negativo, dei sottostanti. Lunedì si ritornerà alla normalità e vedremo che aria tira.


Buon fine settimana!!





sabato 11 settembre 2021

Un accenno di correzione (finalmente...)


 

Citigroup pubblica regolarmente l'Economic Surprise Index elaborato assieme al gruppo di ricerca Yardeni (una vera fucina di dati: Yardeni.com ) e che in buona sostanza misura l'accuratezza delle previsioni economiche e mette in evidenza il grado con i quali i dati macroeconomici stanno battendo o mancando le aspettative. Quello che vi proponiamo è il grafico inerente la realtà americana che si trova al suo livello più basso da quasi un anno: significa che le aspettative degli economisti ultimamente sono state troppo ottimistiche rispetto alla realtà dei dati economici. Dal momento che molte decisioni di noi investitori vengono prese considerando le aspettative degli analisti, un eccessivo accumularsi di dati inferiori a quanto previsto,  prima o poi potrebbe avere anche delle conseguenze poco simpatiche per i nostri portafogli.  Non dimentichiamolo.



La settimana che si è appena conclusa non è stata brillantissima e prestiamo la massima attenzione al fatto che il supporto dinamico dello S&P500 è stato perforato ed ora l'indice punta pericolosamente verso la media mobile dei 50 giorni: una sua perforazione verso il basso sarebbe un brutto segnale e l'idea, proposta al senato americano da parte democratica,  di tassare al 2% il denaro speso per gli share buybacks non fa altro che aggiungere benzina sul fuoco. Salutiamo definitivamente il rally estivo...

Per coloro che hanno una esposizione nel mercato azionario americano, una presa di profitto potrebbe essere un'idea da perseguire...



Anche il modello di Ned Davis, che la scorsa settimana sembrava andarsene per conto suo, sta ritornando con qualche giorno di ritardo sui suoi passi e se continua di così avremo davanti a noi delle settimane piuttosto complesse.



La Svizzera non è da meno! L'evoluzione del nostro indice è stata decisamente negativa ed in pochi giorni siamo passati da uno spostamento laterale ad uno discendente che ha forato ben due supporti statici ( a 12'270 e 12'080) e la media mobile dei 50 giorni (linea viola). Insomma, non ci siamo fatti mancare proprio nulla e nel giro di qualche giorno lo SMI ha per il 3%. Ora sarà interessante seguire questo movimento e vedere dove si fermerà. Per coloro che nelle scorse settimane hanno preso qualche profitto o hanno in un qualche modo difeso il portafoglio, potranno utilizzare queste correzioni per rientrare a prezzi decenti: ma prima dobbiamo capire dove questo mercato vuol fare base. Noi non abbiamo fretta, ma appena i segnali tecnici lo indicheranno,  vedremo di comprare qualche cosa. Vi terremo aggiornati.


Detto questo, per coloro che hanno ancora qualche minuto di tempo, vorremmo portare alla vostra attenzione quanto detto da Lagarde a margine della riunione della BCE di giovedì. Non che abbia detto qualche cosa di particolarmente significativo ma è il come l'ha detto che ci interessa. 

In sostanza cosa ha detto Lagarde giovedì? Una cosa semplice: la BCE ridurrà gli acquisti mensili del famoso bazooka monetario assurto alle cronache con l'acronimo di PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme) ma ha subito e perentoriamente sottolineato che questo NON è l'inizio di un tapering, ma si tratta di "una ricalibrazione degli acquisti". Sarà, ma a casa nostra, quando uno inizia a diminuire il riacquisto di titoli obbligazionari legati al debito pubblico e privato, l'operazione assomiglia molto... ad un tapering!

Ma allora perché  tutto questo timore a chiamare le cose con il loro nome? Probabilmente perché ufficializzare un'operazione di tapering significa dare fuoco alle polveri e vi è un'estrema consapevolezza dei danni che ne potrebbero conseguire.

Da una parte all'altra dell'Atlantico ci siamo riempieti di debiti all'inverosimile con l'idea, neppure troppo balzana, che i tassi potrebbero restare bassi in eterno come il Giappone insegna.  Ma ora c'è un rigurgito di inflazione che dà fastidio e toglie il sonno a più di un economista; pare che sia solo un fenomeno di passaggio, ma se ci sfugge di mano non ci saranno molti altri metodi per tenerlo sotto controllo se non un aumento dei tassi;  al sol pensiero abbiamo già la pelle d'oca...

Ma ci sono altri scenari che obbligano i banchieri centrali ad un uso prudente del termine. Noi leggiamo con interesse la Newsletter di Maurizio Novelli: gestisce il fondo Global Strategy per la Lemanik con ammirevole coerenza tra le operzioni messe in atto nel fondo e la sua visione strategica, visione che spesso mette il dito nelle piaghe del tessuto economico: vi proponiamo un estratto dalla pubblicazione del 31 di agosto dove evidenzia alcune criticità del tessuto economico americano:

"Attualmente 30 milioni di famiglie americane godono della sospensione del pagamento degli affitti e, ovviamente, anche gli sfratti sono sospesi, evitando di mettere in strada circa il 20% della popolazione americana che non è in grado di pagare. Ancora il 7% di tutti i prestiti al consumo e mutui ipotecari è in moratoria nei pagamenti arretrati e chi non paga non è (al momento) insolvente. Le moratorie sui pagamenti hanno contenuto i default nel sistema ma questo non vuol dire che il sistema è sano. Piu’ analizziamo i dati nel dettaglio piu’ si scopre che il mercato finanziario sta acquistando a piene mani posizioni speculative sull’equity sulla proiezione di utili distorti dai sostegni fiscali e che in futuro non saranno sostenibili, proiettando gli indici verso livelli che oltre a non essere compatibili con l’economia reale non sono piu’ nemmeno compatibili con la fantasia che li sostiene. 

Tra dati distorti e PIL “gonfiati” da statistiche di dubbia qualità, il trend rialzista continua sostenuto da una colossale campagna di marketing da parte di Wall Street, che attira sempre piu’ investitori retail nel partecipare al trend rialzista: assicurando che le aziende americane continueranno a macinare utili grazie ai fondi pubblici erogati ai privati per consumare, le aziende continueranno a beneficiare di tasse minime e debito gratis e chi non è in grado di pagare i debiti accumulati non potrà essere considerato insolvente grazie alle moratorie in essere. Francamente credo che tutto questo sia platealmente insostenibile e grazie a questo modello di politica economica, finanziato ormai prevalentemente dalla FED, si vuol far credere che siamo all’inizio di un nuovo boom economico basato su spesa pubblica infinita e leverage finanziario. Mentre gli indici macinano record storici ogni giorno, il 45% circa delle società quotate nell’indice Russell 2000 sono in perdita netta (nel 2019 erano il 33%). Strano che le small cap USA, che meglio rappresentano la dinamica della domanda interna del Paese, non fanno profitti con le vendite al dettaglio apparentemente cosi’ toniche. Il rischio che gli investitori stiano basando le decisioni d’investimento su dati distorti da provvedimenti straordinari e non sostenibili è estremamente elevato."

A questo punto è maggiormente chiaro perché iniziare un tapering non è una responsabilità di poco conto e si cerca di fare un uso prudente del termine.  Le conseguenze sono importanti tanto per l'economia e forse più ancora per i mercati finanziari che grazie al denaro facile hanno creato delle leve spaventose. 

Ma i mercati vivono anche di "esuberanza irrazionale" ed è questa irrazionalità che li spinge da anni sempre più in alto e obbliga gli operatori finanziari a "stare" nel mercato anche quando la ragione ci suggerisce altrimenti. L'importante è averne coscienza, seguiamo i trend (importantissimo) ma non pensiamo che saranno rialzisti per sempre!

Occhio al tapering!

Buon week end







venerdì 3 settembre 2021

Jobs data...


 

Che il mese di settembre non sia uno di quelli troppo favorevoli alle borse non siamo noi a dirlo ma le statistiche... Di una possibile correzione durante il mese in corso ne stiamo parlando da tempo, ma abbiamo anche più volte sottolineato che vi possono essere delle lodevoli eccezioni che dobbiamo sempre tenere in debito conto.



Anche lo schema di NDR prevede un mese non facilissimo. Siamo solo alle prime battute di settembre e non ci pare corretto tirare delle affrettate conclusioni, ma per il momento tra lo schema (linea blu) e lo S&P500 (linea arancione) si iniza ad intravvedere uno scarto che potrebbe anche avere il sapore dell'eccezione. Vedremo...



Uno dei principi fondamentali dell'analisi tecnica recita che un trend è in essere fino a quando non abbiamo l'evidenza che quest'ultimo stia cambiando direzione. Se prendiamo lo S&P500 appare chiaramente quale sia l'attuale trend ed inizieremo a preoccuparci quando quest'ultimo inizierà ad evolvere sia sotto il supporto dinamico (linea rossa) sia quando bucherà dall'altro verso il basso la media mobile dei 50 giorni (linea viola). Per il momento l'indice sta puntando verso l'alto e l'obiettivo di Goldman Sachs per dicembre (4700) è a soli 3.6 punti percentuali... Ergo, per il momento si tengono le posizioni.


Per la borsa svizzera il discorso è leggermente diverso ma non poi troppo. Sebbene sia uscita la scorsa settimana da un canale ascendete piuttosto (forse troppo) ripido e non è riuscita come previsto a perforare la resistenza dei 12'500 punti, il mercato si sta comunque spostando lateralmente (diciamo che non fa danni) e la media mobile dei 50 giorni è ancora distante...

Siamo in presenza di due mercati (ma anche gli altri non son da meno) con dei multipli molto elevati (il P/E dello SMI è oramai quasi di 24 volte e quello dello S&P500 non è molto lontano) che per essere giustificati richiedono da parte delle aziende che li compongono una creazione di utili decisamente corposi anche per il terzo trimestre. Utili che, con il riaffacciarsi delle diverse varianti del Covid e con i famosi colli di bottiglia degli approvvigionamenti di materie prime che perseverano, non saranno facile da conseguire. Quello che abbiamo comunque notato è che nelle ultime settimane i dati macro vengono sistematicamente ignorati e tra la realtà di un tessuto economico che sta mostrando globalmente un rallentamento e le relative quotazioni azionarie si sta formando un gap.

Tutti gli analisti in questi giorni hanno comunque in testa un solo dato, che verrà pubblicato tra una decina di minuti (lo commenteremo tra poco),  ed è quello che riguarda la creazione di nuovi posti di lavoro (NFP). NFP che potrebbero indurre la FED ad accelerare sul tapering se il dato è troppo positivo  oppure a posticiparne di un paio di mesi la messa in pratica se il numero delude. Siamo orami chiaramente entrati nel mood del "good news bad news" che piace tanto agli speculatori e che in questo caso se il dato sarà piuttosto negativo, e che con il rallentamento in corso sarebbe coerente con il contesto economico, darebbe un paio di mesi di liquidità extra per continuare a divertirsi.

NFP: 235K (!)



Dobbiamo ammetterlo, un dato così brutto non era atteso... Se nel mese di luglio i nuovi posti di lavoro erano 943k e per agosto se ne aspettavano 725k, i 235k creati sono effettivamente pochini e se da un lato indurrà Powell a ritardare l'inizio del tapering , dall'altro dovrebbe in effetti farci riflettere su quanto è fragile questa ripresa.

I mercati azionari per il momento hanno solo leggermente accusato il colpo ma questa volta, considerato lo spread tra le attese e la realtà, ci verrebbe da dire che "a bad new is a bad new" e potrebbe anche incidere negativamente sulle quotazioni. Vedremo... fra una quarantina di minuti aprirà la borsa americana mentre lunedi (e forse è meglio così) resterà chiusa per festività. Per il momento un sussulto l'hanno avuto solo i cambi con un euro/dollaro schizzato a 1.19 per poi subito ritracciare ;  il rendimento del Treasury a 10 anni è nuovamente a 1.32 e i futures delle borse americane sono al momento invariati.

L'impressione è che ci vorrà un po' di tempo per digerire il dato... ma in effetti dobbiamo riflettere attentamente...

Godetevi il week end!