domenica 31 ottobre 2021

Stagflazione in agguato?

 La settimana appena trascorsa è stata decisamente ricca di dati societari e dati macroeconomici: soprattutto due di quest'ultimi non ci hanno lasciato indifferenti e forse meritano un approfondimento in quanto ci par di capire che sono le due facce  di una medesima medaglia: probabilmente non mancheranno di avere un certo influsso sui mercati nei mesi a venire.



Giovedì hanno pubblicato il PIL americano per il terzo trimestre e la notevole frenata della crescita statunitense non è passata inosservata: il secondo trimestre aveva positiviamente sorpreso con una crescita alla cinese del 6.7% mentre nel terzo trimestre, anche a causa dei noti problemi legati alla catena di approvvigionamento e ad un riacutizzarsi dei casi di Covid 19, si è tornati a crescere ad un ritmo del 2%,  leggermente sotto il 2.6% atteso. 

Che dire? E' il ritmo di crescita più lento da quando è scoppiata la pandemia anche se molti analisti si sono affrettati a dire che,  già nel quarto trimestre,  si suonerà una musica decisamente diversa scandita da una ripresa delle spesa per i servizi e da un rallentamento dei casi di Covid. Speriamo che sia così, altrimenti con una crescita al 2%,  non sarà facile per le aziende continuare a macinare la valanga di utili così come testimoniato dai numeri pubblicati questa settimana. 

Forse nei prossimi mesi il rischio per noi investitori non sarà tanto quello sistematico legato all'andamento generale del mercato,  ma sarà connesso al cosiddetto rischio-non-sistematico che colpisce le singole società ed ai conseguenti annunci di profit-warning, che come fulmini a ciel sereno, affondano le quotazioni.



Sempre giovedì scorso veniamo a conoscenza di cosa sta succedendo al rincaro tedesco: l'inflazione in Germania sembra non riuscire a fermarsi e oramai siamo al 4.5%. Sappiamo tutti quanto l'eredità storica di questo Paese sia ancora presente e non facciamo fatica a pensare che una tale ripresa dell'inflazione sta togliendo il sonno in primis al governatore della Bundesbank Weidmann che infatti ha già annunciato le sue dimissioni. Sappiamo che Weidmann ha sempre sostenuto posizioni molto critiche nei confronti della BCE accusandola di piegarsi troppo facilmente alle esigenze della politica di bilancio europea e possiamo immaginare che anche nei confronti di un'inflazione, che oramai tutti sanno non essere proprio temporanea, gradirebbe un'azione più marcata da parte della Banca Centrale per tentare di contrastarla.

Ma cosa sta facendo Lagarde? Ne abbiamo preso nota sempre giovedì scorso a margine della riunione della BCE dove apprendiamo che il tapering in salsa europea, che Lagarde chiama ribilanciamento,  potrebbe subire delle modifiche sostanziali (lo sapremo dopo la seduta di dicembre) ma non prima di esser certi che l'inflazione non sia solo un fenomeno di passaggio. Lodevole il tentativo di non spaventare i mercati calcando troppo la mano sul tapering, pardon sul ribilanciamento,  quasi volesse scaramanticamente prendere le distanze dal market pricing attuale che ci mostra come nella sostanza gli investitori si sono già portati avanti con i lavori e scontano un aumento dei rendimenti:




La tabella ci mostra come il mercato sta prezzando i tassi futuri (normativa implicita): per intenderci se prendiamo l'Eurozona dove il tasso attuale è del -0.50%, ad un anno il mercato sta già scontando che ce lo ritroveremo a -0.32%,  per essere quasi a zero fra due anni: questo contrasta parecchio con la visione annunciata giovedì da Lagarde ma è abbastanza probabile che dovrà arrendersi all'evidenza delle cose in quanto non vi è una singola nazione dove le aspettative sono per dei tassi decrescenti... l'unica eccezione che conferma la regola è il Giappone che rimane invariato ma è da quasi trent'anni che i tassi laggiù sono a zero.

La cosa sorprendente, dal nostro punto di vista, è la percezione del mercato per quanto concerne la Svizzera: abbiamo un tasso attuale al -0.75% ma il mercato sconta un -0.37% ad un anno e quasi a zero fra due anni. A noi sembra altamente improbabile ma noi non siamo il mercato... Ecco quindi meglio spiegato come mai,  l'abbiamo visto la scorsa settimana,  il franco svizzero si sta  rafforzando.


Vale anche la pena sottolineare il movimento che sta vivendo la curva dei rendimenti americana: nel grafico normalizzato abbiamo confrontato il movimento del Treasury a 2 anni (linea rossa) con quello a 10 anni e risulta più che evidente un movimento che sembra tendere verso un appiattimento della curva: in situazioni normali il lungo termine rende più del breve ed oggi è ancora così (il 2 anni rende lo 0.50%  e il 10 1.56%) ma da inizio ottobre il breve termine ha imboccato una decisa direzione ascendente mentre il decennale tende a ridurre un po' le sua resa. Questo scenario di norma si produce, e quindi funge da segnale anticipatore, quando il mercato si aspetta una qualche forma di recessione economica o, come è più probabile,  un qualche accenno di stagflazione caratterizzata da una impennata dell'inflazione che non viene controbilanciata da una coerente crescita economia:   guardacaso, a giudicare dagli ultimi rilevamenti macroeconomici,  è quello che o sta succedendo. Vedremo...

Con questo genere di movimenti, per il momento, restiamo ancora lontani dal reddito fisso che non è assuolutamente facile da trattere e ci espone a rischi che a nostro parere sono ancora troppo poco remunerati. Restiamo quindi convinti che la parte azionaria sia ancora quella che deve entrare nei nostri depositi:



L'algoritmo di Ned Devis si è per il momento sbagliato sull'entità della correzione che avrebbe dovuto esserci tra agosto e settembre e che da decisamente sovrastimato,  ma da qualche settimana ha ripreso a catturare i movimenti dello S&P500 in modo piuttosto preciso. Aspettiamoci per lo meno una serie piuttosto ampia di movimenti laterali fino alla fine di dicembre.



In realtà lo S&P500 ha quasi riacciuffato il vecchio trend (linea rossa) e a noi pare che il target dei 4700 punti non sia poi così lontano e irraggiungibile...


...anche il Nasdaq sta facendo il suo dovere e con i risultati pubblicati questa settimana ci mancherebbe altro. Forse da notare, e qui ci rifacciamo al pericolo latente dei profit warnings, se una società pubblica dati leggermente sotto le aspettative o gli analisti hanno un outlook poco soddifacente, le reazioni del mercato sono severe. Andate a vedere cosa è successo ad Apple e Amazon...



Come abbiamo già sottolineato la scorsa settimana, per lo SMI è fondamentale che confermi seduta dopo seduta di essere per lo meno in grado di sostenere i 12'080 punti se vuol ambire a rivedere il massimo storico. Venerdì ha chiuso a 12'108 malgrado qualche problema con Novartis e Swisscom. Per chi sta comprando franchi in questi giorni non vi è alternativa alla borsa e quindi il sostegno non dovrebbe mancare.

Una nota informativa: noi stiamo lavorando attorno al tema della cyber security che, considerata la cronaca degli ultimi mesi, è un tema caldo...

Buona domenica!

 


venerdì 22 ottobre 2021

Si ritorna a salire


 

Tra le tante (forse troppe) cose che fatichiamo a mettere a fuoco in questo ultimo trimestre dell'anno, una ci è piuttosto chiara: l'84% delle aziende americane che hanno pubblicato gli utili del terzo quartale hanno superato, ed in alcuni casi anche abbondantemente, le aspettative degli analisti. Vien da chiedersi come mai quest'ultimi non ne azzecchino una in fatto di previsioni, ma questo è un altro problema. Quel che importa è che il plotone di aziende che guadagnano ( e bene ) hanno superato di slancio i problemi legati alla catena di approvvigionamento,  se ne fanno un baffo del rincaro delle materie prime e non sembrano risentire più di tanto del fatto che non trovano gente che abbia voglia di lavorare. 

Gli investitori invece hanno già digerito lo scock per quelle che potevano essere le conseguenze di un fallimento di Evergrande in Cina, idem per l'imminente tapering della Fed (attenzione al 3 di novembre) che non sembra togliere il sonno a nessuno ed hanno archiviato le scaramucce politiche a Washington che potenzialmente potevano mandare in default gli USA (!).

Ecco quindi spiegato il ritorno dello S&P500 ai suoi massimi storici e persino l'obiettivo dei 4700 punti per fine anno,  previsto da Goldman Sachs,  non sembra impossibile da raggiungere... forse l'unica cosa che potrebbe veramente disturbare è la variante Delta plus del Covid-19, ragione per la quale un'occhiata attenta alle statistiche la stiamo dando: putroppo i numeri stanno aumentando...




Persino l'europeo stoxx50 sta cercando di raggiungere i massimi degli ultimi anni e con i buoni volumi messi a segno in questi giorni ci sta riuscendo... un'occhiata anche alle borse del nostro continente bisogna darla, con particolare attenzione per quelle società che pagano ottimi dividendi (come ad esempio Enel).



Anche la Svizzera sta facendo il suo: sappiamo che lo SMI è in balia dei suoi pesi massimi (Rog-Novn e Nesn, vedi le cronache di questi ultimi giorni...) ma nell'insieme sta progredendo in modo abbastanza convincente: per fare comunque un ulteriore  passo in avanti è obbligatorio superare quota 12080 e non siamo molto lontani (12'067 alle 17:19).



Va comunque sottolineato che l'aumento dei prezzi ha tutta l'aria di non essere un evento che si esaurisce nello spazio di qualche mese: siamo ai massimi degli ultimi 20 anni...



...ed anche i rendimenti dei treasury non possono ignorare la cosa: infatti si stanno spostando verso l'alto e prevediamo che per fine anno saremo ad un passo dal 2% (per il 10 anni).

Quindi ad inflazione crescente e persistente stiamo assistendo, come da manuale, ad un aumento delle rese che dovrebbero in un qualche modo rinforzare anche il dollaro. Dollaro che in effetti da qualche mese si sta generalmente apprezzando contro le principali valute così come indicato anche dal dollar index:




 Quello che è più difficile da spiegare è invece la forza del franco svizzero, che malgrado il suo rendimento sia fortemente negativo, continua a mostrare i suoi muscoli nei confronti di praticamente tutte le monete, dollaro e yen compresi: 



Con la salita dei rendimenti e la crescita della sua economia, la valuta americana dovrebbe trovarsi più vicina a 0.93/0.94 cts che non sotto lo 0.92... Comunque stamani UBS ha ancora una volta di più confermato un dollaro/chf a 0.98 cts tra 12 mesi... vedremo a tapering avviato se qualche cosa si muoverà in quella direzione...




...mentre un euro che si svaluta nei confronti del franco svizzero ricalca un copione che abbiamo già visto mille volte e che probabilmente non piacerà troppo alla nostra Banca Nazionale. Tutte le medie mobili sono state forate al ribasso e il prossimo supporto convincente è probabilmente in zona 1.06 o giù di lì.





Forse l'attuale forza del franco, la si potrebbe anche spiegare proprio con l'avanzare prepotente dell'inflazione e molti investitori sono disposti a pagare un tasso negativo pur di avere una moneta forte nel deposito. 
Notoriamente un altro asset che di norma viene comprato proprio in periodi di inflazione crescente è l'oro, o forse è più corretto dire che veniva comprato:  da quando ha toccato i 2000 dollari per oncia agli inizi del 2020, l'oro è però entrato in una fase di trend calante (vedi le due linee nere) che neppure il risveglio dell'inflazione sembra essere in grado di contrastare. 

Per contro si fanno sempre più insistenti le voci che descrivono il bitcoin (linea rossa)  non solo come una crypto-moneta per speculatori incalliti, ma lo si sta guardando come possibile asset con il quale è possibile difendersi dall'inflazione. Sentite cosa ha dichiarato ai microfoni della CNBC il leggendario Paul Tudor Jonnes che ha definito il bitcoin "un grandioso hedge nei confronti dell'inflazione" e ricarando la dose ammette che "le criptovalute stanno vicendo la gara contro l'oro..."  Chi l'avrebbe mai detto!?!

Buon week end!




venerdì 15 ottobre 2021

Tapering oramai scontato


 

Era da un paio di settimane che non abbiamo più pubblicato lo schema elaborato da NDR: la temuta correzione di settembre c'è stata solo in parte ed ora dovremmo attenderci uno spostamento più che altro laterale del mercato fino alla fino dell'anno. Che dire, probabilmente abbiamo avuto l'ennesima prova che si può imbrigliare il mercato all'interno di un algoritmo solo per un tempo limitato ma alla lunga, essendo la finanza tutt'altro che una materia scientifica, non la si può confinare all'interno di un sistema sine die. Nulla di grave, abbiamo sempre detto che quel che importa ( e lo dice a chiare lettere anche NDR) è il trend, che per quello che concerne la borsa americana non è lontano dal rientrare sopra la media mobile dei 50 giorni (vedi grafico qui sotto, linea viola).



Questa settimana ci è sembrato di avere avuto qualche conferma in più su dove andranno prossimamente i rendimenti, vale a dire verso l'alto. Il CPI americano ha confermato quanto già si sospettava, ovverosia l'inflazione è qui per rimanerci per un po' (sicuramente più di quanto la FED gradirebbe): l'aumento è stato dello 0.4% su base mensile mentre è del 5.4% quella annua. Non è comunque una sorpresa il fatto che leggendo le minute della FED, che sono stati pubblicate mercoledì, si viene a sapere che il tapering verrà annunciato a novembre ed si inizierà con una riduzione degli acquisti di asset per 10 mia di dollari per i titoli del Tesoro e di 5mia nel caso dei titoli garantiti da ipoteche. Diamo oramai per scontata l'operazione che a quanto pare ha lasciato il mercato abbastanza indifferente ed ora dovremo solo concentrarci su quando sarà dato il via al primo aumento dei tassi che potrebbe anche avvenire nella seconda metà del 2022 (la qualcosa probabilmente verrà accolta con molta meno indifferenza...).



Se ne deriva che almeno fino alla metà del 2022 vi sarà in circolazione una certa liquidità supplementare che fungerà da traino per i mercati azionari e saranno solo deludenti e generalizzati dati societari che potrebbero scatenare un panico da sell-off.

A quanto pare il perseverante rincaro delle materie prime, che in questi  giorni ha raggiunto un record storico,  ai quali aggiungiamo i costi di trasporto e quelli energetici non hanno ancora intaccato la capacità della aziende di creare utili che si avvicinano alle aspettative; lo vedremo comunque nelle prossime settimane. Potranno esserci dei problemi per quelle società che pubblicheranno utili al di sotto delle aspettative (andate a vedere oggi il meno 14% di Temenos) ma non prevediamo vendite da panico generalizzato.


Sulla scorta di quanto sopra riportato, stiamo procedendo ad acquisti mirati su società (soprattutto svizzere ed europee) che hanno corretto magari in eccesso, ovviamente senza esagerare, ma pensiamo che a questi livelli un po' di liquidità possa essere drenata dai conti correnti.

Il mercato Svizzero che è stato tra i più (e forse ingiustamente) penalizzati, offre qualche buona opportunità (con i dividendi di alcune società che raggiungono il 6-7%) e pesiamo che sia in grado di issarsi ben sopra i 12'000 punti.

venerdì 8 ottobre 2021

Falso segnale...


 

Queasta mattina Bloomberg non ne vuol sapere di aprirsi e quindi il solito grafico sullo SMI lo prendiamo in prestito da MarketWatch. (clicca su grafico per una miglior visione)

Mercoledì vi avevamo scritto proprio mentre il nostro indice stava sfondando la media mobile (MM) dei 200 giorni, un segnale per nulla incoraggiante, ma pensiamo che ve ne sarete accorti pure voi che in serata la chiusura è stata SOPRA la MM 200 g compiendo un'escuriosione giornaliera di quasi 4 punti percentuali... tanta roba come dicono in molti ed è soprattutto un buon esempio di come anche l'analisi tecnica non è una scienza esatta  e qualche falso segnale di tanto in tanto lo genera.

 Ieri poi abbiamo assistito ad una seduta positiva, segno che la MM a 200 giorni ha funto da supporto (vedi le ultime due barre del grafico) . Forse a questo punto possiamo permetterci di dire che abbiamo davanti a noi qualche giorno di tregua... La domanda che tutti ci pongono a questo punto è se sta arrivando il momento di rientrare. E' probabile che qualche cosa si possa fare, titoli che sono stati maltrattati ve ne sono diversi... Stimiamo comunque che non sarà facile tornare ai massimi (questo vale per tutti i mercati) ma comunque anche un rimbalzo di 3/4 punti con i tassi allo -0.75% è da non disprezzare. Poi si vedrà.

Questa notte gli americani si sono messi d'accordo per aumentare di 480 mia di $ il tetto del debito scongiurando un clamoroso default (!) già a partire dal 18 ottobre. Comunque anche solo immaginare un fallimento dello stato americano sembrava fantascienza eppure ci sono andati vicino ed è una delle ragioni che giustificano la volatilità dei mercati in questi ultimi giorni. La partita comunque non è finita, sono tutti negli spogliatoi fino al 6 dicembre, data di scadenza del bilancio del governo USA, poi vedremo come affronteranno il resto dell'incontro ma pensiamo che ancora una volta si andrà ai tempi supplementari e fors'anche ai rigori.

Oggi verranno pubblicati i dati sui nuovi posti di lavoro negli USA per il mese di settembre: un dato decisamente importante in quanto è guardato attentamente dalla FED ed è una delle variabile che potrebbe convincere la banca centrale americana, soprattutto se il dato sarà parecchio positivo, ad avviare il tapering (lo sapremo durante la riunione della FED prevista per il 2/3 novembre). Attesi sono 488'000 nuovi posti di lavoro non agricoli. 



Questa mattina ci è scappato l'occhio sulla curva dei tassi americana: la resa del  Treasury a 10 anni oramai è tornato a 1.60 e ha l'aria di non volersi fermare almeno fino all'1.80% che era il suo rendimento pre-covid. Buono per il dollaro, un po' meno forse per le borse...


Un ultimo appunto a riguardo del Bitcoin che in questi giorni è ritornato sopra i 50'000 usd approfittando del benevolo sguardo riservato al mondo delle crypto da parte di  Yellen e del presidente della SEC Gensler che hanno dichiarato che non imporranno restrizioni al trading di criptovalute, distanziandosi quindi dalle posizioni cinesi. Inoltre oltre all'El Salvador, che sta già usando il bitcoin come valuta avente corso legale, prossimamente potrebbe aggiungersi il Brasile...  Ciliegina sulla torta: anche i fondi di George Soros ne hanno acquistati un po', poca roba dicono loro, ma la cosa non lascia comunque indifferenti.



mercoledì 6 ottobre 2021

Sell off

 


Giornataccia oggi per le borse di mezzo mondo e lo SMI non fa difetto. Purtroppo, come pensavano durante il week end, stiamo assistendo alla perforazione ribassista della media mobile dei 200 giorni (cerchio rosso) che probabilmente trainerà l'indice verso il supporto degli 11'250 punti, il che significherebbe una correzione di quasi il 10% dai massimi. Prima di lasciarsi tentare da operazioni di rientro proponiamo di vedere cosa succede nei prossimi giorni e soprattutto di constatare se il supporto che abbiamo segnalato sarà raggiunto: la qualcosa sembra abbastanza verosimile vedremo poi se sarà subito seguito da un rimbalzo (possibile ma non diamolo troppo per scontato).



Cosa sta trainando al ribasso i mercati? (i futures sullo S&P500 per oggi sono in negativo di circa l'1%)

Stiamo assistendo ad una ripresa dei rendimenti (nel grafico quello del Treasury a 10 anni) che stanno reagendo ai timori di un'inflazione che incomincia, agli occhi di molti analisti , ad essere qui per rimanerci per parecchio tempo. Infatti tutti gli elementi che possono contribuire a rilanciare il discorso sull'inflazione sono presenti: si va dal rincaro delle materie prime, al costo estremo per il loro trasporto, ai costi dell'energia che stanno andando fuori controllo e per finire aggiungiamo pure un aumento negli USA dei salari per convincere la gente a ritornare al lavoro...  

Altro elemento di preoccupazione è la pessima situazione finanziaria di diversi attori del panorama immobiliare cinese (che per fortuna sono in vacanza per una settimana...) che non riescono a rimborsare i prestiti: l'ultimo caso è quello della società immobiliare Fantasia che non ha saputo onorare un'obbligazione per 205.7 mio di dollari. La società in questione non è di certo delle dimensioni di Evergrande ma comunque è simbolica di quanto sta succedendo in questo settore. Una grossa scadenza che potrebbe non venire rimborsata è attesa per metà di questo mese... 

Una nota positiva potrebbe essere l'attesa per gli utili societari trimestrali americani che sono previsti in leggero rialzo e potrebbero calmierare un po' gli animi che, com'è nella tradizione del mesi di ottobre, si stanno eccessivamente riscaldando. Se però i numeri non saranno quelli attesi prepariamoci ad ulteriori scossoni.

domenica 3 ottobre 2021

Ottobre è iniziato.

Il mese di settembre è appena terminato. Come abbiamo sottolineato più volte, le statistiche dicono che sia il più volatile dei dodici ed anche quest’anno ne abbiamo avuto la dimostrazione pratica. Per fortuna non si è espresso come se l’aspettava l’algoritmo di NDR,  ma comunque gli indici azionari hanno corretto, chi più chi meno, gettando un po’ di pressione sulle performances dei portafogli che hanno lasciando sul campo da un punto e mezzo a quasi cinque punti a dipendenza dell’esposizione al rischio. Nulla di irrecuperabile ma questo settembre 2021 ci lascia con un leggero sapore di amaro in bocca. 


Ottobre non è iniziato nel migliore dei modi, non ha la nomea del mese di settembre, ma comunque,  da che esiste la borsa (il NYSE è sorto nel 1821…),  ha avuto un sacco di tempo per risultare il secondo mese più problematico dell’anno. Ogni volta che si presenta non possiamo fare a meno di pensare a Mark Twain (pseudonimo di S. L. Clemens, 1835-1910) che aveva le idee molto in chiaro: „Ottobre: questo è uno dei mesi particolarmente pericolosi per investire in azioni. Altri mesi pericolosi sono Luglio, Gennaio, Settembre, Aprile, Novembre, Maggio, Marzo, Giugno,Dicembre, Agosto e Febbraio.“ Intuiamo che tra un racconto e l’altro qualche puntatina in borsa non proprio fortunata la deve aver fatta!


Ma cosa possiamo aspettarci da questo mese di Ottobre? Alcuni rischi che hanno caratterizzato i mesi precedenti si stanno affievolendo ma altri potrebbero prendere il loro posto e creare qualche grattacapo. Vediamo i principali.


. Evergrande ha rischiato di mandare in tilt tutto il settore immobiliare residenziale cinese che insieme a quello industriale  contribuiscono per un 30% allo sviluppo del pil. Con i prezzi degli immobili che sono saliti in modo stratosferico a quanto pare,  pur di vendere, si assistono a sconti selvaggi che rischiano di minare anche il valore delle abitazioni già vendute: a noi viene in mente un’altra storia simile, a voi no? Vi ricordate quanto ad un certo punto un gran numero di abitazioni negli USA valevano meno del mutuo concesso dalla banca? Poi sappiamo come gli americani hanno saputo risolvere il problema, cartolarizzandolo, per poi sparpagliarlo in giro per il mondo a noi ignari investitori… La Cina è consapevole del rischio: probabilmente Evergrande verrà accompagnata verso un fallimento tecnico ma si eviterà l‘effetto a catena che, con 2.3 trilioni di dollari di indebitamento, potrebbe travolgere tutto il settore delle costruzioni.


. Dovremo seguire con attenzione lo sviluppo del piano Biden: per il momento sono riusciti ad evitare un default del governo mentre si continua a discutere sull‘ampiezza del pacchetto di spesa caldeggiato dal Presidente. L‘ampiezza di questo piano, che in parte è già stato ridimensionato anche dai democratici stessi, avrà di sicuro un impatto importante su molte società quotate. Affaire à suivre…


. Sappiamo che l‘inflazione c‘è e purtroppo, per quanto sia  considerata transitoria, è qui per restarci almeno per un po‘. Forse la buona notizia è che ha rallentato la sua ascesa ma è comunque parecchio elevata. Per il momento, considerati l’evoluzione delle materie prime, del costo dei trasporti e dell‘energia, se ne parlerà ancora e a quanto pare iniziamo a vedere le prime conseguenze negative: leggiamo che in Italia il rincaro costerà all‘incirca un migliaio di euro per famiglia, che per molti significa quasi un mese di stipendio...  non poco e questo inciderà di certo sui consumi.


. Fra una decina di giorni si avvierà la pubblicazione dei dati societari per il terzo trimestre: non vi nascondiamo che siamo curiosissimi di vedere come gli utili delle società si sono evoluti. Intuitivamente non ci stupiremmo se fossimo confrontati con un rallentamento della loro crescita considerando tutti i fattori di produzione in deciso aumento. Quanto sia stato scaricato sulle spalle dei consumatori non è facile da capire. Questo riteniamo che sia il rischio maggiore da tenere sotto controllo.





Come già sottolineato per fortuna il mese di settembre non è stato devastante come invece si attendeva l'algoritmo di NDR: meglio così.



Ciò non toglie che lo S&P500 sta iniziando a mostrare qualche segnale di debolezza: rotto il supporto dinamico (linea rossa) si è diretto verso la media mobile dei 50 giorni (linea viola) che ha sfondato la scorsa settimana mentre in quella appena trascorsa si è divertito a sondare la robustezza della media mobile dei 100 giorni (linea verde). Vedremo la prossima settimana se ha la foza di riportarsi almeno in prossimità della media mobile dei 50 giorni che ora fungerà da resistenza. Inizeremo ad essere particolarmente negativi qual'ora vi sarà uno sfondamento della media mobile dei 200 giorni (linea blu) che per il momento sembra comunque esser fuori gioco.



 La storia è un po' diversa per la borsa svizzera: il mese di settembre non è stato gentile con il nostro mercato e la correzione dai massimi è abbastanza pesante. Le medie mobili dei 50 e 100 giorni sono state spazzate via velocemente ed ora stiamo pericolosamente flirtando con quella dei 200 giorni che speriamo vivamente funga da supporto, sotto il quale troviamo un primo supporto statico a 11'250 punti (linea arancione). A quel livello, che corrisponde ad una correzione di quasi un 10% dai massimi, inizieremo ad accumulare qualche posizione (senza esagerare).

Ci rendiamo conto che da un po' stiamo insistendo con le medie mobili: per chi volesse rapidamente approfondire a cosa servono cliccate qui

 Un'ultima considerazione:



Facciamo sempre più fatica ad ignorare il mondo delle crypto-currencies, che sappiamo per il momento non essere materia per deboli di cuore, ma oramai sono qui per restarci e dovremo abituarci a convivere.  Chi le controlla (forse oramai più nessuno) è un mistero e questo lo sanno anche i cinesi che infatti, coerentemente con la loro visione, le hanno semplicemente bandite. Ciò non toglie che ce ne sono in circolazione quasi 2 trilioni di dollari (basterebbero per comprare tutto il debito immobiliare cinese ) e stanno entrano anche in molte asset allocation. Ci ripromettiamo di ritornare sull'argomento in quanto vi sono strumenti di facile utilizzo che permettono di diversificare e di approfittare della loro evoluzione. Non esite solo il bitcoin...

Buona domenica (piovosa... ed è la terza di fila...)