venerdì 22 ottobre 2021

Si ritorna a salire


 

Tra le tante (forse troppe) cose che fatichiamo a mettere a fuoco in questo ultimo trimestre dell'anno, una ci è piuttosto chiara: l'84% delle aziende americane che hanno pubblicato gli utili del terzo quartale hanno superato, ed in alcuni casi anche abbondantemente, le aspettative degli analisti. Vien da chiedersi come mai quest'ultimi non ne azzecchino una in fatto di previsioni, ma questo è un altro problema. Quel che importa è che il plotone di aziende che guadagnano ( e bene ) hanno superato di slancio i problemi legati alla catena di approvvigionamento,  se ne fanno un baffo del rincaro delle materie prime e non sembrano risentire più di tanto del fatto che non trovano gente che abbia voglia di lavorare. 

Gli investitori invece hanno già digerito lo scock per quelle che potevano essere le conseguenze di un fallimento di Evergrande in Cina, idem per l'imminente tapering della Fed (attenzione al 3 di novembre) che non sembra togliere il sonno a nessuno ed hanno archiviato le scaramucce politiche a Washington che potenzialmente potevano mandare in default gli USA (!).

Ecco quindi spiegato il ritorno dello S&P500 ai suoi massimi storici e persino l'obiettivo dei 4700 punti per fine anno,  previsto da Goldman Sachs,  non sembra impossibile da raggiungere... forse l'unica cosa che potrebbe veramente disturbare è la variante Delta plus del Covid-19, ragione per la quale un'occhiata attenta alle statistiche la stiamo dando: putroppo i numeri stanno aumentando...




Persino l'europeo stoxx50 sta cercando di raggiungere i massimi degli ultimi anni e con i buoni volumi messi a segno in questi giorni ci sta riuscendo... un'occhiata anche alle borse del nostro continente bisogna darla, con particolare attenzione per quelle società che pagano ottimi dividendi (come ad esempio Enel).



Anche la Svizzera sta facendo il suo: sappiamo che lo SMI è in balia dei suoi pesi massimi (Rog-Novn e Nesn, vedi le cronache di questi ultimi giorni...) ma nell'insieme sta progredendo in modo abbastanza convincente: per fare comunque un ulteriore  passo in avanti è obbligatorio superare quota 12080 e non siamo molto lontani (12'067 alle 17:19).



Va comunque sottolineato che l'aumento dei prezzi ha tutta l'aria di non essere un evento che si esaurisce nello spazio di qualche mese: siamo ai massimi degli ultimi 20 anni...



...ed anche i rendimenti dei treasury non possono ignorare la cosa: infatti si stanno spostando verso l'alto e prevediamo che per fine anno saremo ad un passo dal 2% (per il 10 anni).

Quindi ad inflazione crescente e persistente stiamo assistendo, come da manuale, ad un aumento delle rese che dovrebbero in un qualche modo rinforzare anche il dollaro. Dollaro che in effetti da qualche mese si sta generalmente apprezzando contro le principali valute così come indicato anche dal dollar index:




 Quello che è più difficile da spiegare è invece la forza del franco svizzero, che malgrado il suo rendimento sia fortemente negativo, continua a mostrare i suoi muscoli nei confronti di praticamente tutte le monete, dollaro e yen compresi: 



Con la salita dei rendimenti e la crescita della sua economia, la valuta americana dovrebbe trovarsi più vicina a 0.93/0.94 cts che non sotto lo 0.92... Comunque stamani UBS ha ancora una volta di più confermato un dollaro/chf a 0.98 cts tra 12 mesi... vedremo a tapering avviato se qualche cosa si muoverà in quella direzione...




...mentre un euro che si svaluta nei confronti del franco svizzero ricalca un copione che abbiamo già visto mille volte e che probabilmente non piacerà troppo alla nostra Banca Nazionale. Tutte le medie mobili sono state forate al ribasso e il prossimo supporto convincente è probabilmente in zona 1.06 o giù di lì.





Forse l'attuale forza del franco, la si potrebbe anche spiegare proprio con l'avanzare prepotente dell'inflazione e molti investitori sono disposti a pagare un tasso negativo pur di avere una moneta forte nel deposito. 
Notoriamente un altro asset che di norma viene comprato proprio in periodi di inflazione crescente è l'oro, o forse è più corretto dire che veniva comprato:  da quando ha toccato i 2000 dollari per oncia agli inizi del 2020, l'oro è però entrato in una fase di trend calante (vedi le due linee nere) che neppure il risveglio dell'inflazione sembra essere in grado di contrastare. 

Per contro si fanno sempre più insistenti le voci che descrivono il bitcoin (linea rossa)  non solo come una crypto-moneta per speculatori incalliti, ma lo si sta guardando come possibile asset con il quale è possibile difendersi dall'inflazione. Sentite cosa ha dichiarato ai microfoni della CNBC il leggendario Paul Tudor Jonnes che ha definito il bitcoin "un grandioso hedge nei confronti dell'inflazione" e ricarando la dose ammette che "le criptovalute stanno vicendo la gara contro l'oro..."  Chi l'avrebbe mai detto!?!

Buon week end!




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