sabato 5 febbraio 2022

L'inflazione fa paura anche in Europa


 

Alla Lagarde deve essere andata di traverso la colazione quando qualche membro del suo staff le ha comunicato che l'inflazione in Europa è oramai sopra il 5%, 5.1 per la precisione. Il sondaggio puntava ad un più rassicurante 4.4%,  ma la realtà è meno simpatica di quanto atteso. Come lei stessa ha poi sottolineato il giorno dopo, una buona parte di questa inflazione deriva dall'aumento dei costi energetici che per il momento non accennano a diminuire:



Il trend dei costi dell'energia ci pare più che evidente e soprattutto in Europa quelli del gas sono preoccupanti ed incideranno in modo marcato sul costo delle bollette: per molte famiglie che utilizzano il gas per riscaldarsi sarà un inverno molto costoso. Vedremo se avrà un'incidenza sui consumi.


Se al rincano dei costi energetici accostiamo anche quello delle materie prime, è facile comprendere perché giovedì, nell'abituale speach che segue la riunione della BCE, ci siamo ritrovati una Lagarde insolitamente hawkish :




Se vi ricordate bene, la scora settimana la probabilità che la BCE potesse aumentare i tassi durante il 2022 era pressoché nulla, ma a partire da giovedì  il mercato sconta aumenti per almeno 60 punti base il che corrispondono a due rialzi

Attenzione, quanto riportato in questa tabella sono le aspettative del mercato e non sempre collimano con quello che sarà la realtà dei fatti. Prendiamo la Svizzera:  il mercato sconta un paio di aumenti (68bps) da parte della nostra Banca Nazionale, ma francamente saremmo molto ma molto sorpresi se questo avvenisse... Ovviamente bisognerebbe chiederlo a Jordan se ha voglia di aumentare i tassi, ma francamente non ci pare che sia di questo avviso; gli rifaremo la domanda una volta che la BCE avrà fatto la prima mossa.

...non ci sorprende invece la reazione dell'Euro, che confrontato a due possibili rialzi dei tassi,  ha improvvisamente messo le ali e durante la giornata di venerdi l'abbiamo pure visto sopra 1.06 contro franco svizzero.  Diciamo che non saremmo stupidi di trovarcelo attorno a 1.07 per la fine della prossima settimana. Anche contro dollaro la virata è stata evidente ma vedremo se avrà la forza di andare sopra gli 1.15... passata la sorpresa potrebbe anche sgonfiarsi un po'.

Già che stiamo parlando di tassi e rendimenti, non possiamo fare a meno di segnalare i movimenti del Treasury a 10 anni che si è parecchio mosso dopo la pubblicazione dei Non-farm Payrolls di ieri: se ne attendevano 150k ne hanno creati 467k...



Oramai il suo rendimento è tornato ad essere quello pre-pandemico e quasi certamente andrà sopra il 2% a breve. Una tale evoluzione dovrebbe spingere il dollaro ad apprezzarsi,  ma la sopresa del cambio di marcia della BCE ha per il momento il sopravvento; comunque,  passato lo stupore,  il differenziale di rendimento delle due monete dovrebbe avantaggiare quella americana.


Ma tutto questo parlare di aumento dei tassi, che effetto sta avendo sulle borse? Di sicuro la volatilità sta aumentando e rende meno facile capire dove si andrà a parare nelle prossime settimane. E' anche certo che la strategia tanto in voga lo scorso anno del "buy the dip",  ovverosia l'approfittare di ogni singolo ritracciamento per comprare l'azione a prezzo scontato, deve essere sostituita con acquisti più mirati e selettivi orientando la nostra attenione (per il momento) verso i titoli di valore piuttosto che verso quelli che puntano alla crescita dove è noto che soffrono maggiormente  l'aumento delle rese.

Lo SMI ha le idee un po' confuse: vorrebbe ritornare verso i 12'500 punti ma i risultati un po' sottotono di alcuni big (Roche in primis) non l'hanno permesso e la forza di gravità ha fatto chiudere venerdì il nostro indice a 12'140 sotto il supporto dei 12'270 punti,  forando nuovamente al ribasso la media mobile dei 100 giorni (verde). Non proprio un bel segnale. Comunque a noi salterranno i nervi solo se andremo sotto gli 11'870 punti dove saremo costretti ad alleggerire i portafogli.


Anche lo S&P500 ha recuperato un 50% del movimento ribassista partito ad inizio anno: ha chiuso attorno ai 4500 punti e la prossima settimana sono attesi gli ultimi dati societari che potrebbero scombussolare un po' le carte. Poi tutta l'attenzione sarà riservata alle mosse della FED.

A proposito di carte scombussolate,  non vi sarà sfuggito lo spettacolo gentilmente offertoci da Zuckerberg e Bezos: il primo ci ha fornito la prova di quanto sia teso il mercato azionario,  mentre il secondo ha rimesso la chiesa al centro del villaggio dimostrando che i numeri hanno ancora la loro bella importanza.


Non crediamo che Zuckerberg sia rimasto in braghe di tela,  ma quel che è certo è che un quarto del suo patrimonio è stato spazzato via dal primo, tra l'altro leggerissimo,  calo di utilizzatori attivi della storia della società e dalla prospettiva di minori introiti pubblicitari ( si parla di 10 mia) indotti dal nuovo sistema operativo iOS adotatto da Apple che può limitare i noiosissimi pop-up dei quali FB e Instagram si nutrono a piene mani. Di "incidenti di percorso" come questo sospettiamo che durante il 2022 ne vedremo parecchi il che deve indurci a maggior prudenza.

 

Per contro già nel pre-borsa i miliardi persi da Mark sono finiti nelle tasche di Jeff grazie a numeri ben superiori alle aspettative... putroppo piove sempre sul bagnato ma dobbiamo ammettere (anche con un po' di invidia) che Amazon non ha sbagliato quasi nessuna delle sue strategie (PS: prepariamoci quindi ad andare sulla luna...). 


Buon week end!


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