sabato 7 maggio 2022

Il mezzo punto della FED


 

La scorsa settimana abbiamo cercato di dare una spiegazione alle preoccupazioni del mercato, che possiamo osservare attraverso l'evoluzione del VIX che rimane inchiodato da settimane sopra i 30, con la consapevolezza che la FED, che è sempre stata lesta nel ridurre i tassi in caso di bisogno, ha le mani legate ed un aiuto in tal senso ce lo possiamo scordare per un (bel) po'.

 Quando alcuni nodi iniziano ad incontrare un pettine succede  quello che possiamo osservare nel grafico: i mercati del reddito fisso e quelli azionari si muovono, e pure parecchio, in perfetta sincronia verso il basso. Abbiamo quindi due delle componenti più importanti delle nostre asset allocations in contrazione e a preoccupare maggiormente non è la parte azionaria (in blu) ma quella obbligazionaria (in giallo) che temiamo avrà bisogno di parecchio tempo prima di rivederla a livelli decenti: sta reagendo a degli scenari che prevedono, purtroppo, tassi in deciso rialzo che sono la criptonite del reddito fisso. Dovremo armarci di pazienza.


Mercoledì la FED ha fatto quello che doveva fare: un bel aumento di mezzo punto dei tassi in un sol boccone. Putroppo questa è la dimostraizione che la banca centrale americana è in ritardo (parzialmente giustificato) nella lotta all'inflazione che l'ha vista per troppo tempo dietro la curva ed ora è costretta ad essere audace (mezzo punto di aumento) e persino aggressiva (son previsti almeno altri due aumenti dello 0.5%) nella speranza che tutto questo funzioni ed inizi ad intaccare l'inflazione.

Powell ha giustificato l'irruenza della FED facendoci sapere che "nel breve sarà abbastanza doloroso il ritorno alla normalità, ma lo sarebbe molto di più se permettessimo all'inflazione di radicarsi per lungo tempo" e con questo possiamo dire addio all'idea che questa inflazione è solo di passaggio: c'è,  e se restiamo con la mani in mano, rimane!

 Se aveve seguito anche solo distrattamente i mercati azionari di mercoledì, vi sarete accorti che sulla scorta delle parole di Powell la borsa ha fatto festa chiudendo in netto rialzo. Francamente ci siamo chiesti cosa ci sia da festeggiare. Siamo di fronte ad almeno altri due (dolorosi) rialzi di mezzo punto  e svariati altri rialzini di un quarto di punto che dovrebbero servire a calmierare un'inflazione che sembra essere più tenace del previsto:  a noi, più che far festa, verrebbe da dire "speriamo che funzioni!"

Infatti, in questo caso, dubitare è lecito e non diamo per scontato che l'azione della FED possa avere successo in tempi rapidi. Il ragionamento che facciamo è semplice e potrebbe far storcere il naso a qualche economista ma partiamo dalla constatazione che siamo confrontati, e questa è la nostra ipotesi di lavoro,  ad un'inflazione che non ha come motore principale la domanda dei consumatori. Questo genere di domanda è l'elemento fondamentale del PIL americano (70%)  che negli USA è già in contrazione come ci segnala il -1.4% del primo trimestre ed è in netta frenata rispetto al +6.9% dell'ultimo trimestre 2021. 

Significa quindi che vi sono altre componenti, difficilmente governabili con un azione per quanto decisa sui tassi, che hanno un influsso determinante sul calcolo del rincaro: è probabile che fino a quando materie prime e costi energetici non invertiranno la loro rotta, temiamo che non vi saranno diminuzioni apprezzabili dell'inflazione americana e di quella del resto del mondo. Mercoledì prossimo vedremo come si è comportato il CPI americano per il mese di aprile. 

Ma torniamo ai costi di energia e materie prime:


...per il momento non ci sembra che il trend delle materie prime abbia voglia di cambiare direzione: sarebbe già qualche cosa se ci mostrasse di essere al top iniziando a muoversi lateralmente, ma non ci pare il caso.


...ed i costi dell'energia sono lì da vedere... nulla di buono per il momento.





Il Nasdaq ha chiuso ieri a 12'144 punti ed è probabile che vedremo gli 11'500 prima di avere una possibile reazione.




...ed anche lo S&P500 spaventa un poco in quanto la sua correzione è appena iniziata e i 3'550 punti sono lontani.




...ma cerchiamo di essere positivi: finalmente (era ora...) il temuto gap a 11'700 punti è stato ricoperto (freccia verde) e ce lo siamo tolto dai piedi: era lì come una spada di Damocle sopra la nostra testa e anche quando l'indice è tornato a 12'500 punti abbiamo sempre pensato che prima o poi saremmo tornati a coprirlo. Per tanti analisti la teoria della copertura dei gap è solo una delle tante leggende legate all'analisi tecnica ma a quanto pare funziona 8 volte su 10 ed anche noi l'abbiamo constatato con una certa costanza. 
Ora tutto è possibile, l'RSI (freccia blu) è in territorio di ipervenduto, il ritracciamento del 50% del movimento ascendente partito a marzo è cosa fatta e quindi una reazione anche di natura rialzista potrebbe esserci. Non ci facciamo troppe illusioni, considerato il clima generale, ma vedremo lunedì che aria tira.



Dollaro/franco continua la sua salita grazie anche ai rendimenti reali positivi... obiettivo: diciamo attorno alla parità.





...contro euro 1.05 l'abbbiamo visto. Non ci pare che l'Europa in questo momento possa risultare particolarmente attrattiva e quindi il trend del dollaro ha buone chance di continuare il suo percorso.


In settimana ci siamo chiesti, considerata la forte propensione alle importazioni da parte degli americani,  se un dollaro forte potrebbe favorire un ribasso dell'inflazione: istintivamente ci siamo detti che è molto probabile; ma a dir la verità, ci è passato questo grafico sotto gli occhi...



...che dimostra che per il momento ci stiamo sbagliando... Capita! ;-)


Godetevi il week end!









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