Quando obbligazioni, azioni, metalli preziosi, cripovalute e qualsiasi altra cosa stai guardando evolve al ribasso non è facile essere ottimisti, ma siamo anche consapevoli che una quota elevata di pessimismo è la conditio sine qua non dalla quale partirà il prossimo trend rialzista: sono sei settimane che il saldo dei mercati finanziari è in rosso e non eravamo più abituati ad un periodo di negatività che si protrae per così tanto tempo. Purtroppo, temiamo, dovremo tenere i nervi a bada ancora per diverse settimane prima di vedere la capitolazione definitiva del mercato. Per capire (cosa tutt'altro che evidente...) quando effettivamente avremo toccato il fondo stiamo seguendo alcuni indicatori:
1) Ritracciamento tecnico del 50% dell'ultimo movimento rialzista: avvenuto, come vedremo dopo, per lo SMI ed il Nasdaq, NON ancora per lo S&P500 e sappiamo quanto importante sia questo indice...
2) Put-call ratio: quando le put options (diritti di vendita) crescono in modo importante e superano le call (diritti di acquisto) è un segnale di grande pessimismo. Tale indicatore sta salendo ma non è ancora ai livelli di guardia...
3) I volumi sono nella media con una leggera tendenza alla crescita soprattutto sui movimenti ribassisti: una capitolazione avviene con volumi molto alti e non ci sembra ancora il caso...
4) Il VIX è, come detto più volte, posizionato con una certa costanza attorno al 30... una capitolazionie dovrebbe spingere questo indicatore ben oltre il 40...
5) I deflussi dai fondi azionari e/o dagli etf sono in atto ma c'è ancora molto (troppo?) d'investito in queste asset classes. C'è probabilmente spazio per altre vendite...
Come avremo maturato la convinzione di essere per lo meno andati vicini ad una capitolazione ovviamente faremo un cenno...
Quello che per il momento sta veramente preoccupando il mondo della finanza è il livello d'inflazione raggiunto: questa settimana abbiamo avuto la conferma che l'inflazione americana è forse al top (8.3%), ma al top ci rimane e non sarà evidente chiederle di scendere velocemente di qualche punto percentuale.
I costi energetici e quelli delle materie prime sono sempre troppo elevati ed incidono in modo evidente su quelli alla produzione che, sempre negli USA, sono crescituti dell 11% yoy e prima o poi incideranno sugli utili societari oppure verranno riversati sui consumatori.
Discorso simile per la Germania dove mercoledì abbiamo avuto conferma che il tasso di inflazione è al 7.4% e da lì non si schioda... Possiamo solo immaginare i mal di pancia che girano negli uffici della Bundesbank!
Questa settimana il rendimento del decennale americano, da tempo in costante aumento, si è preso una pausa e dopo aver raggiunto il livello del 2018 (3.15%) si è riportato sotto il 3% a significare che queste rese iniziano probabilmente ad attrarre anche qualche compratore.
Ne ha subito approfittato il Nasdaq che nelle ultime settimane è stato letteralmente preso d'assalto dai venditori. Nel nostro post del 30 di aprile avevamo segnalato il movimento di ritracciamento che avrebbe potuto condurre l'indice a 11'500 punti. Ebbene ci siamo. A questi livelli (ma con un occhio sempre ben puntato sui rendimenti che non devono salire eccessivamente...) si potrebbe anche pensare di iniziare ad accumulare qualche azione o ricomprare un po' di etf su questo indice. Lo sappiamo, sembriamo in contraddizione con quanto affermato all'inizio di questo nostro intervento: probabilmente la capitolazione non è ancora conclusa ma cogliere con certezza il low di mercato non sarà facile, ma l'importante è cercare di andarci vicini e per farlo dobbiamo iniziare pian piano ad accumulare...
Come detto molta attenzione allo S&P500 dove il movimento di ritracciamento è ancora in corso e per essere portato a termine dovremmo prima vedere i 3550 punti... Insomma mancherebbero ancora 10 punti percentuali di correzione e non son pochi. Procedere con prudenza in questo caso ha senso.
Lo SMI questa settimana ha avuto qualche problema: uno grosso l'ha creato Roche che c'informa del fallimento dei test di fase 3 di un farmaco (Tecentriq) contro il cancro ai polmoni ed è stata punita dagli investitori con un ribasso di oltre il 7% come non si vedeva da anni... Forse la reazione è stata eccessiva e ci lascia spazio per un rientro... (zero cost strategy consigliata...).
Comunque, con un RSI attorno ai 34, non dovemmo temere ulteriori grossi cedimenti dell'indice ed un modesto rientro tramite un acquisto di etf sull'indice o andare lunghi di futures potrebbe essere fatto...
Con l'attuale dinamica dei rendimenti americani che stanno pian piano diventando realmente positivi, il dollaro contro le principali valute si è rafforzato ed anche parecchio. Pure contro chf è andato dove doveva andare: 1 a 1. La salita è stata impressionante. Forse una pausa è necessaria prima di vedere ulteriori aumenti: un RSI a quasi 80 non si vede spesso. Prudenza se lo volete acquistare.
Lo stesso vale contro euro...
C'è del movimento anche in ambito delle cryptocurrencies e delle stablecoin che in questi giorni hanno definitivamente affossato l'idea che questo mondo si muova in maniera asincrona rispetto agli assets trattati sui mercati tradizionali (nel grafico il bitcoin) . Insomma, usare questo genere di moneta pensando di diversificare il portafoglio è per il momento un concetto da accantonare. Almeno fino a quando non avremo capito fino in fondo come funzionano, non tanto dal punto di vista tecnico (qui le idee sono in chiaro), ma, soprattutto nel caso delle stablecoins, dal punto di vista delle garanzie che dovrebbero rendere questo genere di moneta elettronica appunto più stabile e meno volatile del tradizionale bitcoin. Iniziano ad esserci dei dubbi sulla qualità degli assets messi a garanzia e soprattutto sui meccanismi ( i soliti algoritmi) che devono garantire l'ancoraggio all' asset (di norma il dollaro) che funge da stabilizzatore. Sarà anche il futuro, ma a noi per il momento la fiat money ancora piace.
Buon week end!
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