domenica 4 settembre 2022

L'Europa s'è desta...

In Europa sta accadendo qualche cosa di importante e vogliamo cercare di chiarirci le idee. Ma partiamo con ordine: giovedì abbiamo avuto la conferma che anche l'inflazione europea è di quelle appiccicose e che non sarà una passeggiata riportare il rincaro a livelli più ragionevoli.



Quel 9.1% registrato per il mese di agosto non lascia tranquilli nessuno in quanto, ma lo sappiamo da tempo,  è il risultato fondamentalmente del rincaro energetico che non può essere calmierato semplicemente premendo sulla leva del rialzo dei tassi.

Putin questo lo sa ed in questo momento sta giocando come il gatto fa con il topo.  Notoriamente in questo gioco il topo viene strapazzato dal gatto, gatto che accuratamente evita di spedire troppo presto il topo al creatore assicurandosi una buona dose di divertimento. Tradotto: Putin apre a chiude a piacimento il gasdotto Gulf Stream e lascia passare  tanto gas quanto basta per tenerci in vita. Notizia di oggi è che al posto di una chiusura totale, per gli ennesimi lavori di manutenzione delle condutture, ci spedirà una quarantina di milioni di metri cubi di gas sufficienti a non farci schiattare. Deve comunque stare attento in quanto l'Europa prima o poi si stancherà di assumere il ruolo del topo ed anzi sta già reagendo. In primis diversificando le fonti di approvvigionamento  e a seguire intende mettere un cap al prezzo del petrolio russo e farà la stessa cosa con il gas come Draghi sta suggerendo da tempo.



Quanto sia importante per i mercati finanziari riuscire a ridurre in tempi rapidi i costi energetici lo vediamo dalla loro reazione di venerdì due settembre,  quando nel pomeriggio la notizia di un cap al prezzo del petrolio russo ha iniziato a circolare: lo SMI (nero) , il Dax (rosso) e lo Stoxx50 (blu) hanno avuto una reazione di svariati punti percentuali che mettono una pezza ad una settimana che è stata tutt'altro che brillante.  Rimaniamo comunque prudenti almeno fino a quanto il cap al prezzo del petrolio sarà effettivamente (se lo sarà...)  applicato e ben sapendo che metterlo a quello del gas non sarà semplice. Ma ripetiamo: la reazione di venerdi ci è piaciuta anche perché ci ha dato modo di capire meglio la dinamica dei prezzi di certe azioni che inspiegabilmente hanno perso molto del loro valore ma che palesemente hanno un rapporto molto stretto con il prezzo dell'energia...  ( Geberit e Sika, tanto per citare due nomi).


Lo SMI, come le altre borse,  ha ben reagito ma rimante comunque sotto la media mobile dei 50 giorni (viola)... la chiusura non brillantissima di venerdi delle borse americane non ci lascia tranquillissimi: se avete una copertura conviene mantenerla almeno fino a quando non avremo superato quota 11'000.

Già che abbiamo parlato dei costi energetici vediamo anche le materie prime come si sono comportate:


Sono sempre in una fase rialzista ma questa settimana il movimento sembra perdere di velocità: la media mobile dei 100 giorni (verde) non è stata superata e la prossima settimana ci potrebbe essere lo sfondamento della media a 50 (viola) mentre quella a 200 (blu) non è troppo lontana e vedremo se farà da supporto. Se lo sfonda al ribasso sarebbe un ottimo segnale...

Anche i costi energetici sembrano meno brillanti: sarà importante vedere la reazione del prezzo del gas la prossima settimana, gas che potrebbe anche subire dei ribassi importanti ma non lo diamo per scontato...

Comunque sia la prossima settimana, ad attirare la vostra attenzione, deve essere la riunione della BCE di giovedì 8 settembre: è importante, ci aspettiamo un aumento dei tassi di almeno mezzo punto se non addirittura di 75 punti base. Tutto già scontato ma teniamo sempre presente che stiamo parlando di un aumento dei tassi che potrebbe andare avanti per un po'... Le conseguenze sono note:



...noi continuamo a tenere via le mani dalle obbligazioni, anche se ammettiamo che quelle in dollari potrebbero iniziare ad interessarci: ma non c'è fretta. Vediamo cosa succederà durante il mese di settembre che, come abbiamo già sottolineato, non butta benissimo.



Ned Devis anche questa volta non ha sbagliato (guardate il trend...) e se continuerà ad aver ragione non stiamo tranquilli fino ad inizio ottobre. Certo che in Europa le cose potrebbero evolvere anche diversamente soprattutto se riusciranno a mettere un tappo ai costi energetici ma, come detto, non sarà facilissimo....


Cosa succede negli States?


Venerdi è stata pubblicata la statistica riguardante la creazione di nuovi posti di lavoro non agricoli: se ne aspettavano 298k (in diminuzione dai 528k precedenti) ed in realtà ne hanno creati 315k: una buona notizia quindi ma in questo momento sembra che tutte le buone notizie siano interpretate malamente dal mercato in quanto danno il via libera ad ulteriori aumenti dei tassi: le aspettative per fine settembre vanno dal classico 0.75%  fino ad un possibile aumento di 1% paventato da alcuni analisti.

E' chiaro che tutto questo movimento di tassi al rialzo sta drenando parecchia energia attorno al dollaro:


Tra le principali preoccupazioni degli amministratori delegati delle aziende americane, il rafforzamento del dollaro (FX in bianco sul grafico) sta aumentando, mentre annotiamo con piacere che i grattacapi arrecati dalla supply chain (in blu) stanno diminuendo, segno che qualche cosa sta andando nella giusta direzione.

Ma torniamo al dollaro troppo forte. Ecco cosa ne pensano gli analisti di Barron's:

Il rafforzamento del biglietto verde ha provocato una grave sofferenza nei bilanci delle società statunitensi a grande capitalizzazione, e la situazione potrebbe peggiorare. Le aziende di tutti i settori stanno tagliando le previsioni in seguito al calo dei profitti rimpatriati, tra cui Microsoft, che ha registrato un pesante calo di 595 milioni di dollari nelle vendite trimestrali a causa della forza del dollaro. I potenziali effetti a catena di un dollaro più forte sono reali e non senza precedenti ricordando la crisi valutaria del 1987 e la corsa al baht thailandese di un decennio dopo, che portò a un crollo dei mercati globali.


Non pensiamo che il rafforzamento della valuta americana sfocerà in un qualche crollo dei mercati globali ma sta arrecando un certo fastidio all'interno dei bilanci delle grosse aziende che producono una parte importante dei loro utili all'estero contribuendo alla riduzione degli utili aziendali che, come abbiamo visto nelle settimane scorse, non è ancora un grosso problema ma potrebbe diventarlo soprattutto se nel 2023 si entrerà in una profonda crisi. Su questo argomento ci ripromettiamo di tornare in uno dei prossimi post. 




In effetti dollaro/franco sta nuovamente andano verso la parità (anche se sul cortissimo un evidente stato di ipercomprato potrebbe sfociare in prese di beneficio che possono essere sfruttate per acquistarlo se ancora non si ha dollari in portafoglio...)




... mentre contro euro sembra essersi avviato un nuovo ciclo laterale che lo vedrà evolvere attorno alla parità. Per chi ragiona in euro se si ha dollari vanno tenuti;  eviteremmo per il momento un acquisto ulteriore ma noi stiamo cercando opportunità per farlo lavorare in maniera adeguata ora che i rendimenti non sono più quelli del zero virgola...




  Good news is bad news ed in effetti dopo i dati del primo pomeriggio, in primis quelli sul lavoro,  i mercati americani del 2 di settembre hanno ricominciato a scendere (nero: S&P500, rosso: Nasdaq)... Lunedì sono chiusi per la festività del Labor Day ma da martedì si ricomincia e settembre è appena iniziato...



Oggi pare che ci sia il sole, godetevelo!


 


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