E' passata una settimana dal nostro ultimo post e sembra un'eternità. Di cose che hanno influenzato i mercati ne sono nel frattempo capitate parecchie ma, prima di passarle rapidamente in rassegna, dobbiamo fare un po' di autocritica e ammettere che di politica americana capiamo poco: infatti eravamo convinti che l'onda rossa repubblicana sarebbe stata di proporzioni ben maggiori... in realtà le votazioni di Midterm hanno da un lato confermato che Biden ha per un nonnulla perso il controllo della Camera dei Rappresentanti mantenendo per un soffio quella del Senato e dall'altro hanno mandato un Trump su tutte le furie per la pochezza del risultato Repubblicano non impedendogli comunque di rilanciare la sua figura per le presidenziali del 2024. Per Biden d'ora in poi il suo percorso non sarà più una passeggiata di salute ma ad ogni buon conto queste elezioni hanno avuto un effetto marginale sui mercati.
Di ben altra natura è stato l'effetto dei dati macro apparsi sui nostri schermi giovedì pomeriggio 10 novembre:
L'inflazione americana, attesa al 7.9% (dal precedente 8.2) è scesa al 7.7%... bene!
... ma ancora meglio è il dato della core inflation che come sappiamo è il più osservato dalla FED e che si è palesato al 6.3% mentre era atteso al 6.5%.
Il giorno dopo, venerdì 12 novembre, aggiungiamo anche la ciliegina sulla torta:
I prezzi alla produzione americani, che come intuitivamente possiamo immaginare, sono intimamente legati al tasso d'inflazione, sono anch'essi al ribasso e soprattutto quelli dove escludiamo il cibo e l'energia NON sono per nulla aumentati. Ce n'è abbastanza per far decollare l'entusiasmo alle stelle e convincerel i shortisti a ricoprirsi...
Reazione del mercato:
Il Treasury a 10 (in nero) e 2 anni (in rosso) perdono una quarantina di basis poins di rendimento...
...trascinando dollaro/franco sotto lo 0.94 il che significa quasi 7 punti percentuali dal recente massimo di 1.01 e rotti! Francamente una reazione esagerata che sta pian piano rientrando; mentre scriviamo siamo già a 0.9548.
Anche euro/dollaro ha subito un trattamento simile, ma il movimento non è stato così violento come nei confronti del franco svizzero.
Restiamo dell'idea che i fondamentali hanno ancora la loro importanza e non pensiamo che una quarantina di basis points di riduzione nei rendimenti dei Treasury siano sufficienti per giustificare un movimento di questa portata e cambiare definitivamente il trend rialzista della valuta americana.
Ricordiamoci che davanti a noi abbiamo ancora almeno due rialzi dei tassi americani e i membri della FED non perdono occasione per sottolinearlo: il primo, a dicembre, sarà verosimilmente di mezzo punto per poi essere seguito da un altro, nel febbraio del 2023, dello 0.25%: tali sono gli aumenti che attualmente il mercato sta scontando. Ne consegue che per il momento noi teniamo il dollaro, non necessariamente lo aumentiamo, e dovremmo nei prossimi giorni rivedere quotazioni a noi più congeniali.
Considerando che l'oro ha una correlazione inversa con il dollaro, per coloro che hanno l'esigenza di venderlo, questo potrebbe essere un buon momento...
Altra reazione da "animal spirit" è stata quella dei mercati azionari, con il Nadaq in prima fila:
Giovedi scorso ha festeggiato il dato sull'inflazione con un enorme rimbalzo (sicuramente uno dei maggiori intraday da un bel po' di tempo) del 7% a dimostrazione del fatto che il mercato della teconologia è particolarmente sensibile allo spostamento dei rendimenti. E' ovvio che siamo tutti contenti di un simile recupero... la tentazione di rituffarci nel Nasdaq è enorme, ma la faremo con convinzione solo quando avremo la certezza che la FED avrà finalmente deciso di finirla con i rialzi dei tassi. Quindi prudenza!
Certo pure a noi dispiace vedere l'indice SMI correggere come sta facendo in questi giorni, ma tutto sommato non si sta comportando malissimo: la direzione è sempre quella rialzista, è pericolosamente vicino all'ipercomprato (una correzione ci sta) e sta un po' subendo qualche notizia non troppo incoraggiante proveniente da alcune società tre le quali spicca Roche che sconta l'insuccesso dei test clinici sul suo farmaco contro l'Alzheimer...un vero peccato, non per l'azione che ha perso il 7% in una settimana, ma per tutti coloro che stanno aspettando in tale ambito un vero e proprio miracolo... e sono in molti noi compresi !
Vorremmo concludere queste note serali con un riflessione: il conflitto tra Russa ed Ucraina non finirà probabilmente prestissimo: Biden non avrà più completamente la mano libera di decidere in tal senso e vedremo come intenderà gestire la cosa. Per noi è chiaro che la risoluzione di questa guerra potrebbe costituire uno stimolo formidabile per la ripresa dei mercati nel 2023 e ne parleremo in un prossimo post.
Quello che ci preoccupa è comunque la possibilità di incamppare in un qualche errore strategico come è avvenuto qualche giorno fa dove un paio di ordigni mortali sono caduti in Polonia, notoriamente territorio che sottostà all'egida della Nato. Fortuna vuole che era in pieno corso il G20 ed in tempi insolitamente rapidi hanno stabilito che la nazionalità del missile non poteva essere russa: va bene così e anche al mercato la qual cosa non crea per il momento particolari mal di pancia come pure testimonianto dal VIX:
...per il momento non sembra che l'indice della paura sia si scomposto più di tanto... ma speriamo che non vi sia un altro incidende del genere in quanto sbagliare è umano ma perseverare è diabolico o per lo meno aggiustate la mira!
Buona serata!
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